Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso
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mercoledì 20 settembre 2023

Cominciare a uscire da un quarto di secolo di errori sull'immigrazione

 

Nessuna, fra le voci che abbiamo raccolto su questo blog, ha delle ricette in tasca, né può fare annunci roboanti, né può riempire i media di sciocchezze. Siamo però attivisti politici. Abbiamo dei principi, delle competenze, una grande passione, una creatività, un devoto realismo (la realtà sarà la nostra guida interiore, scriveva E. Mounnier).

Fatto: da almeno un quarto di secolo i media italiani e i leader di centrodestra e centrosinistra - peraltro tutti più o meno da allora sotto il controllo delle stesse teste e degli stessi gruppi di potere - non sta governando né fronteggiando il problema delle migrazioni; né dell'immigrazione legale o clandestina; né delle emigrazioni. Se da così tanto tempo hanno fallito tutti quanti, si potrebbe anche legittimamente pensare che qualcuno ci abbia marciato. Ma quest'ultima, ovviamente, è solo una ipotesi "andreottiana". Non penso solo agli ultimi imprenditori della paura che sono saliti al potere - Salvini e Meloni - ma anche a molti altri.

Non penso, sia chiaro, a persone che ho conosciuto nei territori, come il mio antico e colto amico Alessandro Antichi, sul versante di centrodestra, oppure i miei tanti amici di centrosinistra. Penso a persone molto più potenti, molto più in alto, che non mancano di certo (NdA).

Fatto: i numeri veramente biblici di migranti hanno origine dalle guerre. Non è nel potere della Repubblica Italiana (e nemmeno dell'Unione Europea), ricostruire il Biafra, l'Iraq, lo Yemen del Sud, la Siria, la Libia, il Tigrè, l'Ucraina, della cui distruzione, peraltro, le nostre tecnocrazie portano qualche responsabilità. Il problema, davvero, non sono duecentomila africani che sbarcano sulle spiagge di Lampedusa o della Sicilia in un anno.

Non nego, sia chiaro, che dall'Africa subsahariana siano in moto centinaia di migliaia di persone che affrontano un viaggio terribile che per molti di loro terminerà con la morte nel deserto o in mare. Già dieci anni fa la piccola repubblica di Tunisia, circa dieci milioni di abitanti, ospitava già un milione di africani in cerca di una vita migliore - lo so perché me ne occupavo come responsabile di una iniziativa caritativa. Non sarà facile governare le loro illusioni e soprattutto le loro disillusioni (NdA).

Venticinque anni di errori, di legislazione (internazionale, europea, italiana) sbagliata, di malgoverno, malagestione e - non di rado - malversazione, non possono essere risolti in poco tempo, da nessuno.

Eppure, nonostante la gravità della situazione, noi coltiviamo la speranza che questi problemi possano essere affrontati.

Il primo fondamentale passo che dobbiamo fare, nella Repubblica Italiana, se possibile in accordo con tutti i nostri partner dello spazio Schengen, è abolire le leggi proibizioniste e quindi criminogene, a cominciare dalla famigerata Bossi-Fini (ma ce ne sono molte altre, che riguardano l'istruzione, la previdenza, l'assistenza sociale, la cittadinanza - e va fatto senza guardare né troppo a destra, né troppo a sinistra, ma tenendo ferma la barra sul buongoverno di tradizione autonomista, ispirato da antichi principi cristiani, socialisti e liberali).

Per questo da anni lottiamo e dobbiamo continuare a lottare.

Per questo noi, che rappresentiamo un'anima civica e civile, ambientalista e territorialista, riformista e sempre orientata verso giustizia, libertà, responsabilità, quell'anima, anzi quelle anime che si stanno raccogliendo nel Patto Autonomie e Ambiente, dobbiamo, dovremo partecipare alla vita pubblica e alle prossime elezioni europee 2024, con parole di verità, di compassione, di buon senso.


domenica 27 novembre 2022

Sui territori decidiamo noi

 


Bella e partecipata la manifestazione di ieri, sabato 26 novembre 2022, a Empoli. contro l'impianto di gassificazione e contro gli altri disagi che hanno messo a rischio la qualità della vita nel cuore della Toscana. Dopo gli eccessi nel consumo di territorio, la scarsa qualità di alcune opere stradali e ferroviarie, il disastro della vicenda del Keu, ospitare anche questo impianto per il trattamento dei rifiuti della Piana metropolitana, è parso troppo a molti.

Lo slogan più significativo e cruciale per il futuro è stato: sui territori decidiamo noi, cittadini residenti, dal basso. Basta con l'imposizione dall'alto, da altrove, da altri, di trasformazioni sul territorio che sconvolgono la nostra vita. Si tratta, in potenza, di una grande svolta civica, ambientalista, autonomista.

Il Tirreno di oggi (domenica 27 novembre 2022) ha dedicato all'iniziativa il servizio di Luca Signorini e quasi due intere pagine (da cui abbiamo ripreso il dettaglio di una delle foto pubblicate per questo post). Si scrive della presenza di oltre tremila persone, molto consapevoli e determinate. Sulle reti sociali del Tirreno è disponibile anche un video.

A nostro parere, ci sono poche speranze che l'amministrazione comunale guidata da Brenda Barnini possa avere dei ripensamenti e aprire un dialogo con questa nuova piazza civica, ambientalista, autonomista. Solo due settimane fa, in una intervista che è possibile leggere sul sito Gonews, si esprime sicura, come un drone parlante che, sorvolando sulle opere previste per il suo territorio che a lei sono visibili grazie a una avanzata "realtà aumentata" (a lei e forse solo a lei evidentemente accessibile), esprime solo sicurezza e soddisfazione perché, a suo parere, tutto va come deve andare.

Il consenso popolare di cui dispone il blocco che domina la vita politica nell'Empolese è molto ampio. Molto divise, e spesso subalterne ai rapporti di potere interni alle sinistre, sono le opposizioni. Qualche possibile vittoria del centrodestra, lo si è già visto in Toscana, non cambierà niente del centralismo autoritario e sviluppista che tarpa le possibilità di cambiamento e minaccia la vita delle generazioni future in Toscana.

I leader locali di quella piazza hanno davanti a sé un bivio cruciale: organizzarsi politicamente ed elettoralmente insieme al resto del civismo ambientalista e autonomista, per dimostrare che sono davvero una parte significativa della sovranità popolare sul loro territorio; oppure limitarsi a pungolare i loro attuali amministratori (che poi magari finiranno per essere rieletti nel 2024).

Un po' di speranza, gioia, energia e tempo per riflettere ci sono. Speriamo che prevalga il desiderio di organizzare un cambiamento più profondo, quartiere per quartiere, paesino per paesino.

* * *

Per restare collegati con OraToscana - rete civica ambientalista autonomista, per organizzare politicamente ed elettoralmente il cambiamento:

https://t.me/OraToscana



 


lunedì 5 settembre 2022

Decentralismo senza confusione


Il Cile è un paese lontano e diverso, ma molti ne conoscono la posizione in America Latina, nell'emisfero australe: un lunghissima striscia i cui estremi sono più lontani fra di loro di quanto la Tunisia sia distante dalle estreme propaggini settentrionali della Norvegia. Circa 17 milioni di abitanti abitano un territorio che è due volte e mezzo quello della Repubblica italiana.

Ieri, domenica 4 settembre 2022, con un referendum estremamente partecipato e a grande maggioranza, i cittadini di quella repubblica hanno bocciato un progetto costituzionale che aveva suscitato molte speranze.

I nostri ambienti decentralisti avevano guardato con simpatia al nuovo testo costituzionale, perché conteneva alcune importanti novità in termini di autonomie dei territori e dei popoli indigeni, fra i quali la lungamente perseguitata comunità dei Mapuche.

Purtroppo il testo giunto al voto era minato da un costruttivismo tanto supponente quanto miope. Si volevano tanti diritti sociali, di genere e individuali, ma ci si è dimenticati che il diritto non si nutre di manifesti ideologici e declamazioni astratte. Si voleva un governo centrale forte e ci si era dimenticati dei necessari contrappesi. Si volevano riconoscere le antiche nazioni originarie sopravvissute al colonialismo spagnolo, ma forse più come "riserve" etniche che come territori di cui riconoscere l'autogoverno. Si voleva archiviare definitivamente l'eredità di Pinochet, ma nello stesso tempo non si sono coltivate pacificazione e smilitarizzazione. I Mapuche, la più grande comunità nativa che conserva ancora una lingua e una cultura, hanno continuato a essere perseguitati e i loro attivisti sono stati trattati, anche a pochi giorni dal voto, come terroristi.

Strategicamente, occorrevano forse più riformismo, più gradualità, più moderazione. Doti che sono parse scarse nelle elite della sinistra cilena.

Tatticamente, è facile rilevare che non si sarebbero dovute mettere troppe cose insieme in un unico progetto. Si è ottenuto solo che persone, comunità, gruppi che hanno poco in comune, si sono ritrovati tutti dalla parte del "rechazo" (rifiuto) della nuova Costituzione, solo perché ciascuno contrario anche a un solo capitolo. E' il boomerang che colpisce spesso i plebisciti indetti su progetti troppo arroganti.

Una lezione per il nostro mondo civico, ambientalista, autonomista, merita di essere appresa: mai confondere il nostro decentralismo con altre istanze, specie se estreme e divisive. 

Il nostro compito autonomista è decentrare il potere e poi lasciare che ogni territorio e i suoi cittadini facciano il loro cammino di riforma, a volte in senso più sociale, altre in senso più liberale, sempre, ne siamo certi, verso una maggiore responsabilità verso il proprio territorio, per il bene di tutti i viventi e ancora di più delle generazioni future.

Quando governati e governanti sono più vicini, in forme e territori di autogoverno più contenuti, i diritti umani, la difesa dei beni comuni, ideali di giustizia e libertà, emergono da soli e dal basso. Ciò che non si afferma da sé, lentamente e spontaneamente, forse, non è un valore così autentico, né così universale. 

Lo scriviamo noi, su questo blog, che pure abbiamo un patrimonio civico, ambientalista, autonomista, che abbiamo idee e progetti, che non abbiamo esitato e non esiteremo a schierarci per portare alle persone, alle famiglie, alle imprese, alle comunità, soluzioni di buongoverno nel "qui e ora".

Non si deve perdere di vita, soprattutto quando ci sentiamo parte della nostra ideale "Decentralism International", l'obiettivo più importante: l'autogoverno di tutti dappertutto. E' questo il nostro faro e non dobbiamo offuscarne la luce con nessun altro specchio.

Prima di tutto siamo decentralisti. Il decentralismo può unire, invece che dividere, perché ci proietta tutti oltre lo status quo.

Decentrare il potere richiede solidità di pensiero, competenza, serietà, costanza, capacità di stare insieme fra diversi.

Sia detto nel massimo rispetto di ogni pensiero e parte politica: non abbiamo bisogno di appesantirci con i costruttivismi, peraltro illusori, di coloro che continuano testardamente a competere per il potere, per rendere più "giusti" o più "liberi" i grandi stati.

E' più importante per noi, ed è comunque quello il nostro compito, lavorare per porre fine alla disumana concentrazione di potere che in essi, negli stati, è stata realizzata.


domenica 21 agosto 2022

Per l'autogoverno della Sicilia

 

 
 
Il 25 settembre 2022 i Siciliani, oltre che per il parlamento della Repubblica, voteranno anche per eleggere i propri presidente e parlamento regionale.

Autonomie e Ambiente, la sorellanza di forze territoriali e locali che crede nell'ideale della Repubblica delle Autonomie personali, sociali e territoriali, insieme a molti altri movimenti e gruppi locali che credono nel decentralismo, per le regionali siciliane appoggia il movimento politico dei Siciliani Liberi e la loro candidata presidente Eliana Esposito.

I Siciliani Liberi si ripresentano dopo cinque anni, sono maturati, hanno allargato la propria comunità di attivisti, hanno coinvolto una nuova generazione di giovani che sono pronti a impegnarsi. Si sono, cosa altrettanto importante, mantenuti indipendenti dai partiti politici del centralismo romano. 

Il partito dei Siciliani Liberi vuole attuare, con tutta la gradualità e il buon senso necessari, un obiettivo molto ambizioso: il pieno autogoverno della Sicilia, per farne uno dei paesi nuovi che tutti i decentralisti d'Europa (del mondo!) sognano.

Sarà difficile convincere coloro che non votano più, sarà dura raggiungere le persone ostaggio delle solite appartenenze e clientele, ma il solo fatto che i Siciliani Liberi tornino sulla scheda elettorale sarà una garanzia per tutti i Siciliani che le elite al potere non potranno continuare a far finta di nulla nei terribili anni di crisi che abbiamo davanti. 

Lo Statuto siciliano deve trovare piena attuazione.

La Zona Economica Speciale deve diventare "Integrale" (ZESI!).

Le imposte devono essere territorializzate. Non è più accettabile che l'IVA che un siciliano paga per un elettrodomestico costruito da società che hanno sede a Milano o in Lussemburgo, sparisca dalla Sicilia. Problema che, peraltro, riguarda non solo i contribuenti siciliani ma tutti, perché in tutto il mondo siamo stanchi di pagare tasse che non restano sul territorio (e che non vanno affatto in "aiuto" ad altri territori!).

Dobbiamo ribellarci al centralismo autoritario che tratta la Sicilia e molti altri territori (non solo del Sud) come colonie interne da cui estrarre risorse e da cui far emigrare giovani.

Centralismo che, lo si tenga bene a mente, non è solo italiano, ma è anche europeo e globalista. Che non è solo economico, ma che ci ha investito in pieno, fin nei nostri corpi, durante la pandemia, con il ricatto del #Greenpass, e che ci insegue fin dentro le nostre case con l'avanzare di una sempre più sinistra sorveglianza digitale universale.

Se da tutta Italia e ben oltre, stanno arrivando messaggi di solidiarietà e di appoggio alla comunità dei Siciliani Liberi per queste elezioni è anche perché, di fronte ai pericoli del centralismo autoritario, del presidenzialismo, di coloro che con insopportabile leggerezza invocano il "sindaco d'Italia" (che ne diventerebbe fatalmente il nuovo "podestà" o peggio), in Sicilia, regione strategica al centro del Mediterraneo, abbiamo bisogno di una roccaforte di speranza.

Coltivare, con umiltà e con serietà, il progetto del pieno autogoverno della Sicilia è cruciale per il futuro dell'autogoverno di tutti dappertutto!

Che abbiamo bisogno di una nuova generazione di leader locali che pensino al buongoverno locale, alle tradizioni e alle libertà che rendono più umana e più vera la vita, lo comprendiamo anche dal fatto che, sotto elezioni, tutti diventano "civici", "autonomisti", "ambientalisti". Si moltiplicano liste e simboli "sicilianisti" guidati da persone che si presentano come novelli "Masaniello", ma che però sono in politica da decenni. 

Se erano capaci di fare qualcosa di autonomista, questi masanielli, forse, avrebbero dovuto dimostrarlo prima, è lecito domandarsi. 

I Siciliani Liberi, con Eliana Esposito, con il professore Massimo Costa, con Ciro Lomonte, sono di gran lunga più coerenti, più coraggiosi, più credibili. Non facciamoci confondere!

C'è una speranza per l'emancipazione della Sicilia da vecchi e nuovi colonialismi, dai masanielli (veri o presunti, si sa già come vanno a finire), dai gattopardi (per i quali obbedire a Napoli, a Roma, a Milano, a Bruxelles non ha mai cambiato niente). Questa speranza sono le persone libere e moderate, competenti e autorevoli del movimento Siciliani Liberi.

Buon lavoro ai Siciliani Liberi e AN.TU.DO.! (Animus Tuus Dominus, il coraggio sia il tuo signore).

Mauro Vaiani Ph.D.

(garante di OraToscana, segreteria di Autonomie e Ambiente)

info@autonomieeambiente.eu

 


lunedì 28 giugno 2021

Corsica sempre meno dipendente


 

La sintesi più efficace su ciò che è avvenuto in corsi con le recenti elezioni regionali ce l'ha scritta Roccu Garoby:

 

Come è stato scritto in molti commenti, avere un sistema politico "meno dipendente" è il primo passo verso l'indipendenza, cioè il massimo autogoverno possibile in un mondo interdipendente e interconnesso.

Costruire autogoverno è una necessità politica per distaccare il proprio territorio dalle conseguenze ultime e perverse della globalizzazione, la quale, non dimentichiamolo mai, è la versione aggiornata e solo apparentemente meno crudele della colonizzazione globale, dell'occidentalizzazione del mondo.

E' un grande problema politico, a cui è necessario dare una risposta politica di qualità e, soprattutto, autonoma dai poteri centralisti e autoritari. Questo è successo in Corsica, dandoci un raro segno di speranza.


domenica 11 aprile 2021

Il Senato contro quelli della vigile attesa e della tachipirina


Il Senato della Repubblica delle Autonomie, in un raro momento di saggezza, approva un ordine del giorno per il potenziamento delle cure precoci e domiciliari, come da mesi chiedono Remuzzi, Cavanna e tanti altri. I toni sono moderati. L'ordine del giorno è unitario. Ma la sveglia è suonata, contro quelli della "vigile attesa" e della tachipirina.

Qui la fonte: http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/1210700.pdf

Qui l'estratto del testo approvato:

Senato della Repubblica

XVIII LEGISLATURA 

313ª Seduta ASSEMBLEA

ALLEGATO A

8 Aprile 2021 

G2 (testo 2) 

Romeo, Castellone, Binetti, Errani, Boldrini, Zaffini, Parente, Pirro, Cantù, Fregolent, Rizzotti, Iori, Richetti, Marinello, Lunesu, Siclari, Mautone, Marin, Stabile, Giuseppe Pisani, Doria, Taverna 

Approvato

Il Senato, premesso che: 

con circolare del 30 novembre 2020 su "Gestione domiciliare dei pazienti con infezione da SARS-CoV-2" il Ministero della salute ha fornito indicazioni operative per la presa in carico dei pazienti con Covid-19 in isolamento domiciliare; nella circolare si evidenzia come il virus abbia rappresentato un agente patogeno sconosciuto alla comunità scientifica internazionale fino al dicembre 2019, il che ha messo in condizione tutte le autorità sanitarie del mondo a confronto con una malattia (la Covid-19) della quale non si sapeva nulla e nei confronti della quale non esistevano protocolli specifici;

la gestione clinica dei pazienti affetti da Covid-19 si è progressivamente evoluta, attraverso il progressivo accumulo di informazioni relative al determinismo patogenetico della condizione morbosa, ai sintomi presentati dai pazienti e alle conoscenze che si sono andate via via accumulando nel tempo; 

le conoscenze maturate hanno indotto la comunità scientifica a differenziare i pazienti a seconda del rischio, al fine di determinare in quali casi sia necessaria l'ospedalizzazione, giacché nelle primissime settimane vi è stata una tendenza generalizzata, dovuta alle scarse conoscenze sulla nuova malattia, a curare tutti i soggetti contagiati da SARS-CoV-2 attraverso il ricovero ospedaliero, anche nei casi in cui la malattia non si è rivelata particolarmente aggressiva e creando i presupposti per un intasamento delle strutture ospedaliere;

solo in una seconda fase, quando le conoscenze mediche si sono dimostrate più solide, essendosi avvantaggiate da un'esperienza clinica ormai significativa, le autorità sanitarie hanno intrapreso un percorso nel quale il ricovero ospedaliero è stato riservato solo ai pazienti che evidenziavano un quadro clinico più severo; 

si è giunti quindi alla doverosa conclusione per cui una corretta gestione dei pazienti affetti da Covid-19 presuppone, da un lato, l'immediata adozione delle cure maggiormente idonee e specifiche per il singolo individuo, dall'altro, l'esigenza di non affollare in maniera non giustificata gli ospedali e soprattutto le strutture di pronto soccorso; 

è necessario, pertanto, alla luce delle esperienze sul territorio superare la previsione della "vigile attesa" prevedendo l'aggiornamento dei protocolli e delle linee guida dando la possibilità per i medici di prescrivere i farmaci ritenuti più opportuni tenuto conto del singolo caso, nel quadro delle indicazioni della comunità scientifica validate dagli organi preposti; (neretto aggiunto da noi del blog)

ne consegue che i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta, grazie alla presenza capillare nel territorio e alla conoscenza diretta della propria popolazione di assistiti, sono chiamati a svolgere un ruolo cruciale nell'ambito della gestione dei soggetti positivi, in stretta collaborazione con il personale delle USCA (unità speciali di continuità assistenziale) e con eventuali unità di assistenza presenti sul territorio; ciò è fondamentale nell'ottica di un nuovo modello di sanità territoriale che garantisca l'interprofessionalità nell'ambito dei distretti socio-sanitari; 

è inoltre di strategica importanza favorire il lavoro in team multidisciplinari e multiprofessionali, ricorrendo anche a strumenti di telemedicina ed utilizzando software interoperabili affinché i dati clinici ed assistenziali generati nell'ambito dell'assistenza territoriale divengano patrimonio del SSN e dei ricercatori che operano nelle istituzioni di ricerca pubbliche;

considerato che:

il SARS-CoV-2 continuerà a circolare nella comunità nazionale, stres-sando la capacità di risposta delle strutture sanitarie poiché, in attesa di completare la profilassi vaccinale, la Covid-19 non si può considerare al momento eradicabile e pertanto si può ipotizzare una fase, nel medio periodo, di endemia stabile, con possibili incrementi periodici, perlomeno fino alla disponibilità di ulteriori misure di prevenzione e trattamento dell'infezione;

è indispensabile fornire indicazioni operative volte ad identificare precocemente i pazienti con sospetta malattia Covid-19, incentivandone la presa in carico precoce, (neretto aggiunto da noi del blog) migliorare le funzioni assistenziali, tracciare i contatti, assolvere gli obblighi di segnalazione di caso ai fini epidemiologici, garantire la sorveglianza sanitaria e l'assistenza delle persone fragili in quanto più esposte al rischio e necessitanti di una implementata presa in carico; 

sono sempre più numerose, anche sulla scorta delle esperienze internazionali, le evidenze positive, con valenza preventiva rispetto al ricovero in terapia intensiva e sub-intensiva del trattamento precoce delle infezioni, che non potrebbe operarsi senza una rapida ed estesa individuazione delle infezioni medesime; 

la circolare del Ministero della salute richiamata riconosce, tra gli scenari di gestione domiciliare dei pazienti Covid-19, che: a) una corretta gestione del caso fin dalla diagnosi consente di attuare un flusso che abbia il duplice scopo di mettere in sicurezza il paziente e di non affollare in maniera non giustificata gli ospedali e soprattutto le strutture di pronto soccorso; b) i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta, grazie alla presenza capillare nel territorio e alla conoscenza diretta della propria popolazione di assistiti, sia in termini sanitari che in termini sociali, devono giocare, in stretta collaborazione con il personale delle USCA econ eventuali unità di assistenza presenti sul territorio, inclusi gli infermieri di comunità, un ruolo cruciale nell'ambito della gestione assistenziale dei malati di Covid-19, riconoscendo un ruolo cruciale ai membri della famiglia o ai conviventi del paziente;

la casa come luogo primario di cura è il punto cardine di una nuova visione della medicina di prossimità che attenua il senso di allontanamento e di perdita delle relazioni quotidiane e apporta una dimensione non solo farmacologica ma anche relazionale al trattamento sanitario; (neretto aggiunto da noi del blog)

in assenza di linee guida aggiornate ed univoche volte a fornire protocolli generali di cura domiciliare dei pazienti Covid-19, si registrano sul territorio nazionale rilevanti diversificazioni tra i protocolli sanitari regionali, evidenziando in alcune Regioni l'implementazione di protocolli definiti nel corso di un costante monitoraggio e aggiornamento delle indicazioni fornite sia sul piano farmacologico che dell'organizzazione e coordinamento della rete territoriale di assistenza da attivare per l'esecuzione degli accertamenti diagnostici; 

la riduzione delle attività ordinarie ha comportato, verosimilmente, una diminuzione dell'assistenza rivolta alle persone con patologie croniche, spesso multiple,aumentandone la condizione di fragilità. Pertanto, garantire la funzionalità dell'intera rete dei servizi territoriali, soprattutto quelli rivolti alle persone più fragili, è un impegno di carattere etico e di rinnovamento culturale, oltre che organizzativo, e rappresenta una responsabilità di sanità pubblica che assume particolare rilevanza nel corso dell'attuale emergenza sanitaria.

Sono infatti soprattutto i soggetti fragili coloro che rischiano di andare incontro a complicanze in caso di infezione da SARS-CoV-2 (6 su 10 delle persone decedute sono ultraottantenni e quasi tutte sono persone fragili) ed è soprattutto a loro tutela che va garantita una presa in carico precoce; così come va assicurata la presa in carico territoriale delle persone dimesse dal ricovero ospedaliero, istituendo un corretto percorso di continuità ospedale-territorio, con l'obiettivo di migliorarne l'appropriatezza offrendo assistenza alla persona ed evitando che questo passaggio diventi occasione di contagio;

l'AIFA, a seguito del decreto-legge cosiddetto "Cura Italia", ha adottato procedure straordinarie e semplificate per la presentazione e l'approvazione delle sperimentazioni e degli usi compassionevoli dei farmaci nell'utilizzo contro il Covid-19. Tale percorso semplificato prevede una valutazione preliminare da parte della commissione tecnico-scientifica (CTS) di AIFA, mentre al comitato etico dell'istituto nazionale malattie infettive "Lazzaro Spallanzani" è affidato il ruolo di comitato etico unico nazionale. Sul sito dell'AIFA è disponibile una sezione apposita dedicata al Covid-19, nella quale sono disponibili tutte le informazioni sulle sperimentazioni in corso. Alla data del 3 aprile 2021 sono state approvate 68 sperimentazioni,

impegna il Governo:

1) ad aggiornare, a cura del Ministero della salute, avvalendosi all'occorrenza dell'Istituto superiore di sanità, AIFA ed AGENAS, i protocolli e linee guida per la presa in carico domiciliare da parte di MMG, PLS e medici del territorio, deipazienti Covid-19 tenuto conto di tutte le esperienze dei professionisti impegnati sul campo; 

2) ad istituire un tavolo di monitoraggio ministeriale, in cui siano rappresentate tutte le professionalità coinvolte nei percorsi di assistenza territoriale, vista la crescente complessità gestionale e la necessità di armonizzare e sistematizzare tutte le azioni in campo; 

3) ad attivare, per una efficace gestione del decorso, fin dalla diagnosi, interventi che coinvolgano tutto il personale presente sul territorio in grado di fornire assistenza sanitaria, accompagnamento socio-sanitario e sostegno familiare, nel rispetto dell'autonomia regionale; 

4) ad attivarsi affinché le diverse esperienze e dati clinici raccolti dai Servizi sanitari regionali confluiscano in un protocollo unico nazionale di gestione domiciliare del paziente Covid-19; 

5) ad affiancare all'implementazione del protocollo nazionale per la presa in carico domiciliare dei pazienti Covid-19 un piano di potenziamento delle forniture di dispositivi di telemedicina idonei ad assicurare un adeguato e costante monitoraggio dei parametri clinici dei pazienti.

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mercoledì 17 marzo 2021

Autonomie e Ambiente per la salute secondo Costituzione


 

Si avviano oggi, mercoledì 17 marzo 2021, i lavori della II Assemblea Generale di Autonomie e Ambiente. Vengono resi pubblici i materiali raccolti nelle settimane trascorse, per i delegati delle forze territoriali che fanno parte di questa sorellanza di decentralisti.

Il tema dell'assemblea è:

Ritorno alla Costituzione
 

e agli Statuti

 

Fermare insieme il centralismo autoritario
Salvare la Repubblica delle Autonomie
Costruire un futuro di autogoverno per tutti dappertutto
nella Repubblica Italiana
e nell'Europa delle regio
ni, dei territori, dei popoli


Un primo contributo è quello lasciato dal prof. Giuseppe Remuzzi (nella foto), dell'Istituto Mario Negri, che non ha potuto intervenire in assemblea ma ha acconsentito che la rete federalista e decentralista rivedesse alcune sue interviste del recente passato. Remuzzi è stato tra i primi a definire la necessità di cure precoci, domiciliari, personalizzate per i malati Covid. Altro che vigile attesa e tachipirina, come dicevano invece le direttive del centralismo autoritario del ministero della Sanità e della AIFA.

Il tema della necessità di una svolta, fuori dal terrore e verso la cura, è peraltro già noto ai lettori di questo blog.

Gli autonomisti si erano spesi, sin dai primi tempi della pandemia (e dell'infodemia e della sindemia), per una politica di gestione dei gravi problemi emersi in prossimità, con la centralità della sanità di vicinato. Avevano ragione e ora si attende che posizioni sagge come quella del prof. Remuzzi vengano valorizzate dalle autorità.

C'è forse qualcosa di provvidenziale nel fatto che i lavori siano stati aperti ufficialmente oggi, in questo #17marzo che molti vorrebbero celebrazione patriottarda della c.d. "unità italiana" e contro il quale molti inveiscono con rabbia gridando #iononfesteggio il centralismo e il colonialismo interno.

I lettori del nostro blog lo sanno: noi siamo per la primavera delle autonomie, per la Repubblica delle Autonomie, per l'Europa delle regioni. Queste sono le uniche Italia ed Europa possibili, per non farsi schiacciare tra retorica e rabbia, per guardare con speranza a prospettive di autogoverno di tutti dappertutto.

La politica dei decentralisti è l'unica speranza per la "SALUS REI PUBLICAE" e quindi dei suoi cittadini. 

La II Assemblea Generale degli autonomisti e dei decentralisti attivi nei territori della Repubblica Italiana ospiterà altri interventi importanti tra i quali:

1) Prof. Luca Pardi (CNR, piemontese ma oggi radicato in Toscana, coautore del volume “Picco per capre”, 2017 – vedi profilo a https://www.apocalottimismo.it/luca-pardi/) Affrontare la crisi ambientale, perché non c’è tempo da perdere

2) Prof. Massimo Costa (Università di Palermo, che ha partecipato con E. Grazzini, G. Ortona, B. Bossone, M. Cattaneo, S. Sylos Labini agli studi sulle monete fiscali – mèntore del movimento Siciliani Liberi – vedi https://www.massimocosta.blog/)
Proposte concrete per spezzare le catene del debito, sperimentare monete locali complementari (sia fiscali che di solidarietà), aprire la strada a una radicale riforma della Eurozona

3) Cons. Massimo Moretuzzo (Capogruppo del Patto per l’Autonomia nel Consiglio regionale Friuli – Venezia Giulia)
I beni comuni al centro dell’impegno delle autonomie, per la valorizzazione delle peculiarità locali nella transizione ecologica e nella ricostruzione, dal basso, di una nuova stagione di giustizia sociale.

4) Sen. Dott. Albert Lanièce (Gruppo delle Autonomie al Senato – Union Valdôtaine)
Le autonomie in questo momento storico della vita repubblicana ed europea – Impegno per la ricostruzione – Il protagonismo delle autonomie nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Oltre ai contributi preregistrati e ai documenti raccolti, l'assemblea proseguirà con due sessioni online:

PRIMA SESSIONE dedicata all’Europa e alla solidarietà internazionale, venerdì 19 marzo 2021 (dalle 20,30)

Politica europea, per l’Europa delle regioni, dei territori, dei popoli, con il coraggio di immaginare una Europa dove ci sia posto per l’autogoverno catalano, corso, scozzese

Politica estera, per rilanciare l’anticolonialismo, opporsi alla moltiplicazione degli interventi armati all’estero, solidarietà con i popoli oppressi e dimenticati, come i Saharwi, il Trigrè, il Somaliland.

Ci saranno interventi di dirigenti di Alleanza Libera Europea – European Free Alliance, https://www.e-f-a.org/ , il partito europeo dei popoli senza stato, delle minoranze linguistiche, dei territori).

SECONDA SESSIONE dedicata al nostro impegno per la Repubblica delle Autonomie, sabato 20 marzo 2021 (dalle ore 16.00)

Dibattito aperto per lasciar emergere i temi che stanno a cuore ai diversi territori e le proposte programmatiche che ci uniranno in vista della nostra partecipazione alle prossime elezioni politiche. Temi già all’attenzione di tutti:

- centralità della svolta ambientalista, che noi crediamo essere realizzabile solo attraverso cambiamenti profondi nelle nostre economie locali, tesi all’integrale valorizzazione della salute contro tutte le nocività (anche invisibili), dei beni comuni, dei servizi pubblici universali gestiti localmente, delle nostre diversità e peculiarità

- resistere alle torsioni centraliste e autoritarie che hanno caratterizzato la gestione della crisi sanitaria, economica e sociale, restituendo margini di autonomia ai territori nella gestione della ripartenza e dei fondi straordinari che saranno disponibili

- la necessità di usare questo tempo di (almeno apparente) tregua politica, per varare in Parlamento una legge elettorale più giusta; la Repubblica è in piena emergenza democratica; da decenni ormai i cittadini non riescono più a scegliere, nome e cognome, i propri rappresentanti territoriali (maggiori informazioni sulla nostra posizione:

https://www.autonomieeambiente.eu/news/24-una-legge-elettorale-piu-giusta-per-tutti

Per maggiori informazioni e per seguire i lavori:

info@autonomieeambiente.eu

https://www.autonomieeambiente.eu

Ufficio stampa del Patto per l’Autonomia Friuli-Venezia Giulia:

press@pattoperlautonomia.eu



martedì 2 febbraio 2021

Ognun di Ferruccio abbia il cuore, la mano

Ci rivolgiamo a coloro che credono nelle liste civiche, ambientaliste, autonomiste, come Libera Firenze, come Un Cuore per Vecchiano, come Pratomagno Sostenibile, come Per Siena; a coloro che si sono spesi per tentare di cambiare la politica toscana, mettendo in campo i propri corpi e i propri soldi, non chiacchiere, attraverso le liste di Patto per la Toscana, Orgoglio Toscano, Toscana Civica; a coloro che credono nei principi localisti, territorialisti, autonomisti della Costituente Libera Toscana; a coloro che sono disponibili a fare rete, in tutta Italia, in Europa e oltre, con Autonomie e Ambiente, per l'autogoverno di tutti dappertutto.

 

Museo Francesco Ferrucci, a Gavinana (foto M.Vaiani, 2021)


A tutti ci permettiamo di ricordare che nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per questa grande opera politica dell'autogoverno, che è una incredibile fatica (non è per tutti) ma anche una grande storia d'amore (anche questa non è per tutti).

Il mondo cambia continuamente e se non fosse stato per la pandemia sarebbe stato qualcos'altro. Chi ha principi profondi e capacità di pensiero e di azione coerenti, non ha paura. Un verso troppo poco conosciuto del Canto degli Italiani recita ognun di Ferruccio abbia il cuore, la mano. Ispiriamoci all'eroe della Repubblica Fiorentina o almeno cerchiamo di non essere maramaldi.

Non i blog della controinformazione, ma la stampa internazionale più moderata e paludata, è piena di critiche feroci alla gestione della pandemia da parte della OMS, al fiasco sui vaccini della Unione Europea (che ha incrinato l'immagine della Commissione "Ursula"), al disastro degli acquisti centralizzati del supercommissario Arcuri. Afferriamo quest'attimo! E' più che mai il momento di essere rigorosi e preparati attivisti contro il centralismo autoritario.

Tutte le grandi potenze del mondo sono messe sotto accusa, dai loro cittadini, perché sono magna latrocinia, colpevoli di centralismo, autoritarismo, militarismo, colonialismo interno ed esterno. I disastri interni e internazionali commessi dalle maggiori potenze come (in ordine di grandezza demografica) Cina, India, Stati Uniti d'America, Indonesia, Pakistan, Brasile, Nigeria, Russia, Giappone, Messico, Filippine, Egitto, Etiopia, Iran, Myanmar-Birmania, gridano vendetta e non resteranno senza conseguenze, nell'era della mobilitazione sociale di reti globali di cittadinanza attiva.

Il centralismo continua a collezionare fiaschi clamorosi e spesso criminali. Anche noi, quindi, che vogliamo essere Liberi Toscani, dobbiamo fare la nostra parte.

Per coloro che sono interessati, a un pensiero globale anti-globalista e a una azione locale in prima persona, segnaliamo l'apertura di una modesta iniziativa di collegamento tra Liberi Toscani che vogliano candidarsi a guidare il cambiamento civico, ambientalista, autonomista nel proprio quartiere, rione, frazione, paese. Per maggiori informazioni scriveteci.

Bona Candelora, il giorno in cui si scruta il cielo per capire se dell'inverno siamo fòra.


giovedì 28 gennaio 2021

Morire di centralismo?


Non parliamo di ciò che è accaduto all'inizio della pandemia del coronavirus Covid-19. Eravamo tutti spaventati. Sono stati commessi tanti errori, in tutto il mondo.

Parliamo di ciò che è avvenuto dall'estate 2020 in poi.

Da allora in poi si può dire che stiamo morendo di centralismo.

I frutti velonosi del centralismo si dividono sostanzialmente in due grandi categorie: le torsioni autoritarie e il disprezzo della Costituzione della Repubblica delle Autonomie, da una parte; dall'altra, l'inevitabile inefficienza, qualche volta la cialtronaggine, non di rado arrogante, di chi ignora cosa sono le diseconomie di scala e di chi rifiuta di capire la complessità e la diversità dei territori.

Il centralismo italiano ha fallito, come quello europeo, come una certa arroganza centralista globalista che si è manifestata nella stessa OMS.

A ormai un anno dall'inizio della crisi sanitaria, il potenziamento della rete dei medici di famiglia e degli ambulatori di territorio non è nemmeno iniziato. Purtroppo le regioni, proprio sui medici di famiglia, non hanno competenza diretta. Gli ostacoli giuridici, finanziari e anche culturali posti dalla mentalità centralista hanno persino rallentato e spesso fermato lo sviluppo delle USCA (unità speciali di continuità assistenziale). 

Eppure il medico, intervenendo sul malato sin dai primi giorni, potrebbe azzerare la diffusione del contagio e mantenere le complicazioni e la mortalità entro le normali statistiche delle peggiori polmoniti.

Il manifesto per le cure primarie esiste da prima della pandemia e gode di sostegni prestigiosi (come quelli del Sant'Anna, un centro di eccellenza in Toscana), ma resta lontano dalle agende politiche (una vergogna, in particolare per un ministro della sanità che si autodefinisce di "sinistra"). 

Si possono muovere molte critiche alla rete IppocrateOrg per delle ingenuità, ma le testimonianze che ha raccolto interpellano la coscienza e le sue critiche al centralismo autoritario, anche nella scienza medica, sono ficcanti. 

Totalmente ignorato, diremmo quasi censurato, è il lavoro di proposte alternative al centralismo autoritario e alla politica della quarantena proibizionista (lockdown), portato avanti dalla Great Barrington Declaration; eppure essa promuove una saggia politica di protezione mirata (focused protection), che potrebbe salvarci dal crollo economico e sociale, oltre che dall'aumento geometrico dell'ingiustizia sociale e da forme sempre più ignobili di sfruttamento dei lavoratori, specie di quelli impegnati nelle attività più pesanti e più precarie. Se qualcuno avesse aperto gli occhi sul fatto che l'agricoltura, la trasformazione alimentare, i trasporti pubblici, le pulizie, le manutenzioni, le riparazioni, l'assistenza domiciliare, sono ciò su cui si regge il mondo, lo si mette a tacere con l'infodemia del terrore. Non sia mai che questi lavoratori chiedano stipendi più equi e orari più leggeri!

Il centralismo ha fallito nel controllo del territorio. Invece di porre in essere delle sagge regole sullo "stare locale" (stile Taiwan), perché la pandemia non raggiungesse tutti i territori, si è preferita la scelta autoritaria (stile Wuhan) dello "stare a casa", appesantita peraltro, quest'ultima, da un moralismo deteriore e dal terrorismo mediatico.

Sono falliti gli acquisti centralizzati, tutti. Inquietano i lauti guadagni di chi si è trovato a poter vendere alla Protezione civile e al supercommissario Arcuri grandi partite di merce, ma non è quello il problema più grande! I grandi acquisti centralizzati sono una CERTEZZA che la merce sarà di qualità media o bassa, non soddisferà le esigenze diversificate, non potrà essere restituita o sostituita nel caso che sia inadeguata. 

Sul fallimento degli acquisti centralizzati, in un campo critico come le cure intensive e la rianimazione ospedaliere, ha già scritto Open Polis

Sul disastro delle forniture di dispositivi individuali di protezione (DPI) abbiamo già scritto su questo blog

Sulla follia degli acquisti centralizzati (a partire dai banchi scolastici con le rotelle) rimandiamo a quanto è stato già abbondantemente scritto. L'incapacità di capire quanto sono avventati gli acquisti centralizzati malediva questa Repubblica da anni (basta pensare al disastro della CONSIP), ma in tempo di emergenza si è rivelata particolarmente funesta.

Sul fallimento della gestione centralizzata dei vaccini a livello europeo, non c'è altro da aggiungere. Ammesso e non concesso che la vaccinazione fosse la stragegia giusta per una malattia da coronavirus estremente cangiante nella sua natura ed estremamente variabile nelle sue conseguenze, tale strategia è fallita per eccesso di concentrazione di potere in poche mani, di segretezza, di miopia organizzativa, di arroganza politica. Come abbiamo già per tempo ricordato, la produzione di medicine deve essere pubblica, locale, senza scopo di profitto.

Grida vendetta, poi, il silenzio delle elite europee e globali sulla mancata sospensione di ogni brevetto su tutte le nuove medicine sperimentali, la cui ricerca è stata completamente e lautamente finanziata da risorse pubbliche. Quelle sul "vaccino bene comune" sono diventate delle ipocrite grida manzoniane.

Grazie al cielo altri percorsi di ricerca e di produzione di farmaci, come gli anticorpi, non si sono fermate, ma ciò è avvenuto non grazie, ma nonostante il centralismo italiano ed europeo.

Nei territori, il centralismo non ha fatto ciò che invece è stato possibile dove si sono lasciate agire le istituzioni locali: diversificazione degli orari di vita, studio e lavoro; cambiamenti nei trasporti pubblici; prevenzione degli assembramenti attraverso la riorganizzazione di spazi, mantenendo la libertà di lavorare; distribuzione di aiuti concreti a chi era in difficoltà. Una pletora di esperti, commissari, direttori generali, prefetti, dirigenti sanitari, direttori tecnici, alti funzionari amministrativi del centralismo si sono rivelati per quello che sono: mentalmente pigri, organizzativamente impreparati, tanto boriosi quanto inetti, con stipendi fuori mercato e al riparo da ogni controllo.

Abbiamo fiducia che qualcuno in più, di fronte a questo disastro, avrà capito che di centralismo autoritario si può morire.

Vogliamo crederci.

  

* * *

 

Per coloro che hanno coraggio, fantasia, apertura mentale, consigliamo la rilettura della nota pagina in cui Tocqueville, all'alba della modernità industriale, metteva in guardia contro un mondo in cui forse si smetteva di essere sudditi, ma non si riusciva ancora a diventare cittadini:

 

Il y a telles nations de l’Europe où l’habitant se considère comme une espèce de colon indifférent à la destinée du lieu qu’il habite. Les plus grands changements surviennent dans son pays sans son concours ; il ne sait même pas précisément ce qui s’est passé ; il s’en doute ; il a entendu raconter l’événement par hasard. Bien plus, la fortune de son village, la police de sa rue, le sort de son église et de son presbytère ne le touchent point ; il pense que toutes ces choses ne le regardent en aucune façon, et qu’elles appartiennent à un étranger puissant qu’on appelle le gouvernement... (...) ...Cet homme, du reste, bien qu’il ait fait un sacrifice si complet de son libre arbitre, n’aime pas plus qu’un autre l’obéissance. Il se soumet, il est vrai, au bon plaisir d’un commis ; mais il se plaît à braver la loi comme un ennemi vaincu, dès que la force se retire. Aussi le voit-on sans cesse osciller entre la servitude et la licence. Quand les nations sont arrivées à ce point, il faut qu’elles modifient leurs lois et leurs mœurs, ou qu’elles périssent, car la source des vertus publiques y est comme tarie : on y trouve encore des sujets, mais on n’y voit plus de citoyens.

Alexis de Tocqueville, De la démocratie en Amérique, 1835
(source: https://www.institutcoppet.org/)


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