Archiviamo su Diverso Toscana un documento dell'estate 1990, che rappresenta il candore e l'entusiasmo con cui una parte importante dell'arcipelago verde di quei tempi immaginò la collaborazione con i movimenti civici ed autonomisti di quei tempi, suggestionato dai valori delle liste Federalismo ancorate alla Carta di Chivasso, dal crollo del Muro di Berlino, da esperienze come quella del Forum Civico di Vaclav Havel (e dal suo stupendo simbolo, il "ragazzo che sorride", "the smiling boy"), da uno spontaneo desiderio - dal basso - da parte delle liste verdi comunali che in quegli anni si erano moltiplicate, di poter agire nella vita politica con originalità e indipendenza dalla partitocrazia morente della c.d. Prima Repubblica italiana. L'enfasi in rosso sul paragrafo 5.8 è stata aggiunta dai redattori per sottolinearne l'importanza (Ndr, 20 settembre 2024).
Un
documento per rilanciare, attraverso un dibattito politico e
culturale fra i vari soggetti verdi, una rinnovata Federazione o
Confederazione Verde.
PER
UN FEDERALISMO VERDE
Una
proposta politica
1.
Premessa
1.1.
Nell'ambito del movimento verde, dell'arcipelago ecopacifista e da
parte dell'opinione pubblica, la costituzione
di liste verdi era stata intesa come un progetto
di organizzazione alternativa da parte dei cittadini per avviare un
processo di riconversione ecologica dei modelli di sviluppo e di
vita, delle istituzioni, del comportamento individuale.
1.2.
Il carattere alternativo dei verdi doveva basarsi sulla libertà
organizzativa e statutaria, sulla sovranità dei gruppi
spontaneamente costituitisi sul territorio, sul pluralismo di
componenti, tendenze e culture - organizzate e non, formalizzate o
diffuse - e su un diverso modo di rapportarsi alla politica, alle
persone e a tutto l'esistente.
1.3.
Questa proposta "per
un federalismo verde"
si rivolge alle persone, ai gruppi, alle liste, ai soggetti politici
dell'arcipelago verde, per discutere insieme, a partire dalla
situazione concreta che oggi si è determinata, come salvaguardare e
sviluppare queste intuizioni sul carattere alternativo e federalista
dei verdi, e ciò secondo le tracce indicate in questo primo
documento di lavoro.
2.
Elementi di crisi
2.1.
Queste aspettative e questa volontà di diversità dal sistema dei
partiti vecchi e nuovi, fu la spinta determinante a dotarsi, ad
Ariccia nel 1987, di uno statuto federale basato su
concetti e metodi organizzativi diversi da quelli delle altre
formazioni politiche italiane.
2.2.
Negli ultimi due anni si è però sviluppata una manovra di
occupazione ed utilizzazione istituzionale di tutto il
movimento verde, che ha cercato di sottrarre il potere decisionale
alle liste verdi locali.
2.3.
Inoltre, anche a causa di un ordinamento elettorale centralistico,
le liste verdi hanno subìto condizionamenti sul finanziamento e sul
simbolo da parte degli organismi nazionali e regionali, i quali hanno
spesso ridotto la sovranità della singola lista a pura
retorica.
2.4.
Con la costituzione dei gruppi verdi nelle istituzioni, non
raramente si è verificato un appiattimento della nostra
politica sulle strutture, le risorse ed il personale degli eletti.
2.5.
La volontà di costruire un soggetto politico realmente decentrato
si è scontrata duramente con gli interessi di altre forze
politiche e con la pretesa di controllare in modo centralistico
la Federazione del sole che ride.
2.6.
Questa conflittualità è stata volutamente amplificata da molti
organi di informazione con lo scopo, neppure molto recondito, di
mostrare che la novità dei verdi si era già consumata in
scontri verbali e di corridoio.
2.7.
I ruoli ed i limiti stabiliti dallo statuto di Ariccia sono stati
sempre più stravolti e violati, con l'evidente tentativo, da parte
di alcune componenti, di giungere ad uno svuotamento delle regole
stabilite, leggittimando uno stato di fatto diverso.
2.8.
Anche la costituzione dei Verdi Arcobaleno - pur nelle loro
articolazioni e diversità interne - da possibile momento
di allargamento e di crescita dell'arcipelago verde, è
stata invece giocata e ridotta, da ristrette elìtes nazionali,
come occasione per tentare lo smantellamento della Federazione del
sole che ride e dei suoi principi originari e fondanti.
2.9.
Buona parte del dibattito e delle attività della Federazione e
delle Liste, nonché dei gruppi di Verdi Arcobaleno, invece di
tendere a costruire un progetto verde ed autonomo dagli altri
partiti, è stata artificialmente monopolizzata dal problema
dell'unificazione.
2.10.
Unificazione che, nello spirito originario delle liste verdi,
nasce ed ha senso solo dove l'impegno congiunto sul territorio ha
effettivamente prodotto cultura e lavoro comuni.
2.11.
Il processo di unificazione tra i verdi - perseguito in tutte le sue
varianti di confluenza, diaspora dall'uno all'altro soggetto,
rifondazione o fondazione, dall'alto o dal basso - che avrebbe
dovuto portare ad un'accellerazione del processo di sviluppo
organizzativo e federativo, non ha rispettato i tempi e le esigenze
reali dell'arcipelago, ottenendo così l'effetto opposto.
2.12.
Si è assistito, inoltre, ad una serie di scelte in cui, in nome di
questioni di merito politico, si sono calpestate anche le poche
regole sin a quel momento consolidate (vedi la vicenda
elettorale a Milano, a Treviso, nel Friuli e in Toscana),
giungendo così ad una situazione complessiva in cui non vi è
più di fatto alcuna certezza delle regole interne, garanti del patto
federativo.
2.13.
Il tormentato succedersi di scadenze, fondazioni, appuntamenti
sempre presentati come ultimativi sul piano statutario e
sempre più vuoti di fantasia e creatività politica, è
stato spesso estraneo alle esigenze reali.
2.14.
Queste esigenze sono state progressivamente soffocate dalla perdita
del gusto della ricerca, dall'inaridimento del dibattito
culturale, dall'appiattimento della presenza sul solo piano
istituzionale, dalla difficoltà di ottenere una sufficiente
circolazione dell'informazione, dalla caduta e deterioramento
del clima di ecologia della vita interna, dal crescere
della litigiosità, dallo sviluppo del professionismo e del
neoprofessionismo in vertici autonominatisi, dal
depauperamento del ruolo delle assemblee federali, dove è
risultato impraticabile un dibattito sulle responsabilità
politiche singole o collettive.
2.15.
Dobbiamo inoltre rilevare che molte delle proposte di
riorganizzazione regionale e nazionale della Federazione
propongono rimedi peggiori dei mali, perpetuando di fatto una
divisione in zone di influenza
e di controllo.
2.16.
Il complesso dei meccanismi sin qui delineati
ha generato un malinteso concetto di regionalizzazione
della Federazione, inteso come filtro alla libertà ed alla
pluralità di posizioni delle e nelle liste locali e come
cristallizzazione dei rapporti di forza esistenti.
3.
Ritorno ad un progetto culturale e politico
3.1.
Dobbiamo ritornare alla scelta, fatta da una parte del movimento
verde, di diventare - senza compromettere l'immagine delle
associazioni ambientaliste ed anche senza accettare da esse
alcuna impropria tutela - una rete di persone impegnate in
politica sotto la propria responsabilità.
3.2.
Riaffermiamo la possibilità di un progetto culturale e politico
autonomo
ed altro,
sia rispetto alle singole battaglie ecologiche, di cui chiunque
può farsi carico in ogni altra forza politica, sia rispetto ad
altri progetti politici e sociali che sono in concorrenza
con quello verde.
3.3.
Certamente rappresentiamo una tendenza di pensiero, che necessita
di ulteriori approfondimenti, e non un'identità con forza
esclusiva, ma ciò ci spinge, sin da ora, ad affermare la nostra
diversità da altri processi politici quali la rifondazione
della sinistra ed i suoi nuovi partiti, il processo di
composizione dell'area laica, aggregazioni su obiettivi parziali
e minoritari, tentativi di semplificazione artificiale degli
schieramenti politici.
3.4.
Esistono, alle nostre spalle, culture politiche che, variamente
intersecate col movimento verde, hanno gettato uno sguardo radicale
all'origine delle contraddizioni, delle distruzioni e delle
ingiustizie del nostro tempo.
3.5.
Dobbiamo essere in grado, come il movimento ha già fatto sui temi
dell'acqua, dei rifiuti e dell'energia, di puntare all'origine
dei problemi, accettando la sfida di lavorare con chiunque per
attivare cambiamenti, assumendoci tutte le responsabilità che si
presentano, sia di governo che di opposizione.
3.6.
Da ciò deriva, comunque, il rifiuto di omologarsi all'esistente,
la presa di distanza da riformismi di corto respiro e dalle
prospettive di alternanze politiche che lascino immutato il
sistema consolidato di sfruttamento del pianeta e di autosfruttamento
dell'uomo.
4.
La necessità di pluralità e parzialità
4.1.
Le liste verdi - proprio per la loro stessa origine da un ambito
multiculturale dove è stata elaborata la centralità della
questione ambientale, dalla realtà delle associazioni
ambientaliste che si sono sempre percepite come una molteplicità
capace di una continua iniziativa comune, dal distacco di
persone e gruppi dai partiti tradizionali - rappresentano una realtà
di organizzazione per definizione non assoggetabile
ad un unico centro di potere, né
riducibile ad un'unica forma organizzativa.
4.2.
La nostra conflittualità interna, provocata dal progressivo
tentativo di ridurci a "partito
unico nazionale",
ha prodotto la perdita della capacità dei verdi di inventare
politica.
4.3.
Sarebbe grave sottovalutare che, proprio quando il movimento
verde è stato paralizzato dalla discussione sulla fusione e sulla
riorganizzazione, ha subito la sua prima battuta d'arresto, in
occasione del voto dei referendum.
4.4.
Nella misura in cui ci contagia una cultura del
"partito unico"
omogeneizzante ed onnicomprensivo, saremmo condannati al
distacco dalla nostra matrice nonviolenta, dalla passione per
l'intesa sulle cose, dalla capacità di convivere in una rete verde
multiforme.
4.5.
E'necessario, quindi, che i verdi continuino ad evolversi
organizzativamente secondo un proprio autonomo percorso ed
all'interno di contesti federativi adeguati alla
complessità ed alla molteplicità dell'esistente.
4.6.
Questo processo di superamento della pretesa di costruire "il
contenitore
unico"
dei verdi potrebbe trovare una soluzione adeguata in una struttura
federativa più articolata di quella attuale, od anche
confederale, a tutti i livelli dove se ne verifichino la
necessità e le condizioni.
4.7.
A questo riguardo, ci appare decisivo che i diversi soggetti verdi si
organizzino autonomamente e sovranamente e che il loro ingresso
in una struttura federativa comune debba essere successivo al
reciproco riconoscimento della condivisione di un progetto di
lavoro e di regole di convivenza chiare, certe e non eludibili.
4.8.
Deve configurarsi la possibilità di instaurare rapporti chiari,
con l'azzeramento delle incertezze del recente passato
(tentativi di costituzione di un terzo soggetto verde, di
smantellamento della Federazione e scissione dal “sole che
ride”, trattative contemporanee con altri soggetti politici).
5.
Autori di un fare
5.1.
Per l'affermazione delle tendenze e dello spirito compresi in questo
documento, proponiamo un'azione comune per rilanciare la
possibilità di un pluralismo ideale e politico all'interno
della Federazione e delle prospettive a lungo termine per
l'arcipelago verde.
5.2.
Non siamo interessati, invece, ad acquisire spazi di manovra fini a
se stessi o a garantire gli eventuali esclusi dalle ormai pubbliche
contrattazioni e suddivisioni.
5.3.
Invitiamo le liste unitarie, arcobaleno, “sole che ride”, verdi
civiche e gli altri soggetti interessati a farsi protagonisti di una
rifondazione "diffusa"
dei verdi, che sfoci nella moltiplicazione dei gruppi di lavoro, nel
radicamento nei quartieri e nei paesi, nell'apertura a tutti i
cittadini.
5.4.
Proponiamo un impegno, in tutte le istanze decisionali dei verdi, per
promuovere la massima riduzione dell'utilizzo
centralizzato del potere da parte degli organismi nazionali
e regionali, contestualmente con la maggiore differenziazione
possibile tra eletti ed organi politici.
5.5.
Chiediamo la cessazione di ogni chiusura preventiva, contestazione
politica, controllo feudale, attentato alla sovranità ed
all'autonomia nei confronti delle liste verdi locali.
5.6.
Richiediamo che le assemblee previste dalle delibere di indirizzo
di Trani siano convocate nel modo più trasparente e
controllato possibile e siano riunite con una rappresentanza
certa.
5.7.
Ci impegniamo
a porre in calendario appuntamenti nazionali autoconvocati
di rilancio dell'iniziativa politica di tutti i verdi, sia sui temi
della caccia, dei pesticidi, dell'inquinamento atmosferico, sia
sui temi del rinnovamento delle istituzioni, delle leggi
elettorali, parallelamente allo sviluppo di rapporti, che
riteniamo fondamentali, con le formazioni politiche
autonomiste e federaliste.
5.8.
Nessuna struttura federale o confederale dei verdi potrebbe
infatti sopravvivere senza elaborare proposte per il
deperimento dello stato centralista.
5.9.
Proponiamo alle liste verdi, federate e non, ai gruppi ed ai singoli
che condividono la presente analisi di portare avanti con forza
queste proposte e quelle che collettivamente riterremo necessario
elaborare in questo delicato momento dell'opzione verde in Italia, in
vista di una rinnovata federazione o confederazione.
5.10.
Diamo appuntamento ad un prossimo momento di approfondimento dei
contenuti di questa proposta, col fine di farne la base per un
manifesto politico e programmatico della nostra tendenza verde e
federalista.
Primi
firmatari:
Maurizio
BEKAR (m. Comitato di Garanzia Federazione LL.VV.)
Luciano
BENINI (LV Muggia, V.Presidente MIR)
Cesarino
CAMATTA (G.d.C. L.V. Treviso)
Federico
CLAVARI (G.d.C. L.V. Roma)
Giuseppe
CRUSCO (Consigliere Provinciale Como)
Nazzareno
DARIOL (G.d.C. L.V. Padova)
Francesco
DELOGU (Coordinatore Regionale LL.VV. Sardegna)
Roberto
MONTANARI (Lista Verdi per Piacenza)
Arturo
OSIO (Consigliere Regionale Lazio)
Giorgio
RADAELLI (m. Comitato di Garanzia Federazione LL.VV.)
Mauro
VAIANI (Coordinatore Regionale Verdi Uniti Toscana)
Roma
- Trieste - Prato, 4/8/90