
Ho avuto l'onore di essere invitato come relatore aL Festival della cultura della Libertà, a Piacenza, oggi, domenica 30 gennaio 2021. E' stata la sesta edizione del Festival, sul tema: “La libertà al tempo della paura. Come riconquistare i diritti perduti? - Liberi di scegliere”. Ho parlato nella Sessione VIII, sul tema: “Dinanzi alla pandemia, centralismo o localismo?”, affiancando il deputato ticinese Paolo Pamini e il prof. Carlo Lottieri. Ringrazio di cuore i promotori del Festival: Associazione Liberali Piacentini, Confedilizia, il Giornale, European students for liberty, per l'occasione che mi hanno dato di lanciare qualche spunto anticentralista, autonomista, localista e decentralista. Grazie di cuore a Corrado Sforza Fogliani, che del Festival è il padre, e all'amico Carlo Lottieri, che ne è il direttore scientifico. Grazie davvero al Festival, che ha ospitato anche la mia voce tra le molte (anche dissonanti, perché sotto l'ombrello del pensiero liberale c'è grande pluralismo). Di seguito qualcuno dei pensieri che ho portato e che, con l'ascolto delle importanti voci autonomiste che ho incontrato in questo evento, ho potuto arricchire. (Mauro Vaiani)
Localismo e fallimento del centralismo
Si dovrebbe essere autonomisti e decentralisti anche se il
centralismo funzionasse. Chi resta centralista dopo aver vissuto
questi due anni di pandemia e sindemia, giunti al termine di
trent'anni di declino della Repubblica e di involuzione tecnocratica
della Unione Europea, ha seri problemi di rapporto con il momento
presente, la condizione degli umili, i nostri doveri verso le
generazioni future.
Giornata della memoria 27 gennaio 2022
Ho ripensato alle parole di un'altra giornata della memoria, di
dieci anni fa. A Firenze, mercoledì 25 gennaio 2012, parlando a
Sant'Apollonia, il prof. Zygmunt Bauman, in una delle
sue ultime apparizioni pubbliche, ci ammoni che la macchina dello
sterminio è ancora intatta. La nostra civilizzazione globalizzata e
tecnocratica è ancora capace di distruggere il genere umano e il
pianeta.
Scrisse Primo Levi: “È
avvenuto, quindi può accadere di nuovo: questo è il nocciolo di
quanto abbiamo da dire". Non
sono tanto fantasmi del passato che dobbiamo esorcizzare, ma i
presagi di un futuro possibile, perché mai c'è stato nel mondo così
tanto potere concentrato in così poche mani e capace di fare male a
così tanti. Se non si capiscono i pericoli del centralismo
autoritario, le discussioni sulla pandemia, la sindemia, l'infodemia,
lo stato d'emergenza, la crisi, rischiano di essere gracili.
Dentro una peste moderna
In guerra e con la peste, chi si spoglia e chi si veste. Ma anche
i guadagni di pochi e le perdite di molti hanno cambiato scala e
quindi qualità. I contratti dell’Unione Europea con #BigPharma
sono stati fatti, ci dicono per il nostro bene. Ma perché farli così
segreti e così opachi?
Quindi dentro una moderna caccia alle streghe
Nella modernità, cambiano scala e qualità anche le cacce alle
streghe. I dissidenti del pensiero unico sono stati trattati come
tanti Dreyfus: capri espiatori di masse scatenate da una stampa
monocorde, foraggiata da poteri giganteschi.
Un potere così grande genera errori
geometricamente più grandi
Il convergere di OMS, Cina, USA, EU, BigPharma e altre potenze del
nostro tempo su una narrazione grevemente conformista del pericolo
pandemico ha portato miliardi di persone ad obbedire a ordini quanto
meno discutibili.
Tra i tanti ordini a cui abbiamo obbedito, due su tutti paiono
particolarmente avventati: il rifiuto di praticare cure precoci
anti-infiammatorie, che è stato imposto in modo particolarmente
testardo in Italia; la vaccinazione dei guariti.
Eppure, almeno dal momento in cui è uscita la Great Barrington
Declaration, sapevamo che c'era una luce in fondo al tunnel ma coloro
che comandano la società globalizzata non volevano che ci
incamminassimo in quella direzione.
Per approfondire:
http://diversotoscana.blogspot.com/2021/03/la-luce-in-fondo-al-tunnel-del.html
Verità e riconciliazione
Non crediamo si possano portare in tribunale errori storici e
politici così gravi, ma, almeno in questa Repubblica, nella prossima
legislatura, sarà giusto chiedere almeno una Commissione verità
e riconciliazione.
Il nostro mondo autonomista si è messo dalla
parte del torto
Non senza orgoglio, ricordiamo che il nostro mondo civico,
ambientalista, autonomista e decentralista, quello di Autonomie
e Ambiente, è sempre stato nettamente schierato dalla parte dei
medici di famiglia, degli ambulatori rionali, delle cure precoci in
scienza e coscienza, delle quarantene locali mirate contro i
"lockdown" indiscrimati, dello "stare locali" non
dello "stare a casa", della protezione mirata come
suggerito dalla Great Barrington
Declaration, contro la narrazione terroristica e, ancora di più,
contro l'uso centralista e autoritario della paura e
dell'inquietudine popolare.
Il tempo dell'obbedienza industrializzata di una
umanità massificata è giunto al termine
Non abbiamo potuto approfondire questo punto a Piacenza, ma chi
segue questo blog sa che siamo in un lungo 1989, un tempo di
"Disintegration as Hope",
come aveva previsto, prima e più chiaramente di altri, il grande
boemo-tedesco-americano Karl Deutsch, a partire dal suo articolo
"Social Mobilization and Political Development" del
1961, dedicato alla "mobilitazione sociale" e alle sue
conseguenze politiche in un mondo sempre più interconnesso.
Una rivolta biopolitica
Che di fronte a una gestione così centralista e autoritaria della
pandemia, scoppiasse una rivolta biopolitica, era proprio il minimo
che c'era da aspettarsi.
Per approfondire:
https://diversotoscana.blogspot.com/2020/11/non-avrete-il-nostro-corpo.html
Che vuol dire essere autonomisti nel XXI secolo?
Non scalare le piramidi, ma smontarle. Non più solo
anticolonialismo alla Léopold Sédar Senghor. Non più solo contrari
al neocolonialismo esterno alla Magdoff. Non più solo ribelli al
colonialismo interno stile il Tom Nairn degli anni Settanta (con il
suo bel libro The Break-Up of Britain). I neonazionalismi, le
piccole patrie, l’Europa dei popoli, tutte cose belle, ma non
bastano più.
Oggi significa essere contrari alle concentrazioni di ricchezza e
di potere in modo molto più radicale.
Spunti contro il terrapiattismo politico
Kirkpatrick Sale, un importante decentralista americano, a partire
dalla sua forte identità ecologista, localista, di vicinanza alle
comunità native, si è sempre impegnato nel dialogo con altri
anticentralisti americani, inclusi coloro che erano radicati in
tradizioni conservatrici della più remota provincia americana o del
profondo Sud. Ha rivendicato la necessità di liberarsi dal
terrapiattismo politico che aveva paralizzato intere generazioni di
attivisti. La realtà della globalizzazione e delle concentrazioni di
potere e di ricchezza che la dominano non è comprensibile, infatti,
attraverso una sola dimensione, meno che mai quella lineare
sinistra-destra.
Vanno accettate le provocazioni su come essere "antifragili",
di Nassim Taleb: "Never describe, compare, or assess the
effectiveness of political systems without reference to scale.
Politics is not scale-free. One can be "libertarian” at the
federal level, Republican at the state level, Democrat at the county
level, socialist within the commune, and communist at the family and
tribe level.".
Da leggere anche:
A case for the Balkanization of practically everyone : the new
nationalism / Michael Zwerin - London : Wildwood House, 1976.
Da non dimenticare Leopold Kohr, che dopo molti rifiuti ricevuti,
da parte di editori americani e inglesi, riuscì a pubblicare nel
1957 il The Breakdown of Nations. In Italia fu tradotto e
pubblicato da chi? Da Adriano Olivetti e dalle sue edizioni di
Comunità, naturalmente, nel 1960.
Contro i podestà e gli aspiranti tiranni, ancora
su scala e qualità
Non c’è DEMOS, senza un territorio circoscritto, senza una
lingua comune. Non c’è popolo libero, se i cittadini non conoscono
personalmente i leader che eleggono, non sanno dove abitano, non
possono incontrarli ogni mattina e tirar loro la giacchetta. Non c’è
democrazia se non si conoscono le persone che ci governano e se chi
ci governa non conosce noi.
Se il governante conosce solo grandi numeri, inevitabilmente –
questo è ancora un tema antico riscoperto e riproposto con le parole
di Taleb - si è prigionieri di un abstract universalism.
Inevitabilmente chi ci governa da troppo lontano e da altrove tende a
essere un self-righteous psychopath.
E' fondamentale, e il nostro mondo civico, ambientalista e
autonomista lo fa e lo farà, mettersi di traverso contro tutte le
elezioni mediatiche. No, quindi, all'elezione diretta di presidenti
italiani ed europei. Va pronunciato un no netto a ogni forma di
presidenzialismo.
Sussidiarietà e ritorno alla Costituzione e agli
Statuti
Nella Costituzione e negli Statuti vigenti ci sono già principi
forti e utili a un corretto equilibrio tra centri e periferie
politiche: legalità, imparzialità, pubblicità e trasparenza,
proporzionalità, responsabilità e obbligo risarcitorio, tutela del
legittimo affidamento, principio del contraddittorio, obbligo di
motivazione. Sussidiarietà, soprattutto, sia verticale, con compiti
e responsabilità nitidamente affidate alle autorità locali più
vicine alla gente; sia orizzontale, per lasciare agli individui, alle
imprese, alle organizzazioni sociali la possibilità di rispondere in
autonomia alle proprie esigenze.
Internet Reformation
Una bella provocazione di Pamini, che paragona l'accesso a
Internet alla rivoluzione portata dall'invenzione della stampa. Un
pensiero che ben si riconnette alle riflessioni sulla mobilitazione
sociale di Karl Deutsch.
La defezione dal pensiero unico
Carlo Lottieri ci ha ricordato l’importanza delle defezioni dal
pensiero unico, che sono state un segno di speranza, durante le
torsioni autoritarie della pandemia.
Con Paolo Pamini si è riflettutto sulla necessità che le
autonomie personali, sociali, territoriali, si organizzino in tempo
di pace. Quando poi arrivano le emergenze e ci vengono tolte le
libertà, è troppo tardi. E' difficile che le libertà ci vengano
restituite.
Carlo Lottieri e Paolo Pamini ci hanno aiutato a riflettere sulla
necessità che le persone tengano ben ferme le mani sulle proprie
libertà, che sono prima di tutto quelle consacrate dall'autogoverno
locale, echeggiando un pensiero che risale a Cattaneo, il quale a sua
volta echeggiava Machiavelli, e poi su su fino alle parole di
Aristotele sulla tirannia.
Cambi di scala e di qualità
Nulla di ciò in cui
abbiamo creduto e che abbiamo fatto funzionare per una comunità di
5.000 abitanti e poi essere facilmente esteso a una comunità di
50.000, o di 500.000, o di 5 milioni, o di 50 milioni, o di 500
milioni. Nulla, non importa quanto liberale o sociale ci sembri.
Inoltre siamo in una
modernità tecnologica, dove ci sono strumenti nuovi di cui non siamo
assolutamente coscenti, di controllo e sorveglianza universale.
Per approfondire:
https://diversotoscana.blogspot.com/2022/01/contro-la-sorveglianza-universale.html