Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso
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sabato 5 aprile 2025

L'Altra Toscana c'è

 


Si è svolto oggi sabato 5 aprile 2025, a Firenze all'Hotel Hilton, l'evento pubblico di presentazione del coordinamento di realtà civiche autonome "L'Altra Toscana". Circa centocinquanta persone hanno partecipato all'incontro. Il coordinamento avrà come referente regionale il sindaco civico di Viareggio, il dott. Giorgio Del Ghingaro.

Attraverso il collegamento permanente di una trentina di liste e gruppi civici della Toscana è in corso di elaborazione un programma comune per la regione. In una delle bozze si legge, nell'introduzione: 

  1. Su iniziativa di una nuova generazione di leader civici della Toscana, costituiamo il coordinamento “Altra Toscana” fra liste, movimenti, realtà civiche della nostra regione.

  2. Siamo civici autonomi, impegnati con generosità e competenza per il buongoverno dei nostri territori, per le persone, le famiglie, gli anziani, i giovani, i bambini, le generazioni future.

  3. Siamo diversi, per origine e formazione politica e culturale: gruppi civici spontanei, inclusivi e trasversali, ispirati dai valori della Costituzione e uniti attorno a istanze locali; storici attivisti delle autonomie personali, sociali, territoriali; persone protagoniste di un buon civismo di scopo, che hanno messo in agenda per i loro comuni e per i loro territori ciò che da decenni viene trascurato dai partiti.

  4. Ci accomuna l’urgenza di rinnovare la politica toscana, affrontando insieme i problemi politici interterritoriali, rispettando e anzi promuovendo  le rispettive autonomie e diversità, per lasciare emergere, dal basso verso l’alto, con metodo confederale, proposte comuni, competenze ed energie.

 

Qui di seguito una cronaca, a caldo, di questa intensa mattinata di lavoro, moderata dalla giornalista Carlotta Buracchi.

Ha aperto i lavori il prof. Stefano Rolando, l'autore di "Civismo politico" (Rubettino, 2015), che ha parlato del civismo come necessità di ricostruire fiducia e partecipazione in un panorama politico ridotto in macerie. Un civismo originale e autonomo, che non deve esaurirsi in un mero collateralismo alle forze politiche oggi dominanti. Un civismo che sappia essere "G-Local", secondo l'intuizione di Piero Bassetti (il padre della Regione Lombardia).

E' stata cruciale, nella meditazione di Rolando, la necessità di vedere città, territori, regioni, come protagoniste della vita europea, ponendo quindi argine al ritorno dei nazionalismi (che hanno provocato decine di milioni di morti, nei conflitti mondiali e nel colonialismo). I politici che tornano a parlare più di "nazione" che di repubblica, o di paese, rischiano una deriva identitaria, peraltro fondata su una identità "immota", che in realtà è inesistente. Gli Italiani e gli Europei sono sempre continuamente cambiati, nella storia e ancora di più nella globalizzazione. Siamo immersi nel vortice dei cambiamenti resi possibile nell'era digitale, incredibilmente più veloci di quelli che sono stati sin qui fenomeni materiali, come lo spostamento fisico delle persone da un continente all'altro.

Il civismo ha avuto leader importanti nella storia della Repubblica e Rolando ha voluto ricordare Aldo Capitini, Adriano Olivetti, Marco Pannella. Persone che hanno saputo imporre ai partiti di allora temi concreti per il bene delle persone e delle comunità. Oggi i civismi hanno ancora una volta il dovere di mettere in discussione lo status quo, soprattutto quello imposto dagli attuali partiti, che sono ridotti a piramidi lideristiche.

Il secondo contributo culturale è stato quello di Giampaolo Sodano, oggi direttore della rivista Il Mondo Nuovo e protagonista della Federazione Civica Europea, una delle realtà che ha iniziato a tessere il dialogo interterritoriale fra civismi dei diversi territori. Sodano ha ricordato che il mondo è stravolto e distratto dalla rivoluzione digitale. Il computer che ciascuno di noi ha in tasca è uno strumento potentissimo, che pochi di noi sanno veramente controllare, sanno usare senza esserne "usati". Questo però non riduce, ma anzi aumenta la necessità di pensiero, profondità, spessore culturale, generosità politica, per affrontare problemi del mondo che, come la crisi ambientale e la concentrazione di potere finanziario, sono estremamente materiali, altro che virtuali.

Non verranno risolti dal continuo chiacchiericcio e dalle attraenti distrazioni disponibili sui nostri telefonini, ma dal ritorno in campo di leader politici che aspirino a servire, come statisti, le persone umane di oggi e le generazioni future.

Da notare che in questa iniziativa tutta locale, regionale, toscana, nata dal basso, orizzontale e inclusiva, si stanno incontrando e intersecando diverse reti: coordinamenti civici territoriali e provinciali che erano già attivi, come l'iniziativa "Toscana dei Cittadini", promossa dai civici di Scandicci e da altri giovani leader di cui abbiamo già parlato più volte su questo blog; il "Patto Civico Intra Tevere et Arno" che ha eletto Marta Mancianti nel consiglio provinciale di Arezzo l'anno scorso; esponenti delle reti di amministratori locali d'ispirazione cristiana; simpatizzanti del mondo cristiano-sociale; persone impegnate nel sociale e nel volontariato; esponenti locali che hanno rotto con il verticalismo dei partiti tradizionali; gli storici attivisti per le autonomie personali, sociali, territoriali di OraToscana (a loro volta collegati con altri territori italiani ed europei attraverso Autonomie e Ambiente e EFA-Alleanza Libera Europea); cittadini che hanno partecipato a iniziative civiche regionali del passato, come Orgoglio Toscano, Patto per la Toscana, Toscana Civica; persone di altre reti piccole o grandi d'impegno civico e ambientale.

Hanno portato un saluto: Giampaolo Giannoni (dirigente regionale del sindacato infermieri NURSIND); il consigliere regionale civico Andrea Ulmi (Gruppo misto - Merito e Lealtà); Alessandro Polcri (presidente civico della Provincia di Arezzo). Sono stati presenti Paolo Marrocchesi (Toscana Civica) e Alecs Bianchi (Rete Civica - Progetto Emilia-Romagna).

Fra gli intervenuti ricordiamo: Giovanni Bellosi (Scandicci Civica), uno dei più attivi fra i promotori e garanti della nuova rete "Altra Toscana"; Mauro Vaiani (OraToscana); Claudio Lucii (Vivi Poggibonsi); Riccardo Galimberti (RiBella Firenze); Benedetta Manetti (Più Certaldo); Catia Naldini (Liste Civiche Sangiovannesi); Riccardo Tartaglia (Cittadini per Fiesole); Francesca Marrazza (RiBella Firenze); Federico D'Anniballe (Insieme Cambiamo Ponsacco); Francesco Carbini (Liste Civiche Sangiovannesi - centro culturale Agorà); Marco Cannito (Città Diversa - Livorno); Andrea Poggianti (La mia Empoli - lista civica); Marco Donati (Scelgo Arezzo). Molte altre persone presenti hanno dovuto rinunciare a parlare per inevitabili limiti di tempo.

Nel dibattito sono emerse le questioni che stanno più a cuore alle persone e alle comunità locali nella nostra Toscana: la necessità di prossimità nella sanità; le questioni sociali; la compiutezza e l'ammodernamento delle infrastrutture; l'innovazione economica; la protezione dell'ambiente e di un cibo sano prodotto dall'agricoltura locale. Non è mancato, da più parti, un riferimento all'erosione drammatica della partecipazione e della democrazia, di cui sono responsabili le piramidi politiche del centrosinistra e del centrodestra. I partiti che appartengono a questi due schieramenti dominanti sono autoreferenziali, chiusi, incapaci di far emergere nuove competenze, ossessionati dalla spartizione di posti.

Giovanni Bellosi e Mauro Vaiani hanno voluto fare una battuta sul magheggio del "40%", che è stato annunciato dal centrodestra in Parlamento in questi ultimi giorni: questi partiti che ormai convincono a votare solo il 40% degli elettori, vogliono far vincere i loro sindaci con il solo 40% dei voti validi. Una triste competizione a chi prende meno voti e più potere. Il centrosinistra, se fosse veramente sincero nell'opporsi a un quorum di solo il 40% per l'elezione dei sindaci, dovrebbe avere il coraggio di togliere lo stesso quorum che vige nella legge elettorale regionale e che ha consentito loro di evitare sempre il temuto ballottaggio.

Le conclusioni sono state affidate al sindaco di Viareggio Giorgio Del Ghingaro, un amministratore di lunga esperienza e di comprovata autonomia dalle attuali piramidi politiche dominanti (tutte), che ama definirsi "civico, libero, matto".

Nell'accettare di essere il referente e portavoce regionale del coordinamento "Altra Toscana", Del Ghingaro ha riassunto alcuni degli impegni programmatici che questa nuova realtà civica toscana sta scrivendo, per poi trasformarli in fatti concreti, per il bene delle persone e delle comunità: per una sanità pubblica e universale, in cui non si deve solo spendere di più, ma riformare, semplificare, riportare sul territorio, da rendere sempre più vicina a una popolazione che - grazie al cielo - invecchia perché vive più a lungo; per l'innovazione, la sostenibilità ambientale, la prosperità dei distretti industriali, che sono un patrimonio prezioso della Toscana; per l'ambiente, su cui continua un impegno per "rifiuti zero" e per una economia circolare, di cui Del Ghingaro è stato, ormai da un quarto di secolo, un operoso realizzatore, non uno dei tanti "annunciatori". Il sindaco di Viareggio ha aggiunto anche delle riflessioni sulle politiche sociali, sul diritto alla casa e sull'integrazione nel lavoro di chi è rimasto indietro, perché la povertà cresce, anche in Toscana.

L'Altra Toscana ha dimostrato di esserci e di poter avviare, con umiltà e competenza, un lavoro comune, diventando punto di riferimento per centinaia di realtà civiche della Toscana.

Chiudiamo invitandovi all'ascolto di un breve estratto dall'intervento di Giorgio Del Ghingaro, dedicato all'ambiente. 

 


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sabato 30 novembre 2024

Una festa civica della Toscana


Nel giorno della festa della Toscana, sabato 30 novembre 2024, si è riunito a San Giovanni Valdarno un ampio forum civico sul tema "L'impegno civico per le persone, per i territori, per la Toscana", promosso dall'associazione politico-culturale Agorà.

Nella foto, da sinistra verso destra, gli oratori nella foto di gruppo al termine dei lavori: Federico D'Anniballe (Insieme Cambiamo Ponsacco); Marta Mancianti (consigliere provinciale Patto Civico Arezzo); Gianni Nicolosi (Senso Civico Carmignano); Giovanni Bellosi (Scandicci Civica); Giorgio Del Ghingaro (sindaco civico di Viareggio); Francesco Carbini (Agorà, che ha moderato l'incontro); Catia Naldini (Liste Civiche Sangiovannesi); Marco Donati (Scelgo Arezzo); Enrico Buoncompagni (Movimento Civico Fare Ora Figline-Incisa).

Da remoto è intervenuto il prof. Stefano Rolando, con una lezione sui principi di un civismo rigeneratore della politica e delle autonomie italiane, che merita di essere approfondito e lo faremo prossimamente.

Il prof. Rolando sostiene da anni iniziative per confederare i civismi italiani e incoraggiarli a coltivare una prospettiva interterritoriale per il rinnovamento politico e civile della Repubblica. Sempre da remoto è intervenuto il dott. Giampaolo Sodano (direttore de "Il Mondo Nuovo"). Mauro Marzucchi (Polis Siena), essendo impossibilitato a essere presente, ha mandato un significativo contributo scritto.

Fra i numerosi amministratori e attivisti presenti, vogliamo ricordare Francesca Marrazza e Riccardo Galimberti (RiBella Firenze).

Per Autonomie e Ambiente - OraToscana era presente Mauro Vaiani.

Gli interventi sono stati tutti appassionati e profondi. Sono stati toccati i temi che spingono, dal basso, i civici a impegnarsi per i loro territori, qui in Toscana e oltre. Ne ricordiamo alcuni, in modo schematico:

- la crisi della rappresentanza e del dibattito democratico, vissuta in prima persona nei consigli dai consiglieri comunali, privati di poteri, di competenze, di possibilità di discutere;

- il problema del "bipolarismo", che se a livello nazionale è violento e sterile, in periferia diventa addirittura una caricatura: non solo le minoranze civiche e indipendenti sono silenziate (o addirittura escluse dalle istituzioni da leggi elettorali ingiuste), ma gli stessi consiglieri dei blocchi di "sinistra" e di "destra" sono ormai ridotti a meri figuranti che alzano la mano secondo gli ordini della loro scuderia;

- i civici si vantano, giustamente, di essere in politica vivendo del "loro", rimettendoci in termini di energie e tempo che sottraggono alle loro famiglie e al loro lavoro; la loro generosità, però, viene letteralmente combattuta dalle piramidi politiche dei partiti; tutto congiura perché i civici si logorino e le loro esperienze non si radichino nella storia delle comunità;

- i civici lottano perché le amministrazioni locali non siano svuotate di risorse, competenze, poteri, per rispondere concretamente alle esigenze dei loro cittadini, dalla sanità al territorio, alle prospettive culturali e di sviluppo economico; nei partiti verticali, al contrario, il personale politico è sempre meno competente, meno capace di ascoltare gli elettori, meno vicino alla gente;

- il civismo deve accettare la sfida del confederalismo territoriale per partecipare a progetti politici di rinnovamento ai livelli superiori, intercomunali, provinciali, regionali, statali, europei; servono (e qui le esperienze delle reti civiche più antiche, come Autonomie e Ambiente, potrebbe essere d'aiuto, ndr) forme di coordinamento politico leggere, orizzontali, inclusive, rispettose delle diversità, ma capaci di far emergere una nuova generazione di leader locali.

La Toscana ha bisogno di una scossa. Giorgio Del Ghingaro, sindaco di Viareggio, che ha rivendicato la sua storia ventennale di sindaco civico libero e - agli occhi dei capi della politica verticalizzata di oggi - "matto", l'ha chiesta, ne ha disegnato i contorni e ha promesso di contribuire ad essa, anche in vista delle elezioni regionali toscane del 2025.


Segnaliamo che il prof. Stefano Rolando ha già reso disponibile il suo intervento di oggi a S.Giovanni Valdarno:

https://stefanorolando.it/?p=9993

Vale davvero la pena!


domenica 6 febbraio 2022

Confederarsi tra territori contro il centralismo

L'assemblea ecologista che si è tenuta ieri, sabato 5 febbraio 2022, a Firenze, ha riunito alcune centinaia di attivisti, studiosi, amministratori locali di un vasto mondo civico, ambientalista, tra i quali alcune persone con una chiara visione territorialista, localista e autonomista.

Per attivisti di vecchia data come chi scrive, inevitabile è il confronto con il lavoro di trent'anni fa per la creazione di un'area confederata tra movimenti e persone civiche, verdi, federaliste. Alcune cose s'intravedevano già allora, almeno tra pochi coraggiosi che si riunirono alla fine del 1991 all'Unione Inquilini di Vincenzo Simoni e Stefania Ferretti.

Purtroppo quel lavorìo dell'inizio degli anni Novanta finì nelle catacombe, mentre nella Repubblica, nelle istituzioni europee, nella globalizzazione, si avviarono pericolosi processi centralisti e autoritari.

Possiamo, dobbiamo tener desta la speranza, dopo questi due anni di infodemia, sindemia, pandemia, centralismo autoritario e terrore, spoliazione dei territori e violazione dei corpi. Sono state distrutte molte illusioni e molte altre menzogne verranno presto smascherate, a cominciare dalle follie del centralismo tecnocratico della Eurozona.

Trent'anni dopo, il localismo che allora fu emarginato, oggi si ripresenta, testardamente, come una prospettiva feconda. 

Lo hanno testimoniato i Verdi del Sudtirolo, rappresentati ieri da Riccardo Dello Sbarba (Volterranno trapiantato a Bolzano) e Brigitte Foppa (la capogruppo dei verdi nel landtag di Bolzano). Lo testimoniano persone di una nuova generazione civica, ambientalista e autonomista, come Giulia Massolino, neoeletta consigliera comunale di Adesso Trieste, una lista civica vicina al Patto per l'Autonomia del Friuli-Venezia Giulia.

Occorre confederare movimenti politici territoriali, determinati a perseguire l'autogoverno dei territori, per costruire una presenza politica ed elettorale significativa per fermare il centralismo autoritario nella Repubblica Italiana e oltre.

Trent'anni dopo oggi c'è Autonomie e Ambiente, per riprendere un antico discorso confederalista, territorialista, civico, autonomista, ambientalista. Sarà capace di un dialogo serrato con tutti coloro che si sono riuniti ieri a Firenze.

Non è troppo tardi per fare qualcosa di buono qui e ora, magari già per le elezioni politiche del 2023.

Se fallissimo ancora una volta, avremmo comunque consegnato alle generazioni future i valori di una politica buona, pensata e fatta dal basso, da comunità locali, a misura di persona umana, per la pace, la giustizia, la salvaguardia del creato.

Un futuro, insomma, forse l'unico oggi immaginabile, per esseri umani che vogliano restare tali.


Giulia Massolino a Firenze, 5/2/2022

Brigitte Foppa e Riccardo Dello Sbarba (Verdi Sudtirolo) a Firenze, 5/2/2022



 

  

sabato 4 settembre 2021

Un Cuore per Vecchiano, il domani della politica toscana

 


Riceviamo e volentieri rilanciamo:

E' ufficiale, alle elezioni comunali di Vecchiano dei prossimi 3-4 ottobre 2021, sarà presente la lista civica ambientalista autonomista "Un Cuore per Vecchiano". Il comune ha 12.000 abitanti, è in provincia di Pisa, in una posizione strategica ai confini con la Versilia e con Lucca. Il suo territorio spazia dal parco nazionale di San Rossore, al basso corso del Serchio, al lago di Massaciuccoli, ricco di un patrimonio naturale e culturale immenso.

La lista candida come sindaco il dott. Vincenzo Carnì, informatore scientifico classe 1964. In lista ci sono sette donne e nove uomini. Questi i 16 nominativi, nell'ordine in cui compaiono nella lista: 1) Enrico Botta (consulente e autore); 2) Giuliano Baldacci (pensionato); 3) Luca Boccia (operaio); 4) Francesco Grossi (imprenditore agricolo); 5) Debora Melani (impiegata in azienda privata); 6) Simone Morteo (impiegato nel terzo settore); 7) Letizia Petrucci (babysitter); 8) Giulia Rimonti (impiegata in azienda privata); 9) Raffaele Rindi (artigiano); 10) Elisabetta Scatena (insegnante); 11) Roberto Stella (detto anche "zio", trasportatore); 12) Maria Elena Toscano (impiegata in azienda di consegne); 13) Cinzia Tozzi (pensionata); 14) Silvia Vannucci (imprenditrice servizi agli animali e nel turismo); 15) Mauro Vaiani (impiegato comunale, studioso e attivista, da anni vicino al civismo autonomista di Vecchiano); 16) Massimo Baldacci (odontotecnico).

Il gruppo civico è stato fondato nel 2018. Tra i suoi mentori ricordiamo Ione Orsini, da decenni impegnata nella vita politica del suo comune natale, e Mauro Vaiani, l'esponente civico, ambientalista e autonomista che, sin dagli anni in cui viveva e lavorava a Pisa, si è appassionato a Vecchiano e al suo territorio.

Era ormai un decennio che, fallite o esaurite le vecchie esperienze di alleanza tra civismo e alcune (poche) porzioni liberali del centrodestra toscano, il mondo civico ambientalista e autonomista lavorava per una proposta politica innovativa.  Si è lavorato sodo e si dovrà ancora lavorare tanto per coinvolgere ampi strati sociali in una nuova stagione autonomista, dopo le delusioni cocenti che ci hanno riservato il centrosinistra, i Cinque Stelle, il centro e il centrodestra.

Sono state fatte da "Un Cuore per Vecchiano" delle scelte molto nette: assoluta indipendenza dai partiti nazionali; esclusione dalla lista di chiunque fosse portatore di anche solo eventuali conflitti d'interesse; pur senza entrare in polemiche inutili sugli anni che sono stati lasciati passare senza sufficiente impegno politico e amministrativo, promuovere un drastico rinnovamento delle persone elette in consiglio comunale. Fare il consigliere comunale d'opposizione è veramente dura, oggi, non solo nei piccoli e medi comuni, e quindi ripetiamolo: nessun rancore, ma nessuna riproposizione del già visto. 

Sui conflitti d'interesse, "Un Cuore per Vecchiano" vuole essere chiara e precisa, per non lasciar adito ad alcuna speculazione: costruttori, architetti e geometri, nel campo dell'edilizia privata, sono portatori d'interessi legittimi, ma è assolutamente preferibile che le loro istanze siano decise da organi e commissioni di cui essi stessi non fanno parte.

Nella lista "Un Cuore per Vecchiano" sono rappresentate competenze e categorie professionali su cui si dovrà basare il futuro di Vecchiano: educazione, arte, cultura, salute, servizi alla persona, innovazione tecnologica, agricoltura, artigianato, turismo, logistica.

Il simbolo evoca con semplicità il tema del “Cuore” che è stata la parola chiave di questa iniziativa civica ambientalista e autonomista sin dalla sua partenza. All’interno del cuore c’è un profilo che evoca il campanile di Vecchiano. Bianco e rosso sono i colori dominanti, come si addice alla nostra identità toscana. Il verde sullo sfondo ci ricorda che la svolta ambientalista è cruciale per le generazioni future. I tre colori, bianco, rosso e verde, ricordano quelli della Repubblica delle Autonomie.

Nel programma, depositato ieri all'albo pretorio del comune (e che questo blog si propone di approfondire, ndr), si affrontano temi cruciali sul futuro di Vecchiano e delle sue frazioni, Avane, Filettole, Nodica, Migliarino. E' necessaria la svolta ambientale, che nel breve termine significa custodia e cura del territorio, la fine di ogni ulteriore cementificazione, la depurazione, la sostenibilità dell'agricoltura. Nel medio-lungo termine, la svolta ambientale deve significare che si ricostruisce una economia locale, che si riciclano localmente i rifiuti, che si diventa un comune che consuma poca energia e solo di origine rinnovabile, che si riduce anche, con una iniziativa pubblica, l'inquinamento che non si vede, quello elettromagnetico.

Si trovano nel programma stimoli di grande profondità sul futuro della salute dei nostri abitanti, che non può essere fondata altro che sulla prossimità e la prevenzione, oltre che sul rispetto della dignità e della libertà della persona umana (altro che centralismo sanitario e "greenpass", ndr).

Infine, nel programma, emerge forte la cultura delle autonomie, della partecipazione, della costruzione di una democrazia che non sia solo andare a votare ogni cinque anni per un sindaco-podestà e per una maggioranza precotta (come purtroppo prevedono le attuali norme elettorali, ndr).

"Un Cuore per Vecchiano" è un piccolo miracolo. Le radici civiche, ambientaliste, autonomiste c'erano ed erano già profonde, ma, dopo questi due anni terribili di chiusure, propaganda, terrore, è stato solo grazie alla dimensione umana della vita dei cinque paesi che formano il comune, che si è potuta formare una lista così innovativa, sottoscritta da 100 cittadini nel giro, letteralmente, di poche ore.

Con la partecipazione alle elezioni, fa un decisivo passo avanti un progetto a lungo termine per un radicale rinnovamento della vita civica e politica del comune di Vecchiano. E' anche una speranza per il domani di tutto il mondo civico, autonomista e ambientalista della Toscana. 

E' passato solo un anno dal generoso, faticoso, gracile (e infine ingiustamente bloccato) tentativo del Patto per la Toscana, per una "Toscana come il Trentino", per una rete "Libera Toscana", per una nuova generazione di leader locali, per esprimere una capacità di lavoro politico autonomo (fatto da Toscani per la Toscana), per mettere in rete liste civiche, realtà ambientaliste, piccoli movimenti autonomisti o amici delle autonomie. 

Questa lista civica ambientalista e autonomista di Vecchiano dimostra che quella necessità di civismo, ambientalismo, autonomismo, è più viva che mai ed è il domani migliore che si possa augurare alla politica toscana, in questo momento storico in cui i partiti nazionali sembrano, politicamente parlando, degli zombie tenuti in vita solo dal potere e dai media che ne sono al servizio.

"Un Cuore per Vecchiano" deve farcela, mettendoci il CUORE.

Auguri di buona campagna al candidato sindaco Vincenzo Carnì. Complimenti al gruppo di coordinamento, composto da Debora Melani, Roberto Stella, Maria Elena Toscano, Enrico Botta, Elisabetta Scatena e dal vecchio attivista "esterno" Mauro Vaiani. Un saluto pieno di affetto e di rispetto per la garante della lista, Ione Orsini.

Un gruppo di liberi toscani

 per maggiori informazioni, scrivete a: uncuorepervecchiano@gmail.com

per conoscere meglio la lista: https://www.facebook.com/UnCuoreperVecchiano/

 

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Da La Nazione di Pisa del 28/8/2021, la bella pagina dedicata ai giovani e ai lavoratori della lista civica ambientalista autonomista Un Cuore per Vecchiano



sabato 1 agosto 2020

Per la Sardegna e contro il colonialismo italiano



Il 22 luglio 2020 scorso, il titolare di questo blog, Mauro Vaiani, e Pier Franco Devias hanno registrato una conversazione sul pieno autogoverno della Sardegna. Ve ne presentiamo un estratto, con l'intento di raggiungere un pubblico di lingua italiana media, potenzialmente molto ampio, che potrebbe essere in grado di comprendere la complessità, l'importanza e anche l'urgenza della questione sarda.
La Repubblica delle Autonomie italiane, quando si guarda riflessa nelle acque limpide della Sardegna, come in uno specchio, si vede per quello che è: uno stato malato di centralismo, autoritarismo e colonialismo, che opprime e distrugge un'altra piccola nazione, la Sardegna.
Mauro Vaiani, il blogger di Diverso Toscana e uno dei vicepresidenti di Autonomie e Ambiente, la sorellanza di forze decentraliste attive in ogni territorio della Repubblica Italiana, legata alla Alleanza Libera Europea (Free European Alliance).
Pier Franco Devias (Predu Frantziscu), di Nuoro, è stato sin da giovanissimo attivo nella sinistra indipendentista sarda. Nel 2016 è stato tra i fondatori di Liberu (denominazione ufficiale: LIBE.R.U. Lìberos Rispetados Uguales), di cui è attualmente segretario nazionale. 
Il progetto politico di Liberu prevede, in prospettiva, la fondazione di una repubblica sarda sovrana e interconnessa, in modo paritario - finalmente, dopo secoli di colonialismo - con tutti gli altri territori d'Europa, del Mediterraneo, del mondo.
Liberu e Autonomie e Ambiente hanno avviato un dialogo che si sta rivelando promettente, su temi urgenti di difesa della Repubblica delle Autonomie e nella prospettiva di una controffensiva culturale e politica per porre fine alle ricorrenti tentazioni centraliste e autoritarie del sistema politico italiano.
Nella conversazione, tra gli altri temi, si rievoca anche il drammatico arresto degli indipendentisti sardi del 2006, una operazione che non si deve esitare a definire una vergognosa persecuzione politica. Il processo a questi "pericolosi" indipendentisti sardi, ovviamente, dopo quasi un quindicennio, è ancora in alto mare - un diniego di giustizia che, anch'esso, dice molto dello stato in cui viviamo e di quanto sia dura vivere sotto il centralismo autoritario italiano.
Buon ascolto.


 

mercoledì 8 aprile 2020

Internazionalismo, non cosmopolitismo



Riprendo da una conversazione riportata nel gruppo "Uniti per la Costituzione", animato dal bravo avvocato pratese Michele Giacco, di ieri 7 aprile 2020. Questo post nasce per il gruppo autonomista su Facebook "Pratesi per la Repubblica delle Autonomie" e per i socialisti autonomisti toscani, ma crediamo che possa servire anche a molte altre persone che credono in una #LiberaToscana, che si stanno domandando come liberare le persone, i territori, le nazioni, dalle catene della finanza globalista, da un cosmopolitismo minaccioso, vera e propria incarnazione dell'incubo dello "stato mondiale", cioè dell'intero pianeta ridotto ad un unico grande carcere, con l'intera umanità sottomessa a pochissimi privilegiati padroni del mondo.


Un centinaio di intellettuali italiani, facenti capo alla Fondazione Basso, ha firmato un appello alla Ue che si caratterizza per mediocrità e superficialità. L’amico Roberto Passini lo ha giustamente criticato in una corrispondenza con lo scrittore e saggista Thomas Fazi. Da Fazi è arrivata una arguta risposta, che riportiamo qui di seguito:

"L’Unione europea non è solo mercato comune dotato di moneta unica. È soprattutto una comunità politica definita dalla condivisione di valori politici basilari quali l’uguaglianza, la dignità della persona, la pace, la solidarietà, i diritti civili e i diritti sociali attribuiti a tutti i cittadini europei». Così inizia un vomitevole "appello per la solidarietà europea" della fondazione che porta il nome di Lelio Basso, un grande intellettuale, politico, giurista e costituente italiano, il quale fino agli anni ‘70 del secolo scorso, come ricorda Roberto Passini, in più occasioni utilizzò parole di fuoco per descrivere la lex mercatoria impersonata dall’allora CEE, la globalizzazione liberale versus l’internazionalismo dei lavoratori e la siderale distanza di questi rispetto alla democrazia sociale incarnata dalla Costituzione del 1947! Figuriamoci come avrebbe tuonato in questi anni e ora contro questa tecnostruttura liberale liberista che è la UE, infinitamente peggiore della CEE, nonchè matrice di disuguaglianza e ingiustizia sociale impensabile rispetto ai suoi tempi. La cosa surreale è che l'accusa di "cieco nazionalismo" che l'appello muove a chi oggi critica l'architettura europea è la stessa che al tempo i liberali muovevano contro Basso, che rispondeva così:

«Ed ecco che noi assistiamo a questo punto al passaggio improvviso di quelle borghesie occidentali dal vecchio esasperato nazionalismo ad un’ondata di cosmopolitismo. Ma così come il sentimento nazionale del proletariato non ha nulla di comune con il nazionalismo della borghesia, così il nostro internazionalismo non ha nulla di comune con questo cosmopolitismo di cui si sente tanto parlare e con il quale si giustificano e si invocano queste unioni europee e queste continue rinunzie alla sovranità nazionale. [...] L’internazionalismo proletario non rinnega il sentimento nazionale, non rinnega la storia, ma vuol creare le condizioni che permettano alle nazioni di vivere pacificamente insieme. Il cosmopolitismo di oggi che le borghesie, nostrana e dell’Europa, affettano è tutt’altra cosa: è rinnegamento dei valori nazionali per fare meglio accettare la dominazione straniera».


* * *

Un po' di memoria occorre. Chi si dice socialista, chi si dice anarchico, chi si dice libertario, ma anche chi si dice liberale, dovrebbero capire che ciò in cui credono DEVE ESSERE INEVITABILMENTE INCARNATO in un mondo globalizzato dove sono cambiati non solo i meccanismi dello sfruttamento, ma le loro dimensioni. E i cambiamenti di scala, in politica e in geopolitica, in economia e nella vita sociale, NON LASCIANO NULLA COM'ERA PRIMA.

Ciò che riterreste accettabile nella gestione del vostro quartiere, una volta portato a livello di una intera città o di un intero territorio, potreste scoprirlo essere ABNORME. Ciò che va bene per la vostra regione, una volta imposto a intere repubbliche e continenti, sarà certamente AUTORITARIO (o, se va veramente molto bene, almeno percepito da molti come tale). Vivere in centro, piuttosto che in periferia non è la stessa cosa, INDIPENDENTEMENTE DA QUANTA distanza c'è tra periferia e centro stessi.

Basso, Gramsci, ma anche Lussu, Canepa e tanti altri pensatori socialisti e democratici (ma anche tanti altri più a sinistra o più a destra di loro), avevano, entro la mentalità del loro tempo, consapevolezza che OGNI TERRITORIO DOVEVA AUTOGOVERNARSI, contribuendo, liberando se stesso, alla libertà e alla pace internazionale, nel quadro di un vero internazionalismo, non di un pauroso e totalitario cosmopolitismo.

Lelio Basso, insomma, viene tradito dalla fondazione che ne porta il nome... Triste.


sabato 30 novembre 2019

Intervento di Mauro Vaiani ad Aosta



Riportiamo qui la sintesi dell'intervento del dott. Mauro Vaiani al congresso della Union Valdôtaine del 30 novembre 2019 (http://www.unionvaldotaine.org/datapage.asp?id=1566&l=1)


Gressan (Aosta), sabato 30 novembre 2019

Sintesi dell’intervento di Mauro Vaiani Ph.D.
al congresso della l’Union Valdôtaine

Ringrazio di cuore dell’invito e dell’accoglienza. Vi porto il saluto di un ampio schieramento di forze civiche, ambientaliste e autonomiste con le quali il nostro autonomismo toscano è collegato. 


Sono anche emozionato, considerato che parlo davanti a una platea storicamente fedele ai valori della Carta di Chivasso, che sono ancora oggi di ispirazione per tutti noi, oltre che consonanti con I valori del nostro antico CTLN (Comitato Toscano di Liberazione Nazionale), l’organismo che mobilitò I toscani durante la Resistenza e che ospitò al proprio interno intuizioni autonomiste sorte in antitesi al deteriore e infine scellerato centralismo dello stato italiano (prima “liberale”, poi nazionalista e colonialista, e infine fascista).

Sono cittadino di Firenze, ma sono anch’io un po’ montanaro, per le mie origini mugellane. Come voi sapete bene, nella durezza e nella povertà della vita di montagna, non importa quante volte si cada, si venga umiliati, si subiscano privazioni. La gente di montagna si rialza sempre. E così faremo noi, con i nostri antichi valori decentralisti.

Il nostro umanesimo autonomista, aggiornato in un moderno decentralismo, è e resterà la tendenza politica più importante del nostro tempo, l’unico futuro possibile a misura d’uomo, l’unica speranza per il bene delle generazioni future.

Certo dobbiamo farlo insieme, costruendo una rete la più inclusiva possibile, per resistere insieme alle minacce che incombono sulla nostra Repubblica delle Autonomie e sulla nostra Europa delle regioni e dei popoli.

Lo facciamo per difendere le nostre identità e diversità locali. Lo facciamo per essere interpreti dei nostri legittimi interessi territoriali. Non solo per identità e interessi, però. Lo facciamo perché vogliamo che le persone abbiano la dignità di decidere del futuro della propria comunità, di autogovernarsi nel proprio territorio, di eleggere I propri leader locali, che siano davvero vicini a loro, tanto che ognuno possa tirarli per la giacca, invece che subire la dominazione di chi è in alto, altrove, sempre troppo lontano e disattento.

Un tempo avevamo problemi anche fra di noi, per esempio fra indipendentisti e autonomisti, ma noi oggi, riflettendo sulla necessità dell’autogoverno per tutti, dappertutto, stiamo diventando più capaci di cooperare. Del resto, cosa vuol dire nel mondo di oggi essere “indipendenti”? Una regione autonoma come la Valle d’Aosta si autogoverna molto più di quanto sia possibile per un paese dell’Africa rimasto sotto il tallone del neocolonialismo...

Noi dobbiamo essere uniti perché I nostri territori siano, prima di tutto, “meno in dipendenza”. I valori dell’autogoverno, poi, con il tempo, si affermeranno per tutti, dappertutto.

Ci stiamo accorgendo che ovunque incontriamo persone e gruppi civici, ambientalisti, localisti, che non si sono mai occupati di federalismo e non hanno mai studiato nulla del nostro autonomismo, con cui però, appena parliamo di autogoverno, riusciamo a sintonizzarci e a costruire percorsi comuni (questo ci è successo, per esempio, in Romagna, in Umbria, a Napoli e persino nella città di Roma).

Le esperienze più diverse riescono ad allearsi e ad avere un percorso comune, quando si condivide una visione orizzontale della vita. Tutti coloro che vedono con diffidenza la concentrazione di potere e di ricchezze, sono potenzialmente con noi in un moderno decentralismo.

Venendo alla necessità di lavorare insieme, dalla Toscana, ma anche dal Friuli e dalla Sicilia, dove ci sono le forze sorelle con cui collaboriamo sempre più strettamente (Patto per l’Autonomia FVG e Siciliani Liberi), vi porto alcune istanze, che ovviamente mi limito a elencare per punti:

- AMBIENTE - Noi dobbiamo essere gli interpreti della svolta ecologista dei nostri territori; nessuno, se non governi locali molto forti, può attuare le raccomandazioni della comunità scientifica internazionale, paesino per paesino, valle per valle, territorio per territorio, nel rispetto di tutte le nostre tradizioni, piante, animali; siamo noi il principale motore di cambiamento ambientalista.

- EUROZONA – Sappiamo che tante cose non funzionano, ma non lasceremo certo che se ne occupino forze che da vent’anni fanno parte dello status quo. Se persone come Meloni o Salvini avessero avuto buone idee per un diverso sistema monetario, le avrebbero espresse, magari quando erano al potere. L’Euro è un bene comune e su una politica monetaria europea diversa, diremo la nostra. Presto vi inviteremo a un momento di studio, su questo, insieme al professore Massimo Costa, promotore e punto di riferimento dei Siciliani Liberi.

- STATO DELLE AUTONOMIE – Voi sapete benissimo quanto sia grave il processo di soffocamento delle autonomie esistenti, da parte delle tendenze centraliste. Le autonomie speciali di Sicilia e Sardegna, per esempio, sono schiacciate da decenni da processi che non esito a chiamare di vero e proprio neocolonialismo interno. La promessa delle autonomie differenziate per Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna, sta venendo tradita, attraverso la proposta di testi che sono o inattuabili, oppure pericolosi.

- FORMA DI GOVERNO – Mi spiace che sembri che un esterno voglia entrare in un vostro dibattito interno sul presidenzialismo come forma di governo per la vostra regione, ma noi, su queste figure che inevitabilmente accentrano un grande potere, abbiamo sempre più dubbi. Di certo non vogliamo alcuna forma di presidenzialismo per un territorio vasto come l’Italia. Sarebbe la morte della nostra Repubblica delle Autonomie. Diventeremmo come la Turchia.

- RAPPRESENTANZA – Dobbiamo lottare, insieme, per leggi elettorali più giuste, che consentano a tutti I territori della Repubblica di avere I propri rappresentanti alla Camera, al Senato, al Parlamento Europeo.

Chiudo dicendovi, con rispetto ma anche con urgenza: ATTREZZIAMOCI INSIEME, aggiornando I rapporti tra di noi e quelli con i decentralisti di tutta Italia e d’Europa (a cominciare da tutte le forze sorelle dell’Alleanza Libera Europea).

Vediamoci regolarmente per produrre politiche comuni, per renderci sempre più visibili e più incisivi (anche sui media nazionali, dove purtroppo impazzano le follie e gli slogan del centralismo più prepotente, del populismo più impreparato, di un sinistro neonazionalismo “italiano”).

Grazie ancora, in particolare al presidente Erik Lavevaz.

Grazie, in modo del tutto particolare, al senatore Albert Lanièce, che conduce un lavoro esemplare nel gruppo delle Autonomie al Senato.

Avanti insieme, animo!

mercoledì 26 giugno 2019

Territorializzare le imposte, la grande sfida




Vogliamo davvero sfidare le ingiustizie sociali e le disparità territoriali, in Italia e oltre? Accettiamo davvero fino in fondo, allora, la sfida della territorializzazione delle imposte.
Partiamo dall'imposta più universale e generale della modernità globalizzata, quella che in Italia e in Europa si chiama IVA (imposta sul valore aggiunto).
Se compriamo qualcosa, paghiamo quasi sempre una piccola o grande quota di IVA, come consumatori finali, non solo in Italia, ma in molte parti del mondo.
Essendo una tassa imposta alle persone che consumano, essa dovrebbe essere sempre pagata alle autorità del territorio dove queste stesse persone vivono, si curano, ricevono servizi sociali vari (tra cui lo smaltimento rifiuti).
Territorializzare l'IVA sarebbe una rivoluzione per l'Italia (ma anche per l'Europa, ma anche oltre).
Non stiamo parlando di una novità assoluta (esistono diversi esempi di tasse locali sulla vendita al consumatore finale nel mondo).
Tuttavia stiamo parlando di una riforma che per l'Italia (e non solo) sarebbe comunque rivoluzionaria.
Immaginatevi di essere un cittadino toscano che compra beni da reti commerciali che hanno la sede fiscale e legale fuori dalla Toscana (quasi tutte, a dire il vero). Oggi l'IVA pagata se ne va. Se la territorializzassimo questa risorsa resterebbe qui, dove viviamo.
Sembra un vantaggio e probabilmente lo sarebbe davvero.
Nello stesso tempo però, non dimentichiamolo visto che la Toscana è anche un territorio fortemente esportatore, dovremmo rinunciare a molta IVA che ci viene dai consumatori non toscani che comprano, magari in rete, prodotti toscani da aziende toscane.
Invece, l'IVA pagata e viaggiatori, a chi dovrebbe andare? Anche su quello ci vorrebbero regole semplici ed eque. Se dormo una notte a Firenze, sembra giusto pagare l'IVA a Firenze. Se viaggio su un treno regionale, sembra ragionevole pagare l'IVA alla società toscana che gestisce i treni regionali. Se prendo un aero da Pisa per Parigi, pare ragionevole pensare che la mia IVA dovrebbe essere pagata in parte qui e in parte là.
I dettagli sono importanti e delicati, ma il concetto è promettente.
Lo è in particolare se pensiamo agli immensi profitti che poche grandi centrali di vendita online realizzano in Toscana, senza che una sola briciola della loro IVA resti sul nostro territorio (sì, stiamo parlando anche di Amazon...).
Se la territorializzazione di una imposta come l'IVA farebbe bene a un territorio come quello della Toscana, pensate quanto più farebbe bene a territori che sono, a causa di storici fenomeni di colonialismo e marginalizzazione, ben più deboli e poveri della Toscana, come gran parte del Sud, la Sicilia, la Sardegna.
In quelle regioni la popolazione e i redditi sono inferiori alle medie della Toscana. Sono importatori di beni e prodotti dalle regioni più forti e più industrializzate. Se potessero trattenere sul territorio la loro IVA, avrebbero in tempi rapidi molte più risorse da investire nella loro emancipazione (senza che questo, si badi, esoneri nessuno dalla responsabilità di attuare l'art. 119 della nostra Costituzione, sulla solidarietà interterritoriale).
Sarebbe, la territorializzazione delle imposte, il primo e necessario passo per dare finalmente attuazione anche all'autonomia speciale della Sardegna e della Sicilia, per porre fine allo sfruttamento del Sud da parte delle elite centraliste, per avviare in modo serio ed equilibrato l'attuazione di tutte le autonomie, comprese quelle cosiddette "differenziate". 
Maggior autogoverno, maggior controllo sulle proprie risorse (anche e soprattutto quando sono scarse), maggiore autonomia finanziaria, maggior federalismo fiscale, sono una cosa seria.
Non lasciamole ai chiacchieroni, agli ignoranti che non sanno nulla sul perché tanti territori che erano poveri pochi decenni fa oggi sono ricchi (come il Trentino), agli imprenditori politici dell'odio, ai populisti reazionari, tanto meno ai  neonazionalisti e neocentralisti.

PS:
Se si da' una occhiata in rete, si nota che gli studi sull'attuazione seria del federalismo fiscale si sono tutti praticamente interrotti attorno al 2011. A causa della crisi, dell'austerità, dell'avvento di politici sempre più centralisti (cioè sempre più avidi di potere e di ricchezze), un dibattito che già di per sé era fragile e contradditorio, tra figure come Alberto Zanardi o come Maria Cecilia Guerra, è stato troncato. Fatevi una domanda. Datevi una risposta. E svegliamoci, per favore. L'Italia e l'Europa, sotto le grinfie di nuove ondate nazionaliste, centraliste, neoliberiste, in definitiva reazionarie, vengono distrutte sotto i nostri occhi!

martedì 19 marzo 2019

Omaggio a Orso, al suo babbo, ai suoi, a Rifredi



Lasciamo qui un omaggio a Lorenzo Orsetti, compagno Orso, Tekosher (1986-2019), combattente toscano e fiorentino, caduto per l'autogoverno del Kurdistan, per il diritto alla vita della gente del Rojava, nella resistenza anti-islamista e contro il neocolonialismo turco (e non solo), per il confederalismo dal basso e i suoi principi anarchici e socialisti.

Siccome è anche la festa del babbo, oggi 19 marzo 2019, vogliamo mandare un abbraccio anche al padre di Lorenzo, Alessandro, a mamma Annalisa, a tutta la sua famiglia, a tutti coloro con cui è cresciuto a Rifredi, a tutti coloro che lo hanno conosciuto, amato e rispettato.

Qui il testamento spirituale di Lorenzo "Tekosher" Orsetti, compagno Orso:

Ciao, se state leggendo questo messaggio è segno che non sono più a questo mondo. Beh, non rattristatevi più di tanto, mi sta bene così; non ho rimpianti, sono morto facendo quello che ritenevo più giusto, difendendo i più deboli e rimanendo fedele ai miei ideali di giustizia, eguaglianza e libertà. Quindi nonostante questa prematura dipartita, la mia vita resta comunque un successo, e sono quasi certo che me ne sono andato con il sorriso sulle labbra.
Non avrei potuto chiedere di meglio. 
Vi auguro tutto il bene possibile, e spero che anche voi un giorno (se non l'avete già fatto) decidiate di dare la vita per il prossimo, perché solo così si cambia il mondo.
Solo sconfiggendo l’individualismo e l’egoismo in ciascuno di noi si può fare la differenza. Sono tempi difficili lo so, ma non cedete alla rassegnazione, non abbandonate la speranza, mai! Neppure per un attimo.
Anche quando tutto sembra perduto, e i mali che affliggono l'uomo e la terra sembrano insormontabili, cercate di trovare la forza, e di infonderla nei vostri compagni. È proprio nei momenti più bui che la vostra luce serve. E ricordate sempre che “ogni tempesta comincia con una singola goccia”. Cercate di essere voi quella goccia.
Vi amo tutti, spero farete tesoro di queste parole.
Serkeftin!
Orso,

Tekoser,
Lorenzo


domenica 24 febbraio 2019

Una riflessione critica sull'autonomia differenziata

Recuperiamo qui una riflessione collegiale del CLT 2017-2021, dai pochi  anni in cui ha operato culturalmente e politicamente in modo significativo, prima di autodistruggersi in un delirio di espulsioni e dimissioni.

La migliore eredità culturale e politica del disciolto comitato, sostanzialmente il lavoro, gli studi, l'attivismo di Mauro Vaiani, è stata fortunamente raccolta dalla rete civica, ambientalista, autonomista da OraToscana https://t.me/OraToscana  - Ndr 1 luglio 2022




 

Sì all’autogoverno di tutti, dappertutto


No a riflessi centralisti,

 conservatori e autoritari


dice Sì

Sì:

1) Sì alle autonomie per tutti i territori che le chiedano

Sì all’autonomia secondo la Costituzione italiana, adottando soluzioni sostenibili e applicabili a tutti i territori che la chiedano.

Di tutto abbiamo bisogno, fuorché di una levata di scudi preventiva contro ogni possibile attuazione della Costituzione in materia di autonomie. Lo stato attuale delle cose, infatti, è disfunzionale e ingiusto. E’ l’Italia centralista che ha prodotto l’impoverimento storico del Sud, delle isole e di altri territori marginali e
periferici. E’ il centralismo che ha impedito la piena attuazione delle autonomie speciali (specie in Sicilia e in Sardegna, trattate praticamente come colonie) e di tutte le autonomie già previste.
Sono stati il neocentralismo dell’ultimo Berlusconi, di Monti, di Renzi, a uccidere sul nascere, con una austerità insensata e con una alluvione di norme capestro, le potenzialità di autogoverno dei
comuni, dei territori, delle regioni. Le richieste di autonomia differenziata, ai sensi dell’art. 116 terzo comma della Carta, sono una richiesta legittima, che deve trovare soddisfazione. Nonostante
decenni di federalismo parolaio o fatto male (per non farlo funzionare e screditarlo), in Italia c’è ancora un grande consenso per le autonomie. Non possiamo tradire questa antica aspirazione
delle comunità italiane (di tutte, non solo di Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna).

2) Sì alle diversità (anche all’interno delle attuali regioni)

L’Italia è plurale. E’ ricca di diversità e biodiversità, di culture e lingue, di risorse e capacità, che necessitano di governi locali più vicini alle comunità.

L’autonomia non deve riguardare solo le attuali regioni istituite, ma anche altre realtà che aspirano all’autonomia regionale (come la Romagna), o alla cooperazione inter-regionale (come gran parte del Sud), oltre che tutti i territori e tutte le comunità locali, fino al livello del quartiere e del borgo. Noi non vorremmo mai sostituire il centralismo italiano con tanti centralismi regionali. Sì alla tutela e alla valorizzazione delle nostre diversità, anche all’interno delle attuali regioni.

3) Sì alla gestione regionale di infrastrutture, scuola e sanità

L’autogoverno regionale delle principali infrastrutture, della scuola e della sanità serve, oltre che per far esprimere le diversità locali, anche per trattenere sui territori risorse, competenze, occasioni di
vita e di lavoro.

Non è “colpa” della regione Calabria e non è “merito” della regione Lombardia, se da una parte ci sono ospedali abbandonati e dall’altra centri sanitari di eccellenza europea. E’ una conseguenza di un secolo e mezzo di centralismo (che appunto valorizza pochi centri, mentre lascia declinare tutte le periferie).
Tutti conoscono, perché lo hanno visto con i loro occhi, magari nella propria stessa famiglia, il continuo drenaggio di risorse umane e finanziarie dal Sud verso il Nord. L’autogoverno del maggior
numero possibile di strutture e servizi pubblici, con la restituzione di risorse sufficienti, serve anche a questo: a trattenere nei territori risorse umane, materiali e immateriali. Noi crediamo in servizi pubblici universali gestiti democraticamente, responsabilmente, localmente. I frutti non si vedono in pochi anni
(soprattutto se i colpi di coda del neocentralismo strangolano sul nascere l’autogoverno), ma, come in Trentino o in Val d’Aosta, si vedranno nel lungo termine. A proposito di pericoli per la “uguaglianza” dei cittadini, vorremmo sommessamente ricordare che, nello stato attuale delle cose, l’unica uguaglianza che stiamo garantendo ai cittadini di due terzi della Repubblica è quella di prendere un treno per andare a curarsi, studiare, lavorare, verso Roma e Milano (o magari Berlino e Londra). Non prendiamoci in giro:
se i centralisti avessero avuto una ricetta per l’uguaglianza, non saremmo ridotti così!

4) Sì alle autonomie, con un vero federalismo fiscale

La stesura dei testi delle nuove intese deve essere accompagnata da provvedimenti di attuazione dell’art. 119 della Costituzione, in materia di autonomia fiscale di tutti i territori, con perequazione
per i territori che hanno maggiormente sofferto della spoliazione dovuta al centralismo.

Esprimiamo preoccupazione perché i testi delle attuali intese sembrano scritti sulla sabbia, non essendo stati preceduti da lavori preparatori approfonditi nelle aule e nelle commissioni. Inoltre siamo perplessi
perché, in materia di spostamento del potere di spesa dal centro alle regioni, si stanno immaginando meccanismi contorti che lasceranno al governo centrale ogni potere, delineando finte autonomie perennemente in contenzioso con il governo centrale. Avere autonomia di spesa ma da ricontrattare anno per anno, rappresenterebbe un assurdo logico, ancora prima che politico. Si profila l’intenzione di creare una “macchina” che non funziona per poi poterla screditare e smantellare. Tutta da cominciare,
infine, e tutta da combattere, è la battaglia verso la territorializzazione delle principali imposte. La Lombardia, che è ricca per la sua storia e per la sua felice posizione geopolitica, non ha bisogno di trattenere l’IVA che le sue aziende riscuotono quando vendono in Sicilia o in Sardegna. La territorializzazione delle tasse è un tema difficile e importante, di rilevanza italiana, ma anche europea (si pensi alla difficoltà di riscuotere imposte dai giganti stranieri che vendono online), ma è cruciale, per non far fallire, per l’ennesima volta, questo piccolo passo verso una Italia federale.

Tdice No

No:

5) No al nazionalismo e al sovranismo (bruno o rossobruno che sia)

No ad agitare fantasmi come quello del “solito Sud assistito” o della “secessione dei ricchi”.

Diciamo no al linguaggio della contrapposizione, dell’odio e dell’invidia fra Nord e Sud. No alla mentalità centralista e autoritaria delle forze politiche dominanti (al centro e nelle regioni stesse), colpevole di non aver ancora previsto gli adeguati passaggi parlamentari e consiliari, per l’approfondimento dei dettagli di
queste intese. No ai riflessi conservatori delle attuali burocrazie centrali (e alla sete di potere delle loro caste dirigenti). No, quindi e infine, all’eterno ritorno di un cieco e irrazionale odio nazionalista verso le regioni, a ogni forma di neonazionalismo italiano e di cosiddetto sovranismo anti-europeo.

Non una moda, ma una nuova mentalità

Siamo consapevoli delle difficoltà che si possono incontrare con l’avvio di forti autonomie. Si chiede a tutti gli abitanti di un territorio di essere più attenti, attivi, partecipi, rinunciando a delegare la soluzione dei problemi a qualcun altro, più in alto, altrove.

Noi crediamo però che l’autonomia sia l’unica strada per salvare i nostri territori dalla distruzione ambientale e dalla desertificazione economica, per un futuro dal volto umano, per una resistenza positiva e costruttiva sia al nazionalismo, che ai guasti di un certo europeismo e di un certo globalismo, interpretati come illimitata circolazione di merci prodotte a basso costo senza rispetto dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori.

Per molti l’autonomismo è una moda, una tattica, una scusa, un alibi, una merce di scambio sul mercato elettorale. Per noi è un cammino profondo e coerente verso un ribaltamento di mentalità, verso una dimensione più umana della politica e quindi della vita. La Repubblica delle autonomie è stata
spesso tradita, sfigurata fino a farla diventare una caricatura, ma è l’unica che abbiamo, in questo momento politico.

Ci attestiamo su di essa per portare la Toscana e tutti i territori italiani verso un
autogoverno responsabile e solidale, in una rinnovata confederazione europea.

* * *

Firenze, giovedì 22 febbraio 2019

Ultima modifica domenica 24 febbraio 2019

 

sabato 21 dicembre 1991

Spunti per un'area civica, federalista, verde

Abbiamo recuperato dall'archivio di Mauro Vaiani alcuni appunti da una pensosa riunione che si tenne il 21 dicembre 1991 all'Unione Inquilini di Vincenzo Simoni e Stefania Ferretti, sulla possibilità di dare vita a una vasta area popolare, civica, ambientalista, autonomista. (NdA, 6 febbraio 2022). 

 

Incontro di persone dell' area "civile federalista verde"

Firenze, Unione Inquilini, 21/12/91

Intervento di M.Vaiani


"Memoria, diritti, legami"

 

Persone come noi, liberamente e responsabilmente dedite alla vita pubblica e al bene comune, desiderano svolgere un ruolo socialmente utile, porsi il problema della ricostruzione di una vita normale a partire dal nostro paese, conservare un minimo di diritti, di doveri, di controllo democratico sul nostro comune futuro.

Ci siamo posti il problema di lavorare assieme attorno ad ipotesi politiche non monotematiche, non "monomaniacali", non settarie, non di pochi presunti "puri", non risolvibili ai vecchi schieramenti.

Ipotesi capaci di farci discutere di "pace, giustizia e salvaguardia del creato", secondo l' espressione usata dalle grandi assemblee cristiane nell' Europa di oggi, di "casa e carcere" secondo l' antico programma dei professorini della Costituente, di valori e scelte in grado di conservare la memoria della nostra storia democratica, di ricostruire legami di identificazione, di solidarietà, di lavoro non alienante nella nostra società massificante basata sul "rifiuto" della persona e sui "rifiuti" materiali.

Questo “abc” di memoria, diritti, legami, non possiamo piu' darlo per scontato. Non viene piu' trasmesso spontaneamente ai giovani. Questi valori e queste ambizioni non fanno piu' parte di un patrimonio educativo diffuso. Dobbiamo ricostruire lo stesso linguaggio che usiamo.

Dobbiamo confrontarci con giovani il cui unico valore e' il denaro e la soddisfazione immediata di ogni bisogno, e con anziani che non si sentono piu' sicuri ne' a casa, tanto meno per strada. Dobbiamo ricostruire un rapporto personale e diretto con le maggioranze di teleutenti di un sistema informativo drogante che si presta ad ingigantire grandi indifferenze e grandi demagogie.

Un primo valore da ricostruire e aggiornare e' l' idea stessa di accesso all' impegno politico. Nessuna societa' modulare e aperta, ripeto, pu' fare a meno di una percentuale di persone normali che si dedichino alla vita pubblica.

Dovremmo studiare insieme in che modo passare dalla cultura dell' appartenenza (che, proprio adesso, fa domandare ai piu': cosa possono fare i Verdi?) alla cultura della responsabilita' personale (cosa possiamo fare, piuttosto, personalmente?).

Dovremmo sforzarci di passare dalle mitologie e dalle pigrizie dell' identita' (noi verdi, noi comunisti, noi cattolici, noi di sinistra, noi di destra) alla realta', ben piu' dura, delle alleanze temporanee, dei giochi di squadra su cose concrete, anche trasversalmente agli attori collettivi di un sistema politico, anche cambiando spesso posizione e unendoci in forme e simboli nuovi.

(...)

Poniamoci un interrogativo: quanto degradera' la nostra speranza di vita se la Comunita' diventera' un mercato unico degli alimenti simile agli Stati Uniti? Quanto ci ammaleremo di piu' se mangeremo in futuro sempre piu' latticini del nord e cereali della penisola iberica prodotti a scale industriali e trasportati per lunghe distanze? Cosa sara' del nostro sistema immunitario se mangeremo sempre piu' verdura e frutta delle serre?

Non e' un luogo comune vetero-verde o giannoziano. E' una realta' a cui - anche senza alcun approccio proibizionista e senza alcun pregiudizio anticapitalista - dovremo dare una risposta fondata su valori nuovi.

Dobbiamo smettere di favorire l' import-export di cibo per gli uomini e per gli animali (e, connesse a questo, vanno previste vere e proprie limitazioni al commercio dei detersivi e delle medicine), perche' la sussistenza dell'ecosistema e delle culture umane territoriali e nomadi non ci consentono alcun liberismo, in questo settore delicato e centrale della nostra vita.

(...)

E ancora: e' possibile continuare ad assicurare - alla persona - un minimo di dignita' e di sostegno, eliminando gli eccessi di burocratizzazione (che hanno ospedalizzato la sofferenza, medicalizzato ogni disagio, inseguito il sogno di cancellare la sofferenza e la morte)? E' possibile responsabilizzare, diversificare, personalizzare la solidarieta'? E' possibile rinunciare ad alcuni eccessi, ad alcuni sprechi, ad alcune pretese assurde?

Possiamo, credo, spostare risorse dalla cura alla prevenzione delle malattie.

Dobbiamo, comunque, riportare la spesa sanitaria sotto la responsabilita' di politici visibili e riconoscibili davanti alla comunita', contro ogni assurdo mito di potere dei "tecnici". 

(...)

...come conseguenza provvisoria di questo ragionamento - limitato, caotico, provocatorio - sulle scelte di fondo che potrebbero permetterci di amministrare le nostre comunita' non solo a breve termine, ricordo che e' indispensabile ricostruire un' ultima scelta di valore: la rinuncia alla volonta' di potenza, la resistenza ad ogni idea forte, ad ogni schema ideologico, ad ogni gnosi che pretenda di risolvere tutto e capire tutto.

Le idee forti, come reincarnazioni di una volonta' di potenza che uccide l' uomo in nome dell' umanita', o gli operai in nome della classe operaia, o l' etnia in nome della razza, o i comuni in nome degli stati vecchi e nuovi, sono state l'avversario vero del movimento, delle tradizioni nonviolente, della cultura ecologista dei limiti e della complessita', della piu' autentica analisi marxiana della spersonalizzazione dell' essere umano nella storia.

Accettare l' autodeterminazione di una piccola comunita' all'interno di uno spazio federale e' combattere l' idea forte dello stato.

Costruire nei nostri quartieri piazze in cui persone di ogni eta' e provenienza possano vendere il lavoro delle loro mani, dormire sotto le stelle, lavarsi alle fontane, vivere di elemosina, significa resistere all' idea forte del profitto, dell' affermazione individuale ad ogni costo, del successo.

Rifiutarsi di costruire nuove strade che, per legge fisica, creeranno nuovo traffico, e' un modo per combattere l' idea forte dell'"illimitata democrazia individuale di movimento".

(...)

Rifiutare la demonizzazione dell' avversario politico, la cultura del sospetto, l' insinuazione sistematica, l' odio generalizzato verso un intero ceto (anche verso il ceto politico), significa voler salvare la complessita' della vita dalla squallida e crudele semplificazione degli schieramenti.

Proporre la trasformazione in senso federalista del nostro paese (da Repubblica a Comunita' di comunita') significa proporci come modello di complessita' e di liberta' a stati ben piu' complessi e ben piu' in crisi del nostro.

Valorizzare gli aspetti tradizionali e i valori immateriali contro l' urbanesimo, l' innovazione, l' industrializzazione ad ogni costo, significa resistere all' omologazione del mondo e alla distruzione delle diversita'.

Praticare la tolleranza e la comprensione verso ogni pratica e verso ogni sapere religioso, sessuale, culturale, magico, artigianale, sottorraneo, significa resistere all'imposizione di idee forti oppressive della liberta' personale.

Accettare il caos, la diversita', anche il fallimento della persona, e' l' unica medicina che possiamo assumere per vaccinarci dal ritorno dell' eticita' dello stato e dal dilagare di ogni proibizionismo.

Ricostituire luoghi di fiducia e lavoro comune tra giovani e anziani, tra personale politico "usato" e nuovi aderenti, riciclare personalita' ed identita' dentro aggregazioni nuove e di piu' ampio respiro, e' una cura possibile ai disegni elitari, esclusivi, moralistici, in definitiva autoritari, che purtroppo esalano dal panorama della vecchia sinistra italiana, sotto forma, magari, di nuovi movimenti. 

Forse e' possibile, attraverso un convergere di aspirazioni libertarie, di tradizioni solidaristiche e di generosita' personali, di valori e comportamenti personali all'altezza del momento storico, di un sano e rigoroso tradizionalismo, di una profonda coscienza dei legami sociali spezzati da questa societa' fondata sul denaro e sul consumo, ricostruire una formazione politica popolare, aperta, accessibile a tutti, capace di conservare la terra e le tradizioni e di innovare le istituzioni e i rapporti.

Non e' senza autoironia che sintetizzo quest'ultimo suggerimento. E' necessario lavorare per un polo politico pluralista al proprio interno, fondato sull'adesione responsabile di persone di ogni cultura, attorno ad un programma minimo moderato in politica internazionale, libertario sul piano dei comportamenti privati, conservatore della terra e delle tradizioni, liberista sul piano del ridimensionamento delle strutture burocratiche, disponibile a destrutturare gradualmente parti dello stato sociale centralista, tollerante e accogliente come organizzazione interna e come linguaggio e immagine esterna.

Puo' anche essere, pero', che ci sbagliamo. Che subiamo il fascino di un azzardo che non esiste (la collaborazione tra reti, leghe, liste verdi, liste civiche, ndr).. Che la Rete non sia che l' ennesima incarnazione di un minoritarismo politico che in dieci anni ha consumato la nuova sinistra, in cinque i verdi (e in due anni distruggera' la Rete).

Forse vale la pena di esserci, nel prossimo Parlamento, per vedere anche noi, attraverso qualche nostro eletto (secondo la piu' pura tradizione della democrazia delegata), cosa succede. 

Potremmo orgogliosamente rilanciare, a fronte di tanta demagogia e tanto settarismo, proponendo un ennesimo cartello elettorale ampio, nella certezza che solo alcuni pezzi della societa' e della politica, anche se importanti, accetterebbero e il cartello diventerebbe un' altra etichetta con cui comunque spendersi...

(...)

Anche se non va di moda, anche se demagoghi e moralisti piu' o meno in buona fede di ogni parte e ideologia ci sparebbero addosso, noi dobbiamo praticare e dichiarare coerentemente le nostre scelte a favore di modestia, moderazione e merito: a noi la vita istituzionale interessa; facciamo politica perche' vogliamo risolvere problemi e gestire risorse; mettiamo in gioco le nostre ambizioni e le nostre persone; vogliamo fare propaganda elettorale per cio' che crediamo e per le persone in cui abbiamo fiducia (a partire da noi); vogliamo essere giudicati da grandi numeri di elettori e vincere o perdere davanti alla gente...

(...)

Interiormente, ciascuno di noi sta verificando le proprie risposte, mettendo in discussione se stesso, accingendosi a giocare con i propri valori e la sincera dedizione al bene comune che - questa veramente - ci contraddistingue e ci da' il piacere di incontrarci.

Siccome noi non siamo perfetti, non siamo puri, non possiamo farcela da soli, non siamo ingenui e innocenti al primo tentativo, non siamo finanche presuntuosi, dovremmo tentare, in questi ultimi giorni prima della piu' amara (e forse piu' divertente) campagna elettorale politica di questa Repubblica morente, di guardare le cose senza patemi, senza inventarci nemici, senza piagnistei, senza orgogliose autosufficienze, provando a praticare i valori della nostra esigente laicita' e, insieme, provando ad attingere alla fantasia e al realismo dell' evangelico La Pira.

Sia il credente, che la persona di animo solitario, sanno che la coerenza e la rettitudine, dal profondo del nostro santuario interiore, generano calma intelligenza, ferma mansuetudine e forte animo.

(m.v.)

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