Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso
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giovedì 8 aprile 2021

Una doverosa critica a Giani

 


Il presidente della Toscana, Eugenio Giani, si merita le critiche che lo stanno raggiungendo in questi giorni. Farebbe bene ad ascoltarle. Gli staff della sua amministrazione, in particolare quelli dell'Assessorato alla sanità, diano immediati segnali di averle ascoltate.

Molti c.d. fragili in attesa di un vaccino anti-Covid-19 nelle ultime ore hanno ricevuto un SMS che li invita a pazientare e promette loro che saranno chiamati e non dovranno più partecipare alla lotteria dei "clicche" sul portale https://prenotavaccino.sanita.toscana.it/. Ci auguriamo che sia vero.

Tra i più severi critici si contano, oltre agli attivisti civici, ambientalisti e autonomisti, medici di famiglia, lavoratori della sanità territoriale, esponenti di comitati (come il Coordinamento toscano per la difesa della Costituzione o il CREST, Comitato regionale emergenza sanità toscana). Saranno ascoltati? Ce lo auguriamo.

E' stato un grave errore iniziare a vaccinare senza uno screening di chi era già stato malato. Del virus sappiamo di certo poco, ma di sicuro chi si è già ammalato ed è guarito, non può essere messo in fila come gli altri per un vaccino.

E' stato sbagliato aprire un portale online offrendo poche migliaia di posti a un pubblico di interessati che si contava a centinaia di migliaia di persone. Non c'è bisogno di essere esperti informatici o di logistica per capire che questo avrebbe generato solo disastri.

E' stato folle vaccinare intere categorie, come personale amministrativo, familiari di dipendenti e persone giovani (compresi avvocati che non frequentano le carceri,  insegnanti che non insegnano, giovani infermieri e tirocinanti medici non ancora al lavoro). Questa scelta ha distratto dal concentrarsi sulle uniche persone a cui vale davvero la pena di dare questi vaccini sperimentali: cittadini ultra settantenni e soggetti fragili.

Aggiungeremmo che è mancata una visione, una capacità di guardare le cose in modo diverso, dal basso e dalle periferie. E' per questo che esistono le autonomie, per pensare e fare qualcosa di diverso dal pensiero unico che viene dal centralismo autoritario. Noi, al posto di Giani, avremmo per esempio sperimentato la vaccinazione di massa in alcune aree circoscritte e naturalmente isolate, come le isole dell'arcipelago toscano o alcune comunità montane. Questo al fine di metterle in sicurezza, considerando che sono lontane dai grandi centri sanitari, e per sperimentare, d'accordo con le popolazioni e le autorità locali, la creazione di isole "bianche", a cui consentire, al più presto, il ritorno a una vita normale.

E' evidente che Giani si trova a operare in una situazione già critica, a causa delle sciagurate scelte del passato: indebolimento dei servizi territoriali, un costoso accentramento (come dimenticare le convenzioni Astaldi per i quattro nuovi ospedali, finite nel mirino della Corte dei Conti?), l'eccessivo spazio dato alle strutture private, la poco oculata espansione dei servizi “intra moenia”. Proprio per questo sarebbe giunto il tempo di ascoltare, riflettere, innovare.

Ci piacerebbe che il presidente Giani, da poco eletto, trovasse il tempo di incontrare e ascoltare il nostro mondo civico, ambientalista, autonomista, delle periferie e degli umili, 

Senza complessi d'inferiorità, possiamo dirlo ad alta voce: le nostre idee sono ancorate al futuro e al bene di tutti, molto di più di quelle che dominano nei palazzi del potere regionale e centrale.


venerdì 23 ottobre 2020

Il caso Maurizio Sguanci

 


Quello di Maurizio Sguanci diventerà un caso giuridico e politico, a Firenze e in Toscana, in questo ultimo scorcio del difficile anno 2020.

Sguanci nel 2019 è stato eletto direttamente dal popolo come presidente del Quartiere 1 di Firenze, quello del Centro Storico. Entro pochi giorni, però, essendo Stefania Saccardi stata scelta come assessore regionale e vicepresidente della nuova amministrazione toscana presieduta da Eugenio Giani, le subentrerà come consigliere regionale supplente. 

Maurizio Sguanci, infatti, nelle recenti elezioni regionali del 20-21 settembre 2020, era candidato nella lista Italia Viva con la stessa Saccardi, risultando il primo dei non eletti, con circa 850 preferenze. Non moltissime, a dire il vero. Evidentemente i Fiorentini non hanno granché gradito che una persona che si era appena fatta eleggere presidente di quartiere con il PD, tentasse la scalata al Consiglio regionale con la nuova formazione renziana di Italia Viva.

Diventare consigliere regionale, ancorché precario, è sicuramente una opportunità, a cui sarà difficile per Sguanci rinunciare. Tuttavia il suo ingresso nel Parlamento toscano come supplente scatena una serie di problemi giuridici e di interrogativi politici.

Intanto, una norma nazionale generale della Repubblica, l'art. 65 del Testo unico dell'ordinamento degli enti locali (D. lgs. 18 agosto 2000, n. 267, noto come TUEL, o anche come TUOEL) stabilisce l'incompatibilità tra l'essere amministratore comunale e l'essere consigliere regionale. I presidenti di quartiere sono in tutto e per tutto assimilati, da varie normative generali e locali, a sindaci e assessori. Inoltre, esistono già pareri che estendono anche ai consiglieri regionali supplenti le incompatibilità vigenti per i consiglieri regionali effettivi. Si potrà sicuramente disquisire e rinviare, speculando su varie lacune e silenzi che si troveranno nella legislazione nazionale e regionale, ma il problema giuridico resta e dovrà essere affrontato.

Inoltre, se Sguanci andrà in regione e se prevarrà la dottrina dell'incompatibilità, non basterà riunire il consiglio di quartiere per eleggere un nuovo presidente. Il cerino dei problemi giuridici resterà nelle mani dell'amministrazione Nardella, la quale dovrà organizzare nuove elezioni per il quartiere 1 nel 2021. Sarà una grande incognita, conseguenza diretta dell'aver voluto imporre, senza adeguata meditazione e preparazione, l'elezione diretta dei presidenti di quartiere, che Nardella ha tentato di spacciare come piccoli sindaci "vicini alla gente", mentre invece erano solo personaggi di quella sua continua campagna mediatica che il sindaco di Firenze crede essere sufficiente per governare Firenze.

Anche risolti i problemi giuridici, comunque, resteranno ovviamente tutti gli interrogativi politici.

La legge elettorale toscana rivela, una volta di più, i suoi insopportabili difetti. Porta a sedere nel Parlamento toscano un'altro eletto fiorentino, che ha preso molti meno voti di tanti altri esclusi.

A meno che Sguanci non faccia il bel gesto di rinunciare alla nuova carica, i cittadini di Firenze dovranno interrogarsi sul perché i loro eletti comunali, dopo solo un anno, tentino di sistemarsi in regione, invece che stare a fronteggiare, a fianco della loro gente, gli anni terribili delle vacche magre che aspettano la Firenze, dopo la pandemia e dopo la fine del turismo di massa.

Se davvero si tornerà a votare per il quartiere 1 del Centro Storico, ci si dovrà anche domandare - e sarebbe ora - perché abbiamo quartieri così grandi e così impotenti, mentre la gente avrebbe drammaticamente bisogno di quella prossimità dei servizi che viene autorevolmente proposta dal grande messaggio della Rivoluzione Rionale

Sguanci, in conclusione, non potrà restare a lungo sia presidente del quartiere centrale di Firenze, sia consigliere regionale della Toscana. Il cumulo di queste due cariche, che non sono certo delle sinecure, è insostenibile, vuoi per ragioni giuridiche, o politiche, o di semplice opportunità. Auguriamocelo tutti, per il bene di Firenze e della Toscana.

 

lunedì 9 maggio 2016

Altri tre referendum di unificazione fra comuni toscani





Sono stati celebrati ieri e oggi altri tre referendum sull'unificazione fra comuni toscani.
Stavolta hanno votato a favore (ma con una partecipazione bassissima) i due comuni della montagna pistoiese, San Marcello e Piteglio.
Hanno votato contro, e nettamente, i due comuni del pisano, Castellina Marittima e Riparbella.
Nell'aretino hanno prevalso i "no" a Castiglion Fibocchi e in maniera tale da non poter soverchiare il timido "sì" di Capolona.
Sui potenti mezzi d'informazione della Regione Toscana, ciascuno si può informare e formare la propria opinione.
Noi ci sentiamo qui in dovere di porre dei paletti contro il dilagare di vere e proprie castronerie mediatiche, istituzionali e politiche, che stanno facendo naufragare il processo, che invece sarebbe per tanti aspetti positivo, di unificazione fra i comuni della Toscana.
I media toscani rappresentano questi referendum come se fossero dei piccoli plebisciti in cui la gente non dovrebbe far altro che approvare le unificazioni proposte dall'alto, spesso in modo improvvisato e forzato, dagli attuali amministratori. Una tale rappresentazione è sbagliata e, indipendentemente dall'esito, lascerà nei territori divisioni durature - esattamente come tutte le tentazioni plebiscitarie.
I referendum sono inoltre presentati e rappresentati come "consultivi", ma si tratta di una grave sgrammaticatura. La natura partecipativa del processo è garantita dall'art. 133 della Costituzione. Le popolazioni locali devono essere "sentite". Dopo averle sentite, il consiglio regionale non è libero di fare come vuole.
Purtroppo, proprio qui in Toscana, in gennaio, il nostro consiglio regionale ha varato una unificazione forzata, quella dei comuni di Abetone e Cutigliano. Si è voluta prendere in considerazione la somma dei voti per il sì dei due comuni, stabilendo così il principio che ogni comune più popoloso può annetterne uno più piccolo. Una forzatura che non fa onore a una classe politica regionale che pure rispettiamo. Lo ricordiamo, ancora una volta, a Eugenio Giani, se per caso capitasse su questo blog.
Si è trattato di una prepotenza, che, a nostro parere, sarebbe meritevole di essere contrastata in giudizio, fino davanti alla corte costituzionale. 
Un precedente così sbagliato, ci pare, minerà profondamente ogni futuro dibattito sulle unificazioni.
Infine, segnaliamo che troppe di queste proposte di unificazione, hanno seri limiti politici, culturali, amministrativi.
Somigliano troppo a fusioni a freddo fra piccoli ceti politici, più che a progetti di riorganizzazione e democratizzazione del territorio.
Lo segnaliamo sommessamente da tempo, ma non ci pare di trovare molto ascolto.
Noi crediamo che la Toscana abbia bisogno di paesi e paesini più vivi, più liberi, più amati, più protetti, più valorizzati, all'interno di comuni-comunità più ampi, ma tutto questo va costruito con competenza, con creatività organizzativa, con passione per la democrazia locale, con amore per il territorio.
Bocciati certi goffi tentativi, guardiamo avanti.

mercoledì 27 aprile 2016

Voglia di indipendenza


Fonte: GoNews - Il presidente Eugenio Giani
con la bella fascia republicana e toscana
che ha fatto disegnare per
i nostri consiglieri regionali



Nella rievocazione della cosiddetta "indipendenza toscana", voluta oggi dal presidente del parlamento toscano, Eugenio Giani, c'è stata più di una sgrammaticatura, ma l'evento rivela qualcosa di importante e di profondo, di cui il bravo politico fiorentino ha compreso da tempo l'importanza.
Le persone hanno voglia di autonomia.
I territori hanno voglia di sovranità.
La Toscana ha davvero voglia di autogoverno.
Questa celebrazione del 27 aprile 1859, il giorno della partenza di Leopoldo II, avrebbe meritato un approfondimento sul modo civile e pacifico con cui avvenne.
In quella giornata, che la stragrande maggioranza dei Toscani di allora guardò con rispetto e forse anche con tristezza, si accese una speranza di autentica indipendenza toscana, magari nella forma di una repubblica veramente democratica, federata con altri stati italiani ed europei.
Le celebrazioni nel parlamento toscano, purtroppo, hanno totalmente oscurato che quella timida speranza di indipendenza fu completamente tradita.
Attraverso la vergogna del plebiscito e altre catastrofi nazionaliste, la Toscana è stata trascinata verso colonialismo, autoritarismo, burocraticismo, una serie infinita di vergogne e infamie.
Delle riflessioni più critiche e più autocritiche sulla gravità della "questione toscana", ci sarebbero state bene.
Lo scriviamo con affetto a Eugenio Giani, consigliere che, in ticket con Stefania Saccardi, abbiamo sostenuto.


sabato 9 gennaio 2016

Attentato alla Costituzione e un pericolo per la montagna toscana


Una indiscrezione del Tirreno di stamattina rivela che il parlamento della Toscana potrebbe tentare di varare una unificazione forzata dei comuni di Abetone e Cutigliano.
Nel recente referendum, i cittadini del comune di Abetone hanno detto "No".
Non è mai accaduto in precedenza che il parlamento in Toscana abbia forzato la mano alle comunità locali, interpretando l'art. 133 della Costituzione italiana nel senso che il parere delle popolazioni, in ciascun comune, sia meramente consultivo. Né è mai accaduto che si siano contati, in modo capzioso, i "Sì" totali nel territorio di tutti i comuni interessati, rendendo così possibile una sorta di annessione dei comuni meno popolati da parte di quelli più densamente abitati.
A parere di chi scrive, sarebbero due interpretazioni deboli, discutibili, meritevoli di ricorso alla Corte costituzionale, da parte delle popolazioni eventualmente forzatamente "unificate".
E' noto che questo blog è stato pioniere della unificazione dei comuni toscani in comunità più grandi, ma siamo anche sempre stati chiari sul fatto che le unificazioni richiedano partecipazione e consenso.
A questa tentazione di forzare la mano all'Abetone, il parlamento della Toscana deve resistere, per non mettere in pericolo la Costituzione e non minare la fiducia delle popolazioni di montagna nella politica toscana.
C'è e si deve portare avanti la strada alternativa della unione di comuni e prepararsi, semmai, a presentare alle popolazioni, più avanti, un progetto più articolato e più maturo di comune-comunità, dove ogni borgo possa sentirsi più valorizzato, più sostenuto, non più periferico e abbandonato.
Magari ripartendo dopo aver dato corpo al progetto dei municipi toscani, di recente annunciato dal presidente Eugenio Giani.

Eugenio Giani, presidente
del parlamento toscano,
lo scorso 21 dicembre 2015

giovedì 7 gennaio 2016

Eugenio Giani per i municipi di Toscana


Il presidente del parlamento toscano, Eugenio Giani, nella sua conferenza stampa di fine 2015, ha lanciato alcuni messaggi forti e trasversali, nell'interesse di tutti.
Potete riascoltare la sua voce in questa snella ma incisiva intervista a Radio Toscana, andata in onda il 5 gennaio 2016.
Fra le tante iniziative per il rafforzamento dell'autogoverno toscano, il presidente Giani ha annunciato una legge per il riconoscimento dei municipi di Toscana.
Si tratta di un istituto di rappresentanza e di autogoverno che deve restare anche in tutti quei borghi toscani che accettano un processo di unificazione in comuni-comunità più ampie.
E' un buon segnale nella direzione, a questo blog molto cara, del rafforzamento dei nostri borghi, che sono luoghi essenziali di vita e devono diventare sempre di più realtà di inclusione sociale, crescita economica e di esercizio democratico della sovranità popolare.


Il presidente Eugenio Giani alla commemorazione
di Ugo di Toscana, lo scorso 21/12/2015,
alla Badia Fiorentina (nostra foto - Diverso Toscana)


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