Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso
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domenica 2 marzo 2025

La fallacia della corsa a costituire nuovi partiti all'italiana

 


Si avvicina la primavera e ricominciano i tentativi di fondare nuovi partiti centralizzati, "nazionali", con i migliori propositi di rinnovare la vita politica di tutta la Repubblica Italiana. I tentativi sono talvolta nobili ma anche irrimediabilmente fallaci.

L'articolo 49 della Costituzione italiana garantisce a tutti i cittadini il diritto di associarsi in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica italiana e oggi anche, per estensione e grazie alle garanzie contenute nei trattati e nella legislazione unionale, anche la politica europea. Eppure questo diritto è stato sequestrato dalle elite attualmente al potere a Roma, a Milano, a Bruxelles. Finché non avremo spezzato almeno le catene più pesanti, fondare nuovi partiti "nazionali" non servirà.

Sono in essere feroci e implacabili meccanismi centralisti, tecnocratici, in definitiva autoritari, che stanno rendendo la Repubblica e l'Unione un travestimento della democrazia.

Per fermare questa deriva occorrono coraggiose lotte dal basso per riprenderci la rappresentanza, non nuovi partiti che, in questo quadro, finirebbero per essere uguali a quelli esistenti (sempre che il tirannico bipolarismo dominante e le trappole del maggioritario all'italiana non li uccidano in culla).

Queste lotte riguardano il pluralismo dell'informazione, a cominciare da quella locale, per porre un argine all'analfabetismo funzionale delle persone e alle ondate di terrificante conformismo che ci sommergono quotidianamente; un ordinamento semplificato per l'associazionismo politico, che renda possibile anche al più piccolo gruppo civico locale di formarsi, agire, candidarsi, anche nel più piccolo comune; un finanziamento pubblico a tutti i movimenti politici direttamente proporzionale al loro consenso elettorale; norme di procedimento elettorale che rendano semplice candidarsi, anche a personalità civiche e indipendenti; circoscrizioni elettorali di dimensioni contenute, dove sia possibile agli elettori conoscere davvero i candidati; leggi elettorali più giuste per tutti, che restituiscano agli elettori il potere di scegliere le persone da cui essi vogliono essere rappresentati.

Dobbiamo inoltre abbattere il totem della cosiddetta "governabilità". Abbiamo accettato per decenni come "normale" un'idea che invece è assurda e fonte di molti guai: quella secondo cui ogni capo esecutivo deve avere automaticamente anche una maggioranza di eletti a lui fedeli negli organi legislativi. Così, dopo una successione vergognosa di leggi elettorali che sono state ciascuna una "porcata" peggiore della precedente, le elezioni sono ridotte a una sorta di plebiscito fra pochi leader mediatici, mentre non sappiamo più, letteralmente, chi verrà eletto a rappresentare il nostro territorio. Anzi sappiamo già prima di votare che le assemblee saranno riempite non da persone elette da noi, ma scelte dall'alto e da pochi, sulla base di criteri di fedeltà al capo (se non in base a logiche ancora più opache).

Possiamo e quindi dobbiamo porre fine a questo scandalo. Ci sono molti altri modi per eleggere un esecutivo stabile senza sacrificare la rappresentanza, la rappresentanza, l'autonomia e l'indipendenza degli eletti nelle assemblee legislative!

Queste lotte per la rappresentanza sono già iniziate, per esempio con il Comitato Besostri, che si è ispirato alle antiche lotte per la giustizia elettorale condotte dal compianto avvocato socialista.

Sono attive in Italia e in Europa molte energie locali, civiche, autonome, indipendenti, a cominciare da quelle che cooperano attraverso Autonomie e Ambiente e EFA. Esse possono e quindi devono conoscersi, cooperare, eventualmente confederarsi per portare avanti insieme un cambiamento profondo dal basso.

Sono lotte cruciali, perché l'erosione della democrazia sta distruggendo la coesione sociale, alimenta l'assenteismo, scoraggia ogni forma di partecipazione, semina discordia, settarismo, populismo, estremismo.

Non possiamo più accettare di vivere in una finta democrazia dominata da pochi leader mediatici e dalle loro schiere di fedelissimi sempre più "nominati" che "eletti".

Lottiamo per fare spazio a una nuova generazione di leader locali, espressa dai mondi vivi delle autonomie, del civismo, della sussidiarietà, della solidarietà, del buongoverno che unisce e include trasversalmente persone che hanno storie politiche differenti, delle iniziative concrete per la protezione delle comunità e degli ecosistemi locali.

Anche in una società come quella europea, invecchiata, inquinata, impoverita, stordita dallo strapotere dei media, minacciata da paurose concentrazioni di potere, ci sono ancora persone coraggiose e generose, che si candidano a guidarci.

Dobbiamo incoraggiarle e aiutarle, soprattutto a essere consapevoli dei tetti invisibili che sono sopra la loro testa, a liberarsi dei pesi morti, a spezzare almeno alcune delle catene.

 

Mauro Vaiani Ph.D.

Garante di OraToscana

Vicepresidente segretario di Autonomie e Ambiente

 

venerdì 8 settembre 2023

Per una sanità pubblica e prossima, cioè veramente a misura di persona umana

 

Per cosa siamo impegnati nel civismo, nell'ambientalismo, nel territorialismo, in un moderno autonomismo? Perché la società resti umana.

Si riparte dalle cose minime, che una volta davamo per scontate, ma ora non lo sono più.

Le persone hanno diritto a un medico di fiducia, facilmente raggiungibile.

Le comunità - ogni quartiere e ogni paesino - hanno diritto a un ambulatorio di prossimità.

I medici hanno diritto alla piena autonomia scientifica e professionale, sollevati dall'oppressione delle burocrazie (anche quelle dell'ordine dei medici), delle tecnocrazie, delle multinazionali.

Quesi minimi presidi possono essere realizzati solo da forti governi locali, con ampia autonomia finanziaria, normativa, organizzativa. Si riparte sempre dai comuni, insomma.

Invito tutti a seguire questo impegno del nostro PATTO AUTONOMIE E AMBIENTE:

https://www.autonomieeambiente.eu/news/183-per-una-sanita-pubblica-e-prossima


 


domenica 23 luglio 2023

Camaldoli, Ventotene, ma soprattutto Chivasso

 


Ci è parso opportuno che in un suo recente scritto, il presidente della Repubblica italiana, il prof. Sergio Mattarella, a settantacinque anni dalla Costituzione e a margine del ricordo degli ottanta anni passati dal convegno di Camaldoli (1943-2023), in cui furono gettate le basi del noto Codice cristiano-sociale, abbia voluto citare insieme una serie di documenti ed esperienze che sono state tutte importanti nel forgiare una nuova stagione politica, dopo il disastro del fascismo e del nazismo.

Scrive il presidente: "Oggi possiamo cogliere il valore della riflessione avviata sul futuro dell’Italia e lo sforzo di elaborazione proposto in quei frangenti dai circoli intellettuali e politici che non si erano arresi alla dittatura. Dal cosiddetto Codice di Camaldoli, al progetto di Costituzione confederale europea e interna di Duccio Galimberti e Antonino Repaci, all’abbozzo di Silvio Trentin per un’Italia federale nella Repubblica europea, alla Dichiarazione di Chivasso dei rappresentanti delle popolazioni alpine, al Manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli, Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi, alle «idee ricostruttive della Democrazia Cristiana», che De Gasperi aveva appena fatto circolare, non mancano sogni e progetti lungimiranti per fare dell’Italia un Paese libero e prospero in un’Europa pacificata.".

Il Manifesto di Ventotene del 1941 è stato d'ispirazione per spingere alcune correnti della sinistra italiana ed europea verso un ideale democratico di Europa federale unita, che somigliasse magari più agli Stati Uniti d'America che all'URSS. Mostra tutti gli anni che ha e, pur essendo molto riverito, viene davvero, forse giustamente, poco letto. Basti pensare che nella conclusione si leggono parole come queste: "Da' in tal modo le prime direttive del nuovo ordine, la prima disciplina sociale alle nuove masse. Attraverso questa dittatura del partito rivoluzionario si forma il nuovo stato e attorno ad esso la nuova democrazia. Non è da temere che un tale regime rivoluzionario debba necessariamente sbocciare in un nuovo dispotismo. Vi sbocca se è venuto modellando un tipo di società servile. Ma se il partito rivoluzionario andrà creando con polso fermo fin dai primissimi passi le condizioni per una vita libera, in cui tutti i cittadini possano veramente partecipare alla vita dello stato, la sua evoluzione sarà, anche se attraverso eventuali secondarie crisi politiche, nel senso di una progressiva comprensione ed accettazione da parte di tutti del nuovo ordine, e perciò nel senso di una crescente possibilità di funzionamento di istituzioni politiche libere.". Gli intenti sono talvolta liberalsocialisti, ma è sottointeso o esplicitato che le masse hanno bisogno di una guida. Il "che fare" del Manifesto di Ventotene confina pericolosamente con il leninismo. E' evidente a tutti che si tratta di pagine parecchio datate.

Il Codice concepito al convegno di Camaldoli del luglio 1943, pur essendo considerato un importante fondamento culturale del cattolicesimo democratico e del cristianesimo sociale, oltre che una delle fonti di ispirazione della Costituzione italiana del 1948, viene ricordato con maggiore sobrietà, senso critico, pragmatismo, capacità di contestualizzare, non solo di mitizzare - cosa, quest'ultima, in sé per nulla sbagliata, sia chiaro. Lo ha scritto con nitidezza il prof. Stefano Ceccanti su L'Unità dello scorso 14 luglio. Lo hanno spiegato bene i relatori dell'importante convegno commemorativo dell'80° anniversario, tenutosi a Camaldoli e conclusosi oggi - domenica 23 luglio 2023 - su iniziativa della Conferenza episcopale italiana e della Conferenza episcopale toscana, insieme a diverse altre realtà pastorali, accademiche, culturali, sociali, dell'informazione, fra le quali ricordiamo il settimanale cattolico Toscana Oggi. L'intero convegno è stato registrato e quindi sarà sempre disponibile grazie al prezioso archivio di Radio Radicale, oltre che reso disponibile attraverso il canale YouTube delle Edizioni Camaldoli. Nel Codice di Camaldoli, tanto per comprendere una certa difficoltà che potrebbe avere il lettore contemporaneo, si trovano frasi che legittimano il colonialismo, come "La colonizzazione può rispondere a un bisogno di espansione di un popolo demograficamente ricco."; si trovano parole sulla condizione femminile che oggi sarebbero soggette, quanto meno, a una profonda riformulazione, come "tenendo conto che la donna coniugata esercita nella famiglia la sua naturale funzione anche nei riguardi della società, sono talora opportune determinate restrizioni nei casi di professioni e mestieri meno adatti alla natura femminile, o per ovviare a temporanei inconvenienti, come quello della disoccupazione maschile in certe professioni.".

Altri testi citati dal presidente della Repubblica meriterebbero di essere meglio conosciuti, ma di certo hanno avuto un impatto minore: la costituzione confederale europea scritta fra il 1942 e il 1943 da Duccio Galimberti e Antonino Repaci è un testo utopistico, ma non privo di fallaci distopie; nei suoi scritti Silvio Trentin arriva a comprendere che senza una Italia federale non si sarebbe costruita la Repubblica europea, ma la sua ispirazione prodhouniana appare disconnessa dai movimenti popolari e territoriali reali; le «idee ricostruttive della Democrazia Cristiana», l'opuscolo che Alcide De Gasperi fece circolare dalla fine del 1943, è diventato il programma di governo dello statista trentino, ma è anch'esso datato. 

La Carta di Chivasso si distingue profondamente da tutti gli altri documenti storici citati. E' anch'essa antica, ma per nulla polverosa. Le sue parole, al contrario, sono incredibilmente vive.

Ha la veraforza di un evangelico "discorso della montagna" per coloro che credono che l'autogoverno, al più basso livello consentito dalla storia e dalla natura, sia il modo più umano per gli umani di organizzarsi politicamente.

Chi può, ne ascolti su YouTube una recente lettura integrale (meno di 8 minuti):

https://www.youtube.com/watch?v=wSLSjx0PJ0c



Il documento ha una struttura semplice e immediata. 

Denuncia i grandi mali del centralismo:

  • OPPRESSIONE POLITICA;

  • ROVINA ECONOMICA;

  • DISTRUZIONE DELLA CULTURA LOCALE.

Promuove la rinascita delle autonomie personali, sociali, territoriali, attraverso: 

  • AUTONOMIE POLITICO–AMMINlSTRATIVE

  • AUTONOMIE CULTURALI E SCOLASTICHE
  • AUTONOMIE ECONOMICHE

Il 19 dicembre 1943, sulle montagne di Chivasso, come scrisse il suo principale autore, il martire antifascista Émile Chanoux, "Ciò che i rappresentanti di queste valli hanno affermato, vale per tutte le regioni italiane, per i piccoli popoli che formano quel tutto che è il popolo italiano". 

Oggi, a nostro parere, si potrebbe dire per tutti i territori, per tutta l'umanità.

Per questo gli 80 anni della Carta di Chivasso, 1943-2023, sono così importanti nel nostro mondo civico, ambientalista, territorialista.

Per questo, con il Forum 2043, voliamo alto, verso il centenario, per tramandare alle generazioni future il nostro antico e nobile confederalismo.

 

* * *

Nella  foto (fonte Wikipedia) il cippo posto in ricordo di Émile Chanoux a Rovenaud, suo paese natale.


giovedì 8 giugno 2023

Mauro Vaiani - Messaggio da Bruxelles in vista dell'impegno di AeA per le Europee 2024


 

Mauro Vaiani (nella foto insieme a Lorena Lopez, la presidente EFA) da Bruxelles, 1 giugno 2023, a margine di una giornata di lavori con l'Alleanza Libera Europea (ALE/EFA), Autonomie e Ambiente, altre forze del civismo e dell'ambientalismo europeo: 


sabato 4 febbraio 2023

Sfuggire l'imbroglio anti-autonomista

 

Sono sempre i soliti.

Da vent'anni la Repubblica delle Autonomie personali, sociali, territoriali, è sotto attacco.

Continuano a infuriare i peggiori istinti centralisti e autoritari, in Italia, nella Unione Europea e anche oltre.

L'ultimo imbroglio è il disegno di legge Calderoli, la cui "approvazione preliminare" è stata organizzata come una televendita di cattivo gusto.

Non è possibile dare ancora credito a una classe politica centralista e presidenzialista, che non ha mai accettato fino in fondo che lo stato non concede le autonomie ma le riconosce.

Per approfondire consigliamo la lettura di un duro intervento apparso oggi (4 febbraio 2023) sul Forum 2043 di Autonomie e Ambiente:

https://www.autonomieeambiente.eu/forum-2043/104-autonomia-differenziata-specchietto-per-allodole


venerdì 9 settembre 2022

Un ricordo autonomista del 1948

 


Dall'amico Piercesare Moreni, autonomista, studioso e attivista trentino che ci è sodale nell'avventura del Forum 2043, promosso grazie ad Autonomie e Ambiente, riceviamo questo straordinario ricordo del 1948, riprodotto nella foto: un volantino che chiama a raccolta gli Autonomisti di allora, dalle Alpi alla Sicilia.

Alcuni attivisti della gloriosa ASAR, delle zone di Cortina d'Ampezzo che erano state ingiustamente separate dal processo autonomista del Trentino e dell'Alto Adige, decise di partecipare alle elezioni del 18 aprile del 1948, contribuendo alla presentazione delle liste della Unione Movimenti Federalisti, che si presentò con il simbolo della Trinacria.

L'Unione Movimenti Federalisti si presentò in poche circoscrizioni e raccolse in tutta la Repubblica poco più di 50.000 voti, ma nella circoscrizione di Catania sfondò abbondantemente il 2%. I dati sono consultabili nell'archivio elettorale della Repubblica: https://elezionistorico.interno.gov.it/.

Le speranze contenute in questo antico volantino risuonano tutte nel lavoro che oggi continua con Autonomie e Ambiente: unire coloro che vogliono autogoverno e buongoverno, perché ciò che si auspica per la propria terra vale per tutte le comunità locali. Autogoverno di tutti dappertutto!

Questo cimelio di solidarietà e collaborazione dalle Dolomiti all'Etna, in tempi così lontani, così diversi, non facili certo ma forse addolciti da un senso di speranza che oggi ci sembra di non avere, ci ricorda chi siamo.

La nostra rete civica, ambientalista, autonomista, Autonomie e Ambiente, AeA, non è un nuovo partito e nemmeno una nuova confederazione di partiti. Noi siamo qui dalla fondazione della Repubblica delle Autonomie e abbiamo radici che sono ancora più antiche.

Siamo qui per restare e l'ultima parola nella storia civile e politica dei nostri territori la scriveremo noi, non i centralismi autoritari.

Dedichiamo questo ricordo arrivatoci dal Trentino, sulle orme di quanto accadde allora, agli amici Siciliani Liberi e a Eliana Esposito, loro candidata presidente regionale nelle imminenti elezioni del 25 settembre 2022, i quali avranno risultati ancora maggiori di quelli pur lusinghieri che ebbero i loro precursori.

 

giovedì 25 agosto 2022

Parlare di autonomie ma senza autonomisti

 


Il Meeting di Rimini 2022 ha dedicato mercoledì 24 settembre 2022 un incontro al tema estremamente caro a questo blog: la Repubblica delle Autonomie. Non si pensi a un momento di approfondimento. Diciamo che è stato un "talk", che ha concesso agli intervenuti giusto il tempo di lanciare qualche slogan. Una occasione sprecata, in poche parole.

Sono intervenuti: Massimiliano Fedriga, presidente della Conferenza delle Regioni e della Regione Friuli Venezia Giulia; Mariastella Gelmini, ministro per gli Affari regionali e le Autonomie; Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli; Andrea Prete, presidente Unioncamere. Ha introdotto e moderato Francesco Magni, ricercatore di Pedagogia Generale e Sociale all’Università degli Studi di Bergamo. 

Il mondo di CL (Comunione e Liberazione) non è certamente ostile alle autonomie. Sicuramente credono nella sussidiarietà (forse più in quella orizzontale che favorisce lo sviluppo delle loro opere che in quella verticale, ma non facciamo polemiche su questo qui e ora). 

Il Meeting è comunque un appuntamento di grande rilievo, ma forse proprio per questo la delusione di chi scrive è ancora più netta.

E' stata una successione di comizietti pronunciati da persone che o non sanno nulla, o non fanno nulla, o addirittura sono contrarie alle autonomie. Se si voleva parlare di autonomie senza autonomisti, ci si è riusciti.

Scontati e prevedibili, peraltro, questi comizietti, parole pronunciate con supponenza ma prive di spessore e anzi minate dai più triti pregiudizi alimentando i quali le elite dominanti da trent'anni si adoperano per soffocare l'ideale di una Repubblica delle Autonomie (e di una Europa delle regioni, dei popoli, dei territori).

Alcuni degli errori più marchiani (che in alcuni momenti sono scesi al livello di vere e proprie dissonanze cognitive):

- hanno parlato di autonomie quasi che esse fossero una problematica di "management", una scelta di organizzazione dei servizi (ovviamente perseguendo la riduzione dei costi...), invece che un problema di democrazia, partecipazione, inclusione; in questo si sono distinti la Gelmini e Fedriga e la cosa non meraviglia purtroppo; 

- hanno parlato con leggerezza di una "semplificazione" attraverso la digitalizzazione, che significherebbe, a loro parere, spogliare i territori dei propri centri decisionali, di studio, di competenza; una volta che a un territorio si toglie una istituzione o un ufficio - fosse anche uno dei più inutili, come una Camera di commercio - si innesca un processo di spopolamento e di fuga di risorse umane, economiche e sociali, che non può certo essere compensato dall'accesso di un impiegato in telelavoro a un portale "nazionale"; in questo, e ne sono dispiaciuto, si è distinto Andrea Prete; capita, se si va a un dibattito sulle autonomie senza essere un autonomista;

- hanno fatto chiudere l'incontro con una invettiva antiautonomista trita e ritrita, quella del sindaco di Napoli Manfredi, contro il pericolo che nuove autonomie possano "aumentare il divario" fra cittadini e territori; c'è un limite a tutto, anche alla disonestà intellettuale di un professore che la "autonomia" della sua Università, guarda caso, se la teneva ben stretta; gli attuali "divari", gentile signor sindaco, sono l'eredità di un secolo e mezzo di centralismo, non certo di processi autonomistici, i quali, al contrario, quando erano stati avviati i divari avevano cominciato a ridurli; le cose vanno invece molto peggio da quando un centralismo italiano (ed europeo, e austeritario) ha ripreso il sopravvento nel sistema politico italiano.

Unica presenza che, con il suo breve saluto iniziale, va salvata, è quella di Luca Beccari, il Segretario di Stato per gli Affari Esteri, la Cooperazione Economica Internazionale e le Telecomunicazioni della Repubblica di San Marino. Ha ricordato, con poche e semplici parole, che la sua comunità di trentamila abitanti, pur così piccola e così permeabile da tutti i guai che l'Italia e l'Europa possono provocare, riesce a vivere e a fornire ai suoi cittadini tutto quanto è essenziale.

E' possibile, oltre che più umano, vivere in comunità più ristrette che si autogovernano e quindi è in quella direzione che si deve andare. Questa è la nostra convinzione, alla faccia dei soloni autonomisti solo a parole e dei demagoghi antiautonomisti.


lunedì 11 luglio 2022

Al via il Forum 2043 in collaborazione con AeA


 

Dopo un lavorìo di preparazione di diversi mesi, ha preso il via il Forum 2043, una iniziativa politico-culturale che viene ospitata sul sito di AeA, Autonomie e Ambiente la sorellanza di liste civiche, ambientaliste, autonomiste, localiste.

Il gruppo di lavoro di intellettuali e attivisti che lo ha promosso ha scelto questo nome perché il loro orizzonte temporale è la celebrazione in modo adeguato ma soprattutto innovativo del centenario della Carta di Chivasso del 19 dicembre 1943, che è probabilmente il più importante documento politico moderno dedicato alle autonomie e alla trasformazione dell'Italia centralista e autoritaria in una autentica Repubblica delle Autonomie.

I primi contributori al Forum 2043 sono figure esterne alla rete AeA. Tra di essi: Piercesare Moreni, un importante esponente dell'autonomismo del Trentino; Claudia Zuncheddu, attivista e politica sarda da sempre impegnata per l'autogoverno e il buongoverno della sua terra; Gino Giammarino, editore, persona di grande cultura, capace di sollecitare un risveglio dell'autogoverno di Napoli e di altre terre del Sud, che non si confonda con il sudismo becero, arretrato e subalterno alle vecchie sinistre e di tanti sempre più improbabili "Masaniello".

Coordina i lavori Mauro Vaiani, l'attivista civico, ambientalista, autonomista toscano che è stato tra i fondatori di Autonomie e Ambiente, ne è attualmente il segretario, è il garante e il principale mentore di OraToscana, attualmente la più importante rete civica ambientalista autonomista toscana (e principale autore e ispiratore di questo blog, ndr).

Per conoscere meglio il Forum 2043:

https://www.autonomieeambiente.eu/forum-2043/77-perche-questo-forum-2043

L'indice di tutti i contributi:

https://www.autonomieeambiente.eu/forum-2043

Rileggere la Carta di Chivasso del 1943:

https://www.autonomieeambiente.eu/news/29-carta-di-chivasso

Per contribuire al Forum 2043 scrivete a info@autonomieeambiente.eu.  

Per seguire le novità del Forum 2043 iscrivetevi al canale Telegram:

https://t.me/forum2043


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venerdì 1 luglio 2022

Autonomia differenziata: fuori dal vicolo cieco

 


L'autonomia differenziata, previsione costituzionale in vigore dal 2001 e progetto politico abbracciato da diverse regioni di ogni colore, resta in un vicolo cieco, da cui nessuno in questo scorcio finale della XVIII legislatura, tanto meno il governo Draghi, la ministra Gelmini, i presidenti regionali Fontana, Zaia, Bonaccini, sapranno, né vorranno toglierla.

L'autonomia differenziata non è semplicemente possibile, in questo momento di trionfo del centralismo tecnocratico europeo e italiano. Andranno a sbattere, le elite che ci stanno governando a suon di voti di fiducia, insieme al loro PNRR, ma nel frattempo impediranno qualsiasi compromesso responsabile e, soprattutto, applicabile.

E' irragionevole persino sperare che in una Repubblica in cui si tradiscono così spudoratamente le autonomie esistenti, in particolare quella della Sicilia e in realtà tutte le altre, ci siano politici e legislatori disposti a lavorare su qualche seria forma di attuazione delle ulteriori forme di autonomia previste dalla Costituzione all'art. 116, terzo comma, su alcune materie elencate nell'art. 117, nel rispetto dei princìpi dell'art. 119 (la perequazione fiscale, questa sconosciuta!).

Dal punto di vista della elaborazione normativa, siamo ancora fermi alle irragionevoli e inapplicabili bozze di intesa che abbiamo severamente criticato sin dal 2018.

A coloro che, in questa estate arida e paurosa, di guerra, di impoverimento, di faticoso risveglio da anni di crisi sanitaria (impostaci più dal centralismo autoritario che dal coronavirus) vorrei umilmente e pacatamente dire a coloro che alzano la bandierina della solidarietà con il Sud, contestando radicalmente il concetto stesso di autonomia differenziata, che il loro fervore andrà sprecato e si trasformerà nell'ennesimo fallimento politico.

L'autonomia differenziata, così come scritta nelle bozze del 2018, è, politicamente parlando, uno zombie. Combatterla con bigottismo centralista rischia solo di alimentare l'ennesima divisione, stavolta mettendo il Sud contro il Nord, come se non avessero fatto già abbastanza danni quelli che per anni hanno messo il Nord contro il Sud.

La propaganda Sud contro Nord si risolverà nell'ennesimo fallimento di un improbabile meridionalismo senza storia, senza profondità di pensiero, senza popolo.

Abbiamo letto qualche libro di successo sulle sofferenze che il Sud ha subito dalla conquista sabauda, ma una politica meridionalista seria, che ponga fine alla spoliazione, allo spopolamento, alla desertificazione di intere regioni meridionali (e non solo meridionali), ci pare richiedere ben altro spessore.

Abbiamo bisogno di tornare a studiare, per conoscere davvero i guasti del colonialismo interno, partendo da ciò che ci è noto sin dai tempi di Gramsci, Don Sturzo e Salvemini.

Basta cavalcare e strumentalizzare la sofferenza. E' già successo con i Cinque Stelle, che fecero il pieno di voti nel Sud e gli storici si domanderanno per anni se fu un caso, un episodio, una accidentale temporanea identificazione con un nuovo "Masaniello" collettivo, o se dietro c'è stata una qualche regia per rastrellare il voto di protesta e riempire il parlamento di persone politicamente impreparate e quindi inevitabilmente subalterne al centralismo autoritario e allo status quo.

E' tempo di una nuova generazione di leader locali, nel Sud, nelle isole, lungo l'Appennino, nella pianura Padana e in tutto l'arco alpino. Persone nuove e giovani, sì, ma anche provate e preparate. Che abbiano combattuto, e perso, e quindi imparato qualcosa.

La Repubblica è sì l'erede dell'imperetto coloniale dei Savoia, ma è anche, dagli anni della Resistenza e da quando è entrata in vigore la Costituzione del 1948, una Repubblica delle autonomie personali, sociali, territoriali, un ideale per il quale vale la pena lottare, per assicurare un futuro alle nostre comunità locali e alle prossime generazioni.

Usciamo insieme dal vicolo cieco dell'autonomia differenziata, che non sarà data a "pochi", perché non sarà data a nessuno.

Lottiamo insieme per una autentica Repubblica delle Autonomie e per una Europa diversa.

Invitiamo tutti a rileggere l'appello della rete civica, ambientalista, autonomista Autonomie e Ambiente per le elezioni politiche 2023.

Iscrivetevi al canale https://t.me/OraToscana .


lunedì 27 giugno 2022

Grazie Simone! Qualche considerazione di fine campagna

 

Grazie di cuore a Simone Caffaz, per la sua generosità e per il suo impegno. In un momento difficile di grande astensionismo fra il primo e il secondo turno il candidato civico-liberale è riuscito a convincere molti attivistii e leader locali di Carrara, ha reso ancora più inclusiva e lungimirante la propria proposta democratica, ha raddoppiato i suoi voti, ma tutto ciò non è stato sufficiente.

La politica è così: non sempre ti premia per quanto tu possa essere indipendente, diligente, preparato. Carrara non è riuscita a scuotersi dal suo stato di dipendenza da Massa, da Firenze, da Roma, da Milano e dalle elite di potere che hanno interesse a estrarre da essa il più possibile, senza lasciare al territorio nulla in cambio. Buon lavoro dunque alla nuova sindaca Serena Arrighi, sul cui operato vigileranno pochi ma determinati consiglieri di opposizione. Gli riconosciamo la vittoria e le auguriamo il meglio, a lei e alla bella e libera Carrara.

Ai non pochi consiglieri civici eletti, a Carrara e in molti altri posti, chiediamo di continuare ad approfondire le ragioni del loro essere indipendenti dal centrosinistra, dal centrodestra, dal centro-centro. L'unico centro veramente importante è quello dove abbiamo messo il cuore, dove si trovano le nostre migliori aspirazioni civiche e civili, autonomia di pensiero e progetti di autonomia istituzionale, un ambientalismo saggio e lungimirante, dedizione al bene comune.

Il civismo ambientalista e autonomista deve tenersi pronto, perché è sempre più necessario per affrontare le crisi del nostro tempo con valori democratici, con una capacità di buongoverno dal basso, nel rispetto delle tradizioni, delle libertà, delle autonomie personali, sociali, territoriali.

Hanno votato in troppo pochi, i nostri concittadini, anche in Toscana e anche a Carrara. Quando vediamo che le persone non si muovono, non si mobilitano, non si interessano, neppure per temi candidi come l'ideale di una giustizia giusta, o l'elezione di una figura indipendente alla guida della loro città, significa che la situazione, in questo tempo di peste, guerra e crisi, è davvero grave. Non vediamo grandi vittorie per nessuno.

A parte il colpo di fortuna dell'elezione di qualche persona nuova, diversa, giovane ma non incompetente, non ci pare affatto che centrosinistra, centrodestra o centro-centro abbiano raccolto chissà quale consenso. Le vittorie di alcune figure civiche totalmente prive di appoggi politici nazionali sono molto più sorprendenti e promettenti delle poche bandierine alzate dal se-dicente centrosinistra o dal fu-unito centrodestra.

Ci sono città e comunità dove sono scesi in campo centinaia di candidati ma poche migliaia di votanti. Questo distacco fra minoranze politiche organizzate e la grande maggioranza delle persone è un problema. Noi che interpretiamo un pensiero civico, autonomista, ambientalista, siamo abituati a essere minoranza e non ci facciamo facilmente spaventare ma sia chiaro: non siamo forti, non siamo molti, non abbiamo in tasca alcuna ricetta e non riusciremo facilmente a raggiungere le masse di persone disconnesse dalla loro comunità e dalla vita della Repubblica.

Faremo del nostro meglio lo stesso, non solo per convinzione, ma soprattutto per responsabilità.

Difenderemo la nostra storia e i nostri valori, quelli della Carta di Chivasso, del socialismo e del liberalismo autonomisti, dell'autogoverno e del buongoverno.

Resisteremo, perché ciò in cui crediamo, la Repubblica delle Autonomie e l'Europa delle regioni, dei popoli, dei territori, è il mondo che vogliamo lasciare ai nostri figli e nipoti.

La nostra generazione ha vinto pochissime battaglie, ma stiamo allenando la prossima, per un mondo che somigli più alla Svizzera che alla Cina, dove si resti liberi e non sorvegliati, dove si venga curati quando si sta male e non si venga fatti ammalare per poterci somministrare farmaci, dove si torni a nutrirsi e a vestirsi senza distruggere il pianeta, dove l'impegno per pace e la salvaguardia del creato siano ispirazione comune unificante e non fonte di divisioni insensate, sempre e solo nell'interesse delle generazioni future.

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giovedì 2 giugno 2022

Per la Repubblica delle Autonomie

Buona festa della Repubblica, la nostra Repubblica che fu concepita e che può prosperare solo come Repubblica delle Autonomie personali, sociali e territoriali. 


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domenica 22 maggio 2022

I diritti non esercitati vanno perduti


 

Fra tre settimane, domenica 12 giugno 2022, i cittadini di tutta la Repubblica italiana sono chiamati al voto su cinque referendum popolari abrogativi, in materia di giustizia. Per essere chiari, questo blog è schierato per il Sì a tutti e cinque i quesiti. Tuttavia, prima ancora di entrare nel merito delle cinque domande che sono rivolte al popolo, vogliamo lanciare un allarme assolutamente più elementare. E' comprensibile che stiamo attraversando anni orribili e che la pace in Europa e la sopravvivenza del pianeta sono in pericolo, ma guai al "benaltrismo" di chi si crede "informato" e guai all'indifferenza di chi se ne sta chiuso in casa pensando che tutto ciò che avviene fuori dalla porta non lo riguardi.

I diritti non esercitati vanno irrimediabilmente perduti. E' sufficientemente chiaro questo? 

Se rinunciate a uscire di casa e ad andare a votare, esercitando il diritto di elettorato attivo per i referendum, lo perderete per voi stessi e lo metterete in pericolo per le generazioni future. Ricordatevi i disastri che sono accaduti le ultime volte, per la bassa partecipazione popolare al voto: ci sono stati deputati e senatori alle elezioni suppletive eletti con percentuali ridicole; sono stati eletti sindaci e presidenti di regione assolutamente improbabili; sono fallite importanti iniziative ambientaliste, come quella contro le inutili e pericolose trivellazioni, nel 2016. Ogni volta che non siete andati a votare, insomma, ci avete rimesso. Avete messo in pericolo i vostri diritti e quelli dei vostri figli e nipoti.

A una campagna astensionista, condotta alla luce del sole, per motivi seri, potremmo riconoscere una legittimità, ma per ricordare una cosa del genere, bisogna risalire ai tempi dei referendum contro la caccia, quelli del 1990, in un mondo diverso, dove ancora i cittadini erano molto meno isolati, meno impauriti, meno poveri. Erano tempi in cui ogni parte politica aveva molti più attivisti e in cui c'era più pluralismo politico e informativo di oggi, nonostante non ci fossero né cellulari, né internet. Altri tempi, imparagonabili!

Nella stessa giornata del 12 giugno 2022, in circa 1.000 comuni - dei quali 28 sono in Toscana - si tengono le elezioni comunali, quelle in cui i cittadini sono chiamati a esercitare un altro diritto, quello di candidarsi, chiamato dai giuristi "elettorato passivo". Anch'esso è in pericolo. Molti cittadini si candidano ancora, è vero, ma in modo spesso troppo improvvisato. Mancano dappertutto attivisti veramente preparati. Nei grandi partiti, poi, manca ogni forma di democrazia interna e i candidati sono paracadutati all'ultimo momento, decisi da capi e capetti lontani dal territorio. Le reti sociali, i media, i giornali, invece di informare e formare attraverso la par condicio, spesso sono irridenti nei confronti dei deboli, mentre sono ossequiosi nei confronti dei potenti. Il nostro mondo civico, ambientalista, autonomista resiste e va avanti, ma in condizioni difficilissime. Ci ritorneremo sopra, ma ora torniamo ai referendum in materia di giustizia giusta, che qui elenchiamo:

Referendum popolare n. 1 SCHEDA ROSSA: Disposizioni in materia di incandidabilità e divieto di ricoprire cariche elettive. Si chiede l'ABROGAZIONE della LEGGE SEVERINO. La decadenza automatica di sindaci e amministratori locali condannati, anche solo in primo grado, ha creato vuoti di potere e la sospensione temporanea dai pubblici uffici di innocenti poi reintegrati al loro posto. La vittoria del Sì eliminerebbe l’automatismo e restituirebbe ai giudici la facoltà di decidere se applicare o meno l’interdizione dai pubblici uffici.

Referendum popolare n. 2 SCHEDA ARANCIONE: Limitazione delle misure cautelari. Si chiedono LIMITI ALL’ABUSO DELLA CUSTODIA CAUTELARE. Ogni anno migliaia di innocenti vengono privati della libertà senza che abbiano commesso alcun reato e prima di una sentenza anche non definitiva. Eliminando la possibilità di procedere con la custodia cautelare per il rischio “reiterazione del medesimo reato” eviteremmo molte carcerazioni ingiuste. Resterebbero ovviamente possibili misure cautelare per prevenire la fuga, l'inquinamento delle prove, il pericolo concreto e attuale pericolo che si commettano altri delitti con uso di armi o di altri mezzi di violenza personale o diretti contro l'ordine costituzionale ovvero delitti di criminalità organizzata.

Referendum popolare n. 3 SCHEDA GIALLA: Separazione delle funzioni dei magistrati. Si chiede la SEPARAZIONE FUNZIONE DEI MAGISTRATI. Ci sono magistrati che lavorano anni per costruire castelli accusatori in qualità di pubblici ministeri (accusatori) e poi, senza alcun controllo o filtro, chiedono di diventare giudici. Se sono stati avventati come accusatori, che credibilità possono avere come giudici terzi e imparziali?

Referendum popolare n. 4 SCHEDA GRIGIA: Partecipazione dei membri laici alle deliberazioni dei consigli giudiziari. Si chiede che alla VALUTAZIONE DEI MAGISTRATI, istruita attraverso i consigli giudiziari locali, possano esprimersi anche i membri laici, cioè i rappresentanti delle università e degli avvocati.

Referendum popolare n. 5 SCHEDA VERDE: Elezioni dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura. Si chiede una modifica minima delle regole di ELEZIONE DEL CSM. Con il voto Sì, si aumentano le possibilità di concorrere anche per magistrati indipendenti fuori dal sistema "Palamara" e dalle correnti.

Per coloro che intendono approfondire, consigliamo il sito dei promotori:

https://www.referendumgiustiziagiusta.it/

La rete "Più democrazia in Italia" ha prodotto un opuscolo informativo che dà informazioni ampia, forse persino più ampia sulle ragioni del No che su quelle del Sì:

https://www.piudemocraziaitalia.org/2022/05/03/referendum-giustizia/

Per seguire come si esprimerà il nostro mondo civico ambientalista autonomista, invitiamo tutti come sempre a seguirci sulla rete Telegram:

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domenica 9 gennaio 2022

No Green Pass contro la deriva centralista e autoritaria

Alcune modeste riflessioni dopo le manifestazioni No Green Pass di ieri, sabato 8 gennaio 2022.


 

A Livorno si sono riuniti i Toscani delle decine di gruppi ribelli al Green Pass, a protestare per l'accanimento dei centralisti autoritari del Draghistan contro gli abitanti delle isole, contro gli umili, contro i guariti, contro coloro che chiedono di essere curati e non schedati. 

A Torino si sono riuniti esponenti della Commissione Dubbio e Precauzione, del Coordinamento 15 Ottobre, parlamentari di opposizione al governo Draghi. E' stata annunciata la costituzione di un nuovo CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) contro la deriva centralista e autoritaria. Tra i protagonisti di Torino dobbiamo ricordare il prof. Ugo Mattei, l'on. Jessica Costanzo (componente Alternativa, ex Cinque Stelle), Luca Abba (resistente No Tav di lunghissima data), Stefano Puzzer (che si è collegato per telefono). 

Sabato 15 gennaio prossimo ci sarà una confluenza di queste e altre componenti su Roma, per un'altra testimonianza di resistenza al Green Pass.

Ricordiamo un caveat molto importante, lanciato dal prof. Ugo Mattei: i paragoni storici sono possibili e anzi necessari, ma vanno fatti non con il 1943, bensì con il 1924. 

L'antico CLN (con le sue articolazioni politiche e militari, tra cui il comitato per l'Alta Italia e quello della Toscana) si costituì il 9 settembre 1943, dopo che tutto era andato perduto con il fascismo e con la guerra, per fondare la nostra nuova Repubblica delle Autonomie personali, sociali e territoriali. 

Ciò che spetta ai nuovi resistenti di oggi, invece, è evitare un nuovo 1924, un altro fallimento aventiniano: dopo il delitto Matteotti una opposizione politica e sociale meno divisa avrebbe forse potuto porre fine al nascente regime fascista.

E' esagerato paragonare il governo Draghi a un nascente regime modernamente autoritario? A molti, compreso chi scrive, pare di no. C'è tanto di quello che Pasolini chiamava con preveggenza "tecnofascismo", nel sistema di potere che si è aggrappato attorno alla figura del presidente Mario Draghi.

Non ripeteremo qui i moniti contro la gestione centralista e autoritaria della crisi pandemica e sindemica e contro la prosecuzione dello stato di emergenza, che sono venuti dal variegato mondo delle Autonomie, dalla rete Autonomie e Ambiente, dal mondo civico, ambientalista e autonomista che qui in Toscana si raccoglie attorno a OraToscana. Sono tutti attuali e chi li ignora, mette drammaticamente in pericolo l'intera Repubblica delle Autonomie.

Non ricorderemo il caos provocato dal rifiuto ostinato (e probabilmente prezzolato) delle cure precoci e delle cure tout court, il terrore seminato dai media, l'acquisto con contratti segreti dei nuovi farmaci da pochissimi produttori privati (rendendo sempre più potente BigPharma), il caos legislativo e organizzativo provocato dall'uso abnorme della decretazione d'urgenza, l'umiliazione del Parlamento, la cancellazione di ogni diritto alla privacy, la violazione delle norme internazionali ed europee, la centralizzazione in una sola gigantesca banca dati (gestita da privati per conto del Ministero delle Finanze) di dati personali dell'intera popolazione, la sorveglianza universale, la caccia ai sani, l'umiliazione dei guariti, l'abbondono dei malati. Tutto questo non potrà mai essere dimenticato dalle reti di cittadinanza attiva.

Ricordiamoci, invece, che questo nascente regime ha già una sua legge "Acerbo". Se anche volessimo votare, con la pretesa di voler cambiare qualcosa, con le leggi attualmente in vigore, il nuovo Parlamento sarebbe ancora meno rappresentativo, meno plurale e meno libero.

 

 

E' difficile prevedere se la nostra resistenza contro la deriva centralista e autoritaria riuscirà a impedire che il Green Pass si stabilizzi come regime di sorveglianza universale, oppure se a primavera vedremo questo sistema di menzogne e terrore sciogliersi come neve al sole. Ogni caccia alle streghe ha fine, prima o poi. 

Nel frattempo partecipiamo con umiltà a tutte le forme di protesta nonviolenta e di disobbedienza civile, creiamo solidarietà fra i dissidenti, aiutiamo le persone più compententi a farsi ascoltare, stiamo vicini ai pochi consiglieri comunali e amministratori locali che non hanno gettato il cervello all'ammasso, incoraggiamo una nuova generazione di leader locali a candidarsi.

Nella babele delle voci del dissenso, non pensiamo mai di poter fare a meno del magistero di alcuni maestri, uno dei quali è certamente il prof. Ugo Mattei insieme alle persone impegnate in Generazioni Future.

Nel moltiplicarsi delle iniziative individuali, valorizziamo il lavoro dei collettivi, come la comunità dei lavoratori del porto di Trieste, che ha per portavoce l'umile e mite facchino Stefano Puzzer.

A coloro che stanno difendendo l'integrità del proprio corpo, chiediamo di mantenere una visione più ampia. Per un nuovo "Habeas Corpus" non basta gridare "non avrai il mio corpo", ma serve invece un coro "non avrete il nostro corpo". Non c'è speranza di poter difendere il corpo individuale, se non ricostituiamo l'autogoverno del nostro corpo comunitario locale di fronte alle minacce dei poteri globali.

Animo!

 

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sabato 1 gennaio 2022

L'avvenire autonomista


 

Buon anno 2022!

Celebriamo l'anno nuovo con una immagine del 1992, di trent'anni fa. 

Le abbiamo dato appena un tocco di viola, colore di speranza e rispetto. L'originale era, ovviamente, in bianco e nero.

Il lavoro autonomista consuma intere esistenze, spesso senza apparente successo, ma resta uno dei più preziosi e necessari per le generazioni future. L'autonomismo ha radici molto più antiche, ovviamente, ma in quegli anni cominciò a prendere forma anche in Toscana una rinnovata mentalità autonomista democratica, radicalmente decentralista e ostile a tutte le concentrazioni di ricchezza e di potere.

Nella mappa troverete i nomi dei tanti territori che formano la nostra penisola, insieme ad etichette che segnalano la presenza di antiche diversità e quindi ricchezze culturali. Con la maturità, l'esperienza, gli studi, oggi ne aggiungeremmo moltissime altre!

Non fu e non è ancora oggi, tuttavia, una nuvola caotica di parole. La loro disposizione evoca le forme dell'arco alpino, della penisola, delle grandi isole. Tutt'intorno, con altre parole, si accenna alla grande ricchezza di diversità presente nel nostro immediato vicinato.

State pronti, perché l'avvenire è autonomista, semplicemente perché non ci sono alternative, come questa pandemia-sindemia dovrebbe aver reso chiaro a tutti. Essere comandati, fin dentro il nostro stesso corpo, da pochissimi, dall'alto, da lontano, da altrove, sommersi di divieti, costretti in un continuo stato di emergenza, avrà pure insinuato qualche dubbio.

L'autogoverno di tutti dappertutto e il conseguente rifiuto di ogni centralismo autoritario, sono il nostro futuro, se ne avremo uno in cui la parola umanità avra ancora il significato che le diamo oggi.

Guardiamo a Svizzera, Svezia, San Marino e teniamo desta la speranza.

Continuiamo a impegnarci per il buongoverno dei nostri paesini, frazioni, quartieri e rioni, in Toscana; per tutte le autonomie personali, sociali e territoriali in questa Repubblica; per un'Europa diversa; per un mondo liberato da vecchi e nuovi colonialismi.  

 

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lunedì 13 dicembre 2021

No al centralismo, no al presidenzialismo

 


In questo giorno di Santa Lucia siamo stati informati dalla stampa ufficiale, con un articolo di anticipazioni a firma di Ilvo Diamanti, che la popolazione della nostra Repubblica sarebbe sempre più presidenzialista. Nello stesso giorno, si badi, veniamo informati che è intenzione del governo Draghi-Speranza di prolungare per altri tre mesi lo stato d'emergenza... C'è da riflettere, secondo noi.

Il presidenzialismo godrebbe di un consenso superiore all'80% nel centrodestra, ma maggioritario anche al centro, nel centrosinistra, tra gli elettori indipendenti.

Il nostro mondo civico, ambientalista, autonomista, che non ha al momento accesso ai grandi media obbedienti allo status quo, ha il dovere assoluto di mettersi di traverso.

Il presidenzialismo, persino negli stati di diritto in cui è più rigidamente regolato, è una concentrazione inaccettabile di potere e di ricchezze. Se poi l'elezione diretta del capo del potere esecutivo insiste su un territorio ampio, essa è giocoforza governata dallo strapotere dei media. Il cittadino comune viene spogliato di ogni residua influenza sul destino della propria comunità e quindi della propria vita. Gli esempi della Francia, degli Stati Uniti, del Brasile dovrebbero indurre spavento, non solo prudenza. 

Essere cittadini non può e non deve ridursi a scegliere, ogni cinque anni, il podestà meno peggio tra quelli che sono stati scelti dalle elite al potere.

Il nostro impegno contro l'avvento di un podestà d'Italia deve quindi intensificarsi. Tutte le forze che hanno a cuore il destino della Repubblica delle Autonomie personali, sociali, territoriali, devono metterci più coraggio e più energia.

In Italia, in particolare, il presidenzialismo sarebbe un disastro: una colata di ferro su uno stato già prefettizio, su partiti verticisti e lideristi, su amministrazioni centralizzate, su servizi pubblici privatizzati e in mano a ristrette elite, su autonomie locali già fortemente minate da decenni di austerità economica e bulimia legislativa.

Il presidenzialismo in Italia sarebbe l'eterno ritorno del vizio d'origine del nostro stato, il centralismo autoritario.

Non sarebbe solo il riaffacciarsi del mortifero centralismo prima nazionalista e poi fascista. Sarebbe molto peggio, perché diventerebbe un "commissariato" pronto ad agire in sinergia con il centralismo tecnocratico europeo e con i rulli compressori della globalizzazione.

Non siamo più negli anni Ottanta, quando avevamo partiti veri, un parlamento formato da leader locali, una moneta locale, una stampa plurale. Non siamo più nel 2001, quando una generazione di leader locali era pronta a iniziare la transizione verso uno stato federale. Non siamo più nel 2016, quando abbiamo sconfitto in extremis il centralismo autoritario immaginato dalla riforma Boschi-Renzi-Verdini. 

Stiamo entrando nel 2022, con pochissimi uomini al comando di un potere che, con la scusa dell'emergenza sanitaria, è sempre più concentrato e incontestato. Siamo in un momento oscuro, in cui il parlamento è impotente e non abbiamo una legge elettorale decente con cui rinnovarlo. Tutti sembrano al momento in ginocchio davanti a Mario Draghi, che sembra una persona equilibrata, ma lo sono tutti quelli che gli stanno intorno? Lo saranno quelli che accumulano potere sotto la sua ala protettiva?

Le nostre classi dirigenti sono, per di più, eccessivamente subalterne a ciò che è stato deciso in sede di Unione Europea. L'Unione stessa a sua volta è legata mani a piedi a poteri globali opachi. Vi sembra normale che un intero continente si sia affidato, per affrontare la crisi pandemica, praticamente a un solo fornitore di farmaci, a Pfizer?

Vi sembra possibile, in queste condizioni, una discussione serena sulla forma di governo?

No al presidenzialismo, che sarebbe solo la quintessenza del centralismo.

Alla presidenza della Repubblica sia eletta una persona capace di garantire la Costituzione e gli Statuti che già abbiamo. La scelta di una figura che non ci garantisse una capacità di equilibrio notarile, sarebbe eversiva.

Per coloro che volessero approfondire la magnitudo del pericolo che il centralismo rappresenta, raccomandiamo di ripassare le riflessioni sul tecnofascismo di Pier Paolo Pasolini. Dobbiamo resistere, ora e sempre, contro la massificazione, la distruzione delle diversità, la cancellazione delle nostre comunità e delle nostre identità.

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domenica 17 ottobre 2021

Draghistan, terzo giorno

Ricordiamoci che la Costituzione è l'unico albero a cui aggrapparci, anche in tempo di pandemia, infodemia e sindemia.

Nel terzo giorno dell'imposizione della sorveglianza universale del #GreenPass, iniziata l'infausto 15 ottobre 2021, non dobbiamo smarrire il buon senso e dobbiamo mantenerci determinati a pretendere la fine dello stato di emergenza e l'abolizione dei decreti sulla "tessera verde".

Disobbedire nella vita quotidiana e nei posti di lavoro sarà durissimo, ma ogni giorno ci saranno occasioni per disapplicare, contestare, chiedere chiarimenti, pretendere più informazione, con pratiche nonviolente di resistenza passiva.

Le ingiustizie direttamente derivanti da questa inutile prepotenza del Green Pass risveglieranno qualche cervello. I focolai provocati dalle persone greenpassate dimostreranno ogni giorno di più, a questa popolazione impaurita e disinformata, che questa registrazione digitale universale non c'entra nulla con la salute. E' solo una bulimia di potere, l'eterno ritorno del centralismo autoritario di questo stato italiano intrinsecamente fascista.

Alcune buone testimonianze da coloro che non sono mai stati d'accordo, che sono stati sin dall'inizio di questa crisi autonomi e autonomisti, anche qui in Toscana:

1) Firenze, Santa Maria Novella, venerdì mattina 15 ottobre 2021, almeno 3.000 persone riunite grazie all'immenso lavoro fatto dagli Studenti No Green Pass, dal Libero Fuoco di Firenze, dai Liberi Fiorentini, dai gruppi No Green Pass di diverse città toscane, coordinati con grande generosità, fermezza e serietà politica da Fabrizio Valleri:

https://www.lanazione.it/cronaca/manifestazione-firenze-1.6921878

https://youtu.be/Qc8Xu4ZLXfo

 

2) Prato, Santa Maria delle Carceri (luogo storico di "Resistenza"), sabato pomeriggio 16 ottobre 2021, il picchetto della dissidenza No Green Pass di Prato, reso possibile dalla dedizione generosa di Michela Passerini, Paola Cappellini e Paolo Pastacaldi, con tanti altri:

https://www.facebook.com/paola.cappellini.9/posts/10224130850612115

"RESTARE UMANI - Ci sono stati interventi sul tema NO GREEN PASS, quali quello del Prof. Bencivenga, accompagnato dall' Avv. Michele Giacco (che parlerá il prossimo sabato), Alessio Santi, Mauro Vaiani, Pierfrancesco Santini,  Alessandro Rossi, Pastacaldi Paolo e Michela Passerini, che ha anche moderato l'evento. Sono intervenuti anche passanti occasionali quali Amin del Senegal che ha fatto un rapido ma  interessante esame comparativo tra Italia ed il resto del mondo.".

https://www.facebook.com/pastacaldi.paolo/videos/409312934099351/ (intervento di questo blogger, Mauro Vaiani, a Prato).


3) Lunedì 18 ottobre 2021, una iniziativa No Green Pass di contestazione al presidente Mattarella che viene a Pisa:

https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=118116050625603&id=105559381881270

Caro presidente Sergio Mattarella, si ricordi quante volte i capi di questo stato sono venuti a San Rossore, Pisa, per firmare provvedimenti infami. La Repubblica delle Autonomie sta morendo, anche grazie all'improntitudine del governo Draghi e dei suoi decreti Green Pass. Questo non è più un governo di riconciliazione, ma una tecnocrazia, l'ultima incarnazione del centralismo autoritario, la vera cifra di questo stato che continua a produrre norme insensate, inapplicabili e, quando applicate, ingiuste.

 



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lunedì 22 marzo 2021

Autonomie e Ambiente in azione per il ritorno alla Costituzione e agli Statuti

Riceviamo dall'ufficio stampa della II Assemblea Generale di Autonomie e Ambiente il comunicato stampa emesso a conclusione dei lavori, oggi, da Udine, 22 marzo 2021. Lo riprendiamo quasi letteralmente qui di seguito.

Sanità, difesa delle risorse locali e riforme elettorali al centro dei lavori della II Assemblea Generale di Autonomie e Ambiente


Sanità, difesa delle risorse locali e riforme elettorali: sono i tre temi sui quali lavorerà Autonomie e Ambiente (AeA).  È quanto emerso dalla II Assemblea generale di Autonomie e Ambiente sul tema "Ritorno alla Costituzione e agli Statuti", che si è svolta in modalità telematica il 19 e il 20 marzo scorsi, con collegamenti da tutta Europa.

AeA è la sorellanza di forze politiche decentraliste, localiste, territorialiste, autonomiste e indipendentiste, connessa con EFA/ALE – European Free Alliance/Alleanza Libera Europea.

AeA è nata nel 2019 a seguito di contatti e incontri con le formazioni dello stato italiano già allora aderenti al gruppo europeo EFA/ALE – il partito europeo dei popoli senza stato, delle minoranze linguistiche, dei territori –, alle quali si sono aggiunti una decina di movimenti e forze locali, in questo primo anno di operatività, nonostante le limitazioni alle attività politiche imposte dalla pandemia.

Tutte le forze territoriali che ne fanno parte sono impegnate per una vera Repubblica delle autonomie e per la costruzione di una Europa diversa, delle regioni, dei territori, dei popoli.

Al centro della prima giornata di lavori, una riflessione sulla solidarietà internazionale con tutti i popoli, ma in particolare con la Catalogna, una terra che ha bisogno di amnistia, dialogo, autogoverno.

Nella seconda giornata ci si è soffermati sul lavoro politico in questa Repubblica Italiana, riaffermando la necessità e l'urgenza di opporsi a ogni forma di centralismo autoritario, a partire dal sempre ritornante pericolo del centralismo italiano.

A conclusione delle due sessioni, l’assemblea ha deciso di approfondire alcuni temi chiave con l’obiettivo di rafforzare il lavoro comune della rete. Particolare attenzione sarà così dedicata alla sanità (pubblica, universale, gestita nella massima sussidiarietà, autogestita al livello più basso possibile), al contrasto allo sfruttamento coloniale delle risorse naturali locali (ciò che ha valore deve produrre valore per i territori e solidarietà per tutti) e alla definizione di leggi elettorali che permettano ai vari territori di aver voce nelle istituzioni, ponendo fine al drammatico deficit di democrazia.

Sono ormai quasi trent'anni che i cittadini della Repubblica Italiana non possono più scegliersi i loro rappresentanti nella Camera e nel Senato.

Tutti i materiali e i contributi della II Assemblea generale di AeA sono disponibili sul sito https://www.autonomieeambiente.eu.

AeA attualmente è composta da dieci movimenti: Patto per l’Autonomia Friuli-Venezia Giulia - ALPE Valle d’Aosta (connessa con Alliance Valdôtaine) - Comitato Libertà Toscana (CLT) - Movimento Siciliani Liberi - Patrie Furlane - Patto per l’Autonomia Veneto - Pro Lombardia Indipendenza - Slovenska Skupnost SSk - Liberi Elettori Piemonte - Movimento Autonomia Romagna (MAR). 

Hanno partecipato alla II Assemblea, come ospiti d'onore, la Union Valdôtaine e il il movimento sardo Liberu.

Fonte del comunicato:

https://www.autonomieeambiente.eu/news/43-comunicato-stampa-conclusione-lavori-ii-assemblea-generale-2021

 


 

Nota: Il titolare di questo blog ha avuto l'onore di contribuire all'evento come organizzatore e segretario. 

 

venerdì 3 giugno 2011

Battiquorum


 

Perché il 12 e il 13 giugno 2011 andrò a votare 
e voterò quattro sì: 
contro il nucleare di stato; 
contro il dirigismo centralistico in materia di acqua 
e altri servizi pubblici locali; 
contro il legittimo impedimento.


In questi ultimi giorni di riflessione, in vista dei referendum del 12-13 giugno 2011, dico anch'io la mia: andrò a votare e mi esprimerò su tutti e quattro i quesiti. Sarà ancora una volta "battiquorum".

Magari rivivremo l'emozione del 1991, quando la partecipazione al voto sfiorò il 50% già la domenica sera. Gli Italiani seguirono il consiglio di Craxi, Bossi e tanti altri di andare al mare, ma lo fecero solo dopo aver votato. Oppure magari sarà dura come lo fu nel 1999, quando il quorum fu mancato per un soffio su un pacchetto di piccole riforme anglosassoni che avrebbero potuto frenare il declino della Repubblica e scuotere il paese dal suo immobilismo.

Vedremo.

Sarà difficile portare al voto la maggioranza assoluta degli iscritti alle liste elettorali, ma dobbiamo assolutamente tentare.

Il popolo sovrano può e deve riflettere sul fatto che tutte le volte che ci sono state campagne astensionistiche che hanno fatto fallire i referendum, è finita sempre che i pochi hanno deciso per i molti, le caste si sono rafforzate, a rimetterci sono state le istituzioni e l'interesse generale.

Sono contrario all'esistenza del quorum, che impedisce l'esercizio della sovranità ai cittadini più attivi e più creativi. Mi batto da sempre per la sua abolizione e per la riforma dell'art. 75 della Costituzione. Per dimostrare che il quorum è sbagliato, però, dobbiamo tornare a superarlo, questa volta.

Dobbiamo dimostrare con i numeri, andando a votare in massa, che la Repubblica così com'è, governata da leader discutibili ma inamovibili e dalle loro corti di disponibili, non ci va bene.



* * *

Nel merito dei quattro quesiti mi sono fatto delle personalissime convinzioni:

- voterò sì ai due quesiti sull'acqua, perché credo che gli unici e veri proprietari dell'acqua siano le comunità locali, le generazioni di lavoratori e contribuenti che, nel tempo, hanno costruito e finanziato impianti e reti; sono quindi le regioni e i comuni, con la partecipazione diretta dei cittadini utenti, che devono decidere come gestire l'acqua nel tempo, anche nell'interesse delle generazioni future; le norme che impongono una gestione mista pubblico-privata, volute dal IV governo Berlusconi nel 2008, sono una inutile forzatura centralistica e dirigistica;

- voterò sì all'abolizione delle norme sul nucleare, perché quelle norme aprono la via a un costosissimo e obsoleto nucleare di stato, di cui non ci saremmo mai potuti fidare; voterò sì anche per punire il IV governo Berlusconi, e l'attuale maggioranza fondata sui disponibili a tutto, per il loro maldestro tentativo di imbrogliare il popolo con la modifica all'ultimo momento delle norme sul nucleare; questo senza rinunciare al mio sogno di poter un giorno vedere costruire, anche vicino a casa mia, un impianto credibile, economico, avveniristico, compatibile con l'ambiente e con la presenza umana;

- voterò sì all'abolizione delle norme sul legittimo impedimento; anche se la Corte Costituzionale le ha già depotenziate, occorre un chiaro e netto pronunciamento popolare contro la presunzione e l'insipienza dell'attuale classe dirigente; sono dei buoni a nulla, se ne vadano; non solo Berlusconi, ma tutti coloro che sono stati protagonisti dell'età berlusconiana.

Andiamo a votare, andiamo avanti.

* * *


E' ovvio che questa tornata referendaria si è caricata di un valore simbolico che va oltre il merito tecnico dei quesiti. Sta diventando una protesta contro la palude politica nazionale e l'eterna partitocrazia italiana, come giustamente ricordano, con la tradizionale lucidità, gli amici radicali.

I referendum non mettono affatto in pericolo, né in linea di fatto, né di diritto, lo sviluppo del pluralismo nella gestione dei servizi pubblici, partecipazione dei privati compresa. Gli amici liberisti dell'Istituto Bruno Leoni ne prendono atto, con l'umiltà che solo i veri esperti possono avere.

Mi pare, invece, che altri amici libertari non abbiano capito quale è la posta in gioco: tentare di boicottare questi referendum serve solo a difendere lo status quo, a tentare disperatamente di frenare il declino del berlusconismo, a proteggere le posizioni dominanti di mercato delle attuali grandi aziende pubblico-private che hanno in gestione i servizi pubblici locali.

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