Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso
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domenica 11 febbraio 2024

La par condicio serve ora, non solo gli ultimi trenta giorni

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una nota di approfondimento della segreteria interterritoriale di Autonomie e Ambiente, che sta promuovendo la lista PATTO AUTONOMIE AMBIENTE per le prossime elezioni europee. Viene affermato un concetto semplice da capire: i media e la stampa dovrebbero da subito pubblicare approfondimenti politici su tutte le realtà politiche che si stanno preparando alle elezioni europee, magari anche solo per criticarle ferocemente, considerando il livello di ciarlatanismo che è ormai ai livelli di guardia. Rappresentare la politica della Repubblica solo con i duelli (Meloni-Schlein) o con i trielli (Meloni-Salvini-Trajani), è semplicemente servile e pericoloso per la democrazia. Non parlare mai delle forze politiche minori, salvo garantire ogni tanto una finestra a quelli che urlano o spendono di più (stile Renzi o Scateno) non aiuta molto l'opinione pubblica italiana ed europea. Andando avanti così, quando scatterà la "par condicio", un mese prima delle elezioni, la stragrande maggioranza degli aventi diritto al voto avrà capito poco o nulla e cadrà nella trappola infernale del non voto. Staranno a casa, invece che andare a votare, e forse è proprio questo che le grandi concentrazioni di potere mediatico vogliono.

 

Comunicato stampa

 

PAR CONDICIO ORA O MAI PIÙ


Bruxelles – Udine - Roma, 8 febbraio 2024


La legge sulla “par condicio” (legge 28/2000) promette una qualche parità di accesso all’informazione alle forze politiche all’incirca a partire dal 30 aprile 2024, il giorno in cui si presentano le liste per le elezioni europee. Una garanzia non solo molto relativa, quindi, ma assicurata solo per meno di quaranta giorni, quelli della campagna elettorale europea in senso stretto.

Purtroppo al momento del deposito delle liste, gran parte dei giochi sono già fatti.

Le forze politiche nuove e diverse, a quel punto, sono costrette a concorrere azzoppate, perché la campagna elettorale europea, in realtà, è già in corso da tempo.

La stampa registra e amplifica solo gli scontri quotidiani fra pochissimi leader attualmente padroni (o padrone) del “bipolarismo all’italiana”, che è una competizione a chi è più semplicistico, populista, o peggio.

La nostra famiglia politica europea, EFA (European Free Alliance – Alleanza Libera Europea), che promuove in Italia la lista Patto Autonomie Ambiente, chiede più attenzione per tutti.

La lista Patto Autonomie Ambiente è una grande tenda di civismo, ambientalismo, storico autonomismo, moderno territorialismo, dove si è uniti dall’ideale di fare dell’Italia una vera Repubblica delle autonomie personali, sociali, territoriali, in una Europa diversa, non tecnocratica, non autoritaria, ma al contrario veramente rispettosa dei territori, delle regioni, dei popoli.

Gli alleati nel Patto Autonomie Ambiente combattono il centralismo autoritario in ogni sua forma e si mettono di traverso rispetto alla sinistra prospettiva dell’elezione diretta del “podestà d’Italia”, scelto mediaticamente da poche concentrazioni di ricchezza e di potere.


A cura della segreteria interterritoriale


Per maggiori informazioni e per un contatto con il nostro ufficio stampa:

https://www.autonomieeambiente.eu/
info@autonomieeambiente.e


  


sabato 3 febbraio 2024

Candelora mite, inverno lungo, primavera certa


 

Dalle nostre parti, in Toscana, si sa che quando la Candelora è mite, l'inverno sarà ancora lungo.

Lo affronteremo con serenità, continuando a lottare per le autonomie personali, sociali, territoriali, che sono la primavera di cui tutti abbiamo bisogno.

Primavera che arriverà, ne abbiamo la certezza, e che ci vedrà protagonisti in Europa con il Patto Autonomie e Ambiente.

Ringrazio profondamente Casa del Sole TV e Jeff Hoffman per avermi voluto intervistare, per parlare proprio di militanza, autonomie, speranza. Speranza che nasce dall'essere operatori di pace e che ho cercato di raccontare nel "Cosmonauta Francesco".

Qui la registrazione su YouTube, per chi ha una mezz'ora di tempo. Mi perdonerete se mi sentirete a volte un po' emozionato. Lo ero, in effetti.

 


giovedì 25 gennaio 2024

Per una Sardegna almeno come la Corsica

 


Le persone, i gruppi, le realtà politiche che contribuiscono, dalla Sardegna, alla rete di Autonomie e Ambiente, sorellanza di forze territoriali attive contro il centralismo in tutti i territori dello stato italiane ed espressione dell'Alleanza Libera Europea - ALE (European Free Alliance - EFA), si stanno orientando in gran parte verso la "Coalizione Sarda" che candida Renato Soru (nella foto sopra, a sinistra) a presidente della Sardegna, in occasione delle elezioni del 25 febbraio 2024.

La “Coalizione Sarda” è innanzitutto un progetto deciso e portato avanti da Sardi che hanno un’idea di autogoverno e di emancipazione dalla Sardegna. Ha la potenzialità di dare corpo a un’ideale di buongoverno che può avvicinare la Sardegna a quanto è stato raggiunto nella vicina Corsica, guidata da uno dei leader EFA, il presidente Gilles Simeoni (nella foto sopra, a destra).

Fa parte della “Coalizione Sarda” la lista “Vota Sardigna”, espressione unitaria di civismo, ambientalismo, territorialismo, impegno per l’autogoverno sardo, formata dai giovani di Sardegna Chiama Sardegna, da iRS e da ProgReS.

C’è la lista “Progetto Sardegna”, che riprende il percorso autonomista e progressista avviato da Renato Soru nel 2003.

Completano la coalizione la lista della sinistra indipendentista di Liberu, la lista centrista di Azione e Più Europa, la lista di Rifondazione.

Questa convergenza di diversità non deve sorprendere: quando la situazione è drammatica - e in Sardegna lo è come e più che in altri territori marginalizzati dalla globalizzazione - coloro che intendono ribellarsi alla ripetizione stantia degli errori del passato si ritrovano insieme ben oltre i tradizionali perimetri.

La “Coalizione Sarda” ha dato alla Sardegna un’alternativa concreta, seria, praticabile, una speranza in un momento di profonda crisi economica e sociale, in un contesto in cui la democrazia stessa è in declino, anche a causa di leggi elettorali e normative istituzionali palesemente ingiuste (Autonomie e Ambiente è profondamente contraria alle elezioni presidenziali dirette senza primarie, a turno unico, senza parità di accesso alla comunicazione politica).

Centrodestra e centrosinistra, con i loro capi nominati dall’alto e da altrove, ripropongono la loro stantia competizione a chi è più semplicistico, incompetente e soprattutto subalterno a interessi e poteri esterni. “Coalizione Sarda”, un’aggregazione ben più ampia di quelle che ci hanno generosamente provato in passato, può fermarlo davvero, stavolta, il “bipolarismo all’italiana”, nell’interesse della Sardegna.

In Sardegna devono finire l’estrazione di risorse, lo sfruttamento del turismo da parte di aziende internazionali (che pagano – poche – tasse e non certo in Sardegna), il consumo di territorio a fini speculativi, le servitù militari, lo spopolamento attraverso l’emigrazione forzata delle sue nuove generazioni. 

Nessun candidato nominato da Roma o da Milano potrà mai opporsi a queste dinamiche e agli interessi esterni che sfruttano la Sardegna. “Coalizione Sarda” invece può rompere gli schemi, forte dell’esperienza amministrativa di Renato Soru e del sostegno trasversale di cui gode il fondatore di Tiscali.

Come scrisse Michel Rocard nel 1966 nel suo rapporto "Décoloniser la province" (decolonizzare la provincia), c’è un trattocolonialista nel modo in cui le capitali guardano ai territori,ancora di più le isole. Valeva allora per la Corsica e vale tuttora per la Sardegna. Lo statista francese formulò un pensiero che per noi è più attuale che mai: la chiave dello sviluppo è la capacità di autogovernarsi, di decidere per il proprio bene.

Auguriamo a tutti i candidati una campagna elettorale serena. Abbiamo il massimo rispetto per le comunità politiche che condividono le nostre aspirazioni di autogoverno, ma hanno preferito candidarsi fuori dalla “Coalizione Sarda” o hanno scelto di restare fuori dalla competizione elettorale. Tuttavia, per una serie di felici combinazioni, che probabilmente vanno persino oltre quelle che erano le intenzioni iniziali di Renato Soru e dei suoi sostenitori, la rottura del sistema può venire solo da questa compagine che si è ribellata al centrosinistra e al centrodestra, ai poli "italiani".

Uniamo la nostra piccola voce a quella di coloro che, nonostante la legge elettorale ingiusta, nonostante l’insufficiente pluralismo dei media, nonostante le delusioni del passato, invitano le Sarde e i Sardi a non rifugiarsi nell’astensione o nel conformismo. Il sistema “italiano” può e quindi deve essere rotto da un voto sardo e quella del prossimo 25 febbraio è una buona giornata per dimostrarlo.

* * *

Per chi vuole approfondire e conoscere meglio Autonomie e Ambiente, la sorellanza di cui fanno parte la nostra OraToscana e gli autori di questo blog:

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martedì 16 gennaio 2024

Autonomia "differenziata", il grande imbroglio

 


Proviamo a riassumere perché l'autonomia differenziata è solo un imbroglio e pure pericoloso.

Il testo del disegno di legge Calderoli-Meloni è in Senato (n. 615-XIX legislatura), quindi, per chi ha tempo e voglia di leggere e possiede un minimo di cultura politica e giuridica, non ci sono più alibi. E' tempo di denunciare questa colossale presa in giro.

Le norme Calderoli-Meloni sono uno dei più subdoli attacchi mai sferrati alla nostra parte autonomista, alle nostre forze civiche, ambientaliste, storicamente autonomiste e modernamente territorialiste, ma partiamo dall'inizio.

Da quando è entrato in vigore il nuovo Titolo V del 2001, sappiamo che esso contiene previsioni scivolose e di difficile attuazione. Abbiamo sempre dato per scontato che avremmo incontrato forti resistenze nelle fazioni apertamente o mascheratamente centraliste. Mai avremmo pensato, però, vent'anni fa, che il leghismo (sorto da autentiche leghe locali autonomiste) sarebbe diventato il peggior nemico delle autonomie personali, sociali, territoriali. In una drammatica eterogenesi, la Lega Salvini, con il suo azzeccagarbugli in capo Calderoli, è diventata la principale avversaria di ogni autonomia locale.

Dei principali problemi tecnici e finanziari di attuazione della previsione costituzionale di "ulteriori autonomie" (art. 116, terzo comma, su 23 materie elencate all'art. 117) abbiamo già detto in passato, insieme agli amici e ai compagni del gruppo di studio Forum 2043 di Autonomie e Ambiente

Alla difficoltà oggettiva purtroppo si è aggiunta la cattiva fede dei falsi autonomisti e degli impenitenti centralisti. 

Già il fatto che autonomie "ulteriori", possibili per tutti e dappertutto, siano state chiamate "autonomia differenziata", la dice lunga sulla disonestà intellettuale e politica del leghismo, oltre che sul bigottismo dei centralisti di destra, di centro e di sinistra.

Il disegno di legge Calderoli-Meloni aggiunge subdolamente altri ostacoli a quelli che già erano evidenti sin dai tempi delle bozze d'intesa del 2018 fra Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e il governo Gentiloni:

- stabilisce un percorso a ostacoli, che durerebbe anni; quindi non porterebbe ad alcuna ulteriore autonomia in questa legislatura; tutto è rimandato a un futuro remoto;

- quand'anche una intesa di autonomia giungesse un giorno in porto, essa sarà a tempo, massimo dieci anni; ma quelle concesse o ottriate (dal francese octroyé) non sono autonomie, sono velenosi ritorni al passato (oppure forme innovative di centralismo autoritario...);

- nel frattempo questa maggioranza di centralisti approverà l'elezione diretta del "podestà d'Italia"; quando una tale concentrazione di potere fosse realizzata, tutte le autonomie personali, sociali, territoriali, diventeranno un lontano ricordo.

I territorialisti veri, specie quelli del Sud, come gli amici del Comitato Charta di Melfi, sono profondamente e giustamente arrabbiati. Fra l'altro, essi protestano per la mancata attuazione dell'art. 119 terzo comma della Costituzione. Dopo decenni di spoliazione economica, i territori emarginati e impoveriti, pretendono l'istituzione del fondo perequativo. Rimandiamo, su questo, alla lettura di un articolo di Gino Giammarino.

Siamo soli nell'opporci a questo imbroglio, insieme ad Autonomie e Ambiente, all'Alleanza per l'Autonomia, agli alleati civici, ambientalisti, territorialisti, a coloro che sono ancorati al vero federalismo della Carta di Chivasso.

A sinistra, al centro, a destra, è pieno di centralisti veri, che si stracciano le vesti per queste norme che essi chiamano "spacca Italia", come se le ingiustizie sociali e le diseguaglianze territoriali non fossero già presenti oggi. Chi ha creato l'Italia "arlecchino", questo stato ingiusto, se non il centralismo autoritario? I centralisti sono prigionieri dei loro pregiudizi e odiano la Repubblica delle Autonomie.

Nel centrodestra è in corso uno sciagurato scambio tra una farlocca autonomia "differenziata" e un vero centralismo presidenzialista, che distruggerà autonomie personali, sociali, territoriali.

Non crediamo, tuttavia, di essere così pochi. Gli attivisti dei territori e gli amministratori locali sanno che senza autonomie, il futuro dell'Italia e dell'Europa sarà disumano. Contiamo su di loro e su noi stessi e andiamo avanti. Animo.


Mauro Vaiani


sabato 13 gennaio 2024

Omaggio a Tavo Burat


 

Quando il Forum 2043 ha deciso di ricordare la splendita figura di Tavo Burat, abbiamo avuto la fortuna di ritrovare alcuni frammenti che ci hanno ricordato della presenza di Tavo a Prato, nel lontano 1989.

Burat ci parlò già allora di bioregioni, un ideale universale di autogoverno, oggi più attuale che mai, in diretta connessione con il messaggio della Carta di Chivasso alle generazioni future.

E' stato un grande onore conoscerlo allora e ancora più provvidenziale è stato poterlo ricordare all'inizio di questo 2024 che sarà cruciale per le autonomie personali, sociali, territoriali, per le quali ci impegneremo insieme a tutte le realtà del patto Autonomie e Ambiente.

 

 


domenica 17 dicembre 2023

La gioia contagiosa di Chivasso

 


 

 

Da Prato, dopo Chivasso, domenica 17 dicembre 2023

Poche centinaia di storici autonomisti, insieme a una nuova generazione di territorialisti e ad alcuni ambientalisti localisti e bioregionalisti stanno iniziando un viaggio con cui intendono raggiungere almeno un milione di cittadini appassionati di diversità e biodiversità. E’ una missione difficile e quindi proprio per questo necessaria.

A Chivasso sabato 16 dicembre 2023 un gruppo di dirigenti di movimenti e gruppi territoriali, riuniti per celebrare gli 80 anni della incredibilmente attuale Carta di Chivasso, hanno confermato la decisione presa già da alcuni mesi: prenderà il largo una navicella politica armata solo della storia di EFA (l’alleanza europea delle piccole nazioni e delle regioni in cerca di autogoverno), dei quattro anni di lavoro politico e culturale di Autonomie e Ambiente (sotto la guida degli amici del Patto per l’Autonomia Friuli-Venezia Giulia), dell’apporto dell’Alleanza per l’Autonomia; dell’energia di alcuni campioni di civismo e ambientalismo sparsi in tutti i territori della Repubblica.

Il progetto sarà contraddistinto, oltre che dal colore viola di EFA, da tre parole chiave: patto, autonomie, ambiente. In vista c’è l’importante scadenza elettorale delle elezioni europee del giugno 2024, una occasione imperdibile per rivolgere un messaggio a tutti i cittadini elettori della Repubblica, almeno a quelli che vanno ancora a votare, che non sono accecati dal rancore e dal disprezzo verso la politica, che hanno già cuore e mente aperte alle autonomie personali, sociali, territoriali. Autonomie che sono state ferocemente tradite da tutti gli altri partiti e partitini italiani.

La nuova lista, per quanto inclusiva e plurale, potrà sembrare un vaso di coccio fra coloro che i media raccontano come i veri vasi di ferro. Una informazione greve e conformista racconta di uno scontro polarizzato fra destra e sinistra, tra pochi leader nazionali. Sembra esserci davvero poco spazio per i battitori liberi in questo bipolarismo che è anche una competizione a chi è più ignorante, semplicistico, greve, spesso volgarmente opportunista.

Eppure dai pochi coraggiosi di Chivasso vengono pronunciate ad alta voce parole di verità e di speranza difficili da ignorare, anche dall’attuale greve e conformista mainstream.

Da ormai trent’anni centrosinistra, centrodestra, vecchi e nuovi movimenti si alternano al potere, ma tutti condividono la stessa mentalità centralista. La fallacia di sinistre, centri, destre, salviniani e pentastellati è che esistano ricette “italiane” (o anche “europee”) che possano funzionare dalle Alpi alle isole Pelagie. Ricette one fits for all che semplicemente non funzionano, non importa quanti slogan vengano inventati dagli spin doctor per bombardare i pochi spazi rimasti di dibattito pubblico.

Essendo tutte subalterne alla stessa mentalità centralista e – come si è visto chiaramente in tempi di pandemia e guerra – autoritaria, le forze politiche dominanti, una volta al potere, si acconciano alla mera difesa dello status quo (italiano, europeo, atlantico, onusiano). Magari si rivelano anche moderate, ma restano incapaci di fermare il declino. Magari si presentano come competenti, ma non è con la tecnocrazia centralizzata che salveremo una vita a misura di persona umana per le generazioni future.

E’ profondamente sbagliato credere che ai problemi creati dalle concentrazioni di potere e ricchezze della modernità si possa porre rimedio con più centralismo, non importa se italiano, europeo o internazionale.

Ci sono almeno un milione di persone in grado di comprendere i pericoli del centralismo autoritario in questa Repubblica? Quelli del patto Autonomie e Ambiente scommettono di sì.

Per raggiungerli alzano dei segnali luminosi, visibili anche a grande distanza. Ricordiamo i principali:

- prendere coscienza che la democrazia mediatica è un grande imbroglio e quindi sono inaccettabili tutte le forme di elezione diretta di un capo politico dello stato italiano (no al premierato, no al sindaco d’Italia, no al podestà d’Italia;

- lavorare per una confederazione europea di regioni, territori, popoli, rifiutando gli “Stati Uniti d’Europa”, che purtroppo sono diventati l’etichetta di coloro che tifano per un superstato ancora più centralista dello stato italiano, ma rifiutando anche i nazionalisti che vogliono conservare i vecchi stati centralisti così come sono;

- rispettare la Costituzione e gli Statuti vigenti nella Repubblica delle autonomie, oggi sfacciatamente traditi, tornando a decentrare risorse e competenze al più basso livello possibile, attuando fino in fondo il principio della sussidiarietà.

Solo enti locali forti e competenti possono garantire la giustizia, la sicurezza, i beni comuni, i servizi pubblici locali, la sanità pubblica di prossimità, l’assistenza ai nostri anziani, lavoro di qualità per i giovani, un ambiente abitabile per le generazioni future.

Bisogna essere esigenti in materia di protezione sociale e responsabilità ambientale, ma se a risolvere i problemi non ce la fanno coloro che vivono vicino e conoscono ciò e coloro che governano, nessuna tecnocrazia più alta e lontana potrà riuscirsi al loro posto. Questo è il succo del nostro realismo personalista, comunitario, umanitario, libertario, decentralista e confederalista.

Questo pensiero e questa modalità di azione sono l’opposto della mentalità dominante, ma, per coloro che le abbracciano, saranno anche fonte di una gioia che potrebbe risultare contagiosa.

Grazie al chiarore di questi segnali, si sono potuti avviare cantieri politico-culturali ancora più ambiziosi, come la lotta contro opere faraoniche inutili e pericolose (per esempio il Ponte di Messina), il gruppo di studio Sanità Pubblica e Prossima, le riforme economiche anticentraliste e antiautoritarie elaborate dal Comitato Charta di Melfi e, ultimo non certo per importanza, il Forum 2043, dove si immaginano paesi nuovi, ancora abitabili, una speranza per le generazioni future.

Come disse Émile Chanoux, l’autonomista valdostano e martire antifascista, ciò che fu scritto a Chivasso vale per tutte le regioni, tutti i territori, tutti i popoli. La Carta di Chivasso ha proiettato antichissimi principi confederalisti nella modernità e nella contemporaneità.

Ora tocca a noi, che sentiamo dentro la gioia di Chivasso e vogliamo lasciare che essa si diffonda, contagi, risvegli, unisca.

Mauro Vaiani Ph.D.

garante di OraToscana

segreteria interterritoriale del patto Autonomie e Ambiente


mercoledì 29 novembre 2023

I tiranni del mondo non avranno l'ultima parola

Il mondo è pieno di tiranni, alcuni dei quali sono, non importa quanto coscientemente, aspiranti padroni del mondo, ma non saranno loro ad avere l'ultima parola nella storia dell'umanità.

Tutti gli stati, a partire da quelli più grandi, sono governati da elite centraliste e autoritarie, ma gli esseri umani contemporanei, per quanto massificati e bombardati dai conformismi della globalizzazione, restano affamati di autonomie personali, sociali, territoriali. Autonomie che si tengono le une con le altre, guai a dimenticarlo.

Le grandi e medie concentrazioni di potere finanziario sono giganti dai piedi d'argilla. L'argilla sono le comunità e le economie locali che esse stanno distruggendo, contribuendo così, però, alla propria rovina.

Le multinazionali e le grandi corporazioni, specie quelle dell'agroindustria e della farmaceutica, stanno distruggendo l'ambiente e, con gli ecosistemi e le biodiversità, la salute e la felicità delle generazioni future. Per quanto siano confusi, gli esseri umani, non potranno essere ingannati tutti, né ancora a lungo.

Le centrali del terrore (per esempio Hamas) e gli apparati militari-industriali (per esempio la cricca Netanyahu) continuano a sostenersi a vicenda, alimentando guerre insopportabilmente ingiuste, ma le persone di questo terzo millennio sono sempre meno convinte che si debba morire per servire immonde bandiere.

Le organizzazioni internazionali (dall'OMS alla NATO) sono in mano a elite corrotte, che dall'alto delle loro bolle di privilegi e lusso sfrenato impongono le loro agende alle persone, alle comunità, alle diversità del pianeta, ma non mancano in ogni territorio persone e movimenti, come quelli raccolti in Autonomie e Ambiente nella Repubblica italiana e più in generale tutti i decentralisti in ogni angolo della Terra, che si ribellano alla velenosa metastasi di norme uguali imposte come un giogo uniforme a territori, ambienti, persone diverse. Lo chiamano "one size fits for all", ma non è davvero il bene di tutti.

I media locali e indipendenti vengono perseguitati, quelli globali sono al servizio di padroni e padroncini e tentano di addormentarci, chiudendoci in casa, terrorizzandoci con sempre nuove emergenze, costringendoci a drogarci dei loro programmi di un intrattenimento che è indottrinamento, imponendoci di consumare i loro prodotti industriali velenosi, somministrandoci le loro medicine prodotte su scala industriale. Tuttavia, proprio per la loro greve uniformità, la loro credibilità sta crollando verticalmente.

La digitalizzazione, in quanto operata da poche grandi concentrazioni di potere, di ricchezze, di dati, sta mostrando il suo vero volto, riducendo le persone a numeri, sottoponendoci a una inaccettabile sorveglianza universale, sostituendo alle relazioni umane l'angosciante ottusità delle intelligenze artificali.

No, non periremo nell'ignoranza, nella rassegnazione, nell'obbedienza. 

La modernità e l'occidentalizzazione del mondo non produrrano la concentrazione del potere in un distopico e pauroso stato mondiale, né, per quanto riguarda i nostri territori, nell'incubo di uno stato centralista europeo, tanto meno nella prosecuzione di questo insopportabile centralismo italiano.

Seguendo Machiavelli, Cattaneo, Chanoux, Hugo, Camus, De Rougemont e mille altri profeti di decentralismo, autonomie, libertà, che troverete ampiamente commentati nel Forum 2043, il nostro futuro non sarà la Cina, ma la Svizzera.

Le persone anticonformiste, ribelli, libertarie, affamate di autonomie, assetate di giustizia sociale e ambientale al momento paiono inaridite e disperse. Siamo come frantumi dei grandi miraggi di vetro che si sono sbriciolati, a cominciare dalle istituzioni e dalle formazioni sociali che un tempo ci difendevano ed oggi sono diventate le carnefici dei beni comuni, dei servizi pubblici essenziali, della sanità pubblica, della giustizia. Possiamo però tornare a forgiare, riscoprendo i valori umani, cristiani, socialisti e liberali delle autonomie, dei nuovi specchi di Archimede, strumenti cruciali di resistenza contro tutte le tirannie.

Per fermare ogni deriva centralista e autoritaria, occorre irrobustirci, a partire dal ritrovare e sviluppare radici più profonde. Noi vecchi autonomisti e nuovi territorialisti possiamo offrire la voce semplice, comprensibile, umile ma potente, antica ma sempre giovanissima, della Carta di Chivasso, di cui presto celebreremo l'80° anniversario (1943-2043), insieme con il Patto Autonomie e Ambiente e con la European Free Alliance, uniti spiritualmente con tutti gli anticentralisti del pianeta. Il 16 dicembre 2023 ci sarà il nostro incontro a Chivasso, per forgiare ancora speranza per le generazioni future. Salvatevi la data!

Le parole di Chivasso, disse Chanoux, non sono solo per qualche valle alpina, ma per tutti i territori. Riascoltatele, quelle parole, in questa registrazione fatta a Prato da attivisti della resistenza a ogni forma di centralismo autoritario: https://www.youtube.com/watch?v=wSLSjx0PJ0c.

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La copertina del libro intitolato "Il padrone del mondo", riportata in cima a questo post, è quella del cupo romanzo di Robert Hugh Benson, del 1907. Uno dei primi romanzi distopici a intuire come l'oppressione moderna nella società di massa, governata da pochi centri di potere mondiali, si sarebbe presentata come benevolmente "umanitaria", essendo in realtà capace d'imporre un feroce conformismo e di perseguitare ogni diversità.


domenica 26 novembre 2023

Il civismo chiede dieci minuti in più

 


Il compito dei consiglieri comunali eletti in liste civiche è quello di parlare sempre dieci minuti in più degli altri, per non dare nulla per scontato, per chiedere, rispondere, spiegare, capire e far capire ai cittadini cosa sta accadendo nella scena pubblica, facendoli sentire coinvolti e, magari, facendoli tornare a votare. Un lavoro durissimo, quindi, quello di cui ci ha parlato Pierluigi Piccini, fondatore e mentore del movimento civico "Per Siena", uno dei più importanti della Toscana, alla festa di "Un Cuore per Vecchiano", ieri sera sabato 25 novembre 2023.

In questi giorni tristi, nel ricordo degli ostaggi, delle vittime di tutte le guerre, dei perseguitati politici, degli esiliati, delle donne e dei bambini colpiti dalla violenza, la lista civica ambientalista autonomista "Un Cuore per Vecchiano" ha celebrato una serata familiare per festeggiare i propri cinque anni di attività, al ristorante "Mirovino" di Vecchiano, a cui hanno partecipato oltre 40 persone.

Gli ideali civici abbracciati dalla lista "Un Cuore per Vecchiano" sono quelli rappresentati nell'Allegoria del Buono Governo di Ambrogio Lorenzetti, il famoso affresco della prima metà del Trecento che si può vedere nel palazzo civico di Siena: giustizia e concordia, nella chiara coscienza che senza buona amministrazione dei beni comuni anche le più solide fortune private vanno incontro alla rovina.

I partiti verticali del nostro tempo ci vogliono ridotti a tifosi, con i loro slogan semplicistici e le loro sterili contrapposizioni fra leader soli al comando. Ai movimenti civici, ambientalisti, autonomisti dal basso tocca la formazione e la preparazione di una nuova generazione di leader locali per una politica meno cinica e più seria, che consenta a ogni persona di essere un cittadino libero, né servo, né padrone.


 


lunedì 30 ottobre 2023

Ribelliamoci contro le due torri

 


Vogliono le due torri e noi dobbiamo ribellarci.

Proprio perché gonfi delle loro idee anacronistiche, privi di competenza geopolitica e amministrativa, saliti al potere urlando facili slogan, vogliono cogliere due obiettivi per loro emblematici, nell'ignavia di quanto siano dannosi.

Vogliono l'elezione diretta di una persona sola al comando della Repubblica italiana, scelta attraverso una campagna elettorale che sarà solo un concorso di apparenza e semplicismo mediatici, una corsa a cui potranno iscriversi solo grandi concentrazioni di potere e di denaro, il congelamento di quella gara a chi è più ignorante e fedifrago che è il bipolarismo italiano fra centrosinistra e centrodestra.

Vogliono il ponte sullo Stretto di Messina, opera faraonica e orgia di potere e denaro. La sola apertura di questo folle cantiere creerebbe una corte di profittatori del movimento terra, del cemento e del ferro, talmente ricchi e potenti da potersi comprare tutti i media (e gran parte dei nominati con il "Rosatellum") e mettere a tacere ogni dissenso.

Le due torri del progetto di ponte, alte 400 metri, quindi come una collina appenninica, se e quando realizzate, si posizionerebbero fra gli edifici più alti del mondo, subito dopo analoghi monumenti altrettanto faraonici (e voluti da poteri altrettanto centralisti e autoritari) come il Burj Khalifa di Dubai (più di 800 metri), la Shanghai Tower (più di 600 metri), l'edificio Abraj Al Bait a La Mecca (600 metri circa).

Podestà d'Italia e ponte di Messina sono due pericoli che incombono e che, per il solo fatto di avviarne i cantieri - il primo istituzionale e il secondo materiale - minerebbero definitivamente la Repubblica delle Autonomie personali, sociali, territoriali.

Noi territorialisti non siamo gli unici a voler fermare queste due follie, queste due torri: il premierato con cristallizzazione dell'inganno bipolare e il mostro di Messina. Siamo tuttavia i soli a condurre questa lotta con una prospettiva seriamente decentralista, orientata al ritorno alla Costituzione e alla democrazia, per il bene delle generazioni future.

Bene che oggi gran parte delle opposizioni siano pronte a opporsi insieme a noi alle due torri, ma non possiamo dimenticare quanta parte del centrosinistra, del centro, dei movimenti sedicenti post-ideologici, delle tecnocrazie, abbia civettato a lungo con la suggestione del maggioritario e del bipolarismo, o con lo sviluppismo delle grandi opere e delle cattedrali nel deserto. Il risultato sono stati trent'anni persi per la Repubblica e per l'Europa dei popoli, delle regioni e dei territori, sia dal punto di vista istituzionale che dal punto di vista ambientale.

Noi sappiamo che fare e come farlo: con l'iniziativa del Patto Autonomie e Ambiente raggiungeremo quei concittadini almeno un po' incuriositi dai valori della Carta di Chivasso 1943, della Charta di Melfi 2019 e di tutta la storia di buongoverno locale che c'è stata nel frattempo. 

Eleggeremo nuovi rappresentanti in tutti i consessi, dal Parlamento europeo in giù, e finalmente si sentirà una voce contraria a questo pensiero unico e a tutte le forme di centralismo autoritario, che ci preparano un futuro disumano e distopico di cibo artificiale, farmacodipendenza di massa, instupidimento digitale, metastasi normativa, sorveglianza universale, emergenze continue e guerre senza fine.

Ribellarci contro le due torri è cruciale. Facciamo quel che dobbiamo e poi accada ciò che può.

Prato, 30 ottobre 2023

Mauro Vaiani

garante di OraToscana e vicepresidente di Patto Autonomie e Ambiente  

 

mercoledì 20 settembre 2023

Cominciare a uscire da un quarto di secolo di errori sull'immigrazione

 

Nessuna, fra le voci che abbiamo raccolto su questo blog, ha delle ricette in tasca, né può fare annunci roboanti, né può riempire i media di sciocchezze. Siamo però attivisti politici. Abbiamo dei principi, delle competenze, una grande passione, una creatività, un devoto realismo (la realtà sarà la nostra guida interiore, scriveva E. Mounnier).

Fatto: da almeno un quarto di secolo i media italiani e i leader di centrodestra e centrosinistra - peraltro tutti più o meno da allora sotto il controllo delle stesse teste e degli stessi gruppi di potere - non sta governando né fronteggiando il problema delle migrazioni; né dell'immigrazione legale o clandestina; né delle emigrazioni. Se da così tanto tempo hanno fallito tutti quanti, si potrebbe anche legittimamente pensare che qualcuno ci abbia marciato. Ma quest'ultima, ovviamente, è solo una ipotesi "andreottiana". Non penso solo agli ultimi imprenditori della paura che sono saliti al potere - Salvini e Meloni - ma anche a molti altri.

Non penso, sia chiaro, a persone che ho conosciuto nei territori, come il mio antico e colto amico Alessandro Antichi, sul versante di centrodestra, oppure i miei tanti amici di centrosinistra. Penso a persone molto più potenti, molto più in alto, che non mancano di certo (NdA).

Fatto: i numeri veramente biblici di migranti hanno origine dalle guerre. Non è nel potere della Repubblica Italiana (e nemmeno dell'Unione Europea), ricostruire il Biafra, l'Iraq, lo Yemen del Sud, la Siria, la Libia, il Tigrè, l'Ucraina, della cui distruzione, peraltro, le nostre tecnocrazie portano qualche responsabilità. Il problema, davvero, non sono duecentomila africani che sbarcano sulle spiagge di Lampedusa o della Sicilia in un anno.

Non nego, sia chiaro, che dall'Africa subsahariana siano in moto centinaia di migliaia di persone che affrontano un viaggio terribile che per molti di loro terminerà con la morte nel deserto o in mare. Già dieci anni fa la piccola repubblica di Tunisia, circa dieci milioni di abitanti, ospitava già un milione di africani in cerca di una vita migliore - lo so perché me ne occupavo come responsabile di una iniziativa caritativa. Non sarà facile governare le loro illusioni e soprattutto le loro disillusioni (NdA).

Venticinque anni di errori, di legislazione (internazionale, europea, italiana) sbagliata, di malgoverno, malagestione e - non di rado - malversazione, non possono essere risolti in poco tempo, da nessuno.

Eppure, nonostante la gravità della situazione, noi coltiviamo la speranza che questi problemi possano essere affrontati.

Il primo fondamentale passo che dobbiamo fare, nella Repubblica Italiana, se possibile in accordo con tutti i nostri partner dello spazio Schengen, è abolire le leggi proibizioniste e quindi criminogene, a cominciare dalla famigerata Bossi-Fini (ma ce ne sono molte altre, che riguardano l'istruzione, la previdenza, l'assistenza sociale, la cittadinanza - e va fatto senza guardare né troppo a destra, né troppo a sinistra, ma tenendo ferma la barra sul buongoverno di tradizione autonomista, ispirato da antichi principi cristiani, socialisti e liberali).

Per questo da anni lottiamo e dobbiamo continuare a lottare.

Per questo noi, che rappresentiamo un'anima civica e civile, ambientalista e territorialista, riformista e sempre orientata verso giustizia, libertà, responsabilità, quell'anima, anzi quelle anime che si stanno raccogliendo nel Patto Autonomie e Ambiente, dobbiamo, dovremo partecipare alla vita pubblica e alle prossime elezioni europee 2024, con parole di verità, di compassione, di buon senso.


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