Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso
sabato 6 giugno 2015
Cosa vuol dire anti-mafia oggi
Non si ferma #MafiaCapitale senza una politica e senza fare scelte politiche. Forza +Matteo Renzi, noi crediamo nella tua energia e nel tuo senso critico e autocritico.
Ci permettiamo di segnalare alcune sfide, temi antichi che occorre difendere e riprendere, contro l'eterno sfascismo italiano.
Occorre porre fine alla raccolta delle vecchie preferenze all'italiana, nei comuni, nelle regioni, per il parlamento europeo. E scongiurarne il ritorno nelle elezioni per la nuova camera. La sovranità popolare deve ovunque essere espressa in piccoli collegi, attraverso primarie, con voto obbligatorio alla persona (anche a due, o anche a tre, purché con modalità che impediscano di eludere anonimato e responsabilità di scelta).
Si deve porre fine alla metastasi di enti privati - in gran parte cooperative, in cui le originarie motivazioni solidaristiche sembrano alquanto diluite - chiamati, attraverso una impropria intermediazione politica, a sostituire intere branchi di pubblica amministrazione. Abbiamo scritto qualcosa su questo blog, su una deviazione preoccupante che sta avvenendo a Firenze, se potete leggetela. Speriamo che lo scandalo romano induca anche Palazzo Vecchio a una maggiore riflessione.
Si deve porre fine, al più presto, alla politica dei trasferimenti. I comuni, le città, le regioni, devono essere messe in grado di autofinanziarsi con tributi propri. E se non ce la fanno, se i ceti politici locali - formati in decenni di cultura dell'esonero da ogni responsabilità - conducono i loro enti al dissesto, questo dissesto deve concretizzarsi in un fallimento, in cui chi ha sbagliato - eletti ma anche elettori - per quanto possibile, paghi.
domenica 3 agosto 2014
Sostiene Panebianco
venerdì 4 luglio 2014
Attenti all'imbroglio a cinque stelle
E' triste accorgersi di aver avuto ragione in una materia pericolosa.
In un miscuglio di ignoranza e di arroganza, una piccola minoranza organizzata di attivisti Cinque Stelle ha deciso di sposare la causa del ritorno delle preferenze - ignorando bellamente trent'anni di storia politica italiana (e oltre un secolo di storia elettorale europea), nonché la volontà popolare espressasi solennemente nel 1991 e nel 1993.
Purtroppo ciò avviene in un clima di totale assenza di memoria storica e di spirito critico, da parte dei media.
E quel che è peggio, in un clima generale di ignavia sui principi, sui problemi, sui pericoli insiti nella materia.
A Matteo Renzi e al PD figlio delle primarie, a Forza Italia e alla Lega Nord - tre forze che sono state forgiate dai collegi uninominali del Mattarellum - chiediamo più coraggio, più coerenza.
A tanti militanti Cinque Stelle che credono sinceramente in una agenda anti-partitocratica, comunitarista, ecologista, populist, chiedo, con fermezza, di studiare un po' di più, prima di abbandonare la strada maestra delle primarie, dei piccoli collegi, della scelta dei candidati PRIMA della scelta dei partiti.
Non torniamo alle vecchie preferenze all'italiana. Cerchiamo qualcosa di nuovo!
mercoledì 5 febbraio 2014
Per le primarie, contro le preferenze, fino all'ultimo
Tre anni fa, per la Candelora, 2 febbraio 2011, abbiamo iniziato il nostro impegno per sostenere la riforma elettorale toscana.
Tre anni dopo, passata la Candelora 2014, dobbiamo innanzitutto ringraziare le decine di intellettuali, imprenditori, attivisti, cittadini sovrani, che hanno partecipato alla nostra campagna.
Cosa abbiamo ottenuto?
Siamo sinceri: qualcosa, non molto.
In consiglio regionale sembra stia per arrivare un testo che contempla collegi piccoli e un doppio voto agevolato - una croce accanto a nomi già stampati sulla scheda - per un candidato e una candidata.
Diciamo che poteva andare molto peggio, ma è sempre un testo rischioso, che rischia di far saltare la stabilità e la sobrietà del sistema politico toscano - l'unico che non è precipitato sotto gli scandali delle spese pazze dei signori delle preferenze.
Come mai ci siamo salvati? Anche perché siamo l'unica regione ad aver tagliato le gambe ai mister preferenze e ai capi-clientele, dieci anni fa, con le riforme del 2004.
Ma nel frattempo, purtroppo, la doppia promessa del presidente Enrico Rossi non è stata mantenuta: la riforma è in ritardo di anni e la faranno prima a Roma che a Firenze.
Della volontà popolare, il 75% dei Toscani, che non vuole il ritorno delle preferenze, perché non le ha mai usate, non si tiene conto.
Si è preferito ignorare mezzo secolo di studi, fatti dai nostri migliori scienziati, sui guasti del voto facoltativo alle persone - che deve essere sostituito da un voto obbligatorio.
La nostra regione, che per prima ha istituito le primarie con regole chiare e uguali per tutti, pare che le voglia abolire, in favore del ritorno di una doppia preferenza facoltativa.
Avanti tutta verso il passato?
Come mai una strana coalizione di ignoranza e di ignavia tenta ancora di nascondere ai cittadini sovrani l'utilità, diremmo addirittura la saggezza, di votare un turno generale di primarie, ben prima delle secondarie e dell'eventuale ballottaggio?
Perché si tenta ancora di nascondere l'utilità che i partiti scelgano i propri candidati prima delle elezioni, con le primarie, e non durante le elezioni - con il ritorno della guerra di preferenze di tutti contro tutti?
E infine, ci saranno collegi piccoli per far eleggere rappresentanti di Viareggio, Piombino, Pontedera, Empoli? Oppure vedremo nuovamente l'elezione di fiorentini a capo di partitini del due per cento?
Ci sarà un dibattito sulla rappresentanza dei territori periferici e poco popolati, ma non certo marginali, come le montagne, l'Elba, la Costa d'Argento?
Vedremo.
Speriamo.
Lottiamo.
Fino all'ultimo.
* * *
Una lista completa è impossibile, ma qualche nome da ringraziare lo vogliamo scolpire qui:
Alessandra Passigli
Alessandro Benedetti
Alessandro Fabbri
Alessandro Roncolini
Alessandro Vannini
Alfredo Biondi
Andrea Romiti
Antonio Bonfiglio
Antonio Floridia
Antonio Romeo
Carlo Fusaro
Carlo Scognamiglio
Chiara Banchetti
Chiara Boriosi
Claudio Tirinnanzi
Cristiano Pennesi
Daniele Ferranti
Dario Parrini
David Cameron
Davide Bacarella
Donatella Poggi
Edoardo Bettazzi
Emanuele Aloisio
Emiliano Baggiani
Emiliano Lascialfari
Emma Bonino
Fabio Bonari
Fioravante Scognamiglio
Fiorella Lenzi
Francesco Clementi
Francesco Felloni
Francesco Pax
Franco DeBenedetti
Gaspare Polizzi
Giacomo Cecchi
Giacomo Fiaschi
Gianfranco Pasquino
Gianni Tomasi
Gino Selva
Ione Orsini
Ivo Cerrini
Lanmarco Laquidara
Laura Cutini
Laura Lodigiani
Luca Cavallini
Luca Leone
Lucia Pardini
Marco Faraci
Marco Mayer
Marco Taradash
Mario Ascheri
Mario Baldassarri
Mario Lancisi
Massimiliano Pagano
Massimo Balzi
Massimo Gramellini
Maurizio Grassini
Maurizio Pasqualetti
Mauro Vaiani
Michele Delli Gatti
Mike Hagen
Nicola Cariglia
Oscar Giannino
Paolo Armaroli
Paolo Ermini
Pier Paolo Segneri
Pietro Salvatori
Roberto Bernabò
Roberto Giachetti
Salvatore Vassallo
Stefano Ceccanti
Stefano Colombini
Tommaso Caparrotti
Tommaso Ciuffoletti
Tommaso Del Tacca
Tommaso Nannicini
Vincenzo Galasso
La lista integrale di coloro che collaborano alla campagna attraverso Facebook è qui:
https://www.facebook.com/groups/riforma.toscana/members/
* * *
Diffuso anche attraverso Toscana Insieme
mercoledì 29 gennaio 2014
630 partiti
venerdì 24 gennaio 2014
Preferenze di corruzione
E' stata una settimana segnata dal risveglio intellettuale - con un minimo di riscontro mediatico - di tutti coloro che - come noi di Riforma Toscana - lottano per le primarie obbligatorie, contro il ritorno disastroso delle preferenze. Fra i tantissimi interventi, mail, dichiarazioni di persone come Carlo Fusaro, Chiara Boriosi, Emiliano Lascialfari, Francesco Clementi, Stefano Ceccanti, Dario Parrini - solo per citarne alcuni di quelli con cui possiamo interagire qui in Toscana - vogliamo segnalare questo articolo di Angelo Panebianco uscito ieri sul Corriere della Sera e di cui riproduciamo un piccolo estratto.
Giovedì 23 Gennaio, 2014
CORRIERE DELLA SERA
pag. 1 (articolo di fondo)
ERANO MEGLIO I COLLEGI UNINOMINALI, MA ALMENO EVITIAMO LE PREFERENZE
Poiché il meglio è nemico del bene va detto che qualunque sistema elettorale sarebbe per noi migliore di quello (proporzionale con preferenze) che ci ha consegnato la Corte costituzionale: anche uno scelto a caso fra un centinaio di diversi possibili sistemi elettorali. Se restasse la proporzionale così come è, infatti, saremmo condannati per sempre all’ingovernabilità. (...) ...piuttosto che la proporzionale, va bene anche il sistema elettorale su cui si sono accordati Renzi e Berlusconi. Ma c’è un «ma». Quella proposta prevede collegi plurinominali e liste di candidati, sia pure senza preferenze, ossia bloccate. Liste corte, certo, per non incorrere di nuovo nel veto della Consulta. Ma pur sempre bloccate. E sulle liste bloccate non poteva non riproporsi la solita polemica sul «Parlamento dei nominati». Non è solo Alfano a volere le preferenze (magari la sua è solo pretattica). Le vuole anche la minoranza antirenziana del Pd che, però, come ha detto Rosy Bindi, è maggioranza in Commissione. Esisteva un solo modo per evitare il rischio di ritrovarsi a discutere di preferenze sì/preferenze no: un accordo che prevedesse il ritorno ai collegi uninominali. Il collegio uninominale è lo strumento migliore, il più pulito, per garantire il massimo possibile di rappresentatività dell’eletto rispetto all’elettore. La sua superiorità sia nei confronti della lista bloccata sia nei confronti del «mercato delle preferenze» è evidente. (...) ...bisogna cercare di limitare i danni, fare fuoco di sbarramento contro la sciagurata eventualità del ritorno alle preferenze. Le preferenze sono portatrici (insane) di due gravi malattie. La prima consiste nella pesante distorsione che introducono nella competizione democratica. Contro l’opinione secondo cui la preferenza sarebbe un mezzo «per dare all’elettore la possibilità di scegliere l’eletto, e bla bla bla», le preferenze hanno l’effetto di sovrapporre alla competizione fra i partiti quella dentro i partiti, fra i candidati dello stesso partito. (...) Perché riproporre oggi quelle distorsioni? C’è poi una seconda malattia. La rappresentanza degli interessi, anche quella normale e lecita in altre democrazie, è oggi a serio rischio di criminalizzazione.
Mentre voteranno sulle preferenze i parlamentari diano un’occhiata alla legge Severino, la legge anticorruzione approvata all’epoca del governo Monti. D’ora in poi, sarà difficile per qualunque parlamentare (capi politici a parte), eletto grazie a tante preferenze, dimostrare che esse non siano frutto di «voto di scambio», indizi, se non prove, di un reato penale. Reintroducete le preferenze e darete lavoro supplementare a tutte le procure. A elezioni fatte, e vincitori proclamati, fioccheranno gli avvisi di garanzia. (...) Se ci saranno di nuovo le preferenze, i temerari che si candideranno faranno bene a presentarsi agli incontri con gli elettori accompagnati dai loro avvocati.
Angelo Panebianco
http://www.corriere.it/firme/angelo-panebianco
mercoledì 22 gennaio 2014
Onore a Roberto Giachetti
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Sosteniamo Roberto Giachetti sulla sua pagina pubblica su Facebook
Preferiamo le primarie
lunedì 20 gennaio 2014
In appoggio al compromesso #ForzaRenzi
Primo punto, abolizione dell'elezione diretta dei senatori e delle loro indennità. Il nuovo senato non voterà la fiducia e avrà poteri diversi da quelli della camera. Sarà composto da presidenti regionali e sindaci.
Secondo punto, riforma del Titolo V della Costituzione. Si aboliranno le materie concorrenti e torneranno alla Repubblica poteri in materia di grandi reti e di gestione della nostra immagine all'estero. Ai consiglieri regionali sarà chiesto anche di diminuirsi lo stipendio fino al livello di quello dei sindaci del loro capoluogo regionale. Si aboliscono i finanziamenti impropri ai gruppi consiliari regionali.
Terzo punto, la nuova legge elettorale. Piccoli collegi plurinominali - con l'impegno per le primarie e per la rappresentanza di genere - oggi del PD, domani, magari, obbligatorie per tutti. No al ritorno delle vecchie preferenze all'italiana. Attribuzione dei seggi solo alle forze che superano i quorum del 5% (sole), dell'8% (in coalizione), del 12% (l'intera coalizione). Premio di maggioranza a chi supera il 35%, altrimenti ballottaggio fra le prime due forze politiche.
Matteo Renzi propone un progetto politico di unità del suo partito, di vocazione maggioritaria, di assunzione di responsabilità per il futuro.
Vuole che il suo PD provi a vincere e a governare, anche da solo. E ovviamente anche altri hanno il diritto di provarci, all'interno di un sistema politico maggioritario e tendenzialmente bipartitico.
E' un cambiamento netto, in meglio.
Appoggiamolo.
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Matteo Renzi ha avuto un mandato pieno dalla direzione di oggi. Segnalo uno degli interventi più belli, quello della giovane e brava Cristiana Alicata, che si è preparata e ha dimostrato equilibrio e concretezza. Segnalo anche l'intervento di un senior, Franco Marini, che pure qualche motivo di insoddisfazione rispetto a Renzi certamente ce l'ha, per la sua intelligente comprensione della necessità di un legame vitale fra gli eletti e l'intera popolazione del loro collegio - non certo solo con i "clientes" che ti danno la preferenza.
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Cristiana Alicata
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Franco Marini
sabato 18 gennaio 2014
Auguri bipartisan
Per coloro che credono, come noi, nelle primarie, in piccoli collegi, nell'etica della responsabilità, sono ore di speranza.
giovedì 16 gennaio 2014
Il no del sindaco alle preferenze
Segnaliamo un bel articolo del Corriere di oggi - giovedì 16 gennaio 2013 - su come Matteo Renzi sta tenendo testa ai fautori del ritorno dei signori delle preferenze - cosa difficilissima, perché di aspiranti organizzatori di minoranze privilegiate è piena la società italiana, PD non escluso. Ne riproduciamo qui l'incipit. A ben vedere, lo scontro frontale, da oltre vent'anni, è soprattutto questo: da una parte coloro che vogliono affermarsi come leader eletti dalla maggioranza della propria area politica, nel proprio territorio, capaci di candidarsi in un piccolo collegio, dove conquistare la maggioranza dei voti del popolo sovrano; dall'altra i capi di minoranze organizzate, stile CL, stile burosauri vecchio PCI, stile correnti vecchia DC, stile un certo tipo di sindacati di pensionati, stile un certo tipo di vecchie ACLI, membri della casta o aspiranti tali, che vedono la politica come un insieme di piccoli partiti faziosi, a loro volta divisi in rissose e avide correnti, dove i signori delle tessere e delle preferenze possono conquistare posti e vivere alle spalle di tutti e all'insaputa della gente comune.
Giovedì 16 Gennaio, 2014
CORRIERE DELLA SERA
Pag. 6
Il no del sindaco sulle preferenze nel duello serrato con il vicepremier
Alfano: il tuo Pd entri nel governo. Renzi: non riconosco poteri di veto
ROMA — C’erano una volta vertici dove i leader di partito annegavano minacciosi avvertimenti e offerte di patti dentro lunghe prolusioni politiche, che toccava all’interlocutore interpretare. Ieri invece Renzi e Alfano si sono visti ma è come se abbiano twittato, scambiandosi frasi brevi, con un linguaggio diretto e a tratti ruvido, quasi fosse un incontro di ping pong. Se sia l’alba della Terza Repubblica o l’epilogo della Seconda si vedrà, di sicuro ieri il segretario del Pd — che si è intestato la partita della riforma elettorale e che finora ha tenuto coperto il proprio gioco — ha dovuto iniziare a scoprire la prima carta. Ed è stato subito scontro. Certo, il primo colloquio non poteva che essere interlocutorio, ma il nodo delle preferenze su cui si è incentrato parte dell’incontro segna una distanza che il leader del Nuovo centrodestra non intende colmare. Lo si era capito da come si era presentato all’appuntamento, con un’intervista a Radio Anch’io in cui per la prima volta aveva risposto alle «provocazioni» di Renzi: «L’arroganza non paga». E giusto per non dar segni di cedimento, il capo democrat gli ha offerto il suo biglietto da visita: «Ci tengo a tener salda la maggioranza e a ricercare l’intesa sulla riforma, ma non riconosco poteri di veto». (...)
E appena Renzi ha provato a spiegare la sua «preventiva» contrarietà al sistema delle preferenze, [Alfano] ha replicato che «noi non accettiamo l’idea di avere di nuovo dei parlamentari nominati o paracadutati», (...)
La divergenza cela differenti interessi: mentre Renzi punta sulla propria leadership e non intende perdere il controllo dei gruppi con le preferenze, Alfano ne ha bisogno per garantire e affermare l’identità del suo Ncd quando si dovrà coalizzare alle elezioni. (...)
Francesco Verderami
Gli imbroglioni del proporzionale
venerdì 10 gennaio 2014
Le preferenze dell'equivoco
Abbiamo bisogno di un processo di primarie, in cui possano emergere nuovi leader rappresentativi di un territorio, non piccoli capi e capetti, di clientele e di fazioni.
Continuiamo a insistere con i legislatori regionali.
Continuiamo a sperare.
martedì 7 gennaio 2014
Il pericolo delle preferenze date da pochi
* * *
(Il giorno dopo, ndA, pubblichiamo il testo integrale)
L'intervento - http://www.iltirreno.it
martedì 7-1-2014 pagina 18
REGIONE, LE PREFERENZE
NON SONO IMPORTANTI
di Mauro Vaiani*
L'entourage del presidente toscano Enrico Rossi
lascia spesso e volentieri trapelare che, dai tem-
pi della sua campagna elettorale nel 2009-2010,
cioè da quattro anni ormai, ogni volta che promette la
riforma elettorale toscana con quello che lui definisce
il "probabile" ritorno delle preferenze, gli attivisti delle
case del popolo e dei circoli si spellerebbero le mani.
Sarà, ma non ci è chiarissimo, allora, perché questa
riforma, che viene promessa da anni, che si doveva fare
subito dopo le elezioni del 2010, che si doveva fare a Fi-
renze prima che a Roma, non si sia ancora fatta.
Non si capisce, inoltre, come mai né lo stesso gover-
natore, né la sua maggioranza nel parlamento toscano,
né tanto meno gli organi regionali del partito democra-
tico' riescano a esprimersi in modo cristallino. Perché
non dicono cosa vogliono veramente? Un sistema fon-
dato sulla competizione nelle primarie e in piccoli col-
legi, come traspare dai loro documenti politici regiona-
li e nazionali, o il ritorno della vecchia e - non di menti-
chiamolo, disastrosa, moltiplicatrice dei costi della po-
litica - preferenza facoltativa all'italiana?
Studiando i numeri delle elezioni regionali del 2000,
l'ultima volta che si è eletto il consiglio regionale con le
preferenze, si vede bene che solo un quarto degli elet-
tori toscani ha usato la preferenza. Nella circoscrizione
provinciale di Livorno, per esempio, 12.000 persone
votarono Virgilio Simonti e altre 11.000 Andrea Man-
ciulli, ma 50.000 elettori vota-
rono i DS senza dare alcuna
preferenza. Lo stesso presi-
dente Enrico Rossi fu eletto
consigliere regionale a Pisa,
con ben 16.000 preferenze; il
suo compagno di partito Al-
fonso Lippi ebbe altri 8.000
voti; Anna Romei Pizzimenti
circa 3.000; Rosa Dello Sbar-
ba poco più di 2.500; ma altri
50.000 cittadini della provin-
cia di Pisa votarono DS senza
scrivere alcuna preferenza.
Il 75% del popolo toscano non ha alcun interesse alle
preferenze, semplicemente perché non le ha mai usa-
te. Chi ha veramente nostalgia delle preferenze, inve-
ce, sono le minoranze organizzate di poche migliaia di
elettori che le hanno sempre usate, selezionando la
classe politica, all'insaputa della maggioranza degli
elettori.
Inoltre, chi sta perseguendo il ritorno della doppia
preferenza - nascondendola dietro la foglia di fico del
doppio voto di genere - farà tornare in voga i ticket fra
candidati forti che si fanno aiutare, nelle diverse locali-
tà' da candidati deboli, quelli in lista non per vincere
ma per far pesare i propri pacchetti di voti.
Inutile aggiungere che non ci sorprenderebbe affatto
se poi la maggior parte dei candidati forti fossero di ses-
so maschile, mentre la maggior parte dei candidati ci-
vetta fossero di sesso femminile. Il destino di chi si la-
scia incantare dal politicamente corretto è spesso quel-
lo di consolidare i rapporti di forza più scorretti.
Le vecchie preferenze facoltative all'italiana, specie
se multiple, specie se usate in grandi città o in grandi
collegi, sono uno dei peggiori metodi di selezione della
classe dirigente. E i risultati infatti, da decenni, sono
davanti agli occhi di tutti, dal Piemonte alla Sicilia, pas-
sando per Milano e per Roma.
La Toscana ha avuto, nell'ultimo decennio, meno
scandali e meno costi della politica di altre parti d'Ita-
lia, proprio grazie al fatto che ebbe, dieci anni fa, il co-
raggio di abolire le preferenze.
* Visitor alla Università di Dublino, Scuola di politica
venerdì 22 novembre 2013
Santa Cecilia
Santa Cecilia, per questo terzo anniversario dall'apertura del blog, ci ha riservato dei piccoli ma preziosi tocchi di grazia.
E' stata aperta la nostra pagina Fi-Po Link, Prates* e Fiorentin*, uniti per il metrò e per vivere meglio, insieme, la nostra piana metropolitana. Proprio oggi Stefano Alive ha caricato sulla pagina il bellissimo logo che ha regalato alla nostra causa e che riproduciamo anche in testa a questo post.
Come rete di amic* della Toscana impegnati per il cambiamento a partire dalle cose concrete, a partire dalla realizzazione del sogno del metrò di superficie Prato-Firenze, ci siamo registrati come comitato di sostegno alla campagna di Matteo Renzi, candidato alla guida del Partito Democratico e alla leadership della Repubblica.
Continua la nostra campagna per le primarie obbligatorie e i collegi uninominali, come fondamento della riforma elettorale toscana e - sperabilmente - anche di quella nazionale. Ci rivolgiamo a tutti i legislatori toscani: da Daniela Lastri a Marco Ruggeri, da Nicola Danti a Marco Manneschi, da Alberto Magnolfi ad Alessandro Antichi. Vi preghiamo di non essere ignavi: primarie e preferenze non sono davvero la stessa cosa. La Toscana deve continuare a essere fiera di essere stata la prima ad abolire il disastro delle vecchie preferenze facoltative all'italiana.
Non cambiando in meglio, non è vero che tutto resta uguale: si cambia inesorabilmente in peggio, si invecchia, si muore. Fatevelo dire da un vecchio attivista civico-liberale ormai quasi cinquantenne.
mercoledì 29 maggio 2013
Avanti tutta verso il passato
Cerchiamo di aprire gli occhi su ciò che abbiamo davanti al nostro naso.
Il voto alle persone deve essere obbligatorio SEMPRE.
Se il voto alle persone è facoltativo, come nel caso delle vecchie preferenze ma anche della nuova doppia preferenza di genere, si alimentano le clientele e si premiano le minoranze organizzate.
Un voto obbligatorio alle persone deve essere anche un voto semplice.
Questo comporta che l'elettore deve poter scegliere fra poche candidate e candidati, i cui nomi siano già stampati sulle schede.
Questo, a sua volta, rende necessaria una selezione preliminare, cioè le primarie, che devono essere istituzionalizzate anch'esse, rese non una facoltà, ma un obbligo facente parte di uno statuto pubblico dei partiti.
Un processo veramente competitivo di selezione dei nostri leader - composto cioè di primarie, un turno di voto e magari di un turno di ballottaggio - è ovviamente più efficace quando, su un territorio delimitato, l'elettorato sovrano deve selezionare una sola personalità (come nel caso dei collegi uninominali e della elezione diretta del sindaco e del presidente regionale).
E ora, se siete arrivati fin qui, e ancora credete a quel colossale imbroglio che sono le preferenze facoltative all'italiana, chiudete pure gli occhi e continuate così.
Avanti tutta verso il muro del passato.
martedì 28 maggio 2013
Il disastro della doppia preferenza facoltativa e i veri perdenti
Il popolo, più di sempre, impone alternanze e ballottaggi, non mancando di confermare qualcuno che ha lavorato, che è cambiato, che ha saputo allargare la propria visione politica e la propria base sociale.
Tuttavia sappiamo che i cittadini elettori sono e restano i veri perdenti di un processo elettorale confuso e clientelare.
Il numero impressionante di candidati consiglieri e persino di candidati sindaci, è la prova che manca un filtro selettivo. Urgono primarie obbligatorie per tutti.
Il numero di liste, molte talmente simili da risultare indistinguibili, è sempre troppo alto. Urge il superamento di questo frazionismo, con meccanismi che incentivino l'aggregazione.
Il ritorno della doppia preferenza, di genere e facoltativa, è stato un disastro. Si sono riprodotti subito rapporti di forza e di potere, che conoscevamo già. A personalità già potenti (di solito maschi di una certà età) si è data la possibilità di portarsi dietro i propri delfini (di solito donne e giovani). Un bel risultato della dittatura delle scempiaggini politicamente corrette. Il solito imbroglio dei pochi faziosi organizzati alle spalle dei tanti che si limitano a dare un voto di opinione.
Gli scrutini, con tutto questo, sono diventati lunghissimi, diremmo quasi estenuanti.
E quanti elettori, infine, non dimentichiamolo, sapendo che votare era spesso difficile e qualche volta inutile, hanno scelto di stare a casa! E di che si meravigliano, lor signori?
Noi, in questo momento di crisi, che è anche una crisi culturale e politica, restiamo attaccati saldamente ai nostri principi:
- primarie obbligatorie per tutti
- voto alle persone SEMPRE obbligatorio e MAI facoltativo
- primato dei collegi uninominali e comunque di un rapporto il più diretto possibile fra gli eletti e il loro territorio
Avanti, con fantasia, con energia, ma anche con coerenza.
Altrimenti non fermeremo questo degrado.
lunedì 29 ottobre 2012
Pensavamo peggio
I cambiamenti, se sono veri, se sono profondi, sono lenti, lunghi, faticosi, dolorosi.
Il Movimento Cinque Stelle si conquista, invece, una comoda posizione da primo partito in termini di voti e seggi, senza però alcuna responsabilità di governo. Sono le drammatiche assurdità del sistema proporzionale, dei voti di lista, delle preferenze, che affossano sul nascere anche i movimenti - a parole - più di rottura.
Il PD, il PDL, le forze del cosiddetto e ormai disciolto Terzo Polo, ne escono tutte indebolite, ma tutt'altro che emarginate. Se ci fosse stato un ballottaggio, le forze dello status quo avrebbero avuto la vittoria assicurata.
Autentici ribelli siciliani - fra i quali chi scrive annovera prima di tutto Micciché - hanno combattuto la loro buona battaglia, che fa loro onore, ma sono stati bocciati e ora, giustamente, devono avviarsi lungo la strada di un onorevole ritiro.
Più di un cittadino sovrano siciliano su due ha rinunciato a dire la sua, cosa che un pochino inquieta, perché siamo cresciuti in una temperie politica in cui il voto è un diritto-dovere sacro, l'unico vero comandamento civile che ha unito per decenni la maggioranza degli Italiani.
La nostra modesta opinione è che queste elezioni siciliane hanno fatto certamente tremare lo status quo, ma non hanno minato il potere degli eterni gattopardi.
Purtroppo, senza cambiamenti profondi nelle regole del gioco, tornare a votare in Sicilia, così come anche fra poco in Lazio e in Lombardia, rischia di servire a poco...
Queste elezioni regionali anticipate nelle più grandi e più importanti regioni del paese, rischiano di diventare una zattera di salvataggio per l'establishment e per intere elite di vecchi politici.
Quello che forse potrebbe non riuscire loro, sopravvivere a una tornata elettorale politica nazionale, rischia di essere più facile in queste grandi regioni del paese, perché le regole con cui si vota lì - proporzionale e preferenze - sono persino peggio del Porcellum nazionale.
Vediamo che succede, ma, sinceramente, siamo un po' delusi.
Ci aspettavamo una reazione più anticonformista, una rottura più audace.
Speravamo che alle elite politiche uscenti della Sicilia andasse davvero peggio.
venerdì 19 ottobre 2012
Alzate la voce, Toscani, contro le preferenze
Segnalo anche, per gli amici di Italia Futura, questa importante presa di posizione di Montezemolo.
* * *
Testo integrale dell'intervento:
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Contro il ritorno dei signori delle preferenze
Le indispensabili riforme elettorali sono ancora lontane, ma il testo base approvato dalla commissione competente del Senato contiene il temuto ritorno delle preferenze. Anzi, introduce la doppia preferenza di genere: una preferenza per un uomo e un'altra per una donna. Il tutto in circoscrizioni enormi, incoraggiando con la proporzionale la moltiplicazione delle liste.
Questa élite politica, composta prevalentemente da gente che è in politica da decenni, da prima di Berlusconi, non pare per nulla spaventata dalla corruzione, dagli arresti, dalle vicende vergognose che si registrano in tutti gli organi che sono ancora dominati dai signori delle preferenze: il consiglio regionale lombardo, quello del Lazio, il parlamento della Sicilia. Vengono dal passato, è naturale che vogliano riportarci al passato delle vecchie preferenze all'italiana.
Per smascherare la pericolosa nostalgia delle preferenze facoltative, si vada a rivedere qualche dato dell'ultima volta che sono state usate, nel 1992, per elezioni della Camera, in una circoscrizione grande - ma non fra le più grandi - come che comprendeva Firenze, Prato, Pistoia, Empoli e Mugello.
Un grande e disciplinato partito come l'ex PCI prese quasi 350.000 voti, ma a scegliere i suoi sei eletti - Rodotà, Cioni, Vannoni, Campatelli, Innocenti, Guidi - furono comunque le strutture politiche interne, che mobilitarono appena 80.000 simpatizzanti. La vecchia DC fu, come era suo solito, lacerata dalla lotta intestina fra i suoi candidati; il partito prese oltre 200.000 voti, ma furono solo 60.000 elettori, cioè pochi gruppi organizzati, a scegliere gli eletti di allora: Bisagno, Casini, Matulli e Tiscar.
Quei candidati furono scelti da partiti chiusi in se stessi, non dai cittadini. Quegli eletti furono scelti da minoranze, non da maggioranze.
I fedelissimi che scrissero la preferenza erano tutti contattati e spesso anche controllati, uno per uno. Non c'era affatto spazio per un giovane, per una persona fuori dall'establishment, per un nuovo leader. Al contrario le fazioni si combattevano aspramente per confermare i propri vecchi capi e referenti.
Con la preferenza volontaria alla campana, più grandi sono le circoscrizioni, più i partiti si lacerano, più il voto si frammenta, e la grande massa degli elettori non decide un bel nulla. Impazzano, invece, le clientele, quelle che hanno distrutto la prima e strangolato sul nascere la seconda repubblica.
Per affrontare l'emergenza politica italiana e superare il disastro delle liste bloccate del Porcellum, bisognerebbe tornare subito a compromessi più ragionevoli, come il Provincellum o il ritorno del Mattarellum, soprattutto se migliorati seguendo le indicazioni di Violante e altri. Sono entrambi sistemi fondati sui collegi uninominali, dove le minoranze non vengono cancellate, dove sono possibili le primarie di collegio, dove gli elettori conservano il potere - che è stato faticosamente conquistato e che non va loro sottratto, come ha giustamente ricordato recentemente Carlo Fusaro - di scegliere il proprio rappresentante e, nello stesso tempo, di indicare un potenziale premier.
In questo momento di confusione politica nazionale, brillano per la loro assenza i nostri leader regionali. Dove sono finiti i politici toscani che, anni fa, avviarono con coraggio il superamento delle preferenze, imboccando la strada europea e americana delle primarie e dei piccoli collegi?
Dov'è la riforma toscana che avrebbe potuto dare un segnale alla riforma nazionale? Dopo tante promesse, il segnale che la Toscana avrebbe dovuto dare, lo stiamo ancora aspettando.
mercoledì 17 ottobre 2012
Un cittadino si sfoga, contro le preferenze, contro i politici che hanno fallito
Marino Guglielmo ha scritto, in data 10/10/2012:
Con le liste bloccate garantiscono la poltrona ai vecchi della politica. Con le preferenze sostenute da Casini, si torna al passato.
Resta una illusione quella di far scegliere i parlamentari a noi cittadini.
Non si uscirà mai da questo inganno?
Occorrerebbe una legge elettorale come quella francese, con collegi uninominali, con il doppio turno, dove veramente è il cittadino a scegliere chi mandare in parlamento
Basta con i soliti politici chiaccheroni che non riformano nulla, che pensano solo a mantenere la poltrona.
Noi Italiani siamo dei c*i.
Nessuno più ci protegge: nemmeno i sindacati, le associazioni dei consumatori, ed altri. Nemmeno il presidente della Repubblica, che dovrebbe far rispettare l'esito del referendum sui finanziamento ai partiti.
Sono tutti interessati a proteggere i propri privilegi.
Tutte le riforme annunciate sono rimaste nei cassetti.
Torneremo a votare con il numero dei parlamentari invariato.
Occorrerebbe una rivolta vera, una presenza fisica davanti a Montecitorio e Palazzo Madama.
Non ne possiamo più con questi politici, che per paura del peggio ora appoggiano Monti, che ogni giorno che passa ci aumenta le tasse fino al punto che falliremo tutti a breve.
Questa è la strada per morire se non si reagisce con decisione.
Addirittura, per la paura di governare in questa situazione, i partiti auspicano un Monti bis: roba da pazzi.
A nessuno di loro interessa più niente.
Sul mancato taglio degli stipendi a burocrati, alti funzionari, magistrati... Ma diamogli pure l'aumento di stipendio, è scritto nella Costituzione! Ma almeno chiediamogli un contributo straordinario del 30% per tre anni!
A noi cittadini pensionati comuni hanno bloccato le rivalutazioni per due anni...
C'è qualcuno che ha il coraggio di proporre di eliminare queste ingiustizie?
Se c'è, esca allo scoperto.
Verrebbe voglia di non andare più a votare.
Tanto è inutile, con questi partiti, non si potrà mai rinnovare il nostro paese.
Grazie. Mi sono almeno sfogato.
>
> Ci lasciano solo l'illusione che saremo noi a scegliere i nostri
> prossimi capi-bastone, sfruttatori, corruttori:
> http://diversotoscana.blogspot.it/2012/10/la-scomoda-verita-sulle-preferenze.html
>
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