Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso
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mercoledì 19 marzo 2025

Toscana e Romagna ora in Europa hanno un punto di riferimento in più

 


Due regioni storiche italiane, la Romagna e la Toscana hanno ora un punto di riferimento in più in Europa. Due reti politiche relativamente recenti, ma eredi di un autonomismo assai risalente, attive nei due territori, sono state accolte nella famiglia politica europea EFA (European Free Alliance), nel corso dell'assemblea generale tenutasi oggi 19 marzo 2025, festa di San Giuseppe.

Sono Rumâgna Unida e OraToscana, forze sorelle protagoniste di Autonomie e Ambiente, l'alleanza italiana a cui fanno riferimento i movimenti territoriali attivi nella nostra Repubblica e che condividono i valori e la storia dell'Alleanza Libera Europea. Una terza realtà politica accolta in EFA è Chunta Aragonesista, partito per l'autogoverno della storica Aragona, comunità autonoma del Regno di Spagna.

Nonostante le loro profonde radici nella storia della Repubblica, della Liberazione, del Risorgimento, per le due comunità politiche sorelle e vicine, si tratta di un impegno esigente, di una grande responsabilità. Organizzarsi e crescere in modo nuovo, aperto ai civismi e ai liberi elettori, lontani dalle due piramidi politiche del centrosinistra e del centrodestra, è una grande sfida per Rumâgna Unida e OraToscana.

Una sfida che andava accettata, perché non altrimenti non lo farà nessun altro. Sono tutti seduti dalla parte di vecchi e nuovi centralismi, nazionalismi, conformismi. Dalla parte delle comunità locali sono rimasti solo questi pochi eroici propugnatori di autonomia.

La Repubblica delle autonomie e l'Europa delle regioni, dei territori, dei popoli, hanno trovato degli avvocati. Continua e viene rilanciato l'impegno per la sussidiarietà, contro ogni centralismo, per le autonomie personali, sociali, territoriali di tutti e dappertutto, in questi anni terribili di guerra, crisi, continue emergenze ambientali e sociali.

Romagna e Toscana, antiche regioni d'Europa, i loro abitanti, le piccole imprese, gli agricoltori, gli artigiani, le comunità locali, i quartieri degradati, i piccoli paesi, le aree interne che si stanno spopolando, i tanti anziani, i pochi bambini, tutti hanno bisogno che nel continente persista, aggiornata ai tempi di oggi, quell'ideale comunità di sicurezza, di libertà, di prosperità, di cui abbiamo in parte goduto dopo la tragedia delle due guerre mondiali.

Si resta fedeli ai valori e alle parole della Carta di Chivasso del 1943, alle tradizioni democratiche e autonomiste romagnole e toscane, ai valori fondamentali sanciti dalla Costituzione italiana e dai trattati europei, e si va avanti, senza pregiudizi, senza settarismi, senza paura di cambiare ciò che c'è da cambiare.

Animo!


domenica 2 marzo 2025

La fallacia della corsa a costituire nuovi partiti all'italiana

 


Si avvicina la primavera e ricominciano i tentativi di fondare nuovi partiti centralizzati, "nazionali", con i migliori propositi di rinnovare la vita politica di tutta la Repubblica Italiana. I tentativi sono talvolta nobili ma anche irrimediabilmente fallaci.

L'articolo 49 della Costituzione italiana garantisce a tutti i cittadini il diritto di associarsi in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica italiana e oggi anche, per estensione e grazie alle garanzie contenute nei trattati e nella legislazione unionale, anche la politica europea. Eppure questo diritto è stato sequestrato dalle elite attualmente al potere a Roma, a Milano, a Bruxelles. Finché non avremo spezzato almeno le catene più pesanti, fondare nuovi partiti "nazionali" non servirà.

Sono in essere feroci e implacabili meccanismi centralisti, tecnocratici, in definitiva autoritari, che stanno rendendo la Repubblica e l'Unione un travestimento della democrazia.

Per fermare questa deriva occorrono coraggiose lotte dal basso per riprenderci la rappresentanza, non nuovi partiti che, in questo quadro, finirebbero per essere uguali a quelli esistenti (sempre che il tirannico bipolarismo dominante e le trappole del maggioritario all'italiana non li uccidano in culla).

Queste lotte riguardano il pluralismo dell'informazione, a cominciare da quella locale, per porre un argine all'analfabetismo funzionale delle persone e alle ondate di terrificante conformismo che ci sommergono quotidianamente; un ordinamento semplificato per l'associazionismo politico, che renda possibile anche al più piccolo gruppo civico locale di formarsi, agire, candidarsi, anche nel più piccolo comune; un finanziamento pubblico a tutti i movimenti politici direttamente proporzionale al loro consenso elettorale; norme di procedimento elettorale che rendano semplice candidarsi, anche a personalità civiche e indipendenti; circoscrizioni elettorali di dimensioni contenute, dove sia possibile agli elettori conoscere davvero i candidati; leggi elettorali più giuste per tutti, che restituiscano agli elettori il potere di scegliere le persone da cui essi vogliono essere rappresentati.

Dobbiamo inoltre abbattere il totem della cosiddetta "governabilità". Abbiamo accettato per decenni come "normale" un'idea che invece è assurda e fonte di molti guai: quella secondo cui ogni capo esecutivo deve avere automaticamente anche una maggioranza di eletti a lui fedeli negli organi legislativi. Così, dopo una successione vergognosa di leggi elettorali che sono state ciascuna una "porcata" peggiore della precedente, le elezioni sono ridotte a una sorta di plebiscito fra pochi leader mediatici, mentre non sappiamo più, letteralmente, chi verrà eletto a rappresentare il nostro territorio. Anzi sappiamo già prima di votare che le assemblee saranno riempite non da persone elette da noi, ma scelte dall'alto e da pochi, sulla base di criteri di fedeltà al capo (se non in base a logiche ancora più opache).

Possiamo e quindi dobbiamo porre fine a questo scandalo. Ci sono molti altri modi per eleggere un esecutivo stabile senza sacrificare la rappresentanza, la rappresentanza, l'autonomia e l'indipendenza degli eletti nelle assemblee legislative!

Queste lotte per la rappresentanza sono già iniziate, per esempio con il Comitato Besostri, che si è ispirato alle antiche lotte per la giustizia elettorale condotte dal compianto avvocato socialista.

Sono attive in Italia e in Europa molte energie locali, civiche, autonome, indipendenti, a cominciare da quelle che cooperano attraverso Autonomie e Ambiente e EFA. Esse possono e quindi devono conoscersi, cooperare, eventualmente confederarsi per portare avanti insieme un cambiamento profondo dal basso.

Sono lotte cruciali, perché l'erosione della democrazia sta distruggendo la coesione sociale, alimenta l'assenteismo, scoraggia ogni forma di partecipazione, semina discordia, settarismo, populismo, estremismo.

Non possiamo più accettare di vivere in una finta democrazia dominata da pochi leader mediatici e dalle loro schiere di fedelissimi sempre più "nominati" che "eletti".

Lottiamo per fare spazio a una nuova generazione di leader locali, espressa dai mondi vivi delle autonomie, del civismo, della sussidiarietà, della solidarietà, del buongoverno che unisce e include trasversalmente persone che hanno storie politiche differenti, delle iniziative concrete per la protezione delle comunità e degli ecosistemi locali.

Anche in una società come quella europea, invecchiata, inquinata, impoverita, stordita dallo strapotere dei media, minacciata da paurose concentrazioni di potere, ci sono ancora persone coraggiose e generose, che si candidano a guidarci.

Dobbiamo incoraggiarle e aiutarle, soprattutto a essere consapevoli dei tetti invisibili che sono sopra la loro testa, a liberarsi dei pesi morti, a spezzare almeno alcune delle catene.

 

Mauro Vaiani Ph.D.

Garante di OraToscana

Vicepresidente segretario di Autonomie e Ambiente

 

venerdì 4 ottobre 2024

Tre anni insieme per una Toscana delle autonomie, per l'Europa delle regioni, per pace, giustizia, salvaguardia del creato

 


Buona festa di San Francesco a tutti!

Oggi sono tre anni che stiamo insieme, come comunità di OraToscana, rete regionale di civismo, ambientalismo, autonomismo.

Era il 4 ottobre 2021 quando siamo ripartiti, anche e forse soprattutto grazie al successo della lista civica Un Cuore per Vecchiano!

Con generosità Ione Orsini, Cristiano Pennesi e Mauro Vaiani decisero di far partire una rete essenziale per tramandare alle generazioni future della Toscana valori antichi di autonomismo, ambientalismo e civismo. Valori che sono trasversali al meglio della storia di socialismo, popolarismo, liberalismo. Valori che possono unire e ispirare nuovi movimenti popolari di autogoverno dal basso, comunità per comunità, territorio per territorio.

Siamo orgogliosamente custodi di ciò che fu scritto sulle montagne nella Carta di Chivasso, per l'autogoverno di tutti e dappertutto, per tutta l'Europa e per il mondo. Siamo impegnati per l'autonomia toscana moderna come essa fu prefigurata dai nostri padri del CTLN.

La leggerezza e l'orizzontalità della nostra rete di amicizia politica non è stata improvvisata. Si diventa sobri ed essenziali attraverso anni e anni di lotte e decenni di partecipazione, dibattiti, studi.

In questi tre anni abbiamo incoraggiato e aiutato persone di diverse generazioni e dei diversi territori a mettersi in gioco, candidandosi a essere protagonisti di buongoverno del loro comune. OraToscana esiste ed ha un senso in quanto strumento di collegamento al servizio di una nuova generazione di leader civici, ambientalisti, autonomisti locali, che devono farsi avanti da sé, come stanno facendo i giovani amministratori de "La Toscana dei cittadini".

Abbiamo fatto la nostra parte, inoltre, per instillare una cultura del collegamento interterritoriale, impegnandoci per la rete italiana Autonomie e Ambiente (AeA) e per la famiglia politica europea delle autonomie, European Free Alliance (EFA).

Invitiamo tutti a restare collegati, con strumenti tradizionali, come il Googlegroup (la cara, vecchia lista postale), oppure con strumenti più innovativi, come il canale Telegram (https://t.me/OraToscana).

A giorni promuoveremo un'assemblea in cui decideremo i prossimi passi avanti, verso una confederazione di civismi e di liberi elettori toscani sempre più connessa con gli altri territori italiani, con le regioni d'Europa, con tutti i popoli del mondo in cerca di autogoverno.

Insieme ci stiamo preparando anche per portare un contributo alla IV Assemblea generale di Autonomie e Ambiente, già convocata a Imola, per i prossimi 6 e 7 dicembre 2024.

Auguri e buon lavoro a tutti noi!

* * *

 


 

 

 


 

mercoledì 5 giugno 2024

Davide o Golia? Poggiali o Dorfmann?

 


Il blog Diverso Toscana non ha potuto fare a meno di notare che nella circoscrizione "Italia nordorientale" è in corso uno scontro fra Davide e Golia.

Lo si capisce da cinguettii come questo:


 

Nel Nordest, in Emilia, in Romagna, si scontrano due prospettive diverse, due diverse idee autonomiste.

Da una parte (quella di David) c'è un'idea nuova, fresca, candida di autonomie per tutti, quella incarnata da Giovanni Poggiali.

Dall'altra (quella di Golia) c'è un sedicente autonomismo vecchio e stantio - "self-serving" - rappresentato dal deputato uscente Herbert Dorfmann, che cerca la riconferma del poco che ha rappresentato nella legislatura uscente del Parlamento europeo.

Giovanni Poggiali è un candidato civico, indipendente, espresso dallo storico autonomismo romagnolo, che si è recentemente rinnovato e riorganizzato nel partito territoriale "Romagna Unita", membro della sorellanza Autonomie e Ambiente, e quindi vicino a EFA (l'alleanza anticentralista europea).

Dopo che una sinistra modifica in corsa delle norme elettorali ha impedito ai nuovi autonomisti di correre per le Europee, Giovanni Poggiali è stato accolto, come indipendente, dalla lista di Azione-Siamo Europei.

Azione è l'unica lista di una qualche consistenza, ricordiamolo, che si sta seriamente contrapponendo alle degenerazioni del bipolarismo "all'italiana", agli aspiranti podestà d'Italia e napoleone d'Europa, all'erosione democratica della Repubblica, alla paralisi politica che da ormai trent'anni sta impedendo ogni serio riformismo.

Herbert Dorfmann, al contrario, è un incolore deputato uscente della SVP, membro di seconda fila del PPE. Nessuno si ricorda alla fine della legislatura in cosa il PPE (tanto meno il suo esponente sudtirolese) abbiano fatto la differenza nella crisi politica (e normativa) dell'Unione Europea in materia di agricoltura, salute, innovazione, giustizia, costruzione di una politica estera, impegno per la pace. 

Purtroppo c'è ancora di peggio: la SVP si è collegata tecnicamente con Forza Italia, civetta con i "fardelli d'Italia" e con la lega reazionaria di Salvini,  cioè con i partiti che stanno portando l'Italia verso la deriva dell' "elezione diretta del capo", la svolta centralista e autoritaria del "premierato".

Non è un caso che nella lista di Azione siano confluite, in aperta polemica con la SVP e con Dorfmann, altre forze territoriali anticentraliste, come il Team K sudtirolese (il movimento di Paul Köllensperger) e la trentina Casa Autonomie (a sostegno di Mario Raffaelli). 

Dorfmann è un deputato uscente e rientrante sicuramente forte, perché la legge elettorale lo favorisce, perché la SVP è un partito ancora rappresentativo di una parte importante del Sudtirolo, perché alcune marginali (e invecchiate) realtà sedicenti autonomiste (anche nel Bellunese, anche nelle comunità slovene) gli hanno confermato sostegno.

Poggiali invece è uno sfidante, insieme a Raffaelli e Köllensperger (attenzione, tutti e tre non possono essere votati, perché sono tre persone di sesso maschile!).

Il viticoltore romagnolo, in particolare, rappresenta un territorialismo con radici antiche ma ben ancorato al XXI secolo. Giovanni Poggiali rappresenta le grandi novità politiche che stanno emergendo in Romagna.

E' una persona nuova e innovativa. Non promette un "autonomismo" difensivo e chiuso nella difesa dell'esistente, ma un cambiamento profondo, secondo gli ideali della Repubblica delle Autonomie e dell'Europa delle Regioni. Per tutti, non per pochi.

La battaglia è impari, ma è bello che sia tentata, per il bene delle generazioni future, contro una generazione di vecchi politici che ha sbagliato tutto quello che c'era da sbagliare.


lunedì 20 maggio 2024

EFA e Autonomie e Ambiente con Poggiali

 


EFA e Autonomie e Ambiente hanno organizzato giovedì 16 maggio 2024 una intensa giornata di lavoro a Milano, ospitati dal centro culturale Slow Mill (dell'associazione italo-albanese https://www.doraepajtimit.org/ "La mano della riconciliazione").

Dall'ufficio stampa degli autonomisti italiani, a cura di Alberto Mazzotti, riceviamo e volentieri pubblichiamo una sintesi dell'evento.

A Milano EFA ed Autonomie e Ambiente hanno dimostrato, ancora una volta, di essere persone d'altri tempi, quelli futuri: alla sinistra modifica delle leggi elettorali (culminata con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge 38 del 25 marzo 2024) e alla debolezza di alcune forze storiche dell'autonomismo in Italia, hanno reagito con il sorriso e con iniziative positive e costruttive.

Prima di tutto, hanno deciso il sostegno al viticoltore ravennate Giovanni Poggiali, da sempre sostenitore dell’autonomia romagnola e candidato nelle liste di Azione-Siamo Europei alle prossime elezioni europee. Poggiali è e sarà nel Parlamento europeo il principale punto di riferimento per l’impegno EFA e AeA per la democrazia, la sussidiarietà, il federalismo in Italia e in Europa.

Inoltre, Autonomie e Ambiente ha promosso e sostiene centinaia di liste civiche e autonomiste presentatesi alle elezioni comunali in tutta Italia. Ne hanno parlato Riccardo Galimberti di RiBella Firenze, e soprattutto, come movimento ospite, Giuseppe Olivieri ed Enrico Chiapparoli di Lombardia Civica.

Infine, la rete autonomista ha aderito al Comitato Referendario per la Rappresentanza che, ispirandosi alle lotte dell'avvocato Carlo Felice Besostri per i diritti elettorali dei cittadini, propone l'abrogazione delle parti più deteriori del  Rosatellum.

“Sono orgoglioso di rappresentare, unico in Italia, la rete di Autonomia e Ambiente alle elezioni europee.” – ha detto Giovanni Poggiali - “Essere riusciti a far partecipare le autonomie in una coalizione riformista seria e plurale come quella di Azione-Siamo Europei è già una vittoria per tutti noi. Credo fermamente che serva un’Unione Europea più forte e unita, ma basata sempre più sulle diversità dei singoli territori. L’esempio del vino – il mondo che conosco da sempre – va proprio in questa direzione: si diventa più forti quanto più si è in grado di evidenziare le singole specificità di ogni territorio”.

Mauro Vaiani ha sottolineato: "E' convinzione delle nostre reti di storico autonomismo e moderno territorialismo, impegnate per le autonomie personali, sociali, che l'Europa sia incompatibile con le concentrazioni di potere. Con questi 27 stati che esercitano insieme un centralismo europeo, senza rinunciare al proprio centralismo statale, non andiamo da nessuna parte. La nostra Europa sarà una confederazione di 270 popoli, territori, regioni. Questa sarà l'unica Europa possibile.".

La responsabile EFA-AeA in Sardegna, Silvia Lidia Fancello, ha portato a Milano un circostanziato e drammatico appello del mondo politico autonomista e identitario sardo contro il centralismo autoritario che vuole svendere la Sardegna alla speculazione dell’eolico facendone la “dinamo” d’Italia.

Thomas Agnoli, giovane attivista veneto, uno dei segretari del Comitato Referendario per la Rappresentanza, ha spiegato la natura dei quesiti con cui un ampio schieramento trasversale di attivisti per la democrazia si propone di abbattere il Rosatellum, una delle leggi elettorali più ingiuste di sempre (che non per nulla verrà esaminata anche dalla CEDU, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, a seguito del ricorso presentato dallo storico attivista radicale Mario Staderini).

Sono stati presenti ai lavori di Milano esponenti di movimenti e reti di attivismo amiche delle autonomie, fra cui DEMOS, con lo storico ambientalista Piervito Antoniazzi; hanno inviato un messaggio di saluto Adalberto Notarpietro e Mattia Molteni di INSIEME.

Marco Cappato e Francesco Vecchi del movimento paneuropeo per la partecipazione dei cittadini, EUMANS, sono venuti ad incontrare i leader europei e italiani delle autonomie e a porre delle basi di collaborazione per iniziative comuni, dal referendum contro il Rosatellum in Italia, a nuove iniziative civiche dal basso in Europa.

Sul sito e nelle reti sociali di Autonomie e Ambiente sono disponibili ulteriori approfondimenti, materiali video e foto.

Nella foto in alto, da sinistra a destra:

Thomas Agnoli (Comitato Referendario per la Rappresentanza)

Mauro Vaiani (toscano, vicepresidente segretario Autonomie e Ambiente)

Silvia Lidia Fancello (rappresentante EFA-AeA Sardegna)

Lorena López de Lacalle (basca, presidente di EFA)

Maylis Roßberg (danese-tedesca, Spitzenkandidatin EFA)

Enrico Chiapparoli (Lombardia Civica)

Riccardo Galimberti (RiBella Firenze - civismo toscano)

Giovanni Poggiali (fondatore di Romagna Unita, autonomista candidato nel Nordest per la lista "Azione-Siamo Europei")

Giuseppe Olivieri (Lombardia Civica, civismo milanese)

(Milano, domenica di Pentecoste, 19 maggio 2024)

 

giovedì 16 maggio 2024

A Milano, con EFA e il mondo delle autonomie, per un'Europa diversa

Oggi a Milano, EFA e Autonomie e Ambiente sono protagonisti per un'Europa diversa.

Protagonisti dei lavori saranno:

Maylis Roßberg, "spitzenkandidatin" EFA 

Lorena López de Lacalle, presidente EFA 

Mauro Vaiani, vicepresidente segretario di Autonomie e Ambiente

Giovanni Poggiali, unico autonomista candidato alle elezioni europee (nel Nordest, lista Azione-Siamo Europei)

Insieme con molti altri leader del civismo, dell'ambientalismo, delle reti di solidarietà e di resistenza contro l'erosione della democrazia, i ciarlatani del falso autonomismo, gli aspiranti podestà d'Italia e napoleone d'Europa.

 

Per consultare l'agenda della giornata:

https://autonomieeambiente.eu/news/300-efa-milano-16-maggio-2024-conferenza-stampa



domenica 17 dicembre 2023

La gioia contagiosa di Chivasso

 


 

 

Da Prato, dopo Chivasso, domenica 17 dicembre 2023

Poche centinaia di storici autonomisti, insieme a una nuova generazione di territorialisti e ad alcuni ambientalisti localisti e bioregionalisti stanno iniziando un viaggio con cui intendono raggiungere almeno un milione di cittadini appassionati di diversità e biodiversità. E’ una missione difficile e quindi proprio per questo necessaria.

A Chivasso sabato 16 dicembre 2023 un gruppo di dirigenti di movimenti e gruppi territoriali, riuniti per celebrare gli 80 anni della incredibilmente attuale Carta di Chivasso, hanno confermato la decisione presa già da alcuni mesi: prenderà il largo una navicella politica armata solo della storia di EFA (l’alleanza europea delle piccole nazioni e delle regioni in cerca di autogoverno), dei quattro anni di lavoro politico e culturale di Autonomie e Ambiente (sotto la guida degli amici del Patto per l’Autonomia Friuli-Venezia Giulia), dell’apporto dell’Alleanza per l’Autonomia; dell’energia di alcuni campioni di civismo e ambientalismo sparsi in tutti i territori della Repubblica.

Il progetto sarà contraddistinto, oltre che dal colore viola di EFA, da tre parole chiave: patto, autonomie, ambiente. In vista c’è l’importante scadenza elettorale delle elezioni europee del giugno 2024, una occasione imperdibile per rivolgere un messaggio a tutti i cittadini elettori della Repubblica, almeno a quelli che vanno ancora a votare, che non sono accecati dal rancore e dal disprezzo verso la politica, che hanno già cuore e mente aperte alle autonomie personali, sociali, territoriali. Autonomie che sono state ferocemente tradite da tutti gli altri partiti e partitini italiani.

La nuova lista, per quanto inclusiva e plurale, potrà sembrare un vaso di coccio fra coloro che i media raccontano come i veri vasi di ferro. Una informazione greve e conformista racconta di uno scontro polarizzato fra destra e sinistra, tra pochi leader nazionali. Sembra esserci davvero poco spazio per i battitori liberi in questo bipolarismo che è anche una competizione a chi è più ignorante, semplicistico, greve, spesso volgarmente opportunista.

Eppure dai pochi coraggiosi di Chivasso vengono pronunciate ad alta voce parole di verità e di speranza difficili da ignorare, anche dall’attuale greve e conformista mainstream.

Da ormai trent’anni centrosinistra, centrodestra, vecchi e nuovi movimenti si alternano al potere, ma tutti condividono la stessa mentalità centralista. La fallacia di sinistre, centri, destre, salviniani e pentastellati è che esistano ricette “italiane” (o anche “europee”) che possano funzionare dalle Alpi alle isole Pelagie. Ricette one fits for all che semplicemente non funzionano, non importa quanti slogan vengano inventati dagli spin doctor per bombardare i pochi spazi rimasti di dibattito pubblico.

Essendo tutte subalterne alla stessa mentalità centralista e – come si è visto chiaramente in tempi di pandemia e guerra – autoritaria, le forze politiche dominanti, una volta al potere, si acconciano alla mera difesa dello status quo (italiano, europeo, atlantico, onusiano). Magari si rivelano anche moderate, ma restano incapaci di fermare il declino. Magari si presentano come competenti, ma non è con la tecnocrazia centralizzata che salveremo una vita a misura di persona umana per le generazioni future.

E’ profondamente sbagliato credere che ai problemi creati dalle concentrazioni di potere e ricchezze della modernità si possa porre rimedio con più centralismo, non importa se italiano, europeo o internazionale.

Ci sono almeno un milione di persone in grado di comprendere i pericoli del centralismo autoritario in questa Repubblica? Quelli del patto Autonomie e Ambiente scommettono di sì.

Per raggiungerli alzano dei segnali luminosi, visibili anche a grande distanza. Ricordiamo i principali:

- prendere coscienza che la democrazia mediatica è un grande imbroglio e quindi sono inaccettabili tutte le forme di elezione diretta di un capo politico dello stato italiano (no al premierato, no al sindaco d’Italia, no al podestà d’Italia;

- lavorare per una confederazione europea di regioni, territori, popoli, rifiutando gli “Stati Uniti d’Europa”, che purtroppo sono diventati l’etichetta di coloro che tifano per un superstato ancora più centralista dello stato italiano, ma rifiutando anche i nazionalisti che vogliono conservare i vecchi stati centralisti così come sono;

- rispettare la Costituzione e gli Statuti vigenti nella Repubblica delle autonomie, oggi sfacciatamente traditi, tornando a decentrare risorse e competenze al più basso livello possibile, attuando fino in fondo il principio della sussidiarietà.

Solo enti locali forti e competenti possono garantire la giustizia, la sicurezza, i beni comuni, i servizi pubblici locali, la sanità pubblica di prossimità, l’assistenza ai nostri anziani, lavoro di qualità per i giovani, un ambiente abitabile per le generazioni future.

Bisogna essere esigenti in materia di protezione sociale e responsabilità ambientale, ma se a risolvere i problemi non ce la fanno coloro che vivono vicino e conoscono ciò e coloro che governano, nessuna tecnocrazia più alta e lontana potrà riuscirsi al loro posto. Questo è il succo del nostro realismo personalista, comunitario, umanitario, libertario, decentralista e confederalista.

Questo pensiero e questa modalità di azione sono l’opposto della mentalità dominante, ma, per coloro che le abbracciano, saranno anche fonte di una gioia che potrebbe risultare contagiosa.

Grazie al chiarore di questi segnali, si sono potuti avviare cantieri politico-culturali ancora più ambiziosi, come la lotta contro opere faraoniche inutili e pericolose (per esempio il Ponte di Messina), il gruppo di studio Sanità Pubblica e Prossima, le riforme economiche anticentraliste e antiautoritarie elaborate dal Comitato Charta di Melfi e, ultimo non certo per importanza, il Forum 2043, dove si immaginano paesi nuovi, ancora abitabili, una speranza per le generazioni future.

Come disse Émile Chanoux, l’autonomista valdostano e martire antifascista, ciò che fu scritto a Chivasso vale per tutte le regioni, tutti i territori, tutti i popoli. La Carta di Chivasso ha proiettato antichissimi principi confederalisti nella modernità e nella contemporaneità.

Ora tocca a noi, che sentiamo dentro la gioia di Chivasso e vogliamo lasciare che essa si diffonda, contagi, risvegli, unisca.

Mauro Vaiani Ph.D.

garante di OraToscana

segreteria interterritoriale del patto Autonomie e Ambiente


domenica 23 luglio 2023

Camaldoli, Ventotene, ma soprattutto Chivasso

 


Ci è parso opportuno che in un suo recente scritto, il presidente della Repubblica italiana, il prof. Sergio Mattarella, a settantacinque anni dalla Costituzione e a margine del ricordo degli ottanta anni passati dal convegno di Camaldoli (1943-2023), in cui furono gettate le basi del noto Codice cristiano-sociale, abbia voluto citare insieme una serie di documenti ed esperienze che sono state tutte importanti nel forgiare una nuova stagione politica, dopo il disastro del fascismo e del nazismo.

Scrive il presidente: "Oggi possiamo cogliere il valore della riflessione avviata sul futuro dell’Italia e lo sforzo di elaborazione proposto in quei frangenti dai circoli intellettuali e politici che non si erano arresi alla dittatura. Dal cosiddetto Codice di Camaldoli, al progetto di Costituzione confederale europea e interna di Duccio Galimberti e Antonino Repaci, all’abbozzo di Silvio Trentin per un’Italia federale nella Repubblica europea, alla Dichiarazione di Chivasso dei rappresentanti delle popolazioni alpine, al Manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli, Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi, alle «idee ricostruttive della Democrazia Cristiana», che De Gasperi aveva appena fatto circolare, non mancano sogni e progetti lungimiranti per fare dell’Italia un Paese libero e prospero in un’Europa pacificata.".

Il Manifesto di Ventotene del 1941 è stato d'ispirazione per spingere alcune correnti della sinistra italiana ed europea verso un ideale democratico di Europa federale unita, che somigliasse magari più agli Stati Uniti d'America che all'URSS. Mostra tutti gli anni che ha e, pur essendo molto riverito, viene davvero, forse giustamente, poco letto. Basti pensare che nella conclusione si leggono parole come queste: "Da' in tal modo le prime direttive del nuovo ordine, la prima disciplina sociale alle nuove masse. Attraverso questa dittatura del partito rivoluzionario si forma il nuovo stato e attorno ad esso la nuova democrazia. Non è da temere che un tale regime rivoluzionario debba necessariamente sbocciare in un nuovo dispotismo. Vi sbocca se è venuto modellando un tipo di società servile. Ma se il partito rivoluzionario andrà creando con polso fermo fin dai primissimi passi le condizioni per una vita libera, in cui tutti i cittadini possano veramente partecipare alla vita dello stato, la sua evoluzione sarà, anche se attraverso eventuali secondarie crisi politiche, nel senso di una progressiva comprensione ed accettazione da parte di tutti del nuovo ordine, e perciò nel senso di una crescente possibilità di funzionamento di istituzioni politiche libere.". Gli intenti sono talvolta liberalsocialisti, ma è sottointeso o esplicitato che le masse hanno bisogno di una guida. Il "che fare" del Manifesto di Ventotene confina pericolosamente con il leninismo. E' evidente a tutti che si tratta di pagine parecchio datate.

Il Codice concepito al convegno di Camaldoli del luglio 1943, pur essendo considerato un importante fondamento culturale del cattolicesimo democratico e del cristianesimo sociale, oltre che una delle fonti di ispirazione della Costituzione italiana del 1948, viene ricordato con maggiore sobrietà, senso critico, pragmatismo, capacità di contestualizzare, non solo di mitizzare - cosa, quest'ultima, in sé per nulla sbagliata, sia chiaro. Lo ha scritto con nitidezza il prof. Stefano Ceccanti su L'Unità dello scorso 14 luglio. Lo hanno spiegato bene i relatori dell'importante convegno commemorativo dell'80° anniversario, tenutosi a Camaldoli e conclusosi oggi - domenica 23 luglio 2023 - su iniziativa della Conferenza episcopale italiana e della Conferenza episcopale toscana, insieme a diverse altre realtà pastorali, accademiche, culturali, sociali, dell'informazione, fra le quali ricordiamo il settimanale cattolico Toscana Oggi. L'intero convegno è stato registrato e quindi sarà sempre disponibile grazie al prezioso archivio di Radio Radicale, oltre che reso disponibile attraverso il canale YouTube delle Edizioni Camaldoli. Nel Codice di Camaldoli, tanto per comprendere una certa difficoltà che potrebbe avere il lettore contemporaneo, si trovano frasi che legittimano il colonialismo, come "La colonizzazione può rispondere a un bisogno di espansione di un popolo demograficamente ricco."; si trovano parole sulla condizione femminile che oggi sarebbero soggette, quanto meno, a una profonda riformulazione, come "tenendo conto che la donna coniugata esercita nella famiglia la sua naturale funzione anche nei riguardi della società, sono talora opportune determinate restrizioni nei casi di professioni e mestieri meno adatti alla natura femminile, o per ovviare a temporanei inconvenienti, come quello della disoccupazione maschile in certe professioni.".

Altri testi citati dal presidente della Repubblica meriterebbero di essere meglio conosciuti, ma di certo hanno avuto un impatto minore: la costituzione confederale europea scritta fra il 1942 e il 1943 da Duccio Galimberti e Antonino Repaci è un testo utopistico, ma non privo di fallaci distopie; nei suoi scritti Silvio Trentin arriva a comprendere che senza una Italia federale non si sarebbe costruita la Repubblica europea, ma la sua ispirazione prodhouniana appare disconnessa dai movimenti popolari e territoriali reali; le «idee ricostruttive della Democrazia Cristiana», l'opuscolo che Alcide De Gasperi fece circolare dalla fine del 1943, è diventato il programma di governo dello statista trentino, ma è anch'esso datato. 

La Carta di Chivasso si distingue profondamente da tutti gli altri documenti storici citati. E' anch'essa antica, ma per nulla polverosa. Le sue parole, al contrario, sono incredibilmente vive.

Ha la veraforza di un evangelico "discorso della montagna" per coloro che credono che l'autogoverno, al più basso livello consentito dalla storia e dalla natura, sia il modo più umano per gli umani di organizzarsi politicamente.

Chi può, ne ascolti su YouTube una recente lettura integrale (meno di 8 minuti):

https://www.youtube.com/watch?v=wSLSjx0PJ0c



Il documento ha una struttura semplice e immediata. 

Denuncia i grandi mali del centralismo:

  • OPPRESSIONE POLITICA;

  • ROVINA ECONOMICA;

  • DISTRUZIONE DELLA CULTURA LOCALE.

Promuove la rinascita delle autonomie personali, sociali, territoriali, attraverso: 

  • AUTONOMIE POLITICO–AMMINlSTRATIVE

  • AUTONOMIE CULTURALI E SCOLASTICHE
  • AUTONOMIE ECONOMICHE

Il 19 dicembre 1943, sulle montagne di Chivasso, come scrisse il suo principale autore, il martire antifascista Émile Chanoux, "Ciò che i rappresentanti di queste valli hanno affermato, vale per tutte le regioni italiane, per i piccoli popoli che formano quel tutto che è il popolo italiano". 

Oggi, a nostro parere, si potrebbe dire per tutti i territori, per tutta l'umanità.

Per questo gli 80 anni della Carta di Chivasso, 1943-2023, sono così importanti nel nostro mondo civico, ambientalista, territorialista.

Per questo, con il Forum 2043, voliamo alto, verso il centenario, per tramandare alle generazioni future il nostro antico e nobile confederalismo.

 

* * *

Nella  foto (fonte Wikipedia) il cippo posto in ricordo di Émile Chanoux a Rovenaud, suo paese natale.


lunedì 17 luglio 2023

Una modesta proposta per l'Europa

 


C'è una modesta ma seria proposta per andare insieme alle elezioni europee del 2024. La hanno elaborata il Patto per l'Autonomia Friuli-Venezia Giulia, in nome e per conto dell'intera sorellanza di Autonomie e Ambiente, ed EFA, il partito europeo dei territorialismi (European Free Alliance, che fa parte del gruppo parlamentare europeo Greens-EFA).

Non ci facciamo illusioni: il nostro "Patto Autonomie Ambiente" per l'Europa e per la pace, non può certo raggiungere tutti i cittadini. Non abbiamo certo denaro o potere sufficiente per farci largo nel terrificante conformismo mediatico del nostro tempo. Una persona su dieci, però, ha già la cultura, la sensibilità, il tempo per ascoltare ed eventualmente sostenere questo appello contro tutti i centralismi autoritari.

A quella persona su dieci, quindi, ci rivolgiamo, a coloro che sanno cosa è un serio civismo autonomo dai partiti centralisti, che hanno intenzione di praticare un serio e pragmatico ambientalismo territorio per territorio, che hanno valori decentralisti ispirati al nostro antico e nobile confederalismo, quello della Carta di Chivasso.

Per capire cosa stiamo facendo, si legga la bella intervista rilasciata da Lorena López de Lacalle Arizti, la presidente EFA, a Gino Giammarino:

https://napolivera.info/2023/07/16/autonomia-autogoverno-europa-intervista-a-lorena-lopez-de-lacalle-presidente-dellefa/

Per approfondire il posizionamento politico del "Patto Autonomie Ambiente", si legga il documento finale approvato a Udino il 10 giugno 2023:

https://www.autonomieeambiente.eu/news/160-per-la-libertas-europea

Grazie a quella persona su dieci, che potrebbe essere interessata!

 

 

sabato 8 luglio 2023

Buona estate da OraToscana e da Autonomie e Ambiente (ma è anche tempo di associarsi!)

 

E' stata appena inviata oggi (8 luglio 2023, ore 20 circa) la newsletter di OraToscana.

Qui il link online

E' un augurio di passare una estate serena, ma anche la raccomandazione a studiare, approfondire, capire cosa stiamo facendo per prepararci alle elezioni europee del 2024, per promuovere una nuova Europa delle autonomie personali, sociali, territoriali.

Qui i principali link segnalati per chi ha tempo, voglia, sensibilità, vocazione a fare qualcosa come attivista e leader locale:

- per associarsi al nostro progetto:
https://www.autonomieeambiente.eu/news/164-e-tempo-di-associarsi

- il civismo che è qui per restare (P.Piccini, da Siena)
- per la dignità del consigliere comunale (OraToscana)
- riscatto dei territori, Sardegna (Claudia Zuncheddu)
- riscatto dei territori, Trentino (Geremia Gios)
- contro la nazione, per la Repubblica (Piero Gobetti e altri padri e madri della Repubblica delle Autonomie personali, sociali, territoriali)

- per seguire e magari partecipare al lavoro politico-elettorale di OraToscana iscrivendosi al canale Telegram: OraToscana
 

 

giovedì 8 giugno 2023

Mauro Vaiani - Messaggio da Bruxelles in vista dell'impegno di AeA per le Europee 2024


 

Mauro Vaiani (nella foto insieme a Lorena Lopez, la presidente EFA) da Bruxelles, 1 giugno 2023, a margine di una giornata di lavori con l'Alleanza Libera Europea (ALE/EFA), Autonomie e Ambiente, altre forze del civismo e dell'ambientalismo europeo: 


venerdì 30 dicembre 2022

Tener desta la speranza anche nel 2023

Grazie all'attivismo e al candore degli amici di Vecchiano, cuore pulsante del nostro civismo ambientalista e autonomista per la Toscana, abbiamo un messaggio di auguri per un sereno 2023: è il nostro tempo, è il momento di essere, insieme, una grande rete di amicizia e di impegno per la nostra terra, per la salute, per le autonomie personali, sociali, territoriali. Siamo speranza ora, ora qui in Toscana, anzi in ciascun paesino e vicinato della Toscana. Lo diciamo soprattutto ai giovani: facciamo la nostra parte quartiere per quartiere, borgata per borgata, perché questo è l'unico modo per fare il bene della Toscana, della Repubblica, dell'Europa, della pace e della vita in tutto il pianeta. Auguri!

Qui alcuni link per scambiarsi saluti, auguri, proposte e annunci di impegno personale:

https://t.me/OraToscana - la rete civica ambientalista autonomista della Toscana

https://t.me/Forum2043 - il luogo di studio aperto presso Autonomie e Ambiente, contro il centralismo, per proiettare nel futuro gli ideali di Chivasso e la promessa di una Repubblica delle autonomie personali, sociali, territoriali

Un Cuore per Vecchiano - la pagina Facebook

 

 



 



mercoledì 18 maggio 2022

Mémoire de Émile Chanoux


 

Riceviamo e con devozione rilanciamo, dall'amico senatore Albert Lanièce:

 

 

 

mercoledì 23 giugno 2021

Si può essere ambientalisti senza essere decentralisti?

 

Nel 1979, oltre quarant'anni fa quindi, uscì anche in lingua italiana il "Rapporto al popolo europeo" a cura di Denis de Rougemont e del Gruppo Cadmos.

Al netto delle ingenuità del tempo (c'era ancora il bipolarismo USA-URSS, tanto per contestualizzare), il testo merita rispetto perché presagisce cose che sono ancora attuali e che lo saranno ancora a lungo, se l'umanità vorrà sopravvivere:

- la necessità del moltiplicarsi di movimenti ecologisti regionalisti, per dare più autogoverno ai territori e maggiori possibilità di partecipazione ai cittadini;

- la comprensione già nitida (alla fine degli anni Settanta!), con accenti da ecologia profonda, che non solo ci saranno cambiamenti climatici, ma che la nostra civilizzazione industriale e in particolare la nostra agricoltura industriale, erano già diventate eccessivamente fragili rispetto ai problemi climatici;

- l'urgenza di un cambiamento radicale di mentalità economica, che ponga fine a questo sviluppo fondato su uno sfrenato consumismo, che non ci nutre in modo sano, che ci costringe a un disumano pendolarismo, che ci fa ammalare; 

- la necessità di porre fine a una economia fondata sul consumo crescente di risorse finite, come i combustibili fossili;

- il rifiuto dell'illusione nucleare, non sapendo noi - allora come oggi - come e dove conservare per migliaia di anni le scorie; 

- l'opposizione al centralismo autoritario, in tutte le sue forme, anche in campo economico e non solo politico; rifiutando, quindi, le grandi centrali energetiche, le concentrazioni industriali, le corporazioni multinazionali;

- un'idea veramente europea e in definitiva universale di rifiuto della passività e dell'obbedienza, che spinga i cittadini a mettere in discussione gli stati, gli statalismi, i loro centralismi autoritari, i loro colonialismi;

- la necessità di sottomettersi a un diritto delle genti che ponga fine al militarismo e ai conflitti;

- la promozione globale dei diritti umani, non solo individuali ma anche sociali, culturali e comunitari.

Rileggiamo volentieri questo pensiero che è sì federalista, ma pervaso da una mentalità profondamente decentralista.

Se non si guarda alla Svizzera, invece che agli USA o alla Cina, non c'è futuro per il pianeta, inteso proprio come delicatissima biosfera, minacciata dalla nostra modernizzazione ecocida, oltre che genocida.

Non si può essere seriamente ambientalisti, senza credere nell'autogoverno delle comunità umane al più basso livello possibile.

Solo i territori possono agire, retti da leader locali sostenuti da comunità coese, perché le cose fondamentali della vita, da cosa si beve e mangia, a come ci si cura, a come si vive e infine a come si muore, possano essere migliorate. 

 

lunedì 22 marzo 2021

Autonomie e Ambiente in azione per il ritorno alla Costituzione e agli Statuti

Riceviamo dall'ufficio stampa della II Assemblea Generale di Autonomie e Ambiente il comunicato stampa emesso a conclusione dei lavori, oggi, da Udine, 22 marzo 2021. Lo riprendiamo quasi letteralmente qui di seguito.

Sanità, difesa delle risorse locali e riforme elettorali al centro dei lavori della II Assemblea Generale di Autonomie e Ambiente


Sanità, difesa delle risorse locali e riforme elettorali: sono i tre temi sui quali lavorerà Autonomie e Ambiente (AeA).  È quanto emerso dalla II Assemblea generale di Autonomie e Ambiente sul tema "Ritorno alla Costituzione e agli Statuti", che si è svolta in modalità telematica il 19 e il 20 marzo scorsi, con collegamenti da tutta Europa.

AeA è la sorellanza di forze politiche decentraliste, localiste, territorialiste, autonomiste e indipendentiste, connessa con EFA/ALE – European Free Alliance/Alleanza Libera Europea.

AeA è nata nel 2019 a seguito di contatti e incontri con le formazioni dello stato italiano già allora aderenti al gruppo europeo EFA/ALE – il partito europeo dei popoli senza stato, delle minoranze linguistiche, dei territori –, alle quali si sono aggiunti una decina di movimenti e forze locali, in questo primo anno di operatività, nonostante le limitazioni alle attività politiche imposte dalla pandemia.

Tutte le forze territoriali che ne fanno parte sono impegnate per una vera Repubblica delle autonomie e per la costruzione di una Europa diversa, delle regioni, dei territori, dei popoli.

Al centro della prima giornata di lavori, una riflessione sulla solidarietà internazionale con tutti i popoli, ma in particolare con la Catalogna, una terra che ha bisogno di amnistia, dialogo, autogoverno.

Nella seconda giornata ci si è soffermati sul lavoro politico in questa Repubblica Italiana, riaffermando la necessità e l'urgenza di opporsi a ogni forma di centralismo autoritario, a partire dal sempre ritornante pericolo del centralismo italiano.

A conclusione delle due sessioni, l’assemblea ha deciso di approfondire alcuni temi chiave con l’obiettivo di rafforzare il lavoro comune della rete. Particolare attenzione sarà così dedicata alla sanità (pubblica, universale, gestita nella massima sussidiarietà, autogestita al livello più basso possibile), al contrasto allo sfruttamento coloniale delle risorse naturali locali (ciò che ha valore deve produrre valore per i territori e solidarietà per tutti) e alla definizione di leggi elettorali che permettano ai vari territori di aver voce nelle istituzioni, ponendo fine al drammatico deficit di democrazia.

Sono ormai quasi trent'anni che i cittadini della Repubblica Italiana non possono più scegliersi i loro rappresentanti nella Camera e nel Senato.

Tutti i materiali e i contributi della II Assemblea generale di AeA sono disponibili sul sito https://www.autonomieeambiente.eu.

AeA attualmente è composta da dieci movimenti: Patto per l’Autonomia Friuli-Venezia Giulia - ALPE Valle d’Aosta (connessa con Alliance Valdôtaine) - Comitato Libertà Toscana (CLT) - Movimento Siciliani Liberi - Patrie Furlane - Patto per l’Autonomia Veneto - Pro Lombardia Indipendenza - Slovenska Skupnost SSk - Liberi Elettori Piemonte - Movimento Autonomia Romagna (MAR). 

Hanno partecipato alla II Assemblea, come ospiti d'onore, la Union Valdôtaine e il il movimento sardo Liberu.

Fonte del comunicato:

https://www.autonomieeambiente.eu/news/43-comunicato-stampa-conclusione-lavori-ii-assemblea-generale-2021

 


 

Nota: Il titolare di questo blog ha avuto l'onore di contribuire all'evento come organizzatore e segretario. 

 

martedì 9 marzo 2021

Infame decisione del Parlamento europeo

Nella serata dell'8 marzo 2021, a scrutinio segreto, su richiesta di un opaco ma non meno infame blocco di centralisti, autoritari, neofranchisti e criptofascisti, il Parlamento europeo ha privato dell'immunità tre dei suoi membri: Carles Puigdemont, Toni Comin, Clara Ponsatì.

I tre eurodeputati catalani sono stati perseguitati e costretti all'esilio dalla giustizia spagnola a causa del referendum per l'indipendenza che il governo catalano organizzò il 1 ottobre 2017. Quella consultazione assolutamente pacifica e democratica, organizzata in modo unilaterale, fu repressa nel sangue dal governo centralista spagnolo. Da allora, per molti esponenti dell'indipendentismo catalano, il destino ha riservato la prigione, la persecuzione, l'esilio, il tentativo di distruggerne l'immagine politica e di calunniarne l'integrità personale.

Puigdemont, Comin e Ponsatì, dall'esilio, hanno lottato come leoni per internazionalizzare la crisi e impedire che all'opinione pubblica mondiale venisse raccontata in modo caricaturale la rivolta popolare catalana, per esempio con la falsa narrazione della "provincia ricca" che vuole tenersi le sue risorse.

E' importante anche ricordare che, da allora, gli indipendentisti, con le loro liste politiche e civiche, di sinistra e di destra, radicali e moderate, hanno continuato a vincere tutte le elezioni. Per questo i tre esuli sono diventati eurodeputati.

Chiunque pensi che le questioni di autogoverno, una volta maturate in una comunità, siano semplicemente conculcabili, con la forza, con il carcere, con queste opache manovre politiche, non ha capito nulla del nuovo secolo.

In questa società del XXI secolo esiste una interconnessione globale, una memoria collettiva incancellabile grazie alla potenza dei media di cui ogni persona è in possesso, una intelligenza della universale dignità delle persone umane.

Sono necessari, nel breve termine, dialogo, amnistia e tanta pazienza. Nel lungo termine, però, la Catalogna diventerà una repubblica che si autogovernerà e non sarà la sola a raggiungere questo traguardo.

 

Da sinistra, Toni Comin, Clara Ponsatì, Carles Puigdemont, in una foto circolata su Twitter tra i sostenitori del dialogo, dell'amnistia, dell'immunità


giovedì 1 ottobre 2020

La scelta di ALE

 


ALE, l'Alleanza Libera Europea (European Free Alliance), è una rete europea composta da una cinquantina di forze territoriali, di diversa ispirazione e consistenza. 

E' una grande alleanza di indipendentisti storici delle nazioni ancora senza stato (dalla Scozia al Nagorno-Karabakh), di autonomisti e localisti, di federalisti e confederalisti. Nel Parlamento Europeo è presente all'interno dello stesso gruppo dei Verdi, insieme ad altri europarlamentari ecologisti, civici, o comunque indipendenti rispetto allo status quo dell'eterna austerità e delle sterili tecnocrazie dell'Unione.

Nella Repubblica Italiana, dopo anni di stasi, il mondo dei territorialisti EFA è tornato attivo attraverso la giovane ma già promettente esperienza di Autonomie e Ambiente.

Nell'assemblea generale europea di oggi (1 ottobre 2020), ALE ha dovuto prendere una decisione difficile e sofferta, la cui maturazione ha richiesto anni. E' stato espulso dall'alleanza il Partito Sardo d'Azione (PSDAZ), che ne era stato uno dei fondatori. 

La dolorosa amputazione è stata resa necessario dal fatto che, ormai da anni, il PSDAZ ha uno stretto legame organizzativo e politico, con la Lega Salvini Premier, vale a dire con il partito che Matteo Salvini ha rifondato, facendo della vecchia Lega nordista di Bossi un partito nazionalista e centralista italiano, con venature populiste, avvelenato da rigurgiti bigotti, reazionari e razzisti. Peraltro un partito, la Lega - ma questa non è una novità di Salvini perché sotto Bossi le cose già andavano così - che è amministrato in modo verticista e autoritario dal suo capo.

La Lega, vale la pena ripeterlo, sin dai tempi di Bossi, ben prima di Salvini, è stata un organismo politico centralista e autoritario. Una emblematica eterogenesi dei fini, per un movimento nato sulla voglia di identità e autogoverno di Lombardi, Veneti e Piemontesi. Sin dalle sue origini, nessun attivista della Lega ha mai avuto autonomia di pensiero o di azione. I rappresentanti territoriali sono sempre stati tutti commissari nominati dal capo indiscusso pro-tempore. Un ristretto gruppo dirigente ha sistematicamente impedito per un ventennio (e continua ancora oggi ad impedire) l'emersione di ogni possibile nuovo leader locale.

L'espulsione del PDSAZ ha fatto chiarezza. Non sono tante, in Italia e in Europa, le forze votate al decentralismo, non hanno così tante risorse umane e organizzative, non possono permettersi di essere (ancora!) accostate a forze leghiste o para-leghiste.

Il PSDAZ, con i suoi legami con il centralismo leghista, si è di fatto trasformato in una vera e propria palla al piede, che ha impedito per anni lo sviluppo di una rete di localisti e territorialisti, anche in Italia. Una rete che invece promette di rendersi protagonista non solo nella difesa della attuale Repubblica delle Autonomie, ma anche e soprattutto nella costruzione di una Italia e di una Europa modernamente confederali (sull'esempio della Svizzera, non della Cina o degli USA), dell'avanzamento del decentralismo anticolonialista e anti-imperialista nel mondo, per l'autogoverno di tutti, dappertutto.

Spiace davvero per l'antico partito sardista, fondato nel 1921 da personaggi come Emilio Lussu, ma la sua alleanza (ripetiamolo: organica, non programmatica; strategica, non occasionale) con Matteo Salvini è solo l'ultima di una serie di scelte sbagliate, che hanno infine trasformato il PSDAZ in una succursale coloniale del centrodestra italiano (e anzi delle componenti più centraliste e più autoritarie di esso).

Nella stessa sessione assembleare, ALE ha accolto tra i suoi membri il Patto per l'Autonomia (Friuli - Venezia Giulia), la forza che insieme ad alcuni attivisti e intellettuali di altre regioni (in particolare toscani e siciliani) è riuscita a promuovere la rete italiana di Autonomie e Ambiente. Il Patto è una forza politica rappresentata nel suo consiglio regionale e sempre più cruciale nella costruzione di una alternativa al leghismo e al nordismo.

Tra i principali protagonisti di questa importante scelta di ALE, vanno ricordati dirigenti europei come la basca Lorena Lopez de Lacalle e il catalano e neodeputato europeo Jordi Solè, oltre a Roberto Visentin, mentore e ispiratore della riorganizzazione dei decentralisti, territorialisti e localisti italiani attraverso la costituzione della rete Autonomie e Ambiente.


martedì 25 agosto 2020

Patto per la Toscana su Byoblu

Byoblu ci ha dedicato due minuti, oggi, martedì 25 agosto 2020. Noi del Patto per la Toscana siamo una realtà composita e per molti aspetti moderata, ma ci siamo trovati bene all'interno di telegiornale piuttosto di frontiera. Avanti con la nostra lista civica, autonomista, ambientalista, per le elezioni regionali della Toscana dei prossimi 20-21 settembre 2020. E' una novità storica per la Toscana.  

Un estratto del video:


 

(Aggiornamento del 1/12/2021 - Il video originale non è più disponibile dopo che Youtube ha cacciato Byoblu, ndr) 

 

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sabato 1 agosto 2020

Per la Sardegna e contro il colonialismo italiano



Il 22 luglio 2020 scorso, il titolare di questo blog, Mauro Vaiani, e Pier Franco Devias hanno registrato una conversazione sul pieno autogoverno della Sardegna. Ve ne presentiamo un estratto, con l'intento di raggiungere un pubblico di lingua italiana media, potenzialmente molto ampio, che potrebbe essere in grado di comprendere la complessità, l'importanza e anche l'urgenza della questione sarda.
La Repubblica delle Autonomie italiane, quando si guarda riflessa nelle acque limpide della Sardegna, come in uno specchio, si vede per quello che è: uno stato malato di centralismo, autoritarismo e colonialismo, che opprime e distrugge un'altra piccola nazione, la Sardegna.
Mauro Vaiani, il blogger di Diverso Toscana e uno dei vicepresidenti di Autonomie e Ambiente, la sorellanza di forze decentraliste attive in ogni territorio della Repubblica Italiana, legata alla Alleanza Libera Europea (Free European Alliance).
Pier Franco Devias (Predu Frantziscu), di Nuoro, è stato sin da giovanissimo attivo nella sinistra indipendentista sarda. Nel 2016 è stato tra i fondatori di Liberu (denominazione ufficiale: LIBE.R.U. Lìberos Rispetados Uguales), di cui è attualmente segretario nazionale. 
Il progetto politico di Liberu prevede, in prospettiva, la fondazione di una repubblica sarda sovrana e interconnessa, in modo paritario - finalmente, dopo secoli di colonialismo - con tutti gli altri territori d'Europa, del Mediterraneo, del mondo.
Liberu e Autonomie e Ambiente hanno avviato un dialogo che si sta rivelando promettente, su temi urgenti di difesa della Repubblica delle Autonomie e nella prospettiva di una controffensiva culturale e politica per porre fine alle ricorrenti tentazioni centraliste e autoritarie del sistema politico italiano.
Nella conversazione, tra gli altri temi, si rievoca anche il drammatico arresto degli indipendentisti sardi del 2006, una operazione che non si deve esitare a definire una vergognosa persecuzione politica. Il processo a questi "pericolosi" indipendentisti sardi, ovviamente, dopo quasi un quindicennio, è ancora in alto mare - un diniego di giustizia che, anch'esso, dice molto dello stato in cui viviamo e di quanto sia dura vivere sotto il centralismo autoritario italiano.
Buon ascolto.


 

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