Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso

lunedì 28 febbraio 2022

Pubblicare Putin ma cercare anche di capirlo

 


Il quotidiano Domani ha pubblicato integralmente un lungo saggio di Vladimir Putin, oggi, lunedì 28 febbraio 2022. Lo scritto risale al 12 luglio 2021. Il quotidiano sostiene che era scomparso dalla rete, sottointendendo che fosse stato nascosto, perché troppo compromettente.

Il saggio viene presentato sotto titoli molto forti e accompagnato da commenti che sostengono che, in definitiva, il presidente della Federazione Russa sarebbe o impazzito o assetato di restaurazione imperiale.

Questo blogger lo ha letto e, sulla base di strumenti di interpretazione e comprensione che vengono dagli studi geopolitici e dall'esperienza politica, intende sottolinearne alcuni punti interessanti, senza alcuna pretesa di poterne offrire una esegesi approfondita.

Il mondo, come ci sforziamo sempre di ripetere, non può essere capito se guardato da un solo punto di vista, tantomeno il nostro. Figuriamoci governato!

Scusate se insistiamo, su questo punto: il mondo non va mai dove vorremmo, non importa quanto potenti siamo e questo vale anche per la più grande concentrazione di potere del pianeta, l'apparato militare-industriale degli Stati Uniti d'America.

Su questo pianeta nessuno è libero di scegliersi i suoi vicini, né è completamente libero di scegliersi i suoi alleati. Credere o anche solo essere tentati da simili sciocchezze, ci riduce a tifoserie facilmente ingannabili e strumentalizzabili, invece di farci crescere come cittadini attivi, coscienti dei gravissimi problemi che la nostra comunità umana affronta per la sua sopravvivenza.

Il presidente Putin presenta il suo punto di vista, che è ragionevole pensare essere quello della sua parte attualmente al potere in Russia.

Intanto ci spiega che le Russie sono tante. Dall'antica Rus' di Kiev sono sorte molte altre realtà. La Russia di Mosca, dopo molti secoli, è diventata la più importante e, attraverso prima l'impero russo e poi l'Unione Sovietica, il centro di una vasta realtà imperiale. Tuttavia essa non è l'unica Russia e anzi, essa non è nemmeno una realtà unitaria al suo interno. Ci sono molte Russie dentro lo spazio geopolitico governato in passato e ancora oggi da Mosca. Tra di esse c'è la nuova Russia di Sebastopoli, rifondata dagli zar nella seconda metà del Settecento, oltre che territori entrati nell'orbita russa senza mai essere diventati completamente russi, come la Crimea.

Fuori dalle Russie governate da Mosca ci sono altre Russie. Le due più importanti sono la Russia bianca, meglio nota come Bielorussia, e le terre dei piccoli Russi, talvolta chiamate Malorossia, concetto geopolitico molto vago, che comprende, ma non è esaurito, dall'attuale Ucraina e dal Donbass. Scopriamo dallo scritto di Putin che le aspirazioni autonomistiche di Donetsk sono molto più antiche di quello che ci è stato raccontato dai media, che ce ne hanno parlato solo quando è iniziata la guerra del 2014 scatenata dai neonazionalisti ucraini contro i separatisti.

I confini di tutte queste Russie sono sempre stati molto mobili, a causa di scontri e incontri con i popoli vicini. Il testo di Putin racconta, per esempio, un punto di vista russo sui passati espansionismi polacco e lituano, austriaco e ungherese, senza peraltro indulgere ad alcun tipo di rancore o revanscismo.

Tutte queste Russie, inoltre, Putin lo accenna senza intrattenersi molto sul tema, sono state soggette all'ingegneria sociale del governo bolscevico. La politica sovietica delle nazionalità è stata potente e ha rafforzato molte di queste identità russe e letteralmente inventato molte delle attuali autorità locali. Anche qui, però, Putin ci sorprende. Non contesta affatto queste costruzioni nazionali, anzi ritiene che esse debbano essere tutte trattate con rispetto. Nell'antica URSS queste entità diventarono repubbliche con diritto di secessione e la loro sovranità, venuta meno la catena unificante del PCUS, non può essere più messa in discussione.

Concludendo, Putin sostiene che tutte queste Russie, in particolare le tre più importanti, la sua Russia, la Bielorussia e l'Ucraina, siano molto più legate e intrecciate di quanto possa comprendere un osservatore esterno all'Europa slava.

Non dice che devono essere fuse, o che la più grossa debba schiacciare le due più piccole, ma semplicemente che esse non dovrebbero rinunciare ad avere un futuro comune. Come tante Russie diverse vivono insieme nella Federazione Russa, anche le due repubbliche sovrane moderne, la Bielorussia e l'Ucraina, dovrebbero mantenere rapporti stretti con la Russia più grande.

Crediamo che questo ragionamento sia ampiamente criticabile e non privo di fallacia. Molte Russie oggi incluse nella Federazione Russa - e molti popoli non russi - avranno parecchio da ridire, quando, con il crescere della coscienza civica e civile, i loro abitanti vorranno più voce in capitolo. Le due Russie esterne alla Federazione Russa, sono una sottomessa a un greve regime, quello di Lukashenko in Bielorussia, e l'altra sottoposta a una drammatica spedizione militare punitiva, l'Ucraina.

Tuttavia, possiamo davvero pensare che questo ragionamento di Putin non ci interroghi? 

Possiamo fare finta che i tre stati slavi più importanti possano separarsi come se fosse improvvisamente intervenuta una frattura continentale?

Possiamo davvero espellere dall'Europa una o due di queste entità sovrane, per annetterne una? Non era stato lucidamente pensato, subito dopo la fine della Guerra fredda, che l'Europa dovesse avere un progetto comune da costruire con tutti e tre i più importanti stati slavi, con tutte le Russie?

Sono domande a cui non c'è una sola risposta. Coloro che studiano e coloro che sono attivi per le generazioni future, se lo ricordino.


sabato 26 febbraio 2022

Si fermi la guerra e si combattano coloro che l'hanno preparata

 


Lo ha detto bene Marco Tarquinio, il direttore di Avvenire, ieri, venerdì 25 febbraio 2022, su Radio Radicale, ospite dello speciale Spazio transnazionale di Francesco De Leo: proprio oggi che siamo sommersi di immagini e video, non abbiamo mai saputo così poco di questa guerra e delle altre. Paradossalmente, i corrispondenti di guerra di una volta, in un mondo meno tecnologico e meno globalizzato del nostro, ci spiegavano di più delle guerre di allora, bucavano la censura, smascheravano la propaganda.

Le persone che stanno morendo oggi in molte città ucraine sono vittime dell'aggressione russa, certo, ma anche del silenzio, della propaganda, della complicità con cui i potenti della terra hanno lasciato morire migliaia di persone nella lunga guerra scatenata dai neonazionalisti ucraini contro i russofoni del Donbass.

Ora dobbiamo senza esitazione pretendere l'immediata cessazione delle ostilità.

Poi bisognerà che tutti gli interessati siano coinvolti in lunghe e complesse trattative: 

- le nuove repubbliche di Donetsk e Lugansk, a meno che non si pretenda di tornare a bombardarle, come si è fatto dal 2014 in avanti;

- i governi di Crimea e Sebastopoli, che devono confermare e spiegare davanti al mondo quanto sia effettiva e definitiva la loro volontà di restare nella Federazione Russa;

- il governo dell'Ucraina, con il presidente Zelensky tornato alla ragione, o con un nuovo governo, questo lo deciderà il parlamento ucraino, appena potrà riunirsi; 

- la Bielorussia e la Federazione Russa, che avevano delle ragioni da difendere, ma ora sono passate irrimediabilmente dalla parte del torto;

- i paesi confinanti, tutti, perché non ci si possono scegliere, in questo mondo, i vicini; 

- l'Unione Europea, che deve recuperare la dignità e la terzietà e smettere di essere il ripetitore degli eccessi del militarismo americano; 

- l'Alleanza Atlantica, che avrebbe molte cose da spiegare a tutti noi, a partire dalle costose e inutili spese per rafforzare un cosiddetto fronte orientale oltre il quale nessuno ci minaccia.

I leader e le forze politiche europee più serie e meno ciniche devono fare uno sforzo gigantesco: guardare sia alla drammaticità che alla complessità della situazione, pena la perdita di molte altre vite.

Di fronte alla complessità e alla drammaticità del momento presente, la presa di posizione del recente Consiglio europeo del 24 febbraio scorso, sconcerta per la sua tragicomica avventatezza, per un linguaggio così antipolitico da meritarsi più l'irrisione che l'indignazione.

Chi si intende di politica e geopolitica, leggendola, capirà immediatamente che è una grida isterica, non certo una iniziativa di verità e riconciliazione.

Macron, Draghi e gli altri capi di stato dell'Unione Europea hanno sottoscritto un documento infantile e pericoloso, che chiede, in buona sostanza, che tutto torni come prima, come se la Federazione Russa non esistesse, non fossero successe molte cose irreversibili in questi ultimi anni di crisi, non fossero già stati commessi, non solo da Putin, molti irrimediabili errori.

Siete vergognosi, cari leader europei della nuova generazione di plastica, tecnocrati pieni di arroganza e poveri di saggezza, sedicenti competenti e poveri di esperienza politica, inadatti alla guida dell'Europa e pericolosi per tutti i popoli e tutti i territori che governate, ma questo già lo sapevamo.

In questo momento, noi come OraToscana, insieme crediamo a ogni persona impegnata nel civismo, nell'ambientalismo, nell'ambientalismo, nella resistenza anti-autoritaria, contro la dittatura delle continue emergenze imposte dall'alto e da altrove, chiediamo che si fermi in ogni modo possibile la guerra, ma allo stesso tempo continueremo a combattere coloro che questa guerra hanno preparato, quei governi e quei governanti centralisti e autoritari che sono la rovina dei popoli e dei territori e che vanno rovesciati, con ogni forma di resistenza nonviolenta possibile.

Poiché la spiritualità e la preghiera sono fondamentali in ogni resistenza nonviolenta, aderiamo, come persone di OraToscana credenti e non credenti, al giorno di digiuno e di preghiera proclamato dal vescovo di Roma, papa Francesco, per il sacro Mercoledì delle Ceneri, 2 marzo 2022, per la pace tra Ucraina e Russia, ma anche nel ricordo di coloro che stanno morendo e soffrendo in Tigrè, in Yemen, nel Sahel, nelle comunità oppresse dei nativi americani, in tutte le periferie disperate di questo mondo che i grandi potentati della globalizzazione stanno distruggendo.

per OraToscana
da Firenze, sabato 26 febbraio 2022
il garante
Mauro Vaiani Ph.D.



 

 

giovedì 24 febbraio 2022

Un coerente no alla guerra e all'irresponsabilità

 


Considero Charles Michel (presidente del Consiglio UE), Jens Stoltenberg (segretario generale NATO), Ursula von der Leyen (presidente della Commissione europea, la cupola della tecnocrazia UE) tra i principali responsabili del disastro di oggi (sopra in una foto Ansa di oggi, 24 febbraio 2022, triste primo giorno dell'invasione russa dell'Ucraina).

La Federazione Russa, ignorata, irrisa, minacciata, messa infine spalle al muro da persone avventate e ignoranti come queste tre, ha reagito con durezza, rischiando gravi conseguenze.

Biden, Putin, Zelensky e tutti gli altri leader del mondo, prima o poi, pagheranno il prezzo dei loro errori, ma non questi tre. Sono potenti e colpevoli, ma siedono su poltrone incontrollabili e irresponsabili del globalismo.

Ultimo dei loro drammatici errori, hanno completamente distrutto, sovrapponendole e confondendole, le istituzioni dell'Unione Europea e della NATO, togliendo loro ogni terzietà, mettendole al servizio dei guerrafondai d'Occidente e d'Oriente, rendendole infine ridicole, peggio degli osservatori dell'OSCE (quelli che da quasi dieci anni hanno tenuto ostinatamente gli occhi chiusi rispetto al tentativo dell'Ucraina di riprendersi con la forza le sue province ribelli nel Donbass, Donetsk e Lugansk).

La guerra non durerà, perché non ci sono più, nel XXI secolo, le masse obbedienti pronte a farsi carne da macello, ma un giorno ci sarà un momento di verità storica e speriamo che le responsabilità di queste tre persone non siano dimenticate.


domenica 20 febbraio 2022

Decentralismo internazionale per la pace


 

C'è un punto di vista decentralista nella politica internazionale che è semplice e radicale: nel XXI secolo nessuno stato sovrano ha più il diritto di riprendersi con la forza le proprie province ribelli. Non importa quanto "cattivi" siano i ribelli o quanto "buono" sia il regime centralista contro il quale essi si siano rivoltati, dal punto di vista dell'egemonia occidentale.

Questo è quando abbiamo maturato, in quanto eredi di un'antica tradizione anticolonialista e internazionalista, nella consapevolezza di dover porre fine, nel mondo globalizzato, non solo a ogni forma di neocolonialismo esterno, ma anche a ogni colonialismo interno.

Gli autonomismi e gli indipendentismi storici, da sempre presenti nella storia della Repubblica Italiana, della Unione Europea, oltre che in moltissime altre regioni del mondo, su questo si ridefiniscono, si aggiornano, si rilanciano, si alleano con una nuova generazione di leader locali, territoriali, civici, ambientalisti.

L'Ucraina deve porre fine immediatamente a ogni provocazione e a ogni iniziativa per riprendersi manu militari le autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk (Luhansk), nel Donbass.

Allo stesso modo, condanniamo l'Etiopia per la guerra contro il Tigrè (Tigray), l'India per l'oppressione del Kashmir, la Cina per le sue minacce a Taiwan e lo smantellamento dell'autogoverno di Hong Kong, il Mali per la persecuzione in Azawad, la Spagna per la repressione in Catalogna, la Georgia per il tentato strangolamento dell'autonomia della Abcasia (Abkhazia) e della Ossezia del Sud (South Ossetia), la Federazione Russa per le guerre che hanno distrutto la Cecenia, la Turchia per la brutalità contro i Curdi del Bakur.

Tutte situazioni molto diverse, certamente, ma che hanno in comune l'uso della forza bruta, militare o poliziesca, da parte di un centro politico contro una delle sue periferie interne.

Atti di forza che, nella nostra visione, non possono più essere accettati nella nostra contemporaneità globalizzata e infatti non lo saranno, come dimostrano gli studi sulla disintegrazione geopolitica, sin dai tempi di Karl Deutsch.

Gli stati centralisti e autoritari, in questo XXI secolo, sono messi in discussione da sempre più poderosi movimenti popolari per la salvaguardia delle diversità territoriali e per il pieno autogoverno delle comunità locali, un raro segno di speranza per le generazioni future. 


Mauro Vaiani Ph.D.
(studioso e attivista
garante di OraToscana)


Fonte della mappa, il prestigioso sito Nationalia

https://www.nationalia.info/new/10331/donetsk-luhansk-offer-to-maintain-links-with-ukraine-in-exchange-for-recognition-as-republ


giovedì 17 febbraio 2022

Il compito autonomista

Con un omaggio a Tristano Codignola (1913-1981)

 


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Il nostro moderno, aggiornato, colto autonomismo toscano ha un ruolo cruciale, qui e ora.

In questi ultimi drammatici tempi, noi decentralisti ci siamo messi di traverso, insieme a non molti altri, rispetto allo stato di emergenza, alla dittatura sanitaria, alla sorveglianza universale, alla violazione dei corpi, al delirio dei famigerati certificati verdi (Green Pass). Non ci limiteremo tuttavia, sia chiaro, a lottare contro queste degenerazioni che sono conseguenza e non causa di una eccessiva concentrazione di potere, minacciosa per l'intero pianeta.

Il nostro è un lavoro per l'autogoverno di tutti, dappertutto, non certo solo della nostra terra o del nostro campanile.

E' un compito da far tremare i polsi, ma, grazie al nostro patrimonio culturale, al capitale sociale accumulato nella nostra storia, alla nostra felice posizione geopolitica, possiamo e dobbiamo portarlo avanti.

Nei nostri comuni, nei territori, nelle repubbliche culturali di Firenze, Pisa, Siena e Lucca, abbiamo più strumenti di altri e quindi maggiori responsabilità. Dobbiamo metterci al lavoro, senza risparmiarci.

Saremo determinanti nella drammatica lotta che ci aspetta per salvare la Repubblica delle Autonomie personali, sociali, territoriali. Fermeremo l'avvento del presidenzialismo. Metteremo fine alla stagione degli uomini soli al comando, nominati da opaci poteri mediatici come podestà di città e regioni.

Mai come oggi, con i vertici della Repubblica Italiana e della Unione Europea occupati da persone così poco rappresentative delle persone, delle comunità, dei territori, il nostro impegno è necessario. 

Sconfiggeremo il centralismo autoritario, quello italiano e quello europeo. 

Porteremo avanti il grande cantiere internazionale dell'anticolonialismo, per la giustizia, la pace tra tutti i popoli del mondo, la salvaguardia del creato.

Restituiremo ai nostri conterranei e concittadini il gusto di partecipare ai processi democratici e fiducia nelle istituzioni.

Aiuteremo una nuova generazione di leader locali a farsi valere nella guida delle nostre comunità.

Siamo in rete con le migliori tradizioni decentraliste, federaliste, confederaliste, indipendentiste d'Europa e del mondo.

Siamo seduti sulle spalle delle madri e dei padri che hanno tenuta viva, in passato, la "questione toscana", hanno resistito al colonialismo, si sono opposti alla "Inutile strage", hanno combattuto il fascismo, sono stati tra i fondatori della Repubblica delle Autonomie, hanno organizzato la moderna regione Toscana, hanno criticato la partitocrazia e il "sessantennio", sono stati tra i pionieri dei movimenti civici e verdi, hanno combattuto le ossessioni del proibizionismo, la distruzione del pluralismo spirituale e culturale, il conformismo dei media, l'austerità euromaniacale, la tecnocrazia europea, il militarismo neoimperialista, le follie della globalizzazione selvaggia.

Fra di essi vogliamo ricordare (grazie a una gradita sollecitazione dei Socialisti Autonomisti Toscani) Tristano Codignola (1913-1981), un socialista toscano di origine umbra, un uomo di pensiero e azione, libero e irrequieto, generosamente impegnato, insieme con gli altri autonomisti della Costituente, per la nascita di una vera Repubblica delle Autonomie, fondata su (parole sue) "i più ampi poteri di autogoverno e di legislazione locale" (1946).

Organizzeremo la nostra rete civica, ambientalista e autonomista, OraToscana, fondata sulla partecipazione popolare e la formazione di una nuova generazione di amministratori locali al duro lavoro della politica.

Impariamo dagli errori e dalle sconfitte, ma sentiamoci forti dell'immenso patrimonio lasciatoci dalle poderose radici cristiane, anarchiche, socialiste, libertarie, localiste e federaliste, dalle quali il nostro civismo, ambientalismo, autonomismo trae linfa vitale.

Renderemo migliore la vita nei nostri paesi di Toscana, consegnando intatto alle generazioni future tutto ciò che d'importante è rappresentato dalle parole "Toscana dolce matria nostra".

 

Pensieri e azioni di Tristano Codignola
(fonte: http://www.toscananovecento.it/)


domenica 6 febbraio 2022

Confederarsi tra territori contro il centralismo

L'assemblea ecologista che si è tenuta ieri, sabato 5 febbraio 2022, a Firenze, ha riunito alcune centinaia di attivisti, studiosi, amministratori locali di un vasto mondo civico, ambientalista, tra i quali alcune persone con una chiara visione territorialista, localista e autonomista.

Per attivisti di vecchia data come chi scrive, inevitabile è il confronto con il lavoro di trent'anni fa per la creazione di un'area confederata tra movimenti e persone civiche, verdi, federaliste. Alcune cose s'intravedevano già allora, almeno tra pochi coraggiosi che si riunirono alla fine del 1991 all'Unione Inquilini di Vincenzo Simoni e Stefania Ferretti.

Purtroppo quel lavorìo dell'inizio degli anni Novanta finì nelle catacombe, mentre nella Repubblica, nelle istituzioni europee, nella globalizzazione, si avviarono pericolosi processi centralisti e autoritari.

Possiamo, dobbiamo tener desta la speranza, dopo questi due anni di infodemia, sindemia, pandemia, centralismo autoritario e terrore, spoliazione dei territori e violazione dei corpi. Sono state distrutte molte illusioni e molte altre menzogne verranno presto smascherate, a cominciare dalle follie del centralismo tecnocratico della Eurozona.

Trent'anni dopo, il localismo che allora fu emarginato, oggi si ripresenta, testardamente, come una prospettiva feconda. 

Lo hanno testimoniato i Verdi del Sudtirolo, rappresentati ieri da Riccardo Dello Sbarba (Volterranno trapiantato a Bolzano) e Brigitte Foppa (la capogruppo dei verdi nel landtag di Bolzano). Lo testimoniano persone di una nuova generazione civica, ambientalista e autonomista, come Giulia Massolino, neoeletta consigliera comunale di Adesso Trieste, una lista civica vicina al Patto per l'Autonomia del Friuli-Venezia Giulia.

Occorre confederare movimenti politici territoriali, determinati a perseguire l'autogoverno dei territori, per costruire una presenza politica ed elettorale significativa per fermare il centralismo autoritario nella Repubblica Italiana e oltre.

Trent'anni dopo oggi c'è Autonomie e Ambiente, per riprendere un antico discorso confederalista, territorialista, civico, autonomista, ambientalista. Sarà capace di un dialogo serrato con tutti coloro che si sono riuniti ieri a Firenze.

Non è troppo tardi per fare qualcosa di buono qui e ora, magari già per le elezioni politiche del 2023.

Se fallissimo ancora una volta, avremmo comunque consegnato alle generazioni future i valori di una politica buona, pensata e fatta dal basso, da comunità locali, a misura di persona umana, per la pace, la giustizia, la salvaguardia del creato.

Un futuro, insomma, forse l'unico oggi immaginabile, per esseri umani che vogliano restare tali.


Giulia Massolino a Firenze, 5/2/2022

Brigitte Foppa e Riccardo Dello Sbarba (Verdi Sudtirolo) a Firenze, 5/2/2022



 

  

mercoledì 2 febbraio 2022

Fateci votare le persone

 


 

La Repubblica italiana è in una drammatica crisi. L'Unione Europea è malata di tecnocrazia. Nel mondo si moltiplicano le posture neoimperialiste e neocolonialiste. Siamo divisi dalle inquietanti conseguenze del "Green Pass" come strumento di sorveglianza universale. Gli umili, i fragili, le periferie soffrono. Davanti a tutto questo, OraToscana fa un gesto politico necessario e urgente. Poiché nel 2023 dovremo eleggere un nuovo Parlamento ridotto a 400 deputati e 200 senatori, che dovrà guidarci lungo tempi estremamente difficili, dobbiamo arrivare a quelle prossime elezioni politiche in modo ragionevole. Mauro Vaiani, garante di OraToscana, ha mandato la nostra piccola voce ai due presidenti delle Commissioni Affari costituzionali del Senato e della Camera, il senatore Dario Parrini (PD) e il deputato Giuseppe Brescia (Cinque Stelle), rispettivamente (nella foto sopra).

Mentre i vertici delle altre istituzioni navigano tra problemi quotidiani enormi, sperando che ci portino fuori dallo stato di emergenza al più presto, alle due Commissioni spetta di correggere al più presto la legge elettorale. Si deve assicurare la rappresentanza di tutti i territori e di tutte le idee, vecchie e nuove. Si deve restituire ai cittadini il potere di scegliere le persone che faranno parte delle nuove camere. Questo è il loro dovere, pena l'ulteriore aumento dell'astensionismo, l'approfondirsi delle divisioni, la distruzione della coesione civile della Repubblica.

Nell'attuale temperie politica, tornare a votare per le persone, oltre che per una lista, è fondamentale. Sono le persone che faranno la differenza e daranno stabilità, nella prossima XIX legislatura. 

Qui in calce il testo integrale della lettera del dott. Mauro Vaiani al sen. Parrini e all'on. Brescia, datata oggi 2 febbraio 2022, giorno della Candelora.

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OraToscana

Rete di civismo, ambientalismo, autonomismo in Toscana

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Prato, La Candelora, 2 febbraio 2022


Fateci scegliere le persone

lettera aperta
al sen. Dario Parrini (pres. della I Commissione del Senato - Affari Costituzionali)
e all’on. Giuseppe Brescia (pres. della I Commissione della Camera - Affari Costituzionali)



Gentili presidenti Parrini e Brescia,

è arrivato il momento politicamente utile per correggere la legge elettorale, in modo da arrivare alle elezioni politiche del 2023, avendo ripristinato le condizioni per una elezione serena dei futuri 400 deputati e 200 senatori.

Si riparta dal lavoro concreto che avete già avviato, con umiltà e senza voli pindarici.

Due le speranze che tanti movimenti civici, ambientalisti e autonomisti – non solo la nostra rete OraToscana – coltivano:

1) ciascun cittadino possa votare in una circoscrizione di dimensioni contenute (mai comunque più grande della sua regione o provincia autonoma), in modo da poter scegliere, oltre a un partito, anche due persone: una donna e un uomo, da liste corte e riconoscibili;

2) si semplifichi la presentazione delle liste e le si mettano tutte, le vecchie e le nuove, in condizioni di parità, almeno di fronte agli adempimenti richiesti per essere ammesse e comparire sulle schede elettorali.

Il dopo pandemia è durissimo e lo sarà ancora a lungo; i problemi quotidiani sono drammatici, soprattutto per gli umili, i fragili, le periferie. In questa crisi non abbiamo bisogno di meno, ma di più democrazia. Le persone devono sentire che vale la pena tornare a votare!

Sinceri auguri di buon lavoro.


Mauro Vaiani Ph.D.

garante e coordinatore di OraToscana

 

(Mauro Vaiani, OraToscana)

 


 

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