Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso
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mercoledì 5 febbraio 2014

Per le primarie, contro le preferenze, fino all'ultimo


Tre anni fa, per la Candelora, 2 febbraio 2011, abbiamo iniziato il nostro impegno per sostenere la riforma elettorale toscana.
Tre anni dopo, passata la Candelora 2014, dobbiamo innanzitutto ringraziare le decine di intellettuali, imprenditori, attivisti, cittadini sovrani, che hanno partecipato alla nostra campagna.
Cosa abbiamo ottenuto?
Siamo sinceri: qualcosa, non molto.
In consiglio regionale sembra stia per arrivare un testo che contempla collegi piccoli e un doppio voto agevolato - una croce accanto a nomi già stampati sulla scheda - per un candidato e una candidata.
Diciamo che poteva andare molto peggio, ma è sempre un testo rischioso, che rischia di far saltare la stabilità e la sobrietà del sistema politico toscano - l'unico che non è precipitato sotto gli scandali delle spese pazze dei signori delle preferenze.
Come mai ci siamo salvati? Anche perché siamo l'unica regione ad aver tagliato le gambe ai mister preferenze e ai capi-clientele, dieci anni fa, con le riforme del 2004.
Ma nel frattempo, purtroppo, la doppia promessa del presidente Enrico Rossi non è stata mantenuta: la riforma è in ritardo di anni e la faranno prima a Roma che a Firenze.
Della volontà popolare, il 75% dei Toscani, che non vuole il ritorno delle preferenze, perché non le ha mai usate, non si tiene conto.
Si è preferito ignorare mezzo secolo di studi, fatti dai nostri migliori scienziati, sui guasti del voto facoltativo alle persone - che deve essere sostituito da un voto obbligatorio.
La nostra regione, che per prima ha istituito le primarie con regole chiare e uguali per tutti, pare che le voglia abolire, in favore del ritorno di una doppia preferenza facoltativa.
Avanti tutta verso il passato?
Come mai una strana coalizione di ignoranza e di ignavia tenta ancora di nascondere ai cittadini sovrani l'utilità, diremmo addirittura la saggezza, di votare un turno generale di primarie, ben prima delle secondarie e dell'eventuale ballottaggio?
Perché si tenta ancora di nascondere l'utilità che i partiti scelgano i propri candidati prima delle elezioni, con le primarie, e non durante le elezioni - con il ritorno della guerra di preferenze di tutti contro tutti?

E infine, ci saranno collegi piccoli per far eleggere rappresentanti di Viareggio, Piombino, Pontedera, Empoli? Oppure vedremo nuovamente l'elezione di fiorentini a capo di partitini del due per cento?
Ci sarà un dibattito sulla rappresentanza dei territori periferici e poco popolati, ma non certo marginali, come le montagne, l'Elba, la Costa d'Argento?
Vedremo.
Speriamo.
Lottiamo.
Fino all'ultimo.

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Una lista completa è impossibile, ma qualche nome da ringraziare lo vogliamo scolpire qui:

Alessandra Passigli
Alessandro Benedetti
Alessandro Fabbri
Alessandro Roncolini
Alessandro Vannini
Alfredo Biondi
Andrea Romiti
Antonio Bonfiglio
Antonio Floridia
Antonio Romeo
Carlo Fusaro
Carlo Scognamiglio
Chiara Banchetti
Chiara Boriosi
Claudio Tirinnanzi
Cristiano Pennesi
Daniele Ferranti
Dario Parrini
David Cameron
Davide Bacarella
Donatella Poggi
Edoardo Bettazzi
Emanuele Aloisio
Emiliano Baggiani
Emiliano Lascialfari
Emma Bonino
Fabio Bonari
Fioravante Scognamiglio
Fiorella Lenzi
Francesco Clementi
Francesco Felloni
Francesco Pax
Franco DeBenedetti
Gaspare Polizzi
Giacomo Cecchi
Giacomo Fiaschi
Gianfranco Pasquino
Gianni Tomasi
Gino Selva
Ione Orsini
Ivo Cerrini
Lanmarco Laquidara
Laura Cutini
Laura Lodigiani
Luca Cavallini
Luca Leone
Lucia Pardini
Marco Faraci
Marco Mayer
Marco Taradash
Mario Ascheri
Mario Baldassarri
Mario Lancisi
Massimiliano Pagano
Massimo Balzi
Massimo Gramellini
Maurizio Grassini
Maurizio Pasqualetti
Mauro Vaiani
Michele Delli Gatti
Mike Hagen
Nicola Cariglia
Oscar Giannino
Paolo Armaroli
Paolo Ermini
Pier Paolo Segneri
Pietro Salvatori
Roberto Bernabò
Roberto Giachetti
Salvatore Vassallo
Stefano Ceccanti
Stefano Colombini
Tommaso Caparrotti
Tommaso Ciuffoletti
Tommaso Del Tacca
Tommaso Nannicini
Vincenzo Galasso

La lista integrale di coloro che collaborano alla campagna attraverso Facebook è qui:

https://www.facebook.com/groups/riforma.toscana/members/



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giovedì 28 novembre 2013

Sono 30 anni che aspettiamo





Il giorno prima delle primarie PD compio cinquant'anni (50!). Mi aspetto un regalo: che Matteo Renzi vinca; che arrivi presto a palazzo Chigi; che, con Renzi premier, si facciano in 3 anni le riforme che sono mature da 30.

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mercoledì 13 novembre 2013

Pane e politica


In questa notte terribile della repubblica italiana, i Toscani, le Toscane, dove sono? Che stanno facendo?
In materia di riforme elettorali, i nostri legislatori regionali erano arrivati a risultati storici:
- consegnare alla storia il disastro delle vecchie preferenze;
- un consenso diffuso su collegi piccoli se non addirittura uninominali;
- le primarie in ogni collegio;
- consenso sul fatto che, se nessuno raggiunge una maggioranza al primo turno, se ne deve fare un secondo, esattamente come avviene per i sindaci, e avveniva per i presidenti delle vecchie province.
E' ancora possibile un sano compromesso toscano, un "Provincellum", per far eleggere 24 consiglieri regionali scelti fra i migliori piazzati della maggioranza, e 16 consiglieri regionali scelti fra i più votati delle minoranze - come accadeva nei consigli delle vecchie province.
Rimandare l'attuazione di questo compromesso, nascondendosi dietro la polvere sollevata da ogni convulsione politica nazionale, è semplimente vile.
E terribile.
La Toscana avrebbe potuto e potrebbe ancora portare un segno di speranza nella scena politica nazionale, superando le proprie liste bloccate con una legge saggia, fondata su primarie obbligatorie, collegi uninominali, doppio turno.
Ogni giorno che passa, è perso.
E sono perse speranze.
E sono perse opportunità.
E sono perse vite.
Che cittadine e cittadini sovrani siamo, in questa morente repubblica, se non vediamo più la connessione intima fra pane e politica?


mercoledì 4 settembre 2013

In cerca di un compromesso toscano

Un compromesso su una migliore legge elettorale toscana è necessario, ma è anche possibile?
Sì, lo è.
Tutte le principali forze politiche toscane si sono rese conto che i collegi uninominali sono la scelta migliore, se si vuole selezionare una generazione di leader che cerchino il bene delle loro comunità e non siano ostaggi di guerre intestine nei partiti e scontri fratricidi fra fazioni e clientele.
Le forze politiche maggiori riconoscono, almeno in linea di principio, la necessità delle primarie, per selezionare il proprio candidato in ciascun collegio.
Le due attuali principali forze politiche toscane - PD  e PDL - riconoscono il valore dell'esperienza del sistema elettorale delle province, così come quello del senato al tempo del Mattarellum, aprendo anche alla possibilità di un ballottaggio, per determinare l'elezione del governatore e l'attribuzione della maggioranza dei seggi in consiglio regionale.
Lo spazio per le donne e per i giovani può essere allargato, oltre che dalle primarie e dalla volontà popolare nei territori, dall'esistenza di una testa di lista regionale per ciascuna parte politica, dove siano previste rappresentanze di genere e di generazione.
Con primarie, secondarie, ballottaggi, la Toscana potrebbe ancora dare un segnale politico di rilevanza nazionale, se non addirittura internazionale.
Oppure, se tradissero tutte le loro promesse, i leader politici toscani potrebbero contribuire al crollo di questa repubblica, di questa Europa, per di più in un tempo di crisi, mentre una guerra terribile si avvicina.
I 55 legislatori toscani in carica portano sulle spalle una responsabilità immensa.
Se ne rendono conto?

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mercoledì 31 luglio 2013

Cessate il fuoco

Più che di vacanze, quest'anno, si potrà parlare al massimo di cessate il fuoco.
Occorrerebbero gesti forti:
- via dall'Afghanistan;
- via il Porcellum;
- via le province e le prefetture;
- via dalle carceri i poveracci in attesa di giudizio;
- via le tasse su chi campa con meno di mille euro al mese;
- via almeno qualche pensione dorata;
- via le tasse sugli interessi per la prima casa, altro che IMU!
Non ci sono stati questi gesti...
E  intanto arriva il "generale agosto".
Tutto si ferma e diventa ancora più terribile, per chi è in carcere, in attesa di giudizio e di giustizia, in cerca di lavoro, in fila per una cura, anche palliativa.
Che D-o ci protegga, ma noi, intanto, almeno firmiamo tutti i referendum e prepariamoci a fare ben di più.


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giovedì 25 ottobre 2012

Qualcosa di nobile in Toscana



 

Il parlamento della Toscana ha approvato la riduzione da 55 a 40 del numero dei propri componenti, oltre a una serie di altre riduzioni dei costi e di dimagrimenti della struttura, in linea con una spending review regionale che è peraltro in atto, va riconosciuto, sin dai tempi di Claudio Martini governatore e di Alessandro Antichi portavoce dell'opposizione.
Questa riforma arriva alla fine di un processo avviato all'inizio degli anni 2000, frutto di un nobile compromesso fra le forze del vecchio centrosinistra e del vecchio centrodestra di allora.
Al centro di quel compromesso, da allora a oggi, ci sono sempre state scelte vitali: passare dalle preferenze alle primarie; da collegi grandi a collegi piccoli; dalla lotta faziosa di tutti contro tutti, alla valorizzazione delle responsabilità della maggioranza e di quelle dell'opposizione.
Ci sono state delle contraddizioni, certo, nel processo, come quando, in un maldestro tentativo di rafforzare i quattro principali partiti di allora (DS, Margherita, Forza Italia, AN), nel 2004 il consiglio regionale decise di aumentare i propri membri a da 50 a 65.
Le contraddizioni, però, con il tempo, si possono superare.
Le conquiste storiche, come l'essere stato il primo consiglio regionale della Repubblica a sperimentare le primarie e a emarginare dalla politica toscana i signori delle preferenze, vanno difese a spada tratta.
La differenza fra la politica in Toscana e quella in altre regioni, come la Sicilia, il Lazio, la Lombardia, infatti, c'è e si vede.
Andiamo avanti così.
Continuiamo a lottare perché la riforma elettorale toscana istituzionalizzi le primarie e i piccoli collegi, lanciando alla politica nazionale - sempre più asserragliata in una specie di fortino distaccato dalla realtà - un segnale netto di fedeltà alla volontà popolare sancita dai referendum.

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mercoledì 10 ottobre 2012

La scomoda verità sulle preferenze

Incombe su tutti noi il pericolo del ritorno delle vecchie preferenze facoltative all'italiana e non resteremo certo a guardare, di fronte a questa roba da matti, come la ha definita l'amico senatore e professore Stefano Ceccanti.
E' inutile parlare di lotta alla corruzione, di riduzione dei costi della politica, addirittura di riforme costituzionali, se intanto, sotto banco, si tenta di ripristinare un sistema di voto in cui non sono affatto gli elettori a controllare gli eletti, ma viceversa, sono i capi-bastone e i signori delle preferenze a controllare, uno per uno, i propri fedeli clienti.
Come ha scritto Carlo Fusaro, mentre fanno finta di darci un potere di scelta delle persone, ci tolgono l'unico vero potere che ci stavamo riprendendo con il Mattarellum: quello di scegliere una persona in rappresentanza del nostro territorio, in un collegio uninominale, con le primarie, in una competizione politica che produce anche, secondo lo stile anglosassone, una vera indicazione popolare del premier.
La scelta fra un futuro fatto di primarie e un ritorno al passato delle vecchie preferenze all'italiana è uno spartiacque generale e trasversale. Più importante ancora della frattura, pur necessaria, fra vecchio e nuovo.
I collegi uninominali attraggono persone audaci e competitive, che possono e vogliono unire delle maggioranze, attorno a temi di interesse generale. Le preferenze attraggono coloro che vogliono salire sulla diligenza della spesa pubblica, per portare vantaggi alla loro minoranza, alla loro fazione.
A qualcuno, per esempio a chi scrive su questo blog, tocca ripetere - fino allo sfinimento - la scomoda verità: i nominati sono un disastro, ma la perpetuazione dei signori delle preferenze, quelli che hanno sin qui spadroneggiato in Lombardia e nel Lazio, nel consiglio comunale di Roma e in quello di Reggio Calabria, è stata e sarà molto peggio.
Prepariamoci a resistere, resistere, resistere.

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mercoledì 3 ottobre 2012

Spartiacque



 

Siamo schiacciati dai debiti dello stato, degli enti locali, degli enti statali e parastatali. Siamo scandalizzati dai costi impropri della politica, per non parlare della sfacciataggine di alcuni politici.
Davvero qualcuno pensa che, impoveriti e arrabbiati, non ci accorgeremo del disastro del ritorno delle vecchie preferenze all'italiana?
Davvero le elite politiche - ma anche accademiche, anche giornalistiche - credono che i cittadini non si ricordino più che sono state la proporzionale e le preferenze volontarie ad averci storicamente condotto fin qui? Che i guasti di vent'anni di berlusconismo e di anti-berlusconismo sono anch'essi figli delle preferenze?
Davvero i politici che c'erano prima di Berlusconi pensano di poter tornare, impunemente, a chiedere le preferenze, dopo il ritiro di Berlusconi?
Mi sembrano convinzioni al limite dell'impudenza.
Spetta a noi smontarle.
Quel poco che era stato raggiunto con i referendum popolari di vent'anni fa - per esempio l'elezione di una parte del parlamento con collegi uninominali - stava funzionando.
Poi i grandi traditori politici della rivoluzione liberale e della riforma federale hanno imposto il micidiale Porcellum, ma, soprattutto, hanno lasciato che le vecchie preferenze all'italiana impazzassero ancora a ogni altro livello politico ed elettorale.
Così il paese è ancora oggi ostaggio di politici selezionati ai tempi del proporzionale con le preferenze volontarie. Fra i nominati nelle liste bloccate ci saranno certo delle veline e dei velini, ma i veri proci, i veri affossatori della Repubblica sono proprio coloro che sono eletti, ancora oggi, con le vecchie preferenze all'italiana. Più grandi sono i loro collegi, più essi e le loro clientele sono famelici e pericolosi: dal Piemonte alla Sicilia, dalla Lombardia al Lazio, per non parlare della città di Roma.
Una verità scomoda va ripetuta fino allo sfinimento: i signori delle preferenze sono peggio dei nominati.
Coloro che, come chi scrive, ricordano bene come funzionava il sistema politico con le vecchie preferenze all'italiana, vi invitano a rileggervi i dati delle politiche del 1992, o quelli delle regionali del 2000. A chi si domanda come mai la Toscana abbia un parlamento regionale molto più sobrio di quello delle altre regioni, modestamente suggeriamo una risposta: abbiamo abolito le preferenze; abbiamo eletto i nostri consiglieri in collegi piccoli; abbiamo almeno provato a fare le primarie.
L'eventuale ritorno delle vecchie preferenze volontarie condurrebbe alla balcanizzazione degli attuali partiti e ucciderebbe sul nascere le candidature, sia nelle liste vecchie che in quelle nuove, di persone più giovani, o più competenti, o semplicemente diverse.
Questo è un vero spartiacque politico: da una parte coloro che vogliono piccoli collegi e primarie obbligatorie per tutti; dall'altra coloro che vogliono le preferenze volontarie, dove le minoranze organizzate vanno all'assalto della diligenza della spesa pubblica, all'insaputa delle maggioranze.
Il PD e il PDL non sopravviverebbero, se abbandonassero la scelta storica dell'uninominale.
I nuovi movimenti, se imbrogliano la gente con le vecchie preferenze, sono già morti prima di nascere.
Italia Futura, Fermare il declino, Spirito Libero, le liste civiche e tutti gli altri movimenti civili da cui noi ci aspettiamo un impegno per fare finalmente le riforme attese da trent'anni, per trasformarci da sudditi in cittadini, devono dire una parola forte, in favore dei collegi uninominali e delle primarie.

O noi, o loro.
O le primarie, o i signori delle preferenze.
E' arrivato il momento di dire a voce alta da che parte si sta.
Coraggio, guardiamo avanti, non indietro.


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mercoledì 26 settembre 2012

Il dovere di rottamare

La lettura di un articolo di Verderami sul Corriere di oggi, sembrerebbe contenere una piccola buona notizia: Berlusconi mostrerebbe segni di resipiscenza rispetto all'annunciato disastroso ritorno delle preferenze. Proseguendo la lettura, però, si capisce che il sistema è impazzito, che neppure Monti - come abbiamo sempre pensato noi - basta più, che questi qua ci preparano l'elezione a presidente della repubblica di Amato il pluri-multi-mega-dorato-pensionato, che nessuno di loro sembra più credere a nulla, né nel liberalismo, né nel federalismo, né nella vocazione sociale, né nella sovranità popolare.
E' urgente la scelta di nuovi leader nei partiti che hanno le regole per cambiare leadership - in pratica il solo PD. E' urgente quindi anche la presentazione all'elettorato di nuove liste civiche, che possano candidare donne, giovani, nuove competenze e nuove esperienze. Rottamare è diventato un dovere trasversale e universale. Incuranti del disastro economico a cui hanno condotto la Repubblica (trascinandosi dietro anche le grandi aziende pubbliche, para-pubbliche e persino i grandi monopolisti privati), asserragliate nei loro lussuosi fortini, le caste hanno perso la testa. Via tutti. Quelli di Berlusconi e, ancora di più, quelli che c'erano prima di Berlusconi.

lunedì 30 luglio 2012

Un cittadino contro le preferenze

Il ritorno delle preferenze facoltative all'italiana, quelle contro cui il popolo italiano si rivoltò a inizio degli anni '90, sarebbe un disastro politico e, ancora di più, economico e sociale. Carlo Fusaro, che noi sappiamo essere uno studioso e un influente intellettuale che scrive spesso sulla stampa toscana, ci ha inviato, da cittadino, questo graditissimo intervento in proposito, in esclusiva per il nostro blog, Diverso Toscana. La mail di Carlo Fusaro (ricevuta il 28 luglio 2012, ndr): 


La legge Calderoli del 2005 è una legge elettorale con gravi difetti. Ma non sono affatto quelli di cui ossessivamente si parla da mesi e anni.
I suoi difetti veri sono due.
Il primo è che prevede due meccanismi di premio separati e diversi per due camere, il che è un nonsenso. In effetti il nonsenso sta nell'esistenza di due camere entrambe titolari del rapporto di fiducia: com'è noto uno schema che non ha eguali al mondo. Dappertutto una è la camera politica con rapporto di fiducia col governo, se la forma di governo è parlamentare. L'altra rappresenta, in parte almeno, interessi diversi ed è svincolata dal rapporto fiduciario.
Il secondo difetto NON è nelle liste bloccate. E' che si tratta di liste bloccate lunghe (fino a 47 candidati) con l'aggravante (il cuore della questione) che una stessa persona può candidarsi dappertutto. Questo è il meccanismo che permette le c.d. "nomine": permette cioè, grazie al controllo delle rinunce di persone elette in diverse circoscrizioni, di far uscire via via chi si preferisce.
E' falso invece che il problema fosse, come si ripete, "aver abolito le preferenze". Qualunque cosa si pensi delle preferenze (ed io ne penso tutto il male possibile sia per esperienza diretta sia per aver studiato un po'):
(a) le preferenze alle politiche già non c'erano più dal 1993;
(b) le preferenze non hanno mai impedito ai partiti - certo, con eccezioni - di far eleggere chi volevano, col sistema delle capolisture ed altri espedienti;
(c) le preferenze scatenano una dannosa caccia al voto DENTRO il proprio elettorato per sé stessi e NON al di fuori per conquistare elettori incerti o nuovi;
(d) le preferenze impongono campagne costose;
(e) le preferenze così come da noi ci sono solo in Grecia e in pochi altri posti; le liste, in genere, sono bloccate, bloccatissime e laddove non lo sono è permesso scavalcare l'elenco presentato dal partito solo con un quorum minimo: che so, almeno la metà o un quarto di voti preferenziali sul totale dei voti del partito.
Infine (f) le preferenze come sono disciplinate in Italia non danno affatto agli elettori il potere di scegliere l'eletto!
Danno questo potere a minoranze efficienti ed organizzate nel controllo dei voti (cosa ciò significhi in circa il 40% del territorio nazionale non ho bisogno di ricordarlo).
In pratica si permette a gruppi di interesse, o fazioni, o peggio, di scegliere per tutti, grazie alle preferenze, al posto del partito (che almeno le sue responsabilità deve assumersele).
Anche se è vero che il ricorso alle preferenze dopo la preferenza unica  è cresciuto dappertutto (anche al centro e al nord), resta che sono usate mediamente da minoranze di elettori.
La cosa che mi indigna è che culturalmente i fautori di leggi elettorali davvero migliori (doppio turno alla francese, maggioritario secco, collegi uninominali, liste corte e proporzionale senza recupero di circoscrizione tipo Spagna, etc.) ben presto si son fatti travolgere, con l'aiuto di una stampa francamente cialtrona e superficiale, da parole d'ordine d'accatto che hanno trasformato la legge Calderoli (che io rifiuto di chiamare in modo diverso: perché quello è già il segno della resa politico-culturale) nella sentina di tutti i mali.
Non è così. Ha avuto e ha anche i suoi meriti: basti pensare alla capacità bipolarizzante e al fatto che nel 2008 è stata ben interpretate dalle forze politiche per merito primario di Veltroni (e poi dello stesso Berlusconi) in modo da assicurare camere non frammentate e maggioranze e minoranza non raccogliticce.
Se poi queste si sono sfaldate, il problema non è della legge elettorale ma dell'incompetenza, dell'incapacità e della stupidità di chi ha permesso al proprio partito di andare in pezzi (e di chi permette al proprio di restare rissoso e continuamente esposto al ricatto delle sinistre estreme, o del populismo giustizialista, o - adesso - dei c.d. grillini).
Sta succedendo, è già successo ciò che era successo con la legge Mattarella: Dio sa se io l'ho combattuta, quando speravo con altri illusi di trasformarla in una legge elettorale tutta maggioritaria (non solo per 3/4); ma resta la miglior legge elettorale del dopoguerra.
Si poteva correggere (per esempio togliendo le liste civetta), ma funzionava.
Una volta fallito il tentativo di renderla PIU' maggioritaria, restava comunque una eccellente linea di difesa.
Invece, con la benedizione ed anzi lo stimolo di gente come Sartori (geniale caratteraccio che in vetustà, divenuto incoerente fino alla totale dimenticanza di ciò che lui stesso aveva insegnato), che inventò il termine spregiativo che sappiamo, si posero le basi perché quella legge elettorale fosse sostituita senza colpo ferire (come accadde anche nel 2005, quando vera opposizione non ci fu).
E ci si beccò la Calderoli, coi difetti che ho detto e con l'unico pregio - almeno - di difendere il bipolarismo: cioè il diritto degli elettori di decidere da chi farsi governare.
Adesso la Calderoli è la cosa da sostituire costi quel che costi: ed è altro errore, perché occorre avere l'onestà intellettuale di dire che MEGLIO TENERSI LA CALDEROLI che passare alle preferenze e per di più perdere il potere del voto decisivo sul governo.
Questa è infatti la truffa finale che gente impudente come Casini e tanti altri vanno propinando, quando solennemente affermano che "va restituito agli elettori il potere di eleggere i propri deputati".
Primo perché, collegio uninominale a parte, non l'hanno mai fatto davvero e non c'è nulla da restituire. Si vuol solo restaurare un sistema che ha prodotto guai senza fine fino a che ad esso ci si ribellò 20 anni fa.
Secondo perché si fa finta di dare qualcosa, ma in realtà il vero obiettivo è TOGLIERE il potere di decidere sul governo, che è poi la cosa che conta di più.
Ancor maggiore è il paradosso se si ricorda appena appena che la legge Calderoli, storicamente, fu nel 2005 l'ultimo tentativo di Berlusconi di recuperare con il tipo di legge che questi volevano proprio l'Udc e Casini (i quali pretendevano un ritorno a schemi proporzionalistici: certo non ebbero le preferenze e sperano ora di completare l'opera abolendo anche il premio).
Ma ci sarà un limite alla memoria corta degli italiani e alla tentazione tecnicamente reazionaria e restauratrice delle forze politiche!
In tutto questo ancora una volta quel che non capisco (rectius: non capirei) è perché mai il Pd ci dovrebbe stare.
Mi dicono che il vero sta nel fatto che il Pd cerca alleati e quindi per compiacerli e anche per non spaccarsi fra chi vuole Casini e chi vuole Vendola-Di Pietro, è disposto di fatto a buttare a mare 20 anni di bipolarismo (l'unica grande riforma fatta!).
Una cosa è certa: se cedono su questo il voto di gente come me non l'avranno davvero.

Carlo Fusaro 
http://www.carlofusaro.it/



sabato 28 luglio 2012

Contro lo spettro delle preferenze

Il Tirreno pubblica oggi, sabato 28 luglio 2012, nello spazio aperto agli interventi, a pagina 21, un mio articolo in cui invito a rammentare il disastro storico delle vecchie preferenze all'italiana. Mi rammarico anche per il mancato avvio del processo di riforma elettorale regionale in Toscana. Siamo ancora in tempo, certo, ma se il nostro Consiglio regionale si fosse spinto più avanti, avrebbe di molto facilitato anche la riforma nazionale. La strada maestra: piccoli collegi e primarie, con un vero obbligo, per ciascun partito, di far scegliere agli elettori il proprio campione locale. Le preferenze lasciamole agli arroganti della Milano da godere di Firmigoni e a coloro che vogliono seguire l'esempio di quel Piccolo recordman delle preferenze nella Roma capitale degli sprechi, oggi agli arresti, accusato di clientelismo.

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Il testo integrale dell'intervento apparso sul Tirreno

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Più memoria, più Toscana, contro le preferenze

di Mauro Vaiani

Nelle trattative in corso a Roma per raggiungere un compromesso accettabile su una nuova legge elettorale, si avverte una pericolosa mancanza di memoria sul disastro storico delle preferenze. E si sente anche la mancanza del contributo toscano: avere già avviato la riforma elettorale regionale, avrebbe potuto facilitare il dibattito nazionale.
Non possiamo permetterci di dimenticare i guasti economici e sociali provocati dal sistema delle preferenze facoltative all'italiana. Quel sistema contro cui la maggioranza assoluta dei cittadini della Repubblica si è ribellata, votando per la sua abolizione nei referendum del 1991 e del 1993.
L'enormità della spesa pubblica improduttiva e le dimensioni del debito pubblico italiano sono eredità diretta del sistema politico in cui, mentre la maggioranza dei cittadini votava semplicemente il simbolo di uno dei partiti, piccole minoranze organizzate in clientele elettorali sceglievano i membri di un parlamento consociativo. La fedeltà dei pochi, all'insaputa dei molti, veniva ricompensata con favori personali e diretti, votati a schiacciante maggioranza dal trasversale “partito unico della spesa pubblica”.
Le liste bloccate sono orribili, e vanno eliminate, ma le preferenze sono anche peggio. A ricordarci gli effetti del rapporto clientelare fra l'eletto e i suoi elettori fidelizzati con la preferenza, dovrebbero essere d'aiuto gli arresti dei signori delle preferenze e il disastro di tutte le regioni e città i cui amministratori sono ancora scelti con quel vecchio sistema.
Qui si torna alla mancanza di Toscana, dopo la mancanza di memoria.
La Toscana si è salvata dai disastri politici che hanno colpito dalla Lombardia al Lazio, dal Piemonte alla Sicilia, anche grazie all'abolizione delle preferenze, insieme con la sperimentazione, in collegi piccoli, delle primarie.
Per consentire alle maggioranze degli elettori di un partito di scegliere i propri uomini, e per permettere, in un secondo momento, a ciascun partito di presentarsi su un territorio unito attorno al proprio campione locale, c'è una sola strada maestra: collegi piccoli e primarie istituzionalizzate. Il dibattito toscano è arrivato molto avanti su questo e, se venisse ripreso con coraggio, qui, oggi, magari prima delle ferie di agosto, potrebbe ancora contribuire a una riforma elettorale nazionale più avanzata.
Forse non è troppo tardi, per difendere la memoria della storica rivolta italiana contro le preferenze e per mantenere la promessa toscana di una riforma elettorale regionale da fare prima e meglio di quella nazionale.


Mauro Vaiani

mercoledì 11 aprile 2012

Tempo scaduto?

Per mantenere la promessa di una riforma elettorale toscana, fondata su collegi uninominali, sulle primarie, c'è rimasto poco tempo.

Dobbiamo insistere, insistere, insistere, perché, fra tante parole che si sentono dire in questi giorni drammatici, la riforma toscana può diventare una realtà concreta qui, ora, con l'impegno dei nostri consiglieri regionali, in poche settimane.

Lo diciamo con rispetto e con speranza al governatore Enrico Rossi, che lancia dal suo nuovo e interessante blog un appello per una riforma della politica subito, una terza impegnativa iniziativa, da parte sua, dopo le sue due precedenti promesse: ha promesso la riforma elettorale toscana e ha promesso che la riforma toscana si farà prima di quella nazionale.

Lo ricordiamo, con umiltà, ma anche con testardaggine, a tutti i leader del Consiglio regionale toscano, soprattutto a quelli che si sono già sbilanciati in favore dei collegi uninominali, delle primarie, di un compromesso ispirato al modello elettorale tedesco.

Il popolo sa bene perché i collegi uninominali e le primarie sono preferibili ai grandi collegi e alle preferenze. Con le preferenze vengono elette, con poche migliaia di voti, persone che rappresentano minoranze e fazioni, in un clima in cui ineluttabilmente si oscilla fra la compravendita dei voti e la  guerra di tutti contro tutti. Nei collegi uninominali e attraverso le primarie, invece, in ciascun partito emergono dei leader locali capaci di unire, di prendere il voto di maggioranze di decine di migliaia di voti, di rappresentare in modo rispettoso di tutte le parti gli interessi del proprio territorio.

Facciamo presto, facciamo presto, facciamo presto.

Lasciamoci alle spalle le lunghe liste bloccate, che finiscono per far eleggere velini e veline, faccendieri e familiari, portaborse e furbetti, autisti e tesorieri. Lo sapevamo già, sin dai tempi della legge Acerbo del 1923, che erano il peggior sistema possibile in Italia e anche in Toscana. La realtà, però, si incarica, quotidinamente, di superare persino la più pessimistica delle immaginazioni.


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mercoledì 7 marzo 2012

Pace e lavoro

Perché vogliamo una nuova legge elettorale toscana, fondata sui collegi uninominali e con le primarie obbligatorie? Perché sosteniamo che una riforma toscana faciliterà anche la riforma nazionale?
Non per motivazioni celesti, ma per considerazioni molto più terra-terra. E' nostra ferma convinzione che, con una nuova generazione di leader locali, selezionati in modo meritocratico ed eletti in ciascun territorio da maggioranze democratiche (e non da minoranze clientelari), avremo più libertà, più pace, più lavoro.


Approfondimenti:

Salvatore Vassallo e Dario Parrini alla Casa del Popolo di Sovigliana di Vinci

Nicola Cariglia su Pensalibero.it

Mauro Vaiani sull'Unità



venerdì 17 febbraio 2012

La preferenza? Sì, ma obbligatoria!

Toscana Oggi, l'influente settimanale delle diocesi cattoliche toscane, ha pubblicato un mio intervento sulla riforma elettorale toscana. Nell'articolo sostengo che quello che molti chiamano ancora "preferenza" è e deve essere un voto alla persona e che questo voto deve essere universale, non espresso solo da piccole fazioni organizzate. Alle ACLI toscane e a tutto il laicato cristiano impegnato nel sociale nella nostra terra, che sono molto impegnati perché il popolo sovrano torni ad avere la possibilità di scegliere le persone e non solo i partiti, chiedo di aprire un dialogo sulla nostra proposta di un turno di primarie istituzionalizzate, generali, obbligatorie. Mi risponde Claudio Turrini, con grande attenzione e sensibilità, chiedendo che, quale che sia il meccanismo che sarà preferito, esso valga davvero "per tutti i partiti e ci sia davvero la possibilità di scelta tra più candidati".

La mia lettera è pubblicata sul numero 7 di domenica 19 febbraio 2012, che è nelle edicole e nelle chiese a partire da sabato 18, ma che è anche consultabile in rete per i lettori registrati del sito di Toscana Oggi.

* * *

Messaggio rilanciato anche attraverso Toscana Insieme, il 21/2/2012 (Nda).

giovedì 2 febbraio 2012

La nostra campagna per la riforma toscana, un anno dopo

Giovedì 2 febbraio 2012, per la Candelora, il Tirreno ha ospitato un mio pezzo, dedicato all'intenso anno di campagna per la riforma elettorale toscana che è passato, forse non invano.
Ecco il testo: 



Un anno fa, per la Candelora 2011, un gruppo di cittadini, intellettuali, appassionati di politica toscana, inviava un appello ai legislatori toscani, affinché si decidessero a modificare la legge elettorale regionale, abolendo le odiate liste bloccate, senza però tornare indietro, al disastroso passato delle preferenze.
Su un blog - http://diversotoscana.blogspot.com - abbiamo raccolto una cinquantina di testimonianze in favore di questo cambiamento, dagli impegni solenni e ripetuti assunti dal presidente toscano Enrico rossi, alle testimonianze di studiosi ed esperti, alle prese di posizioni di politici toscani e non solo, sia di sinistra, che di centro, che di destra.
Oggi quei cittadini sono diventati anche un gruppo Facebook di 80 membri, che si chiama “Riforma Toscana”. Hanno trovato una convergenza con i 101 intellettuali laici, socialisti, riformatori, liberali, del gruppo http://www.pensalibero.it/. Hanno costruito una capacità di dialogo trasversale, per esempio con i circoli toscani di Libertà e Giustizia (http://www.libertaegiustizia.it/).
Un anno dopo, questa piccola “lobby” per la riforma elettorale può rivendicare di aver contribuito a evidenziare ciò che può unire, dopo tante divisioni.
Si è registrata e incoraggiata una convergenza seria, genuinamente bipartisan e sinceramente trasversale, attorno a due punti: primo, gli eletti devono tornare ad essere espressione diretta di un territorio; secondo, gli elettori devono scegliere non solo i partiti, ma anche la persona che rappresenta il partito in ciascun territorio.
La prima convergenza spinge verso collegi più piccoli di quelli provinciali attuali. C’è un forte orientamento verso i collegi uninominali, che fanno parte della grande tradizione delle democrazie anglosassoni ma anche, non scordiamolo, della storia italiana e toscana.
Il secondo comune interesse spinge verso una forma di voto obbligatorio alle persona, non solo al partito. Uno dei modi in cui questo potrebbe essere realizzato è l’istituzionalizzazione delle primarie, in modo tale che esse siano celebrate, con regole uguali per tutti, da tutti i partiti, con il coinvolgimento di tutti i cittadini.
La tregua politica nazionale apre uno spiraglio a questa possibile riforma.
La Toscana può dare - anche questo ha promesso il governatore Rossi - un segnale positivo alla politica nazionale.
La finestra di opportunità è aperta ora, in questi mesi.
Non perdiamo questa occasione.

Mauro Vaiani

 

* * *

Lo si può leggere anche sulla rassegna stampa del Consiglio regionale della Toscana. Potete anche rivedere, un anno dopo, il nostro appello della Candelora 2011 ai legislatori toscani. Visitate la pagina dedicata alla nostra campagna per l'abolizione delle liste bloccate, per i collegi uninominali, per le primarie obbligatorie in Toscana. Buona Candelora 2012 a tutti!


PS
Alle tante varianti dei detti sulla Candelora, aggiungo quella di casa mia: Per la Candelora, o che nevihi, o che pioa, dell'inverno siamo fora, se c'è i ssole o tira vento, dell'inverno siamo drento. Mettiamola così: la neve di oggi su Firenze e sulla Toscana, oltre che portare sollievo alla siccità invernale, speriamo che sia foriera di una mite primavera. Per la natura, nelle nostre vite... E per le istituzioni dell'autogoverno toscano. Io ho fiducia! Ci voglio credere!


* * *

giovedì 12 gennaio 2012

Un senso di privazione

La sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato inammissibili i referendum anti-Porcellum ci lascia un senso di privazione.
Questa brutta notizia arriva peraltro  in una giornata, in un tempo, in cui registriamo altre preoccupanti forme di chiusura a riccio, su se stessa, di una casta tanto impresentabile quanto arroccata sui propri privilegi.
Noi in Toscana, con la nostra umile ma tenace campagna per il superamento delle liste bloccate, con una riforma elettorale regionale fondata sui collegi uninominali e sulle primarie obbligatorie, abbiamo nelle nostre mani una possibile riscossa.
A coloro che sono appassionati di politica e soprattutto di Toscana, un appello: non lasciamoci prendere da una rabbia impotente, uniamoci per cambiare la legge toscana e dare così una scossa all'intera Repubblica.
Non usciremo dalla crisi e non avremo una politica migliore, senza una selezione meritocratica e democratica, dal basso, di una nuova generazione di leader. Muoviamoci.

Messaggio diffuso anche su Toscana Insieme

lunedì 9 gennaio 2012

Una scossa toscana per il bene di tutta Italia

Pensalibero.it ha pubblicato un nostro intervento, in cui sono riepilogate le ragioni ascoltate, i contenuti raccolti, i riscontri sinora ottenuti dalla nostra campagna per una nuova legge elettorale toscana, fondata sui collegi uninominali e sulle primarie obbligatorie. Una importante voce del riformismo toscano, quella di Nicola Cariglia, propone ai Centouno di dare una mano ai Settantacinque del nostro gruppo per la Riforma Toscana. Grazie di cuore a Pensalibero.it e andiamo avanti, con umiltà e con determinazione.


Post diffuso attraverso Toscana Insieme

giovedì 29 dicembre 2011

La necessità di una soluzione politica

Una serie di interventi di questa fine anno ci ricorda che dalla crisi, la Repubblica Italiana, non potrà uscire senza riforme politiche: fra gli altri voglio segnalare un editoriale di Carlo Calenda, della fondazione Italia Futura, scritto per il Foglio, e l'editoriale di Giulio M. Salerno sulla prestigiosa rivista Federalismi.
Alcune delle riforme mature da decenni, come il completamento del federalismo, l'abolizione delle province e delle prefetture, una autentica autonomia tributaria e finanziaria degli enti locali, il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, l'abolizione del CNEL, l'abolizione del quorum ai referendum, possono essere realizzate in pochi mesi.
La tregua politica consentita da questo governo di unità nazionale PDL-PD-Polo della Nazione, offre le condizioni ideali per il varo di questi cambiamenti, a livello nazionale.
Provateci, a Roma, per l'amor del cielo!
Qualcosa, intanto, possiamo far succedere anche a livello locale, come stiamo provando a fare noi in Toscana, con la nostra lobby per una riforma elettorale regionale fondata su primarie obbligatorie e collegi uninominali. E' la politica che tiene ferma, costosa e improduttiva, una immensa manomorta pubblica; che impedisce il rafforzamento delle comunità locali; che schiaccia le famiglie, sottraendo loro il denaro che serve per i figli e la casa; che soffoca i pochi settori che potrebbero rapidamente ricominciare a produrre nuova e buona occupazione, come l'agricoltura di qualità, il turismo, la tutela dei beni culturali, la custodia del territorio, il riciclaggio dei rifiuti, le energie rinnovabili, l'innovazione e la ricerca nelle aziende private.
E' la politica il nostro problema, non la finanza.
Cominciamo a smettere di lamentarci, basta essere liberali (o anche democratici) solo a parole!
Mettiamoci finalmente a cambiare qualcosa.

* * *

I miei più sentiti e affettuosi auguri di buon anno nuovo 2012 a tutt*!

domenica 20 novembre 2011

La babele delle preferenze


 

La Toscana deve cambiare la propria legge elettorale regionale, per superare le liste bloccate e potenziare il potere degli elettori di scegliere le persone, non solo le liste politiche. Qualcuno, purtroppo, si attarda a guardare al passato delle preferenze, invece che a un futuro fondato su primarie davvero partecipate e collegi uninominali.
Ma com'erano queste preferenze? Siamo andati a vedere i numeri delle elezioni regionali del 16 aprile 2000, l'ultima volta che le preferenze sono state usate in Toscana per la selezione dei membri del nostro Parlamento regionale.
Quelle ultime elezioni con le preferenze furono una confusa babele.
Nella sola circoscrizione provinciale di Firenze - i cui dati riportiamo in dettaglio in calce a questo post - si presentarono ben 16 liste e addirittura 173 candidati. I voti validi, in quella realtà, furono poco più di mezzo milione. Le preferenze espresse furono solo un quarto di quelle potenziali e si frammentarono in modo tale che furono delle piccole minoranze organizzate a scegliere gli eletti.

* * *

I dati nelle altre circoscrizioni toscane, che sono tutte più piccole, sono analoghi a quelli di Firenze. La media regionale toscana delle preferenze espresse è solo leggermente più alta di quella fiorentina, perché, come è lecito attendersi, più piccola è la circoscrizione, più diretto e coinvolgente è il rapporto fra elettori ed eletti.
Poco più di un toscano su quattro esercitò, quindi, in quella tornata elettorale, il proprio potere sovrano di scegliere non solo il partito, ma anche la persona che lo avrebbe dovuto rappresentare.
I dati del 2000 furono analizzati dal politologo Roberto De Luca, dell'Università della Calabria, in una sua relazione del 2003, che è disponibile in rete. Lo studioso rilevò che l'uso della preferenza unica aveva conosciuto una vera e propria esplosione. 
Dal 1995 al 2000, in Toscana, l'uso della preferenza era aumentato dal  15,4% al 28,6%. A livello nazionale l'indice di utilizzo del voto di preferenza da parte degli elettori era salito, in media, dal 25,2% al 44,2%. Non si trattava, secondo De Luca, soltanto di una forma di "meridionalizzazione" delle abitudini elettorali nel Paese, ma anche di una effettiva crescita della volontà degli elettori, di tutti i territori e di tutti gli orientamenti politici, di contribuire alla scelta delle persone e non più solo delle etichette politiche.
Lo studio di De Luca non rinunciava, tuttavia, a esprimere qualche considerazione problematica sull'imperversare di vecchi e nuovi "campioni delle preferenze" e sui costi delle loro "campagne elettorali permanenti".
La spinta a superare i limiti della vecchia preferenza all'italiana, come si sa, condusse la Toscana, con il succedersi di una serie di faticosi compromessi e di sperimentazioni, non prive di coraggio, alle attuali liste bloccate e alle primarie.

* * *

Le primarie però sono state lasciate facoltative. Ancora nelle ultime elezioni del 2010, sono state adottate solo dal Partito Democratico e da SEL. I risultati di queste primarie, che si tennero il 13 dicembre 2009, in vista delle regionali dell'aprile successivo, non sono stati esaltanti, dal punto di vista della partecipazione.
Nella provincia di Firenze, a fronte di quelli che saranno i 183.795 elettori del PD, solo 29.165, il 15.87%, si sono espressi nelle primarie. Dei 17.158 elettori di SEL, solo 1.708, un modesto 9.95%, ha partecipato alla selezione preliminare.
Sono percentuali troppo basse, rispetto a quel 25% medio di cittadini, che si erano espressi con le preferenze meno di dieci anni prima.
Le primarie, ci pare, vanno quindi organizzate in collegi più piccoli e adottate come strumento generale, obbligatorio e contestuale, per tutti i partiti.
Questa è la strada da percorrere per dare voce alla maggioranza degli elettori di ciascun partito, nella selezione del personale politico della propria parte.

* * *

Tornando ai dati del 2000, si notino i gravi limiti delle vecchie preferenze all'italiana. Le preferenze espresse furono, come abbiamo detto, un quarto dei voti validi ma, se si va a confrontare il numero delle preferenze prese da ciascun eletto, rispetto ai voti del suo partito, si nota che quel 25% di preferenze mediamente espresso si frammenta fra molte persone, producendo il risultato che quasi nessuno degli eletti è veramente rappresentativo degli elettori del proprio partito.
Ci sono alcuni casi di campioni toscani di preferenze: Angelo Passaleva rappresentò il 21% degli elettori del suo Partito Popolare; Riccardo Nencini ebbe la preferenza del 32% degli elettori del suo Partito Socialista. Ma sono eccezioni. Per il resto, i consiglieri regionali sono stati scelti da piccole minoranze, invece che da maggioranze: Achille Totaro fu eletto dall'11,41% degli elettori di Alleanza Nazionale; Riccardo Conti dal 4.52% degli elettori DS; Paolo Bartolozzi dal 9.88% degli elettori di Forza Italia. Gli altri furono eletti con percentuali anche più basse.

* * *

Questo è non l'unico, ma è sicuramente il principale limite della vecchia preferenza all'italiana, che speriamo non torni in Toscana: piccole fazioni organizzate scelgono gli eletti all'insaputa delle maggioranze dei sostenitori della loro area politica.
Abbiamo invece un grande bisogno di far scegliere le persone dalla maggioranza degli elettori, non da minoranze. Abbiamo bisogno di una nuova generazione di leader locali che uniscano, non che dividano. Abbiamo bisogno di rappresentati autorevoli dei territori, non del ritorno della guerra di tutti contro tutti.
Guardiamo avanti, verso i collegi uninominali e le primarie. Non indietro, verso la babele delle preferenze.

(Diffuso attraverso la mailing list Toscana Insieme)

* * *

L'ultima volta con le preferenze in Toscana
Elezioni regionali del 16 aprile 2000
Analisi in dettaglio delle preferenze espresse nella circoscrizione di Firenze
L'ultima colonna a destra esprime il quoziente di rappresentatività di ciascun eletto rispetto all'elettorato del proprio partito

Fonte dei dati: http://www.consiglio.regione.toscana.it/pubblicazioni/pubblicazioni/tcr/2000/000523_numero_07/03_candidati_ed_eletti.asp

Leggi anche i numeri delle preferenze nelle altre circoscrizioni toscane



Lista
%
Voti
Candidati
Preferenze
Eletti
Rappr.
AN
13,15%
71,249
Totaro Achille
8,133
Eletto
11.41%






Bosi Enrico
6,356










Nascosti Nicola
1,818










Bocci Enrico
1,422










Naldoni Desiderio
1,108










Giannozzi Luca
1,088










Alberti lacopo
615










Cappelletti Cecilia
548










Diligenti Magi Nicoletta
181










Valentini Mauro
71










Cungi Umberto
42




CCD
2,27%
12,291
Carraresi Marco
1,844
Eletto
15.00%






Razzanelli Mario
1,069










Cioni Piero
873










Corsinovi Alessandro
729










Baldini Luigi
620










Bacicchi Silvano
452










Carriero Giuseppe
288










Campanella Carlo
266










Meini Sara
252










Morano Pasquale Giacomo
66










Bastogi Mirella
0




CDU
1,74%
9,430
Banchi Franco
879
Eletto
9.32%






Vannucci Iole
304










Corsi Roberto
133










Baldini Carlo
55










Guerrini Aldo
44










Checcucci Carlo
22










Gallo Antonio
18










Quartara Giovanni
8










Saracino Egidio
5










Ferrari Sisto
4










Civeli Ernesto
2




Com.It.
2,89%
15,645
Ghelli Luciano
771
Eletto
4.93%






Fissi Silvia
160










Cardoso Silvia Pratolini
78










Casini Lorenzo
67










Fialdini Ennio
50










Innocenti Sabrina
45










Valoriani Vania
34










Baldi Ivo
22










Gorpia Marianna
20










Rossetti Paolo
19










Montorsi Silvano
8




DS
39,45%
213,770
Conti Riccardo
9,656
Eletto
4.52%






Melani Carlo
8,921
Eletto
4.17%






Rossi Varis
8,861
Eletto
4.15%






Cocchi Paolo
7,023
Eletto
3.29%






Fossati Filippo
6,798
Eletto
3.18%






Petraglia Alessia
3,618










Bianco Marino
2,145










Maggi Annalisa cg Ottoni
473










Masini Luigi
342










Soldano Laura
248










Addis Elisabetta cg Waldmann
88




Forza It.
17,35%
94,028
Bartolozzi Paolo
9,290
Eletto
9.88%






Verdini Denis
7,166
Eletto
7.62%






Marcheschi Paolo
5,123










Pollina Angelo
1,364










Berti Francesco
841










Collini Sonia
275










Pugliese Carlo
251










Poggiali Giancarlo
193










Casagni Lippi Luca
139










Berardinelli Maria
107










Reggioli Loris
47




I Dem.
3,52%
19,050
Gelli Federico
1,200
Eletto
6.30%






Fittante Giovanni
1,111










Sedita Luigi
630










Desideri Fabrizio
416










Rossi Rossella
325










Cantini Andrea
264










Lo Monaco Giovanni
245










Satti Elio
150










Da Re Maurizio
105










Spini Andrea
98










Zanobini Maria
25




Lega N.
0,63%
3,419
Cordone Marco
138










Gherardini Valter
129










Rosselli Patrizio
23










Ceppi Marco
21










Vennarini Franca
20










Cannella Filippo Armando
17










Bruno Aureliano
16










Catola Ugo
12










Tagliasacchi Antonio
11




L. Bonino
2,17%
11,754
Dell’Alba Gianfranco
421










Bacchi Antonio
348










Scheggi Giancarlo
213










Cipriani Leonardo
88










Mecacci Matteo
51










Galli Grazia
36










Poretti Donatella
19










Piero Zazzetta
17










Mallardi Matteo
11










Moretti Massimo
11










Serventi Marco
9




MAT
0,4%
2,187
Mazzerelli Alessandro
110










Rinaldi Lorenzo
23










Fedi Franco
15










Billi Maurizio
9










Ferrini Giovanni Paolo
8










Baroncelli Paolo
6










Olmi Luigi
4










Lucarini Alessandro
3










Rossi Maria Rosa
3










Barsotti Carlo
2










Pelli Giovanni
2




P. Soc.
0,69%
3,754
Costagli Nedo
168










Melani Silvano
121










Corso Gineprari
66










Monti Luca
36










Galli Danzio
35










Mari Massimo
24










Berni Dario
20










Niccolai Virando
20










Baccanelli Mario
11










Valenti Marisa
11




P. Um.
0,55%
2,955
Vecchi Paolo
303










Mercuri Armando
48










Chiti Massimo
27










Monducci Leonardo
24










Pinna Elena
16










Rossi Sasha
15










Nocera Laura
14










Squaglia Susanna
12










Papi Paolo
12










Bandini Antonella
8










D’Agostino Arnaldo
6




PPI
3,79%
20,516
Passaleva Angelo
4,427
Eletto
21.58%






Bambagioni Paolo
2,064










Parrini Gianluca
1,879










Perini Nicola
1,427










Tagliaferri Stefano detto Cant
1,275










Lodovisi Mauro
598










Biti Giampaolo
519










Melani Silvia
395










Casucci Carla Oretta cg Rampini
278










Maselli Marco
192










Tsolaki Maria cg Ciampi
43




RC
7,22%
39,110
Barbagli Giovanni
1,422
Eletto
3.64%






Targetti Sandro
572










Cicali Roberto
464










Fabbri Genny
342










Billo Marta
291










Pinzauti Mauro
200










Leoni Alessandro
182










Pieri Leonardo
157










Nidi Claudio
53










Galimi Domenico Francesco
47










Bossoletti Ernesta
42




SDI-Rep.
1,65%
8,937
Nencini Riccardo
2,922
E. Listino
32.70%






Ciucchi Pieraldo
1,533
Eletto
17.15%






Caciulli Vincenzo
722










Cappelletti Paolo
358










Bellini Luigi
113










Parri Mario Graziano
104










Badii Paolo
57










Mazzini Cinzia
47










Niccolai Armando
45










Tofani Patrizia
33










Floridia Massimo
25




Verdi
2,55%
13,822
Franci Tommaso
1,234
Eletto
8.93%






Del Lungo Claudio
956










Loni Costanza
178










Bensi Beatrice
159










Zappalà Maria Rosalia
133










Margaglio Alessandro
106










Fazzi Federica
103










Ghiozzi Damiano
68










Magni Grazia
49










Cinquini Antonio
27










Battain Roberto
16




16 liste


541,917
173 candidati
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