Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso
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martedì 4 luglio 2023

Identità digitale scaduta


 

Crearsi una identità digitale ha due immediate conseguenze:
- primo) affidarsi a qualcuno che non la usi contro di te, almeno non inpunemente
- secondo) accettare che quello stesso qualcuno un giorno possa togliertela, perché non è mai solo tua, ma anche sua

Almeno cinque gravi problemi vanno affrontati e risolti:
1) Evitare la concentrazione di potere digitale
2) Assicurare pluralismo tecnico e organizzativo
3) Garantire che l'identità digitale non sarà necessaria per vivere
4) Prosciugare la palude della sfiducia
5) Evitare gli eccessi di inquinamento elettromagnetico.

Per chi vuole approfondire, di seguito delle riflessioni più articolate.

Il rapido avvicinarsi della fine della legislatura europea non stempera l'incredibile bulimia normativa delle burocrazie europee. Parlamento e commissione europea verranno rinnovati nel 2024, ma purtroppo ad avere in mano l'iniziativa legislativa sono eurocrazie opache, costituite da funzionari che paiono accecati dalla follia di voler regolare e uniformare tutto (del fatto che ci siano anche politici e funzionari prezzolati dalle multinazionali parleremo un'altra volta).

Le loro ultime contorsioni sono attorno alla volontà di arrivare all'identità digitale europea. L'ignoranza, la supponenza, l'avventurismo con cui i soloni di Bruxelles affrontano questo tema sono disarmanti.

Del tutto assente ogni minima consapevolezza dei problemi che l'uso di massa, su scala continentale, dell'identità digitale porrebbe nella società digitale globalmente interconnessa contemporanea. Persino i fanatici omologatori del World Economic Forum hanno alzato le sopracciglie, di fronte all'avventatezza delle autorità europea (Reimagining Digital ID INSIGHT REPORT JUNE 2023). La recente, violenta e autoritaria esperienza del "Green Pass", l'odioso passi verde, non pare aver insegnato nulla.

Ne segnaliamo alcuni, di questi problemi, senza pretesa di completezza:

1) Concentrazione di dati e identità digitali, quindi del potere su di esse - Già in Italia le persone più attente e gli addetti più responsabili delle pubbliche amministrazioni si rendono conto degli immensi pericoli che corriamo avendo creato banche dati centrali che contengono informazioni vitali su 60 milioni di cittadini e residenti, peraltro in mano a società come la SOGEI che, ancorché sotto pieno controllo politico, sono tuttavia di diritto privato. Anche solo ipotizzare banche dati che custodiscano i dati di 500 milioni di cittadini europei è semplicemente avventato (a meno che non si abbia in mente davvero di volerci trasformare in sudditi di un superstato centralista e autoritario, come sono gli USA e la Cina). Si deve dire un no semplice, nitido, fermo a ogni forma di concentrazione di dati e di potere, non solo in Europa, ma anche in grandi stati come l'Italia.

2) Necessità della pluralità dei gestori, dei sistemi, degli strumenti - Sistemi di gestione di identità digitali esistono da decenni. Sono nati nelle università, nelle grandi aziende, in molte istituzioni pubbliche e private. Essi devono restare plurali, limitati a comunità circoscritte, per assolvere ristretti finalità istituzionali od organizzative. Deve restare inoltre un assoluto pluralismo nella scelta delle tecnologie (per gli enti pubblici sarebbe a dire il vero opportuno optare per software aperti, "open source"). Devono restare in uso molti strumenti di identificazione: app nei cellulari, sì, ma anche messaggi di conferma via mail o anche via telefono fisso, generatori di pin portatili (token), carte digitali (smart card), i più diversi tipi di dispositivi passivi (trasponder) che possano essere solo letti, senza essere mai attivi o attivabili. Per la cooperazione tra sistemi di gestione di identità digitali esistono già esperienze consolidate di interazione fiduciaria. Citiamo solo EDUROAM, per fare un esempio, il sistema che consente all'utente di una comunità accademica di essere accolto anche in altre, durante i suoi viaggi di studio, senza che i suoi dati vengano controllati e gestiti da altri che non sia la propria istituzione di appartenenza. 

3) Possibilità di restare fuori o di uscire dal sistema, oltre che di non esserne escluso arbitrariamente - Non solo per andare incontro al divario digitale, ma proprio per tutelare la dignità della persona umana e della sua integrità fisica, si deve consentire a chiunque di restare fuori da ogni sistema di identità digitale. Questo deve essere obbligatorio almeno per le istituzioni pubbliche: in ogni municipio locale ci deve essere la possibilità per il cittadino di presentarsi di persona e sbrigare ogni pratica senza bisogno di dotarsi di una identità digitale. Vale anche un ragionamento apparentemente opposto: si deve consentire che l'identità digitale di una persona più fragile (un minore, un disabile, un grande anziano) sia gestita da un suo congiunto all'interno di un rapporto familiare di fiducia. Più in generale non si deve dimenticare che ogni identità digitale scade, mentre la persona umana deve poter continuare a essere sé stessa. In ultimo, non per importanza, si deve assolutamente impedire che una identità digitale sia canale esclusivo di accesso a servizi essenziali (acqua, cibo, salute, denaro, informazione), perché nei padroni del sistema ci sarà sempre la tentazione di usare il potere digitale per punire i dissenzienti, con nuove forme di morte digitale.

4) Prosciugare la palude della sfiducia - La custodia digitale di dati personali, compresi quelli biometrici e genetici, da parte di una qualsiasi istituzione, richiede che le persone umane possano profondamente fidarsi di essa. La fiducia non si costruisce con l'obbedienza imposta per legge, ma attraverso la prossimità tra governati e governanti. Si può arrivare a fidarsi del proprio municipio o della propria regione, a seconda di quanto la nostra società sia rispettosa delle autonomie personali, sociali, territoriali, di quanto siano garantiti i diritti civili, politici e sociali. Se la fiducia viene messa in discussione, l'individuo e la comunità locale possono ancora ribellarsi contro un'autorità, geopoliticamente piccola, e ribellandosi fare quindi la differenza. E' semplicemente impossibile, invece, fidarsi di istituzioni più alte, più lontane, poste altrove, magari lontano dal luogo dove viviamo, che neppure parlano la nostra lingua madre, i cui capi (reali o apparenti) sono leader eletti in grandi competizioni mediatiche, che dispongano di vasti ed efficienti apparati di coercizione. Questo è stato vero sin dalle origini della modernità e dei suoi grandi stati centralisti e autoritari, ma nella nuova realtà digitale tutto è amplificato geometricamente. Un decentralismo radicale è la strada maestra per prosciugare la sfiducia intrinseca che la persona prova nei confronti dei "grandi fratelli" della contemporaneità.

5) Sobrietà elettromagnetica - Non solo dobbiamo restare ancorati a un principio di precauzione nella diffusione degli strumenti digitali. Non solo dobbiamo studiare bene come proteggere la vita dall'inquinamento elettromagnetico (e il panorama dalla bruttezza delle antenne). Prima ancora dobbiare rifiutare la deriva imposta dalle attuali istituzioni del capitalismo predittivo e induttivo dei consumi, che sono anche il pilastro socio-economico di una nuova realtà politica di sorveglianza universale. Alcune scelte politiche sono ormai urgenti: la connettività deve essere riconosciuta come un servizio pubblico universale e quindi gestita da istituzioni locali senza fine di lucro; si deve accedere quando lo si richiede, non quando imposto da meccanismi perversi di connessione permanente; devono esistere canali separati e distinti di accesso a contenuti pubblici e liberi, a contenuti creativi con pagamento del diritto d'autore, a contenuti sostenuti dalla pubblicità commerciale. Ripetiamolo: separati, distinti, indipendenti gli uni dagli altri, lasciando sempre alla persona la possibilità di spengerli.


domenica 2 luglio 2023

Per la dignità del lavoratore


 

E' scritto nella Costituzione della Repubblica italiana:

Art. 36 (I comma):
Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.


E' dagli anni Ottanta che il rispetto di questa disposizione costituzionale sta arretrando.

Questa norma, lo scriviamo sommessamente, ha rischiato di cadere in desuetudine anche perché una ampia maggioranza di elettori adulti ha goduto di un relativo benessere, grazie al proprio reddito, al risparmio accumulato nelle famiglie durante gli anni del "boom" economico dei territori italiani, alla disponibilità di patrimoni magari ancora più antichi. 

Troppi cittadini si sono dimenticati di questo comando costituzionale, perché per essi era assolto, grazie al lavoro loro e delle generazioni precedenti.

Poi, man mano che è avanzato il mercato unico europeo e che si è deciso che questa nostra comunità continentale fosse aperta al libero scambio globale, la situazione è diventata più complessa.

Si è accettato per decenni che gli stipendi restassero fermi, per non perdere competitività rispetto alle fabbriche del mondo dove gli stipendi erano ancora più bassi. Qualche settore, in qualche capitale industriale e tecnologica, è potuto restare competitivo attraverso continue innovazioni di processo e di prodotto, senza comprimere i compensi, ma questo non è mai stato e non sarà mai generalizzabile (le eccellenze dell'export sono l'eccezione, non la regola, in una società globalizzata, speriamo che questo sia chiaro...).

Aggiungiamo che vivere usando come unica moneta una valuta internazionale forte come l'Euro ha reso le cose ancora più complicate.

La situazione è così profondamente cambiata. Lentamente, ma inesorabilmente, stanno aumentando i cittadini che oggi, pur lavorando, pur essendo titolari di una pensione, pur avendo persino piccole proprietà immobiliari, sono poveri e anzi si stanno impoverendo sempre di più.

Alcuni leader di opposizione hanno appena sottoscritto una proposta di legge sul salario minimo, nel tentativo di offrire almeno una prima risposta a questo storico problema dell'impoverimento di massa. Essi si sono concentrati sul tema dei "working poor", il lavoratore povero, e hanno immaginato una prima risposta: imporre per legge un salario orario minimo di 9 Euro.

Purtroppo 9 Euro l'ora - peraltro lordi - lavorando 35 ore per 4 settimane, diventano 1.260 Euro al mese...

Uno stipendio che possiamo definire di sopravvivenza, in questa società impostata su questi stili di vita e livello di consumi (sempre indotti, spesso imposti).

Ammesso, ovviamente, che non si viva da soli, che non si abbiano figli, che si viva in zone economicamente e socialmente marginali (cioè più economiche, ma comunque non del tutto prive di servizi pubblici universali).

E' una proposta di buona volontà, certo, ma è una risposta davvero modesta, di fronte alla gravità del problema.

Con quelle cifre siamo ben lontani dal rispetto della Costituzione e lontanissimi dall'offrire una speranza a decine di milioni di cittadini di questa Repubblica.

C'è anche un altro ostacolo, diciamo reputazionale, per i firmatari di quella proposta, che sono Giuseppe Conte (Movimento 5 stelle), Nicola Fratoianni (Sinistra italiana), Matteo Richetti (Azione), Elly Schlein (Partito democratico), Angelo Bonelli (Europa Verde) e Riccardo Magi (+ Europa).

Essi sono considerati da una vasta opinione pubblica responsabili dell'impoverimento di massa. Nella migliore delle ipotesi essi o i partiti che essi guidano sono considerati incapaci di affrontare il problema. A torto o a ragione, sono invotabili, o meglio votabili solo dai loro affezionati.

Non è del tutto giusto, ovviamente, perché quei partiti hanno al proprio interno persone serie che stanno cercando di cambiare rispetto agli errori del passato, ma la realtà è questa.

Questa proposta di salario minimo è veramente troppo poco e troppo tardi.

Il nostro patto Autonomie e Ambiente cerca di guardare insieme più da vicino e più in lontananza. Siamo convinti che non esistano ricette semplici per frenare il processo di impoverimento delle masse nella globalizzazione, tanto meno che esistano soluzioni "europee" o "italiane", valide per tutti i nostri territori. Tuttavia qualcosa può essere fatto subito, per fronteggiare l'emergenza, e qualcosa può essere avviato cercando di essere lungimiranti, senza cedere nelle fallaci chimere del centralismo autoritario.

Per esempio si potrebbe, STATIM (subito), porre fine alle esternalizzazioni in tutte le amministrazioni pubbliche locali. Garantire una dignità minima a tutti i lavoratori di ogni comune della Repubblica, internalizzando coloro che oggi sono ostaggi degli appaltatori e dei subappaltatori, vorrebbe dire assicurare un punto di riferimento, di stabilità, di servizio, di resistenza. Si avrebbero più lavoratori pubblici, più autorevoli e più sereni, a occuparsi degli umili, a custodire i beni comuni, a curare i territori. Come sanno gli esperti di gestione del personale, nel campo dei servizi pubblici (che non sono produzioni aziendali comprimibili o estensibili secondo richieste di mercato), questo non costerebbe affatto di più. Toglierebbe potere e reddito a qualche appaltatore, ma produrrebbe dignità per molti lavoratori.

GRADATIM, cioè con un serio e competente gradualismo riformista, si potrebbero avviare riforme attese da tanto tempo, come la drastica riduzione delle tasse sul reddito da lavoro (ogni forma di lavoro), affidando alle autorità locali, in un serio sistema di federalismo fiscale, la leva di una maggiore imposizione sulle case e sulle cose, magari coniugandola con la massiccia circolazione di monete fiscali locali complementari, con il fine di incoraggiare la cooperazione fra autorità pubblica, proprietari privati, imprenditori locali, per la transizione ecologica.

La moneta, al contrario di quello che pensano gli apprendisti stregoni che hanno in mano il potere nella Eurozona, deve circolare di più, non di meno, per consentire a persone, famiglie, imprese, di soddisfare i propri bisogni.

Promettiamo, insomma, cambiamenti magari più difficili, ma che varrebbero molto di più di 1.260 Euro lordi al mese.


venerdì 12 maggio 2023

La città giusta nello spazio e nel tempo



La basilica di San Miniato al Monte di Firenze ha ospitato due giorni di riflessione storica e urbanistica, quindi politica e sociale, di uno spessore di cui si sentiva la mancanza da tempo: il convegno "La città giusta nello spazio e nel tempo". L'iniziativa si è svolta in due giornate, il 4 e l' 11 maggio 2023.
 
Il convegno è stato reso possibile dall'impegno di padre Bernardo Gianni, abate di San Miniato al Monte e dell'Associazione Cantiere Venturino Venturi, con la collaborazione di: Fondazione Balducci, Fondazione La Pira, Fondazione Michelucci, Associazione Porcinai, Fondazione Architetti Firenze, Università di Firenze (DIDA, Dipartimento di Architettura). Hanno sostenuto l'evento Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze e Generali Italia Valore Cultura.

Ricordare alcuni dei promotori e dei protagonisti non rende giustizia ai lavori, le cui quattro sessioni possono essere riascoltate integralmente su YouTube, grazie al canale "Venturino":
 
 
4 maggio 2023 - sessione mattutina 
https://www.youtube.com/live/0PLXTMCG27w?feature=share

4 maggio 2023 - sessione pomeridiana
https://www.youtube.com/live/Mn8LAoYzJKw?feature=share

11 maggio 2023 - sessione mattutina
https://www.youtube.com/live/SLMqGKBFrrQ?feature=share

11 maggio 2023 - sessione pomeridiana
 
Uno spirito lapiriano ha gonfiato le vele di questi due giorni di studio. E' stato inevitabile, per alcuni di noi che eravamo presenti, ricordare Romano Bilenchi quando raccontava di come Giorgio La Pira riunisse spesso la sua giunta "ombra" con Mario Fabiani e Tristano Codignola.
 
La politica di quegli anni realizzò l'Isolotto, una vera e propria comunità nella città, cellula in parte autosufficiente dell'organismo urbano più ampio. Peraltro quel nuovo quartiere fu realizzato e completato, come comunità educante, produttiva, commerciale, giardino, agorà e rione, come dovrebbero essere tutte le porzioni di una città abitabile.

Quando oggi si sente parlare di città dei "quindici minuti", di walkability nello urban design, di poter raggiungere a piedi in un quarto d'ora tutto ciò che serve alla vita in città, si ha la sensazione di trovarsi di fronte ad apprendisti stregoni o, nella migliore delle ipotesi, a inventori della ruota. Queste "scoperte dell'acqua calda" vengono abbracciate, peraltro solo come espedienti retorici propagandistici, da un ceto politico privo di radici, valori, generosità, visioni.
 
Una città come Firenze ha già in se stessa una storia politica e sociale rionale, che è stata riscoperta più volte: negli anni Settanta da Luigi Bicocchi e dai movimenti per la fondazione dei consigli di quartiere; negli anni Ottanta dai movimenti ambientalisti e in particolare dalla Lista Verde di Giannozzo Pucci; negli anni Novanta da altri gruppi e movimenti di cittadinanza attiva; in questo secolo XXI, buon ultimo (in ordine cronologico, non certo per importanza), da Fabrizio Valleri e dalla sua campagna Libera Firenze 2019 per la "rivoluzione rionale", cioè per il ritorno a ciò che Firenze non avrebbe mai dovuto disperdere, il bene comune preziosissimo della prossimità e del buon vicinato.
 
Firenze è stritolata, come molte altre città storiche, fra contraddizioni formidabili: il dramma della signorilizzazione (gentrification) al suo interno; il dramma più ampio degli eccessi di congestione e inquinamento della Piana, minacciata da ulteriori colate di cemento e di ferro, come l'assurda pretesa di costruire addirittura un nuovo aeroporto (oltre che da altre avidità turistico-immobiliari); il dramma ecologico globale, dall'invasione della plastica fin nelle fibre dei viventi, latte materno compreso, all'insostenibilità di gran parte delle nostre attività agro-industriali e minerarie (comprese quelle che sarebbero necessarie per l'elettrificazione dei trasporti di massa, che, purtroppo, in sé, non è risolutiva di nulla).
 
Durante le emergenze di questo inizio secolo, quella ambientale, quella economica, quella pandemica, quella sociale, quella demografica, quella militare, quella della mancanza ormai conclamata di pluralismo politico e culturale, abbiamo ricevuto diverse scosse. Abbiamo credo compreso meglio quanto la nostra società sia malata e quanto fragile sia dentro la globalizzazione anche Firenze, per quanto essa sia una realtà pregiata e privilegiata. 
 
Non ci dobbiamo inventare niente. In molti vediamo queste contraddizioni e non c'è altro da fare che affrontarle. Non bastano più la vivacità critica di esperienze come la Firenze Viva di Cristina Scaletti o la Sinistra di Tommaso Grassi e di Antonella Bundi. Non riescono a produrre iniziative coraggiose le tradizionali piramidi politiche del centrosinistra e del centrodestra. Non sarebbe saggio restare subalterni al tardo sviluppismo tecnocratico dei cosiddetti centristi post-renziani.
 
Si può e si deve ripartire dalle proteste dei comitati che hanno chiesto invano di correggere i tracciati sbagliati delle tramvie, dalle proteste e dagli studi di Italia Nostra, dalla resistenza di coloro che hanno difeso gli alberi adulti (sterminati dall'insipienza dell'amministrazione comunale degli ultimi vent'anni), da coloro che hanno lottato perché ci siano case popolari, alloggi economici, giardini pubblici, servizi sociali, manutenzione di beni comuni in ogni rione di Firenze.
 
Mentre la maggior parte degli interventi sono stati disseminativi, i cui frutti sono quindi nelle mani della Provvidenza e della fecondità dei cuori e dei cervelli che li hanno ascoltati, almeno due relazioni hanno avuto il coraggio di incidere anche nell'attualità civile e politica di Firenze e della Toscana. Ci riferiamo alla relazione del direttore del Dipartimento di Architettura di Firenze, il prof. Giuseppe De Luca, e alle riflessioni finali della prof.ssa Silvia Mantovani, come architetto, paesaggista e cittadina.
 
Sono stati due interventi forti, possibili grazie a ciò che abbiamo di più indipendente nella vita culturale in questa Repubblica, l'autonomia costituzionalmente garantita dei professori universitari e di pochi altri dirigenti culturali. 
 
Chi, se non una persona con un incarico universitario o culturale, nella Firenze di oggi, potrebbe avere la forza di salire sulla sua cattedra o, se necessario, sui tetti della città, per chiedere la necessaria svolta? Molti altri, per molto meno, perderebbero lavoro, reddito, amici!

Senza voler apparire essere liquidatori, poiché il livello medio delle persone attive nella politica e nella vita pubblica cittadina è basso, poiché molti cuori attivisti stanno invecchiando, poiché nessuno sta formando nuove generazioni di leader locali, ci permettiamo di dire, sommessamente, cari maestri, cari studiosi, cari De Luca e Mantovani, rivediamoci presto.
 

Alcuni amici Liberi Fiorentini di OraToscana
(rete di civismo, ambientalismo, autonomismo)
 

 
 
 
 
 
 


 

domenica 30 aprile 2023

Trent'anni di World Wide Web

 

I trent'anni della messa a disposizione di tutti, liberamente, del World Wide Web, sono stati ricordati oggi dalla rubrica "Media e dintorni" di Emilio Targia ed Edoardo Fleischner, su Radio Radicale.

Il 30 aprile 1993 il CERN dichiara il proprio rivoluzionario ipertesto software libero open source, riutilizzabile da tutti. Dopo questa dichiarazione iniziò la crescita esponenziale dei siti web. Oggi almeno due terzi dell'umanità è interconnessa e li consulta quoditianamente.

Cambiò tutto.

Chi scrive si laureò in Scienze Politiche all'Alfieri di Firenze nel 1994. Era già molto informatizzato, per i tempi, ma per la tesi lavorò su veri, vecchi, polverosi libri nelle biblioteche e su fotocopie di articoli e testi nella propria stanzina. Quando anni dopo, nel 2013, depositò la sua tesi di dottorato, Disintegration As Hope, aveva ancora girato le biblioteche, per esempio alla ricerca di vecchi testi di Karl W. Deutsch che erano stati dimenticati, ma migliaia di testi e articoli erano diventati consultabili attraverso la rete. Dieci anni dopo, mentre stiamo scrivendo, la quantità di studi che sono consultabili online, in rete, ha continuato a crescere vorticosamente.

Cambiò totalmente la cultura, per prima, e cambiò tutto il resto.

Non ci siamo ancora totalmente resi conto di quanto le cose stiano cambiando in positivo (come aveva del resto previsto Karl Deutsch).

Certo, il World Wide Web è come l'energia nucleare. E' una bomba della conoscenza, che va maneggiata con responsabilità. Ha avuto, però, sin dall'inizio un vantaggio intrinseco rispetto a molte altre tecnologie: è stato concepito come uno strumento distribuito, è stato immediatamente reso disponibile gratuitamente, è replicabile con mezzi poco costosi praticamente da tutti, comprese le persone e le comunità marginali, dissidenti, magari perseguitate.

Non possiamo purtroppo dire altrettanto di tante altre tecnologie del mondo digitale: concentrazione di banche dati (big data), predizione-induzione dei comportamenti e dei consumi, sorveglianza universale, creazione di realtà virtuali (quelle che oggi sono chiamate metaversi). Sono tutte tecnologie in tumultuoso sviluppo, maneggiabili attraverso sempre più sofisticate intelligenze artificiali.

Serve la politica, per sancire la necessità di decentramento, soluzioni e tecnologie aperte e disponibili a tutti (open source), vietare i brevetti, limitare o anche spezzare i monopoli tecnologici, mantenere la neutralità della rete, proteggere le persone e la loro creatività, imporre la sobrietà elettromagnetica.

Il Cosmonauta Francesco ha lanciato un importante caveat in proposito, senza fare terrorismo, ma anzi immaginando sentieri di speranza. Non ignoriamolo.


lunedì 24 aprile 2023

Appello a chi ha valori antichi che mantengono sempre giovani

 

Se avete un'anima antica e quindi siete spiritualmente giovanissimi, questo messaggio è per voi: buon 25 aprile, buona festa della Liberazione, con l'amara ma lungimirante parola del martire Piero Gobetti.

Auguriamo a tanti, che si sentono ancora giovani almeno dentro, di fare civismo, ambientalismo, riformismo, autonomismo, con la creatività personale, la chiarezza morale, l'autonomia politica di figure quali Giulio Bordon, Piero Calamandrei, Tristano Codignola, Maria De Unterrichter Jervolino, Andrea Finocchiaro Aprile, Emilio Lussu, Aldo Spallicci, Tiziano Tessitori. Non furono sempre dei vincenti, ma la Repubblica delle Autonomie esiste grazie a persone come loro. 

Il centralismo, sempre autoritario e intrinsecamente fascista, non è ancora morto, ma non fatevi ingannare dai profeti di sventura: stiamo già vivendo in quello che sarà ricordato come il secolo delle autonomie (come chi scrive ha osato raccontare nel romanzo "Cosmonauta Francesco").

Cogliamo ancora una volta l'occasione per ribadire il nostro appoggio a ogni forma di civismo ambientalista, localista, autonomo dai partiti dominanti. 

Sosteniamo con entusiasmo la candidatura di Fabio Pacciani a Siena, supportata da un civismo che si prepara, s'impegna e cresce da almeno vent'anni, quando nel 2004 iniziò la rivolta di Pierluigi Piccini. 

Sosteniamo la lista civica Fare Città di Campi Bisenzio, a sostegno del giovane candidato sindaco Andrea Tagliaferri, guidata da Daniele Matteini e Marco Monticelli, con cui condividiamo, oltre che un'amicizia ormai di vecchia data, la resistenza contro quei progetti assurdi di nuove piste aeroportuali e di tramvie con un tracciato sbagliato, colate di ferro e cemento che una classe dirigente fiorentina miope vorrebbe imporre alla Piana più inquinata della Toscana.

Come OraToscana non temiamo di schierarci, ma restiamo comunque ostili alla polarizzazione delle posizioni e allo scontro fra tifoserie. Nelle estremizzazioni e nella verticalizzazione della politica (ridotta a duelli mediatici fra leader nazionali), viene sacrificata la libera scelta da parte dei cittadini dei propri amministratori locali. 

In una contrapposizione imposta dall'alto, viene sacrificata soprattutto la qualità delle persone, che invece è necessaria non solo per vincere, ma per convincere e, il giorno dopo, cambiare veramente le cose. 

Per questo ci siamo esposti con un appello per la dignità e i poteri degli amministratori locali, e per una loro selezione dal basso con modalità nuove, che prevedano maggiore innovazione, maggiori autonomie e quindi maggiore diversità. Diversità che è, non dimentichiamolo, la fucina delle vere innovazioni. Per l'appello siamo debitori a tanti attivisti, ma in particolare al nostro gruppo Un Cuore per Vecchiano. Il documento ha avuto, con nostra grande sorpresa, un riscontro importante ben al di là della Toscana.

Ora, anche in vista delle elezioni europee del 2024, a cui parteciperemo insieme alla rete Autonomie e Ambiente, guidata dal Patto per l'Autonomia Friuli - Venezia Giulia, ci metteremo in cammino lungo i nostri Appennini, per approfondire il dialogo con i movimenti civici, ambientalisti, localisti non solo della Toscana ma anche dell'Umbria e delle Marche, della Tuscia e delle altre province laziali, di Roma e dei suoi municipi.

Tenendo a distanza ciarlatani, urlatori e profittatori, stiamo lottando per fare spazio a una nuova generazione di leader locali, che possano accompagnare le nostre comunità locali fuori dall'angoscia delle continue emergenze, verso la pace, la giustizia, la salvaguardia del creato, il ritorno della speranza.

Un'ultima cosa, davvero bella: il nostro impegno toscano ha trovato una nuova forza sorella in Romagna, il movimento Rumâgna Unida, che vi invitiamo a conoscere e con cui ci incontremo presto, in un desinare tosco-romagnolo.

Animo!

Da Prato, lunedì 24 aprile 2023

Mauro Vaiani, garante

PS:

Purtroppo, l'ultima cosa che dobbiamo aggiungere a questa lettera è triste. Abbiamo appreso della scomparsa di Sergio Salvi.

Qui il ricordo della famiglia di Autonomie e Ambiente.

Qui un mio ricordo personale.

M.V.


Canale Telegram: https://t.me/OraToscana

 

lunedì 10 aprile 2023

Ritorno alla democrazia, comune per comune

 


Il Forum 2043 di Autonomie e Ambiente ha pubblicato, oggi in questa bella e simbolica giornata del lunedì dell'Angelo, 10 aprile 2023, un articolato appello per la dignità e i poteri del consigliere comunale.

L'intervento è audace, aperto, ma soprattutto molto coraggioso, perché si mette di traverso rispetto a tutto il folle conformismo che, alimentato sin dai tempi di Amato, si è scatenato contro la democrazia nel comune.

Gli attacchi alle prerogative del consigliere comunale vanno avanti da decenni: fra i peggiori interventi dobbiamo ricordare quelli di Bassanini, Monti, Renzi e Delrio, ma ce ne sono stati anche altri.

L'appello si concentra sulla necessità che ogni comunità, eleggendo i propri consiglieri comunali, trovi in essi dei leader locali riconosciuti e dotati di poteri e prerogative, ma tocca molti altri importanti temi.

Nessuno sottovaluti questo appello, originato da decenni di esperienze civiche, ambientaliste e autonomiste oggi raccolte in OraToscana. L'alternativa alla democrazia locale e a una sostanziale autogoverno delle comunità locali, lo ripeteremo sempre opportune et importune (insieme al Cosmonauta Francesco), sarebbe precipitare nella distopia di una vita sempre più disumanizzata, alienata, eterodiretta da poteri opachi, alti e lontani.


sabato 14 gennaio 2023

Potremo ancora permetterci di vivere in Toscana?

 


Firenze Città Aperta ha avviato una iniziativa referendaria comunale contro la svendita di Firenze alle grandi società immobiliari internazionali. La signorilizzazione della città e lo sfruttamento dello spazio urbano da parte della speculazione e dell'industria turistica, stanno distruggendo Firenze. La terribile domanda "potremo ancora permetterci di vivere a Firenze", se continua la speculazione turistico-immobiliare, gli umili la conoscono già ed è negativa. Il disastro, peraltro, non riguarda solo Firenze, ma si diffonde come un contagio nei comuni limitrofi ed arriva anche in altri angoli di Toscana dove chiunque sia benestante e provvisto di valuta forte, da qualsiasi parte del mondo provenga, può permettersi di venire a comprare quello che vuole.

Oggi, sabato 14 gennaio 2023, in Piazza de' Ciompi, l'associazione raccoglie le prime 100 firme necessarie per sottoporre i quesiti alla valutazione preliminare degli organi comunali.

L'iniziativa merita rispetto e attenzione perché è un segno di risveglio, rispetto a una generale subalternità ai grandi capitali stranieri, che estraggono risorse da Firenze, come miniera turistica e immobiliare, senza alcun rispetto per i suoi abitanti e per la sua identità.

Riparte una protesta sociale antica, quella contro la Firenze "Disneyland del Rinascimento":

https://www.popoffquotidiano.it/2016/10/18/firenze-non-e-disneyland/

Si è in linea con le drammatiche denunce di Italia Nostra Firenze (ricordiamo fra gli altri il lavoro di Paolo Celebre):

https://italianostrafirenze.wordpress.com/2022/11/27/chi-consuma-il-suolo-di-firenze-di-paolo-celebre/

Speriamo che sia una occasione per riscoprire quella Firenze e quei Fiorentini che da tanto tempo si sono posti il problema di resistere alla distruzione della città e delle sue tradizioni, con la cultura, con delle iniziative politiche, con la testimonianza personale, come quella di coloro che animarono famosa Lista Verde di Firenze (ricordiamo Giannozzo Pucci, Tommaso Franci, Stefano Borselli, Vincenzo Bugliani): 

https://www.ilcovile.it/scritti/COVILE_789_Vincenzo_Requiem.pdf

Fra i resistenti ci mettiamo anche noi - si parva licet - quando recuperammo dalla polvere del tempo il progetto di una "rivoluzione rionale" a Firenze:

https://diversotoscana.blogspot.com/2018/02/per-la-rivoluzione-rionale-firenze.html

Sosteniamo questa ultima iniziativa di Firenze Città Aperta, ma prepariamoci anche a riprendere in mano tutti i temi che furono sintetizzati nel grande e generoso tentativo di Libera Firenze 2019, grazie al candore e alla generosità di Fabrizio Valleri:

https://diversotoscana.blogspot.com/2019/04/programma-elettorale-di-libera-firenze.html

 

* * *

Seguiamo l'iniziativa referendaria grazie ai pochi media locali liberi rimasti, come Controradio:

https://www.controradio.it/firenze-fca-organizza-referendum-contro-mercificazione-e-svendita-citta/


venerdì 23 dicembre 2022

Il drammatico scempio dell'alta velocità


 

Negli ultimi giorni abbiamo potuto ascoltare e leggere due voci forti contro la cosiddetta "alta velocità - alta capacità", più note con acronimi come TAV (treni ad alta velocità) o LAC (linee ad alta capacità). Si tratta di un vero e proprio scempio, fuori tempo, fuori da ogni buon senso, fuori dalla grazia di D-o, come si direbbe qui in Toscana.

Sono una voce moderata e liberale, quella di Michele Governatori che nella sua rubrica Derrick su Radio Radicale recensisce il libro “L’imbroglio” di Franco Maldonato, e la voce di un giornale che ospita posizioni molto anticonformiste, quella del "L'indipendente", che riporta un appello trasversale di amministratori francesi contro la TAV Torino-Lione. Eccole:

- https://www.radioradicale.it/scheda/685976/derrick-pnrr-e-trasporti

(qui il link al blog di Governatori:

https://derrickenergia.blogspot.com/2021/05/pnrr-e-trasporti-puntata-483-in-onda-il.html )

- https://www.lindipendente.online/2022/12/23/tav-oltre-150-rappresentanti-di-istituzioni-francesi-chiedono-stop-ai-lavori/

(qui un link online in francese:

https://www.montagnes-magazine.com/actus-lyon-turin-opposition-gagne-terrain )

A chi non capisce che il PNRR è una gigantesca montatura, che ha scatenato appetiti che - ancora prima che potenzialmente criminogeni - sono totalmente anacronistici e pericolosi per le future generazioni, cos'altro possiamo dire? 

A chi non comprende, affrontando la piccola fatica di un minimo approfondimento, che l'alta velocità è la condanna a morte di interi territori, un gigantesco spreco di denaro pubblico, una garanzia di aumento delle diseguaglianze, una certezza di spopolamento e declino per interi territori, cosa possiamo suggerire?

I sostenitori dell'alta velocità sono chiusi dentro una profonda dissonanza cognitiva, in cui possono adagiarsi perché il conto lo pagano oggi il grande Pantalone pubblico e, presto, le generazioni future.

E' triste, ma consoliamoci pensando che è talmente grande, questo scempio provocato dall'alta velocità, questo gigantesco errore storico, che non potrà essere nascosto per sempre.

° ° °

Nella foto di corredo a questo post, la stazione TAV di Afragola (fonte: Napoli Today), che è, al pari della sua "sorella" del Nord, la stazione TAV Mediopadana, un monumento allo spreco e al disprezzo dei territori, delle comunità, delle persone.

 

 


domenica 18 dicembre 2022

Incommentabile zigzag

 


Ringraziamo BisenzioSette per essere una delle poche testate cartacee popolari che ci informa accuratamente sulle follie di coloro che vogliono finire di distruggere la Piana. 

Grazie al settimanale abbiamo potuto leggere, sul numero in edicola il 16 dicembre 2022, altri dettagli sulla incommentabile, incredibile, insopportabile follia della tramvia a zigzag che l'amministrazione Nardella di Firenze, con la complicità dell'amministrazione Falchi di Sesto Fiorentino, vorrebbe realizzare fra l'aeroporto, il polo universitario, il centro di Sesto.

La Piana è un territorio sfinito, a cui la miope avidità di una strana consorteria di politici di sinistra-centro-destra, costruttori prenditori, immobiliaristi e speculatori del turismo di massa, vuole dare il colpo di grazia, colando cemento e ferro sui pochi ettari ancora liberi, specie fra Sesto, Peretola e Firenze.

Non si demorde sul folle progetto di ingrandimento dell'aeroporto Vespucci di Peretola, ma al contempo si porta avanti l'altra follia, quella della tramvia a zigzag, che dovrebbe essere lunga ben 6 chilometri e avere ben 11 fermate, fra l'aeroporto e il centro di Sesto Fiorentino. 

Aeroporto, si badi bene, che è letteralmente a pochi centinaia di metri dalle ferrovie che gli corrono tutto intorno (la tramvia che oggi va dal centro di Firenze all'aeroporto è stata costruita in diretta concorrenza con le potenzialità ferroviarie che già esistevano, ma questa è un'altra triste storia del passato).

Ovviamente la tramvia a zigzag non servirà ai Sestesi per andare verso Firenze. Per quale motivo persone che hanno la possibilità di andare in centro in dieci minuti in treno, dovrebbero prendere una tramvia così lunga e contorta e, come si dice in Toscana, "anda' a Roma pe i' Mugello?". Per trovarsi poi, nei momenti di eventuale punta turistica, stretti come sardine insieme ai turisti che salgono alla fermata dell'aeroporto...

Insensato, l'investimento, qualunque cosa si pensi del futuro dell'aeroporto di Peretola e del turismo di massa a Firenze. L'unico significato economico che potrebbe avere è quello turistico-immobiliare. Tutt'attorno alla tramvia a zigzag, immaginiamo, i terreni edificabili moltiplicheranno il loro valore e chissà quanti anonimi ma costosissimi dormitori si potrebbero costruire in prossimità delle stazioni della tramvia.

I nostri amministratori hanno perso ogni contatto con la realtà della vita quotidiana della gente della Piana. C'è un unico modo di reagire: una grande rivolta civica, ambientalista, autonomista.

La responsabilità di Fare Città, l'unico gruppo civico-politico della Piana che ha la possibilità di contendere il potere alla consorteria, nelle prossime elezioni comunali di Campi Bisenzio, sono gigantesche. 

Facciamo tutti del nostro meglio per aiutarli.


venerdì 25 novembre 2022

La Multiutility, il grande scippo

 


Riceviamo e volentieri pubblichiamo integralmente:

Lucca – Firenze – Pisa – Siena, 22-23 novembre 2022

La Multiutility è un grande scippo di beni comuni alle persone e alle comunità della Toscana. OraToscana unisce la propria voce a quella dei piccoli comuni, degli amministratori civici e indipendenti (spesso ribelli ai partiti nelle cui liste sono stati eletti), dei movimenti, associazioni e comitati che si sono messi di traverso rispetto a questa operazione di fusione di aziende che svolgono servizi pubblici in 67 dei 273 comuni della Toscana.

OraToscana sarà a fianco di ogni iniziativa di resistenza e di protesta, con la competenza e le capacità dei propri consiglieri comunali, attivisti e studiosi. Appoggeremo eventuali tentativi di resistenza attraverso gli istituti della partecipazione popolare, come per esempio i referendum abrogativi comunali.

In aggiunta, OraToscana lavora per un salto di qualità politica nell’impegno di tutti coloro che credono nelle autonomie e nell’autogoverno dei beni comuni locali. Promuoverà, non in solitudine, una iniziativa politica ed elettorale, di segno civico, ambientalista e autonomista, per la nostra terra, la salute, i beni comuni. La stratificazione di leggi nemiche dei servizi pubblici locali va combattuta a partire dal Parlamento europeo, nel Parlamento italiano, nel Consiglio regionale della Toscana.

Il Trattato sul funzionamento della Unione Europea (TFUE), all’art. 106, tutela la gestione pubblica diretta e locale degli essenziali servizi pubblici, così come la Costituzione, se si desse piena attuazione agli articoli 5, 43, 117 e 119. Il tradimento dei principi comunitari e costituzionali attraverso l’attuale metastasi normativa (sé dicente liberista, ma in realtà antiliberale, antisociale, antipopolare), va fermato, non solo con le parole, ma nelle urne.



Per partecipare alla nostra iniziativa politica ed elettorale
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Approfondimenti sul disastro della Multiutility

L’operazione, come si legge nelle 47 pagine della Delibera 49 del Consiglio comunale di Firenze (ex proposta 55) del 19 ottobre 2022, coinvolge la società ALIA, che già ha incorporato antiche storiche municipalizzate dell’area fiorentina e alla quale saranno unite Toscana Energia, Publiacqua, Consiag, Acqua Toscana, Publiservizi.

Gli enti pubblici locali attualmente soci delle società coinvolte si ritroveranno, volenti o nolenti, azionisti di una “Holding Toscana”, di diritto privato, aperta a “investitori” finanziari internazionali, con una possibile quotazione in borsa. Il potere, però, resterà saldamente in mano al Sindaco metropolitano di Firenze e ai tecnocrati che, almeno dai tempi del decreto Andrea Ronchi-Silvio Berlusconi del 2009, amministrano come mandarini la privatizzazione dei servizi pubblici locali in tutta la Repubblica.

Privatizzazione” è diventata una parola impronunciabile, perché ha coinciso, non solo in Toscana, con un inarrestabile declino dei servizi pubblici. Una decadenza che fu frenata, ma non fermata, dalla vittoria dei difensori dell’acqua e dei beni pubblici nei referendum popolari del 2011.

I principali guasti che l’operazione, se non sarà fermata, produrrà sono:

1) I comuni, e quindi i cittadini, perderanno ancora ulteriore sovranità su quella aggregazione verticistica, che renderà più opache le relazioni industriali e le scelte di investimento, oltre che più difficile il controllo sulla qualità dei servizi erogati.

2) Non ci saranno economie di scala di alcun tipo, anzi si pagheranno le diseconomie dell’aggregazione forzata di attività eterogenee, perché si dovranno continuare a presidiare territori diversissimi fra di loro, rispettando normative che sono estremamente complesse e specifiche dei vari campi di attività. Acqua, energia, rifiuti sono servizi pubblici essenziali e indisponibili, che devono essere gestiti da unità operative competenti e presenti paesino per paesino, quartiere per quartiere. Sono attività di rilevanza economica ma solo una classe politica estremamente ignorante o assolutamente ipocrita può permettersi di vederle come “industrie” che possono essere centralizzate (e magari “tagliate”).

3) Continuerà la desertificazione delle competenze, che storicamente i servizi pubblici locali coltivavano e mantenevano in ciascuna comunità. Ci saranno meno tecnici e operatori esperti, a presidio dei servizi territorio per territorio. Aumenteranno le esternalizzazioni, con la creazione di lavoro meno protetto, meno competente, meno stabile, meno pagato. Episodi emblematici di malagestione delle riparazioni da parte di un esercito di esternalizzati precari, come quello che portò al disastro di Lungarno Torrigiani a Firenze nel 2016, non hanno insegnato evidentemente nulla all’amministrazione Nardella e ad altre.

Gli unici guadagni certi, se si proseguirà in questo avventurismo di politici che si improvvisano finanzieri, saranno quelli delle società di consulenza e degli investitori privati coinvolti in questa operazione, oltre che negli aumenti dei bonus e dei benefit dei sé-dicenti manager delle aziende coinvolte.

I perdenti, non da ora e non per colpa della guerra, sono sempre i cittadini e le piccole imprese, che subiscono gli aumenti delle bollette e le carenze di manutenzione delle reti.

Economia circolare, sostenibilità, energie rinnovabili, a parte la buona volontà di qualche famiglia abbiente e di qualche piccola impresa coraggiosa, restano solo parole buone per gli uffici stampa, per colpa di questi grossi aggregati che non sono più servizi pubblici (e che non potranno mai neppure diventare vere aziende private).

Nel caos normativo e politico creato da una serie di governi centralisti (di sinistra, di centro, di destra, populisti e tecnici, da Berlusconi, a Monti, a Letta, a Renzi, a Gentiloni, a Conte, a Draghi), a seguito di queste pericolose concentrazioni di potere, ben poco si sta facendo per una svolta ambientale (e anche il PNRR si mostrerà presto per la grande illusione ottica che è).



SIATE PARTE DI UNA ALTERNATIVA CIVICA, AMBIENTALISTA, AUTONOMISTA
EUROPEA, ITALIANA, TOSCANA


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lunedì 7 novembre 2022

Ex GKN, ci vorrebbe un La Pira

 


 

Più di un anno dopo, pubblichiamo altre parole di solidarietà con i lavoratori ex GKN e con tutto il territorio del comune di Campi Bisenzio su cui insiste la grande fabbrica.  

Com'era facile prevedere, questa crisi aziendale, questa messa in discussione di un'antica realtà industriale nella Piana, si è prolungata e non se ne vede la fine.

Ci vorrebbe un La Pira, con i poteri di allora, ancorato all'oggi, con una visione per il futuro. Ma non c'è.

Solidarietà totale ai lavoratori i quali, se non intervengono forti poteri pubblici, verranno dispersi, non prima di aver assistito allo svuotamento e all'abbandono di quell'immenso impianto industriale.

Qui riportiamo il comunicato dell'USB e di altri sindacati di base, che condividiamo totalmente:

Firenze -

L’Unione Sindacale di Base, Cobas e Cub hanno proclamato per lunedì 7 novembre lo sciopero per l’intera giornata delle aziende del settore privato della provincia di Firenze, in risposta all’appello lanciato dalla RSU e dal Collettivo di Fabbrica dell’ex GKN, dopo la comunicazione che proprio lunedì 7 novembre è previsto l’arrivo dei camion per lo svuotamento della fabbrica.

Lo sciopero è indetto in solidarietà con i lavoratori ex GKN e contro i processi di delocalizzazione in atto nel nostro territorio. Sono esclusi dallo sciopero i lavoratori sottoposti alla 146/90 e s.m.i..

Fonte: https://toscana.usb.it/leggi-notizia/ex-gkn-usb-proclama-con-cobas-e-cub-lo-sciopero-del-settore-privato-in-provincia-di-firenze-per-lintera-giornata-di-lunedi-7-novembre-no-allo-svuotamento-della-fabbrica-2030-1.html

 

 

 

 

domenica 28 agosto 2022

Piombino e Ravenna, una differenza c'è

 

La nave gasiera Golar Tundra (fonte: https://www.marinetraffic.com/) destinata a Piombino

La nave gasiera BW Singapore (fonte: https://www.marinetraffic.com/) destinata a Ravenna


La Repubblica Italiana ha già dei rigassificatori di GNL (gas naturale liquido), ha già metanodotti che arrivano anche dal Mediterraneo, non solo dalla Federazione Russia. Inoltre ha (o almeno dovrebbe avere, speriamo che non sia come per il Covid) piani di ulteriore diversificazione degli approvvigionamenti e contenimento dei consumi.

La terribile guerra di aggressione lanciata dalla Federazione Russa contro l'Ucraina, ben oltre i territori contesi e le province ribelli della Crimea e del Donbass, impone sicuramente una ulteriore riduzione degli acquisti dall'Est. Ammesso questo, non si racconti alle persone e ai territori che siamo nei guai a causa di Putin.

Siamo nei guai, invece, perché il mercato del metano è impazzito già almeno dall'anno scorso, come sanno bene i proprietari di auto a metano, molto prima che ci si potesse anche solo immaginare la guerra.

Il TTF (Title Transfer Facility) di Amsterdam, mercato di riferimento per lo scambio del gas naturale d'Europa, è un fallimento economico e quindi anche politico. E' diventato un covo di speculatori. Qualcuno nella Unione Europea si svegli e lo chiuda, per prepararne poi, passata l'emergenza, la riforma. Qualcuno si svegli anche nel governo dei "migliori" e cominci a immaginarsi la temporanea amministrazione del prezzo di tutte le energie e di tutti i carburanti, oltre che aiuti massicci a famiglie, imprese, territori.

La situazione è drammatica, ma non per scarsità di gas, bensì per scarsità di buongoverno politico.

Nel frattempo la SNAM (la società nazionale dei metanodotti), spalleggiata dal governo dei "migliori" e da un numero enorme di tecnocrati di sinistra, centro e destra, ha comprato due navi gasiere, equipaggiate con le cosiddette Floating Storage and Regassification Unit (FSRU), la Golar Tundra e la BW Singapore. SNAM, il ministro Cingolani, l'intero governo Draghi dicono che queste navi sono indispensabili. Ne fanno una questione di interesse nazionale. Le stanno imponendo a Piombino e a Ravenna.

Le dimensioni delle due navi sono analoghe:

- GOLAR TUNDRA (IMO: 9655808, MMSI: 538004982), costruita nel 2015, dimensioni 293 metri di lunghezza e 44 metri di larghezza

- BW SINGAPORE (IMO: 9684495, MMSI: 235113083), costruita nel 2015, dimensioni 292 metri di lunghezza e 43 metri di larghezza

Davanti a Piombino c'è il delicatissimo mare dell'Arcipelago toscano, pieno di traghetti, pescatori, coltivatori del mare.

Davanti a Ravenna c'è l'altrettanto delicato mare Adriatico, peraltro già fortemente martoriato dagli eccessi di antropizzazione.

Purtroppo entrambe le navi gasiere funzioneranno con il cosiddetto ciclo aperto. Il gas liquido verrà quindi riscaldato pompando acqua di mare, la quale verrà poi rigettata, raffreddata, clorata e ad alta pressione in mare. Si avrebbe un continuo raffreddamento dell'acqua di mare, con la distruzione dell’habitat marino attuale e con una minaccia alle attività di allevamento e ad altre forme di economia del mare. Inoltre si avrà rilascio di cloro libero residuo, le cui conseguenze a lungo termine sono poco conosciute, tranne una che è certa: la selezione di forme di vita batterica resistenti al trattamento con cloro, con un impatto sulle generazioni future imprevedibile e quindi incompatibile con i principi internazionali, europei e costituzionali di precauzione e tutela dei diritti delle generazioni future. Si profilano, ritengono in molti, gravi incongruenze con la normativa italiana (si veda, fra gli altri, il D.Lgs. 152/2006).

Fra Piombino e Ravenna, infine, c'è una grande, drammatica differenza.

Per Piombino, si parla di ancoraggio in porto, almeno per i primi anni, con sprezzo del pericolo e contro ogni buon senso.

Per Ravenna, invece, si parla di ancoraggio a circa otto chilometri al largo e, di conseguenza, di un avvio operativo non prima del 2024.

Non ci meravigliamo del centralismo autoritario di queste scelte imposte da pochi a molti, ma non ci si venga a raccontare che Piombino è ribelle perché povera e ignorante, mentre Ravenna sarebbe contenta perché è governata dal presidente so-tutto-io Bonaccini.

 

martedì 21 giugno 2022

Ora Carrara "capitale", con Simone Caffaz

 

Quella di Simone Caffaz, candidato sindaco al ballottaggio a Carrara la prossima domenica 26 giugno 2022, è prima di tutto una storia di generosità personale, competenza amministrativa, visione culturale e politica. Però è anche una novità politica. Esprime una volontà di autonomia, per questo merita l'appoggio del nostro mondo civico ambientalista e autonomista.

Le considerazioni espresse la sera del 21 giugno 2022 su questo blog sono state sviluppate in un comunicato stampa che riportiamo integralmente:

 

Lucca – Firenze – Pisa – Siena, 22 giugno 2022

OraToscana sostiene Simone Caffaz, candidato sindaco al ballottaggio di Carrara domenica prossima 26 giugno 2022. Quella di Caffaz è prima di tutto una storia di generosità personale, competenza amministrativa, visione culturale e politica. E’ una persona che viene dal mondo liberale (e libertario) di Carrara, forgiata dalla dura scuola di come si fa opposizione senza perdere moderazione, di come si immagina un futuro insieme ascoltando prima di tutto chi è diverso da te, di come il mondo possa migliorare attraverso piccole sagge graduali riforme più che presunte e ingannevoli "rivoluzioni".

Avrebbe potuto essere uno dei tanti candidati di centrodestra, magari più preparato e più simpatico di tanti altri, ma invece si è trovato al ballottaggio grazie a un pugno di voti civici, ambientalisti, autonomi dai partiti nazionali (in particolare vogliamo ricordare il risultato delle amiche e degli amici di Capitale Carrara).

In una città divisa, disorientata, impoverita e impaurita, delusa dalla crisi storica del PD (impresentabile dopo una stagione di potere troppo lunga) e dal totale fallimento amministrativo dei Cinque Stelle (il cui candidato è arrivato quinto su cinque candidature importanti), Simone Caffaz era già riuscito a raccogliere sostenitori di diversa origine e storia personale e politica: indipendenti, civici, localisti, ecologisti, sinistra, centro, destra. Dopo essere arrivato secondo, ma di poco sopra il terzo e il quarto candidato, ha deciso di lanciare il cuore oltre l'ostacolo e di mettersi a disposizione come persona capace di ascolto e inclusione, apertamente e alla luce del sole.

Si è collegato per il secondo turno con altri mondi civici, riformisti, ambientalisti, moderati. Se vincerà, il consiglio comunale di Carrara tornerà a essere plurale e rappresentativo come forse non è mai stato da quando è in vigore l'attuale sistema elettorale maggioritario.

Simone Caffaz non sarà l'uomo solo al comando. Quelli Carrara li ha già avuti e si è ridotta come si è ridotta. Caffaz sarà l'uomo che si prenderà cura di Carrara, con passione e con tenerezza, della sua economia locale, del suo ambiente, della sua cultura, della sua identità, della sua cultura vernacolare così peculiare (Carrara non è Massa, non è Toscana, non è Emilia, non è Liguria, è Carrara). Carrara avrà un governo autonomo, che è ciò di cui ha drammaticamente bisogno ogni territorio, se vogliamo essere fedeli al progetto costituzionale di una “Repubblica delle Autonomie”. Tornerà a essere una capitale, non più una periferia, capace di amministrare con saggezza il suo prezioso marmo e il suo straordinario territorio.

Il nostro mondo civico ambientalista autonomista abbraccia questa candidatura e la sostiene, cercando di attirare su di essa l'attenzione di chi comprende che l'Italia, l'Europa e gran parte del mondo non si dividono più fra le solite "sinistre" e "destre", ma tra chi è vicino o lontano ai problemi del suo territorio e della sua comunità, mettendo al primo posto l'interesse delle generazioni future.


* * *

Caffaz sarà l'uomo che si prenderà cura di Carrara e della sua autonomia, con moderazione, intelligenza e, non ultimo, con tenerezza. In bocca al lupo Simone.

Per seguirci: https://t.me/OraToscana


sabato 11 dicembre 2021

Ultimo appello per Costa San Giorgio

 


 

Ultimo appello
per l’azzeramento delle proposte di delibera della Giunta Comunale di Firenze e per l’attivazione di una nuova procedura finalizzata al restauro
degli ex Conventi, poi Scuola di Sanità Militare, in Costa San Giorgio
 

Firenze, 7 dicembre 2021
 

Il Comune di Firenze sta procedendo a confermare definitivamente nel centro storico Unesco un progetto privato per un albergo di lusso in Costa San Giorgio al posto di un servizio già pubblico (l’ex Scuola di Sanità Militare) preventivamente ceduto dal Demanio, attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, ad un operatore privato a prezzo di saldo (circa 1100 euro a metro quadro di superficie costruita, alla quale si aggiungono cortili e giardini per un totale di tre ettari). La decisione non tiene neppure conto del dibattito speso durante la pandemia sulla necessità di cambiare il modello turistico della città. 

L’area è pregiatissima per qualità ambientali, valori architettonici e paesaggistici, incastonata com’è fra Santa Felicita, Palazzo Pitti, Giardini di Boboli, Forte Belvedere, Villa e Giardino Bardini. Le caratteristiche topografiche, urbanistiche e architettoniche,
assolutamente uniche di area appartata e segreta, l’hanno difesa fino ad oggi come il brano più prezioso rimasto dei caratteri dell’antica Firenze. Le peculiarità eccezionali del complesso, la fragilità idrogeologica, le gravi difficoltà di accesso non sono state adeguatamente considerate, e il Comune ne disciplina la trasformazione come se fosse un banale intervento di ristrutturazione edilizia. Le 135 camere dell’hotel comporterebbero inevitabilmente lo sminuzzamento degli spazi e l’alterazione di gran parte delle strutture architettoniche. Lo sventramento previsto per ospitare parcheggio sotterraneo, servizi e percorsi di accesso comprometterebbe seriamente la stabilità degli edifici e la continuità della falda che alimenta le fontane e gli invasi del giardino di Boboli. Non è contemplata un’adeguata accessibilità pubblica alle ricche risorse artistiche a vantaggio di un ghetto di lusso sigillato e impermeabile.
 

Per stabilire la destinazione urbanistica è stata adottata una procedura impropria, che è partita dalla parodia di un concorso pubblico ed è sfociata in un progetto privato: il Comune ha pertanto illegittimamente rinunciato al compito di predisporre uno strumento attuativo di iniziativa pubblica e ha preferito limitare il proprio ruolo a poche indicazioni superficiali che hanno assunto acriticamente l’esito del concorso attraverso una
procedura artatamente accelerata.
 

Il procedimento, tenuto in stallo per un anno e mezzo, durante il quale l’operatore privato ha elaborato il suo progetto, ha subito un’accelerazione in vista della scadenza del Regolamento Urbanistico del 31 dicembre, data entro la quale ne decadrebbe l’operatività. 

Facciamo appello affinché sia revocato il procedimento in atto e venga finalmente attivato quel processo di partecipazione, finora respinto nonostante l’assenso della Regione Toscana, ai fini dell’elaborazione e dell’adozione di uno strumento attuativo
di analisi dettagliata e di corretto recupero dell’area, con regole vincolanti per il successivo progetto architettonico di restauro degli edifici e degli spazi aperti da parte dell’operatore
privato. Solo innovando profondamente la procedura, il metodo e la gestione della progettazione pubblica si può arrivare infatti a mitigare l’errata scelta politica di partenza di vendere a privati uno dei beni più importanti del patrimonio della città.

 
Trasmettere la propria adesione a
 

bobolibelvedere@gmail.com 

indicando titolo o ruolo

Per approfondire, qui ci sono tutti gli articoli diffusi da Italia Nostra Firenze e qui il sito di Idra Firenze Onlus

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