Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso
mercoledì 6 aprile 2016
Primarie o poi
Di fronte alle recentemente rilanciate proposte PD per istituzionalizzare e regolare le primarie, un po' di scetticismo è inevitabile.
Con tutto il rispetto per il competente Dario Parrini, questo suo parlare di regolamenti pubblici per le primarie proprio ora, in questo momento di drammatico confronto su astensionismo, riforme, maggioritario, amministrative, non è proprio un esempio di tempismo politico.
Né si può dimenticare, certo non su questo blog, che proprio i democratici toscani hanno la massima responsabilità nell'aver posto fine - a nostro parere con una certa leggerezza - al primo esperimento italiano di primarie istituzionalizzate. Dopo aver affossato una esperienza come le primarie regolate dalla legge toscana, non si è proprio al massimo della credibilità in materia.
Tuttavia, poiché la questione della selezione dal basso di una nuova generazione di leader attaccati alla propria gente e fedeli ai bisogni del loro territorio, è drammaticamente urgente, noi diamo il bentornato a Dario Parrini.
Prima o poi si dovrà parlare di primarie aperte dappertutto e per ogni tipo di competizione politica, perché questo è quello che gli elettori sovrani più attivi e più consapevoli vogliono.
Noi saremo pronti. Voi non sapremmo.
mercoledì 27 maggio 2015
In cerca di veri leader locali
Respingo con tutta l'energia possibile i 7 a 0, i 6 a 1, i 4 a 3.
Sono contrario a ogni pronostico, su queste elezioni regionali, così come in genere sono ostile a ogni tentativo di strumentalizzare le elezioni locali in funzione di lotte di potere romane o europee.
In Toscana e nelle altre sei regioni al voto, stiamo disperatamente cercando una nuova generazione di leader locali, preparati sull'esistente, ma anche aperti a qualche coraggioso cambiamento per il futuro.
La verità è che, senza primarie, senza sistemi elettorali che diano piena sovranità al potere costituente di piccoli collegi locali (quelli che globalmente sono chiamati costituencies), senza un voto obbligatorio alle persone, è davvero difficile, ma è dovere dei cittadini provarci.
Saremo in pochi a votare, perché la dittatura dello status quo sta facendo di tutto per impedire agli elettori di sentirsi sovrani.
Quei pochi che voteremo, abbiamo quindi responsabilità ancora maggiori, perché in Toscana, rispetto alle altre sei regioni, abbiamo, riconosciamolo, un sistema elettorale un tantino migliore.
Non abbiamo avuto primarie, non abbiamo vera sovranità di ciascun collegio, ma abbiamo un voto facilitato alle persone e, se nessun candidato raggiungerà il 40% dei voti validi, avremo il ballottaggio fra i primi due classificati.
Vorrei invitare le due o tre persone che capitano sul mio blog di visitare questa bella pagina della Regione, dedicata alle elezioni.
Qui i nomi dei sette candidati alla presidenza:
- Claudio Borghi, Lega Nord e Fratelli d'Italia
- Gabriele Chiurli, Democrazia Diretta (non presente a Pisa)
- Tommaso Fattori, Lista Sì Toscana a sinistra
- Giacomo Giannarelli, M5S
- Gianni Lamioni, Passione Toscana (con l'appoggio di Ncd e Udc)
- Stefano Mugnai, Forza Italia e Lega Toscana - Più Toscana
- Enrico Rossi, PD e Lista civica Popolo toscano
Vorrei anche segnalare due belle iniziative dove i candidati sono messi alla prova su materie difficili:
http://www.toscanalgbti.it/
- un sito dove è stato chiesto ai candidati di esprimersi su questioni che interessano il mondo queer e i diritti di tutt*
http://www.linfanzianonsiappalta.it/
- il sito di lotta sociale fiorentina per l'uguaglianza dei lavoratori e per la conservazione nel tempo di servizi pubblici di qualità, dove pure ai candidati è stata data una piccola tribuna per dire cosa veramente pensano, per l'oggi e per il domani
Buona riflessione, buon voto, buon senso civico toscano, a tutte e a tutti.
giovedì 30 aprile 2015
Cercasi princìpi disperatamente
Qui in Toscana faccio parte di una eterogenea comunità di persone con forti convinzioni civico-liberali, ambientaliste e autonomiste, formatesi negli anni, in un cammino iniziato ben prima del 1989.
Non siamo tantissimi, non siamo più giovani, non siamo quelli di maggior successo, è vero, ma siamo noi che possiamo davvero sostenere le necessarie riforme promesse da Matteo Renzi.
Siamo una corrente accumunata da forti legami sociali e spirituali, prima ancora che da convinzioni politiche.
Lottiamo da decenni per ridurre il potere del centro sulle periferie; per diminuire le distanze e le disuguaglianze; per moltiplicare le occasioni di autonomia, riducendo la dipendenza dei cittadini dalle intermediazioni del potente di turno; per allargare e far circolare le elite; per rimettere in moto l'ascensore sociale per tutti, non per pochi.
Questa opinione pubblica civica si domanda - qualcuno anche in modo toscanamente canzonatorio, come il mio amico Andrea Auteri di Livorno - come mai il primo governo Renzi, una volta saltati i compromessi con i ceti
politici di destra, di centro e di sinistra, non abbia colto
l'occasione per sparigliare e rilanciare, invece che impiccarsi
all'Italicum. Una legge che, così com'è - ammesso e non concesso che possa mai entrare in vigore - si presenta come un meccanismo anti-politico, buono solo a mandare al potere una persona, una sola, al comando di una pattuglia di deputati da lei nominati.
Forse è un po' troppo, anche per uno bravo, anzi bravissimo, come Matteo Renzi.
Non sappiamo come andrà a finire, ma siamo delusi, e anche un po' tristi.
Al federalismo italiano ed europeo servirebbero princìpi antichi, non un nuovo aspirante prìncipe.
Una volta rotto con Denis Verdini, dovendo andare alla conta, davanti alle corti, e magari anche al referendum, sarebbe stato meglio farlo da posizioni più forti e più popolari, quelle di sempre, le nostre: piccoli collegi, primarie obbligatorie, obblighi democratici non solo nella competizione elettorale, ma anche nella vita interna dei partiti.
Le nostre inquietudini, purtroppo, non sono state ascoltate. Da noi, quindi, ci si aspetti correttezza, ma non certo applausi.
domenica 26 aprile 2015
Il giorno dopo la Liberazione
Con mamma ieri ero al pranzo popolare, repubblicano e antifascista, organizzato dalla Casa del Popolo di S.Niccolò, a Firenze.
Abbiamo festeggiato il 70° anniversario della Liberazione.
Una bella giornata di riscoperta dei nostri valori civici e civili.
Eravamo con Silvano Sarti, nome di battaglia "Pillo" (nella foto), che ha trovato ancora una volta il modo di sollecitare un senso critico verso la politica e i partiti d'oggi. Il mio amico don Andrea Bigalli ha chiesto una riflessione su un tema antico ma sempre più spinoso, nel nostro tempo di cittadinanza digitale, quello dell'analfabetismo di ritorno, che mina alla base partecipazione e inclusione nella vita repubblicana. C'erano le mie compagne e compagni di Ireos, sempre in prima fila contro la discriminazione che colpisce le persone queer. Fra i tanti interventi, voglio ricordare anche quello del comitato mamme e genitori "L'infanzia non si appalta", di cui avremo occasione di riparlare presto.
La Liberazione è un momento centrale per la costituzione dell'identità toscana moderna, del federalismo italiano ed europeo, del risveglio dopo le sanguinose ubriacature nazionaliste, della pacificazione spirituale e sociale attraverso l'impegno interclassista per la libertà e per l'uguaglianza - impegno comune, da portare avanti tutti insieme, senza settarismi e frazionismi.
Il mio amico Inaco Rossi - ex repubblichino che, dopo essersi ritrovato dalla parte sbagliata, ne pagò il prezzo con onore e infine, dopo l'amnistia, aderì con entusiasmo alla nuova repubblica democratica italiana, fondata sul lavoro - è sempre spiritualmente con me, quando partecipo a questa festa.
Le tante esperienze e le diverse sensibilità che erano rappresentate in piazza Poggi, ieri, erano anche accumunate da una comune critica contro l'incompiuta riforma del sistema dei partiti. Lasciatemi esclamare: finalmente!
Il giorno dopo la Liberazione, sui media italiani soffia forte il vento cattivo di una contrapposizione nata male e irrigidita peggio, quella sull'Italicum.
In cosa stanno sbagliando, il primo governo Renzi e tutte le opposizioni, a mio parere?
Nell'aver lasciato eclissare, in una discussione tutta politicista e tutta interna all'attuale ceto politico, il tema centrale che in Italia resta irrisolto, da quando il popolo ha cominciato a buttar giù la partitocrazia, a colpi di referendum e di voti alle liste anti-sistema.
In Toscana, fra i democratici e i liberali, si è eclissato il tema delle primarie istituzionalizzare in piccoli collegi sovrani. Proprio qui, dove primi le avevamo celebrate con una legge regionale pionieristica.
Di conseguenza, il tema è scomparso dall'agenda del PD italiano e quindi da quella del paese e, a ben vedere, dall'agenda politica europea.
L'unico modo per avere una nuova generazione di leader locali forti, rappresentativi e unificanti, capaci di riforme profonde contro lo status quo toscano, italiano ed europeo, è quello di far tornare d'attualità il tema delle primarie istituzionalizzate e della sovranità elettorale del popolo che vota in piccoli collegi. Altro che capilista bloccati e lotteria unica nazionale dei nominati dalle segreterie di partito!
Finché non otterremo questo, resteremo inquieti e insoddisfatti.
Continueremo la nostra resistenza, finché la sovranità non tornerà al popolo, qui in Toscana e oltre.
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Onore all'insegna del Comitato Toscano di Liberazionale Nazionale |
domenica 1 marzo 2015
Quattro crepe nelle riforme Borghi-Verdini
Le riforme annunciate da Matteo Renzi potrebbero essere l'occasione per fare finalmente ciò che è maturo da decenni.
Non si pretende certo che la XVII legislatura risolva problemi storici della repubblica, come il suo ritornante, insensato, pericoloso centralismo, o l'incapacità strutturale di separare i poteri del governo da quelli del parlamento.
Però nelle bozze sin qui note della riforma costituzionale e del cosiddetto Italicum, ci sono dei problemi e sono molto seri.
Ascoltandosi, ascoltando tutti, includendo e non chiudendo, si dovrebbero correggere, cercando un serio compromesso.
Provo a elencare quelli che mi sembrano i più pericolosi.
Due riguardano la modifica della Costituzione:
- 1) comunque la si rigiri, una camera di 630 membri è semplicemente troppo grande rispetto a un senato di 100 membri; va rimpicciolita, senza se e senza ma, altrimenti le sedute comuni diventeranno sceneggiate, invece che momenti di riequilibrio istituzionale;
- 2) se si vuole questo tipo di senato federale vagamente all'americana, si deve essere certi che i senatori eletti in secondo grado, lo siano veramente, con scrutinio segreto, non nominati.
Altri due problemi, altrettanto gravi, sono nell'Italicum:
- 3) la maggior parte dei deputati devono essere certi di poter essere eletti nei loro collegi, anche in liste locali indipendenti; nella lotteria del collegio unico nazionale, dovrebbero essere gestiti solo i resti e l'eventuale premio maggioranza;
- 4) tutti i candidati devono poter correre ad armi pari, senza capilista bloccati; se proprio non si vogliono istituzionalizzare le primarie, almeno si adotti per tutti la preferenza facilitata recentemente istuita in Toscana.
Invito talune persone - specie toscane - che hanno lavorato insieme al presidente Renzi su queste materie, a una maggiore umiltà, invece di vagheggiare già il prossimo referendum, immaginandoselo come una passeggiata plebiscitaria.
Scusate la chiusura brusca e temerariamente drastica: se non si saldano queste quattro crepe - e qualche altra minore - salteranno le riforme, oppure, più avanti, salterà questa nostra povera repubblica.
sabato 29 novembre 2014
Cinque Stelle cadenti
Nessuna meraviglia, quindi, per la crisi dei Cinque Stelle, su cui invito a leggere il bel articolo di Bruno Manfellotto oggi sul Tirreno: un grande vaffa li seppellirà...
Del resto, dal punto di vista della selezione del proprio personale politico e delle loro idee su come vanno scelti gli eletti, i Cinque Stelle si erano già dimostrati dei potenziali imbroglioni - politicamente parlando, s'intende.
E, sia chiaro, senza primarie e senza collegi, non saranno certo gli unici ad affondare, insieme a questa repubblica.
mercoledì 19 novembre 2014
Primarie strumentali o istituzionali?
Chi segue questo blog sa che crediamo nelle primarie come istituzione, non come strumento facoltativo, a disposizione di un partito, a seconda del momento politico che sta vivendo.
Grazie agli articoli di Mario Lancisi su Il Tirreno, seguiamo la discussione interna al PD sulle primarie. Dario Parrini si era esposto per non farle; alcune minoranze le pretendono; Enrico Rossi aveva detto di no, ma è sempre più tentato. Tutti hanno le loro ragioni, ma si resta lontani dal punto.
Le primarie devono diventare una istituzione, obbligatoria e non facoltativa, per tutti, sempre, a tutti i livelli. Il PD può favorire la stabilizzazione di questo cambiamento solo celebrandole sempre, non secondo la contingenza politica.
Ci possono essere eccezioni per i ricandidati? Certo, hanno un senso, ma tutti gli altri?
Mentre si parla di primarie per la scelta del candidato presidente, non si discute su come, invece, si sceglieranno i candidati delle liste corte di candidati consiglieri, quelle che ci saranno proposte con il nuovo sistema elettorale toscano.
E' vero che si potranno dare dei voti personali facilitati, a nomi già stampati sulla scheda, ma non sarebbe giusto che anche queste rose di nomi fossero formate attraverso primarie vere? Invece, temiamo, saranno scelte secondo ferree logiche interne di partito.
Le nostre idee sulle primarie erano più ambiziose e il tempo, galantuomo, dirà chi era stato più lungimirante.
mercoledì 18 giugno 2014
Non tutto è perduto?
Ci sono poche luci e parecchie ombre, nella proposta che è venuta maturando.
Apparentemente, sembra quello che volevano i professionisti della politica - quelli che sono al potere in Toscana da prima che nascesse Matteo Renzi.
Sono stati quindi anni persi?
La nostra battaglia contro il ritorno delle vecchie preferenze è stata vana?
L'enorme ignoranza di tanti - in particolare di certi "giovani" e di certi aspiranti "purificatori" - e la stupefacente furbizia delle clientele organizzate - quelle che vogliono scegliere gli eletti all'insaputa della stragrande maggioranza degli elettori - hanno infine prevalso?
Sembrerà temerario, ma da questo blog vi sfidiamo ancora una volta: non vendete ancora la nostra pelle, perché forse non siamo proprio morti.
Se si confermerà la decisione di configurare piccolissimi collegi e se si porteranno avanti le primarie, questa riforma toscana non sarà proprio una controriforma.
Le primarie sono necessarie alle forze politiche veramente democratiche, veramente popolari, veramente contendibili.
Prima di tutto per scegliere i candidati presidenti, poi per scegliere i leader candidati regionali, infine per scegliere i candidati delle liste provinciali e territoriali.
Per quanto tutti costoro siano sottoposti a un vaglio popolare nelle secondarie, le primarie restano indispensabili, anzi un valore fondativo della democrazia toscana contemporanea.
Avanti quindi, ci vediamo in aula, nelle piazze, sui media toscani.Il confronto continua.
Il nuovo segretario PD toscano, Dario Parrini, ospite di Passioni & Politica il 13 giugno 2014 |
giovedì 5 giugno 2014
Non scherziamo con la Toscana
Dal 2010, sulla scorta della pressione popolare anti-casta e delle ripetute promesse del presidente Enrico Rossi e di altri leader politici regionali, il consiglio regionale toscano sta discutendo una riforma elettorale.
Abbiamo seguito questo dibattito per tutti questi anni.
Ci siamo sacrificati ed esposti, insieme a tanti altri intellettuali, attivisti, cittadini appassionati di una selezione democratica, dal basso, con primarie, in piccoli collegi, di una nuova generazione di leader.
Perché, in un momento storico così drammatico, questa riforma del meccanismo è tanto importante?
Lo continueremo a gridare dai tetti: avremo riforme e speranza, solo con nuova generazione di leader. Un meccanismo selettivo e competitivo per sceglierli, quindi, è vitale.
Coloro che sono in carica come consiglieri regionali, legislatori della Toscana, non possono sfuggire a questa responsabilità.
Guardate la foto di commento di questo post: ritrae Vittorio Bugli, Marco Ruggeri e Andrea Manciulli in un incontro stampa di poco più di un anno fa, dedicato proprio alla riforma elettorale toscana.
Sembrano passati secoli, non è vero?
Nel frattempo, politicamente parlando, è successo di tutto.
I raggruppamenti, i rapporti di forza e molti stessi componenti del consiglio regionale toscano sono cambiati, con l'accavallarsi di continui rivolgimenti politici.
La riforma elettorale toscana, però, non è stata ancora fatta.
Allora noi lo dobbiamo ripetere, fino allo sfinimento: la riforma deve essere votata, in questi giorni, in queste settimane, prima delle ferie estive, pena una deflagrazione politica che, francamente, il popolo toscano non ci pare meritare.
* * *
A che punto siamo?
Il numero dei membri del prossimo consiglio, quello che verrà eletto nel 2015, è già stato ridotto a 40 membri. Il consiglio, finora, è sembrato orientato verso un impianto proporzionale, con un piccolo premio di maggioranza per la maggioranza del presidente eletto.
Su tutto il resto si discute ancora e non si tratta certo di dettagli.
Alcune questioni critiche:
- i collegi devono essere piccoli, per consentire a ciascuna lista di presentarsi con pochi volti riconoscibili di candidati ancorati al territorio; si parla di dividere la provincia di Firenze in almeno quattro collegi; ma una divisione dovrebbe essere pensata anche per i territori provinciali di Pisa e Livorno;
- le soglie di accesso alla rappresentanza non possono essere troppo basse; altrimenti si rischia di riempire il consiglio di consiglieri che sarebbero ininfluenti capigruppo di se stessi;
- bisogna guardare con favore alla celebrazione di più turni di voto; sì a primarie generalizzate per tutti, per scremare i pretendenti, seguite da secondarie e, se necessario, anche da ballottaggi; una dura selezione, a tappe, protratta nel tempo, permette alla gente di conoscere meglio gli aspiranti leader e consente ai leader di imparare a essere più umili e più pragmatici;
- si vogliono stampare i nomi sulle schede e si vuole consentire a tutti gli elettori di dare una preferenza; ma questa preferenza, se proprio la si vuole, deve diventare praticamente un voto obbligatorio, per prevenire il fatto che gli eletti siano scelti da minoranze organizzate, alle spalle di maggioranze ignare;- questa nuova preferenza facilitata - come viene chiamata - non può, in ogni caso, sostituire quel necessario processo selettivo interno a ciascun partito che solo le primarie possono garantire; i partiti devono scegliere i propri leader PRIMA delle elezioni, non DURANTE le elezioni; la mancata considerazione di questa elementare necessità ha reso litigiosa, faziosa, costosa e inconcludente la vita politica per tutta la storia della repubblica.
* * *
Vogliamo ricordare un pochino di storia toscana recente?
Nel 2004 il parlamento toscano scelse di abolire le vecchie preferenze facoltative all'italiana e di iniziare la sperimentazione di primarie.
Le ricostruzioni sulle reali motivazioni dei protagonisti di quella riforma si sprecano e sono sempre tendenziose, ma la realtà è che, grazie a quella scelta radicale, la Toscana ha avuto da allora le campagne elettorali meno costose d'Italia e - di conseguenza - un ceto politico molto meno corrotto di quello che si trova nel resto della nostra malandata repubblica.
Nel 2009 la legge elettorale toscana conobbe una revisione, per limitare il numero delle poltrone e la frammentazione politica. I candidati furono ancorati maggiormente al loro piccolo collegio. Le primarie istituzionalizzate sono costate ai Toscani molto meno di quanto i Lombardi hanno speso i "Firmigoni" e i Laziali per i "Fiorito".
Inoltre, per chi le ha celebrate, si sono confermate nel medio-lungo termine uno straordinario investimento politico.
Non scherziamo, allora, su ciò che è stato promesso.
Il 2014 deve essere la data della necessaria e ulteriore riforma elettorale toscana.
Al lavoro, consiglieri.
sabato 1 febbraio 2014
Il ritorno al passato costa più del futuro
Sabato 1 Febbraio, 2014
CORRIERE FIORENTINO
Il Passato Può Costare Caro
(più di primarie e secondarie)
di MAURO VAIANI *
Caro direttore,
l'incomprensibile ignavia di tanti lo stava quasi facendo dimenticare, ma un'alternativa seria al ritorno delle vecchie preferenze all'italiana, c'è: sono le primarie istituzionalizzate, una innovazione toscana, che è stata già sperimentata nel 2005 e nel 2009.
Non per nulla l'esperimento è stato ripreso e citato nel dibattito politico nazionale, dove il ritorno dei mister preferenze — stile Fiorito — sembra, al momento, scongiurato, ma si cercano giustamente altri modi, più trasparenti, più competitivi, di selezionare una nuova generazione di politici.
Sarebbe inquietante che, mentre Roma discute di primarie istituzionalizzate, Firenze, che le ha inventate, le abolisse.
Le primarie istituzionalizzate rispondono all'esigenza fondamentale di chiamare i cittadini al voto per la selezione del personale politico dei partiti, con regole chiare e uguali per tutti. Il voto alle persone — o anche il doppio voto di genere — non sarebbero facoltativi, ma obbligatori. A decidere sarebbero maggioranze, non minoranze clientelari organizzate.
Dopo un turno di primarie, i cittadini potrebbero conoscere i volti, la squadra, con cui ogni partito si presenta, e tenerne conto, nel dare il loro voto alle elezioni generali — che a questo punto potremmo chiamare «secondarie».
Fra le primarie e le secondarie — altra cosa importante — le forze politiche potrebbero recuperare unità e compattezza, attorno ai leader locali emersi in piccoli collegi.
Sì, aprire i seggi per un turno in più avrebbe dei costi, ma sarebbero di gran lunga minori dei costi disastrosi delle vecchie preferenze facoltative.
E si può risparmiare ancora di più, con il voto online, la riduzione del numero delle sezioni elettorali, la loro apertura in sedi pubbliche ma non più scolastiche, il voto nei giorni feriali e non in quelli festivi.
Per una elezione importante, in molte democrazie del mondo, si vota più volte: alle primarie per scegliere i candidati; alle secondarie per scegliere la squadra di governo; eventualmente si fanno anche i ballottaggi. Ebbene, queste democrazie non costano più della nostra e parecchie, anche grazie ai loro sistemi elettorali più aperti, selettivi e competitivi, sono davanti all'Italia e, alla Toscana, negli indici internazionali più rilevanti: innovazione, trasparenza, libertà.
* Attivista civico-liberale e studioso
(Università di Pisa)
lunedì 20 gennaio 2014
In appoggio al compromesso #ForzaRenzi
Primo punto, abolizione dell'elezione diretta dei senatori e delle loro indennità. Il nuovo senato non voterà la fiducia e avrà poteri diversi da quelli della camera. Sarà composto da presidenti regionali e sindaci.
Secondo punto, riforma del Titolo V della Costituzione. Si aboliranno le materie concorrenti e torneranno alla Repubblica poteri in materia di grandi reti e di gestione della nostra immagine all'estero. Ai consiglieri regionali sarà chiesto anche di diminuirsi lo stipendio fino al livello di quello dei sindaci del loro capoluogo regionale. Si aboliscono i finanziamenti impropri ai gruppi consiliari regionali.
Terzo punto, la nuova legge elettorale. Piccoli collegi plurinominali - con l'impegno per le primarie e per la rappresentanza di genere - oggi del PD, domani, magari, obbligatorie per tutti. No al ritorno delle vecchie preferenze all'italiana. Attribuzione dei seggi solo alle forze che superano i quorum del 5% (sole), dell'8% (in coalizione), del 12% (l'intera coalizione). Premio di maggioranza a chi supera il 35%, altrimenti ballottaggio fra le prime due forze politiche.
Matteo Renzi propone un progetto politico di unità del suo partito, di vocazione maggioritaria, di assunzione di responsabilità per il futuro.
Vuole che il suo PD provi a vincere e a governare, anche da solo. E ovviamente anche altri hanno il diritto di provarci, all'interno di un sistema politico maggioritario e tendenzialmente bipartitico.
E' un cambiamento netto, in meglio.
Appoggiamolo.
* * *
Matteo Renzi ha avuto un mandato pieno dalla direzione di oggi. Segnalo uno degli interventi più belli, quello della giovane e brava Cristiana Alicata, che si è preparata e ha dimostrato equilibrio e concretezza. Segnalo anche l'intervento di un senior, Franco Marini, che pure qualche motivo di insoddisfazione rispetto a Renzi certamente ce l'ha, per la sua intelligente comprensione della necessità di un legame vitale fra gli eletti e l'intera popolazione del loro collegio - non certo solo con i "clientes" che ti danno la preferenza.
* * *
Cristiana Alicata
* * *
Franco Marini
venerdì 13 dicembre 2013
In nome del 75% del popolo toscano
Il 75% del popolo toscano ha sempre diffidato del mercato delle vecchie preferenze clientelari all'italiana. Quei pochi che le hanno usate, sanno bene di essere stati sempre imbrogliati: nella babele delle preferenze, a vincere sono stati per lo più personaggi con alle spalle delle minoranze, avide e ben organizzate ma pur sempre sparute.
Chi non se lo ricorda, si vada a rileggere un po' di dati.
Chi non li conosce, li studi.
La strada scelta dalla politica toscana, ormai dieci anni fa, con le riforme del 2004, è stata quella delle primarie e dei piccoli collegi.
Non è stata perseguita sempre con coerenza e con sincerità, ma la direzione di marcia è sempre stata, sin qui, univoca: ciascun partito deve arrivare a presentarsi su ciascun territorio con un unico candidato, scelto dalla maggioranza degli elettori della sua parte, investito della responsabilità di rivolgersi agli elettori di tutte le parti.
Daniela Lastri e Nicola Danti a una iniziativa PD di Tavarnuzze Fonte: http://pdtavarnuzze.blogspot.it/ |
Ricordiamo che ci era stato promesso un dibattito serio in tutta la Toscana in cui parlare ad alta voce dei pericoli del ritorno delle preferenze.
Ricordiamo al parlamento della Toscana - a cui per inciso va riconosciuto di essere uno dei meno costosi e più operosi d'Italia - che avrebbe dovuto discutere la riforma elettorale toscana entro questo dicembre 2013.
Ricordiamo, infine, che era già stata trovata la strada di un compromesso onorevole fra forze politiche a vocazione maggioritaria - il PD rifondato dalle primarie che hanno visto il trionfo di Matteo Renzi - e forze minori - come quelle formatesi dalla diaspora del centrodestra. Lo abbiamo chiamato Provincellum, perché consiste in un sistema elettorale a doppio turno, ispirato a quello vigente per le elezioni provinciali. I candidati di ciascun collegio dovrebbero essere scelti con primarie. La regione ha, ribadiamolo, il potere statutario di rendere le primarie obbligatorie, rendendo così più competitiva e più selettiva la vita politica toscana.
Consiglieri regionali della Toscana -
Agresti Andrea, Nuovo Centrodestra;
Ammirati Paolo Enrico, Popolo della Libertà;
Antichi Alessandro, Popolo della Libertà;
Bambagioni Paolo, Partito Democratico;
Bartolomei Salvadore, Popolo della Libertà;
Benedetti Roberto Giuseppe, Nuovo Centrodestra;
Boretti Vanessa, Partito Democratico;
Brogi Enzo, Partito Democratico;
Carraresi Marco, Unione di Centro;
Chincarini Maria Luisa, Centro Democratico;
Chiurli Gabriele, Gruppo Misto;
Ciucchi Pieraldo, Gruppo Misto;
Danti Nicola, Partito Democratico;
Del Carlo Giuseppe, Unione di Centro;
De Robertis Lucia, Partito Democratico;
Donzelli Giovanni, Fratelli d'Italia;
Fedeli Giuliano, Italia dei Valori;
Ferri Jacopo Maria, Popolo della Libertà;
Ferrucci Ivan, Partito Democratico;
Gambetta Vianna Antonio, Più Toscana/Nuovo Centrodestra;
Gazzarri Marta, Italia dei Valori;
Giani Eugenio, Partito Democratico;
Lastri Daniela, Partito Democratico;
Lazzeri Gian Luca, Più Toscana/Nuovo Centrodestra;
Magnolfi Alberto, Nuovo Centrodestra;
Manneschi Marco, Italia dei Valori;
Marcheschi Paolo, Fratelli d'Italia;
Marignani Claudio, Popolo della Libertà;
Marini Paolo, Federazione della Sinistra e Verdi;
Matergi Lucia, Partito Democratico;
Mattei Fabrizio, Partito Democratico;
Monaci Alberto, Partito Democratico;
Morelli Aldo, Partito Democratico;
Mugnai Stefano, Popolo della Libertà;
Naldoni Simone, Partito Democratico;
Nascosti Nicola, Popolo della Libertà;
Parrini Gianluca, Partito Democratico;
Pellegrinotti Giovanni Ardelio, Partito Democratico;
Pugnalini Rosanna, Partito Democratico;
Remaschi Marco, Partito Democratico;
Romanelli Mauro, Gruppo Misto;
Rossetti Loris, Partito Democratico;
Ruggeri Marco, Partito Democratico;
Russo Rudi, Centro Democratico;
Santini Giovanni, Popolo della Libertà;
Sgherri Monica, Federazione della Sinistra e Verdi;
Spinelli Marco, Partito Democratico;
Staccioli Marina, Gruppo Fratelli d'Italia;
Taradash Marco, Nuovo Centrodestra;
Tognocchi Pier Paolo, Partito Democratico;
Tortolini Matteo, Partito Democratico;
Venturi Gianfranco, Partito Democratico;
Villa Tommaso, Popolo della Libertà;
Fuscagni Stefania, portavoce dell'opposizione, del Popolo della Libertà;
Rossi Enrico, presidente e consigliere, di Toscana Democratica
- non siamo qui a rinfacciare, ma a supplicarvi di essere meno cinici, più seri, all'altezza della durezza dei tempi, delle aspettative della povera gente, della rabbia di coloro che non ce la fanno più.
Buona S.Lucia a tutti.
mercoledì 4 dicembre 2013
Attenti a quei giudici
Ancora non sappiamo quali norme resteranno in vigore e per quanto.
Aspettiamo a gioire, vigiliamo.
Era partito un trappolone per lasciare in vigore solo la proporzionale e per reintrodurre le preferenze.
Solo Matteo Renzi e Roberto Giachetti si sono messi, con forza, di traverso, riproponendo primarie, collegi uninominali, premi di maggioranza dati eventualmente al secondo turno.
Ragione in più per correre in massa a votarli domenica 8 dicembre, alle primarie PD.
Ragione in più - qui per noi in Toscana - per continuare a fare pressione per una nuova legge elettorale regionale fondata su primarie obbligatorie, collegi uninominali, ballottaggi, con uno spazio per le opposizioni garantito in stile Provincellum.
lunedì 2 dicembre 2013
Una perla fra i porci
martedì 15 gennaio 2013
Candidati a fare o a morire
Le liste elettorali sono ormai riempite.
Sono popolate di candidati potenti, notabili, parenti, serpenti, veline, veloni e tante altre improbabili figure.
Queste sono le terze elezioni politiche con il Porcellum, dopo quelle del 2006 e del 2008.
I nomi degli eletti sono stati scelti da pochi capi-bastone chiusi nelle loro stanze romane.
La conoscenza e la competizione sono dimenticate.
Trionfano le conoscenze e le cooptazioni.
Le eccezioni ci sono e non le disconosciamo: almeno metà degli eletti del PD proverrà dalle indicazioni di una platea di un milione di militanti; i candidati di Grillo sono stati messi in ordine secondo le preferenze dei suoi 30.000 seguaci online; Oscar Giannino si candida, con pochi fidati collaboratori, in una spericolata operazione solitaria, anti-casta, di rottura dello status quo, forte del sostegno di 60.000 finanziatori-elettori.
Qua e là, qualche persona capace, magari per caso, verrà eletta.
Gli elettori non possono farci nulla.
Devono limitarsi a scegliere fra Bersani, Giannino, Grillo, quelli che si riciclano, quelli che si candidano, quelli che vogliono continuare a comandare senza neppure prendersi il disturbo di partecipare.
Allora il nostro dovere, nelle prossime ore e giorni, dopo che in molti ci siamo ribellati alle elite che volevano propinarci le loro nomine, crediamo sia quello di essere una spina nel fianco di ogni potenziale eletto.
Mentre un altro governo di emergenza nazionale cercherà di salvare il salvabile, di trovare qualche soldo per i poveri, di tenere bassi i prezzi e i mutui, di restituire margini di manovra agli imprenditori e agli innovatori, i 1000 nuovi parlamentari dovranno essere continuamente richiamati al loro primo dovere: eliminare il doppione di due camere uguali; ripristinare i collegi uninominali; rendere obbligatorie per tutti le primarie.
Sono trent'anni, da quel 1983 in cui iniziò a lavorarci sopra la commissione Bozzi, che aspettiamo.
E', letteralmente, una questione di vita o di morte: le autonomie locali e regionali, la Repubblica e l'Unione Europea, stanno morendo, per mancanza di legislatori appassionati e capaci, emersi da una severa competizione, attraverso un processo di selezione dal basso, espressione della volontà popolare e perciò non del tutto sordi ai bisogni dei più.
Anche questi candidati, ci possono arrivare: o fare, o morire.
venerdì 28 dicembre 2012
Primarie democratiche
Se ti puoi candidare con effettive possibilità di vincere è democrazia,
se puoi soltanto decidere da che parte stare è tifo.
(Damiano Anselmi)
Iniziano domani le primarie parlamentari del PD. Con tutti i loro limiti, con tutti i problemi di rinnovamento che il leader Bersani non ha potuto risolvere, sono una iniziativa ammirevole. Riprendono, anche se non compiutamente, una splendida idea elaborata dall'amico Antonio Floridia, uno dei più importanti studiosi di materie elettorali qui in Toscana. Un'idea semplice per trovare un modo equo per posizionare i candidati nelle liste bloccate del Porcellum, come? Misurando il consenso dei pretendenti sul loro territorio, la provincia o il circondario.
Non è riuscito a organizzare primarie, nemmeno una preselezione online, purtroppo, la lista di Oscar Giannino, Fermare il Declino. Un vero peccato, perché è proprio quella che potrebbe rappresentare un punto di riferimento, per un certo mondo civico-liberale allergico al populismo, ma anche al notabilato e alla cooptazione dall'alto, cioè quella palude montiana in cui si è smarrito il progetto di Italia Futura.
Senza primarie, senza piccoli collegi, senza un percorso a più turni, non abbiamo e non avremo mai più la possibilità di selezionare una nuova generazione di leader.
Riflettiamo un momento.
Dal 1992 sono stati cancellati dall'indignazione popolare, purtroppo solo per il parlamento nazionale, i vecchi meccanismi clientelari di selezione, quelli basati sulle preferenze, il cui ritorno sarebbe peraltro un rimedio peggiore del male delle attuali liste bloccate.
Dal 1999 in poi sono cominciati a saltare i referendum elettorali, gli unici che avrebbero potuto ripristinare un minimo di partecipazione popolare.Dal 2005, con il famigerato Porcellum, che è stato voluto da Berlusconi, Bossi, Fini e Casini, sono spariti i collegi uninominali e la possibilità, che almeno al Senato c'era, di presentare candidature indipendenti, contro lo status quo.
Sono quindi più di vent'anni che una persona che volesse entrare in politica con le proprie capacità e forze personali, attraverso uno dei partiti esistenti, semplicemente non può farlo.
I pochi spiragli offerti dalle primarie PD o dalle parlamentarie di Grillo, non cambiano certo questa drammatica realtà.
Come possiamo migliorare, come possiamo cambiare questa morente repubblica se, invece che scegliere i leader locali che sono indispensabili per cambiare le macchine del potere e gli ingranaggi delle burocrazie statali, ci limitiamo a essere tifosi nello scontro nazionale fra pochi capi-partito?
Se si deve scegliere fra Bersani, Berlusconi, Grillo, Giannino, Monti, sceglieremo il meno peggio, ma se non riusciamo a portare a casa il risultato storico di avere primarie e collegi locali veramente competitivi, continuerà a non cambiare nulla.
martedì 18 dicembre 2012
Ricordi, risvegli, primarie
Accanto a lei, sul palco, gli altri organizzatori dell'incontro: il bravo Giordano Masini, coordinatore regionale del movimento; Mauro Pelatti, esponente toscano di "Imprese Che Resistono"; Gianni Bini, attivista di Campi, battezzato dalla stampa locale "l'anti Verdini". Segni di risveglio, di voglia di cambiare, di contribuire a un drastico ricambio di personale politico. La Toscana è cambiata.
Oscar Giannino è stato più entusiasmante del solito. Straordinaria la sua attenzione ai temi sociali, a come si può incamminarci con equità verso meno spesa pubblica, meno tasse, meno debito, senza far pagare l'austerità agli umili, ma intaccando le posizioni di rendita dei privilegiati immeritevoli.
Ha voluto nuovamente ribadire che farà di tutto perché le liste di Fermare il Declino siano presenti alle prossime elezioni e siano selezionate dal basso, con forme di primarie, magari online. Il comitato promotore ne sta discutendo proprio in queste ore.
Un traguardo ammirevole, per il raggiungimento del quale tutti coloro che si definiscono libertini toscani, che partecipano al nostro dialogo civico-liberale locale, che lavorano da anni per l'alternativa civico-liberale in Toscana, non possono far mancare il proprio personale contributo.
* * *
domenica 9 dicembre 2012
Che c'entra Casini?
Identica richiesta la abbiamo fatta, con umiltà ma con determinazione, ai capi politici che sono ai vertici della politica italiana da prima di Berlusconi e Prodi.
Senza rancori, senza settarismi, senza giustizialismi, senza populismi, la rete delle fondazioni di Italia Futura è sorta per contribuire a un rinnovamento profondo, con l'ambizione di fare finalmente le riforme attese da decenni: via il bicameralismo paritario; via i ministeri statali nelle materie devolute alle regioni; via le province; via il finanziamento pubblico dei partiti; via i vitalizi e le pensioni d'oro; dismissioni e liberalizzazioni; un programma ambizioso per ridurre gradualmente il debito, le spese, tutte le tasse, ma specialmente quelle sul lavoro, sui giovani, sulle donne.
Più penso e ripenso a queste ambizioni, più mi domando: che c'entra Casini?
Dovrei aggiungere anche: perché non si aprono delle consultazioni fra gli aderenti alla convention per la Terza Repubblica? E perché non si lavora per una partecipazione alle elezioni insieme a Fermare il Declino, di cui tanti di noi sono parte costituente, il cui programma abbiamo contribuito a elaborare e lanciare?
sabato 8 dicembre 2012
I guasti delle preferenze
- trenta preferenze per ciascun candidato
- parenti fra i candidati
Si torna sempre lì: senza avere una proposta seria sui collegi uninominali, sulle primarie obbligatorie, su una selezione veramente competitiva di una nuova generazione di leader preparati e competenti, scelti nei territori da maggioranze e non da minoranze... Senza tutto questo, tutti coloro che ci si propongono come "nuova" offerta politica non sono altro, politicamente parlando, che degli imbroglioni.
Spero che saremo in tanti, stavolta, a dire basta agli improvvisati e basta con i forcaioli.
* * *
lunedì 3 dicembre 2012
Le bucce della banana
Tanti sperano che la banana ci sia, perché Pierluigi Bersani è, dopo aver vinto le primarie, il più quotato candidato per la presidenza del consiglio.
Molti pensano che non sia solo un candidato rassicurante, anche se Berlusconi, Fini, Casini, l'establishment della vecchia sinistra, le magistrature, le sinecure, gli alti dirigenti e i grandi pensionati di stato, tutti loro sembrano davvero rassicurati.
Qualcuno, fra di loro il mio amico Marco Mayer, ma anche quella bella testa di Claudio Cerasa, pensa che Pierluigi Bersani sarà molto più libero, molto più riformista, molto più renziano di quanto non si aspettino tutti i burosauri che si sono stretti attorno a lui.
Ci voglio credere.
Cambiare l'Italia è drammaticamente difficile. Sarà molto più facile, invece, lo hanno dimostrato anche i risultati delle primarie, cambiare la Toscana. E questa, credetemi, è una gran buona notizia, che non era per nulla scontata.
Però ci sono anche le bucce.
La buccia peggiore su cui i vertici organizzativi e di garanzia di queste primarie sono scivolati è stata la presa in giro della riapertura delle registrazioni. La riapertura dei termini di adesione alle primarie, fra il primo e il secondo turno, era stata prevista nelle regole originali. Poi, la sera della domenica del primo turno, in un riflesso di paure, se la sono rimangiata. Hanno fatto un disastro, gli Stumpo, gli Orfini, i Berlinguer, nell'inventarsi la necessità delle giustificazioni per chi non si era registrato o non aveva potuto o voluto votare al primo turno.
Hanno piegato regole, già discutibili, ai loro riflessi condizionati di persone cresciute in un partito chiuso. Non esattamente la scelta più saggia, per i garanti e gli organizzatori di una grande consultazione primaria aperta.
Tutti gli errori organizzativi, tecnici e di comunicazione dei vertici, ovviamente, non tolgono nulla alla generosità dei 100.000 volontari, al coraggio dei tre milioni di partecipanti, alle speranze che tanti nutrono che le elezioni del 2013, per l'avvento di una nuova repubblica federale italiana ed europea.
Dal successo di queste primarie, lo ripetiamo portune et inoportune, deriva una cosa importante, a cui nessuno - nessuno - potrà mai più sfuggire: le primarie, con l'aiuto di procedure online ma anche con i necessari incontri dal vivo in tante assemblee locali, sono possibili.
Se sono possibili, allora sono doverose per tutti.
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