Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso
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venerdì 25 aprile 2025

Al tramonto di questo 25 aprile


 

Alla fine di questa bella giornata dell'ottantesimo anniversario della Liberazione, 25 aprile 2025, sento il bisogno di annotare alcune riflessioni critiche.

Non sono pessimista, ma un pochino preoccupato sì, per quelli che a me paiono, al netto delle ipocrisie e delle inevitabili insincerità, dei profondi limiti culturali - ancora prima che politici - con cui i media, gli intellettuali, i leader delle forze che si dicono democratiche, celebrano, dichiarano, trasmettono, in queste occasioni in cui tutti dovremmo invece riflettere seriamente sullo stato della nostra Repubblica Italiana e dell'Unione Europea.

Una piccola luce è quella accesa da Autonomie e Ambiente, in questi anni, che è stata ancora una volta confermata da interventi come questo, appena diffuso dalla newsletter della rete autonomista, partner in Italia della storica European Free Alliance.

Fuori dal mondo dei veri autonomisti, però, vedo parecchio buio.

Ci si crogiola ancora nella comoda convinzione che il fascismo storico sia stata una sorta di momentanea depravazione di alcuni. Invece fu possibile perché prima c'era stata una cosa molto più drammatica, la "Inutile strage".

Non volendo mai prendere atto fino in fondo, per pregiudizio filo-nazionalista "italiano", di quel disastro, si continuerà a coltivare una idea molto impressionistica: improvvisamente i Savoia diventarono infami, i liberali e tanti popolari si trasformarono in complici, i reduci divennero arroganti squadristi, un ex socialista abile e spregiudicato di nome Benito Mussolini diventò il Duce...

Sconfitto, a caro prezzo, il fascismo storico, ci confrontiamo oggi, ottanta anni dopo, con una nuova drammatica erosione della democrazia. Non la ritengo affatto dovuta al revanscismo di oscure minoranze di fanatici di estrema destra, alla salita al potere di un partito centralista come Fratelli d'Italia, o ad altri nemici più o meno comodamente individuabili in figure come quella di Putin o di Trump. Magari fosse così semplice...

La deriva centralista e autoritaria, in Italia, in Europa, in gran parte degli stati che eravamo abituati a considerare "democratici", ha cause molto più profonde e drammatiche. Nella globalizzazione registriamo concentrazioni di potere nelle elite e impoverimento (non solo materiale) delle masse, che le stanno consumando dall'interno, le nostre democrazie.

I problemi della nostra coesione sociale sono talmente grandi che nei prossimi anni potremmo ritrovarci a riampiangere Giorgia Meloni, che apparirà moderata rispetto a chi potrebbe arrivare dopo di lei.

Per inciso, in Italia abbiamo anche un problema più contingente ma non meno urgente: tutte le nostre leggi elettorali sono ingiuste. Il presidente Mattarella, che oggi a Genova ha pronunciato un ispirato discorso, dovrebbe occuparsene, se non vuole passare alla storia come uno dei becchini della nostra democrazia.

Il modo in cui, l'anno scorso, tutti i poteri mediatici e tutte le forze politiche hanno ignorato la campagna contro il Rosatellum del Comitato Besostri "Io Voglio Scegliere", la dice lunga su come è ridotta la democrazia italiana. La luce in fondo al tunnel, per quanto una persona come me la veda chiaramente, è ancora lontana.

Vorrei chiudere ricordando un paragrafo dalla riflessione di Autonomie e Ambiente, rete ancorata ai valori della carta di Chivasso, che considero particolarmente ficcante:

"Interi movimenti autonomisti, civici, ambientalisti - anche antichi e gloriosi - sono stati distrutti o corrotti dal non aver compreso che si deve resistere contro sempre nuove - e spesso non immediatamente riconoscibili - forme di centralismo autoritario e sorveglianza universale."

E' chiaro che qui ci si riferisce, fra tanti altri disastri, alla mostruosa degenerazione dei movimenti leghisti storici che in poco più di trent'anni si sono trasformati nell'esatto contrario di ciò per cui erano nati, in una impressionante eterogenesi dei fini che finirà sui manuali di scienza politica.

Le antiche leghe di Veneto, Lombardia, Piemonte e di altri territori, sono state peggio che uccise. Migliaia di attivisti e amministratori locali, sè-dicenti "autonomisti", sono stati trasformati in servi sciocchi della causa opposta a quella per cui erano entrati in politica.

Sono stati tutti fatti "militonti" di una lega geneticamente modificata, quella di Salvini: un partito centralista, tendenzialmente autoritario e reazionario, nazionalista e, quando serve, anche abilmente populista.

Alcuni sicofanti di questa para-lega sono inascoltabili, insopportabili quando ancora vanno sui media a parlare di "autonomie".

Alcuni sono così spudorati da dire - con sprezzo del ridicolo - che sarebbero anch'essi, tuttora, ispirati dalle parole eterne di Chivasso. Tanta sfrontatezza, evidentemente, sta facendo molto danni alla causa delle autonomie, ma siccome c'è un limite a tutto, anche all'ipocrisia, farà la fine che merita.

Sì, è stata una bella giornata, per chi è ancorato ai valori profondi delle autonomie personali, sociali, territoriali.

Alla mancanza di spessore storico e culturale, c'è sempre possibilità di porre rimedio.

Piccole e grandi ipocrisie si esauriranno da sole.

 

Mauro Vaiani Ph.D.

 

mercoledì 3 gennaio 2024

Contro il fascismo, soprattutto quello di oggi

 

Oggi, 3 gennaio 2024, ricorre l'80° anniversario del martirio dell'eroe antifascista Lanciotto Ballerini di Campi Bisenzio.

La ricorrenza viene ricordata, con la giusta solennità, in varie iniziative, sia a Campi che a Prato.

Quella di Lanciotto Ballerini è una bella figura, un esempio di umanità e di coraggio. Grazie a persone come lui il fascismo fu sconfitto e oggi tutti viviamo in una Repubblica e sotto una Costituzione che tutela tutti, non una parte.

La nostra piccola casa del popolo di Mezzana, che è dedicata a Lanciotto Ballerini, gli dedica due importanti eventi sociali, i prossimi 12 e 13 gennaio 2024. In calce a questo post pubblichiamo il programma delle due iniziative.

Ricordiamoci tutti perché siamo antifascisti e perché non dovremo mai smettere di identificarci come antifascisti.

Il fascismo storico è una storia finita e i suoi stessi sostenitori sconfitti ne presero atto, pagarono con il carcere, accettarono la grazia di Togliatti, aderirono alla Costituzione e iniziarono una nuova vita. A parte pochi nostalgici rancorosi, gran parte dei cittadini che avevano, per conformismo o per convinzione, aderito al fascismo, negli anni della Ricostruzione fecero nuove scelte: molti che erano stati socialisti nazionali tornarono ad avvicinarsi ai partiti della sinistra; tanti che erano moderati e monarchici seguirono la DC e i suoi alleati; qualcuno tornò liberale.

Non c'è quindi alcuna pagina storica da revisionare o da ridiscutere, anche se qualcuno, per ignoranza, settarismo, miseria intellettuale, opportunismo politico, magari ha provato e continuerà a tentare di fare. 

Il motivo più importante per cui occorre tenere viva una coscienza antifascista è che sono ancora attive nella società - italiana, europea, globale, umana - le tendenze nazionaliste, centraliste e autoritarie che del fascismo storico furono mallevadrici.

Quel centralismo autoritario, denunciato dalla Carta di Chivasso, che condusse alla morte il martire cristiano autonomista Émile Chanoux, il grande deputato socialista Giacomo Matteotti, i fratelli Rosselli e tanti altri, che trascinò il mondo nell'orrore della guerra mondiale e lo stato italiano anche in una breve ma tragica guerra civile, è ancora presente e attivo. 

Molti, che pure si dichiarano e anzi certamente sono antifascisti e democratici, non hanno ancora minimamente fatto i conti con quella tendenza che pure del fascismo fu l'incubatore.

A suo tempo quei conti li fece invece il giovane profeta e martire antifascista Piero Gobetti, di cui si sta già tornando provvidenzialmente a parlare in vista dell'ormai non lontano centenario della sua morte (15 febbraio 1926-2026).

Li fecero non pochi Toscani, ricordiamolo, quando organizzarono il Comitato Toscano di Liberazione Nazionale (CTLN), che fu antifascista e insieme propugnatore di una forma istituzionale anticentralista, di una ideale Repubblica delle Autonomie.

Li fecero figure di grandi costituenti anticentralisti e antiautoritari come Piero Calamandrei e Tristano Codignola (ma non tutti i padri costituenti furono anticentralisti e antiautoritari e non lo scriviamo certo per essere polemici o dissacranti, ma per rispetto della verità storica).

C'è tanto lavoro da fare, per eradicare vecchie e nuove forme di centralismo autoritario, che potrebbero facilmente partorire nuovi fascismi.

Vi aspettiamo a Mezzana, intanto, per onorare Lanciotto Ballerini e i valori dell'antifascismo!

 

* * *

Programma completo della due-giorni
per l'80° di Lanciotto Ballerini

Circolo ARCI “Lanciotto Ballerini” -Casa del Popolo di Mezzana
Via del Cittadino 39-41 – 59100 Prato
circolo.lballerini@gmail.com


Venerdì 12 gennaio 2024
    • Ore 18 – Proiezione del film “L’ultima corsa” sulla figura di Lanciotto Ballerini – regia di Massimo Smuraglia – alla presenza del regista
    • Ore 19 – Commemorazione con interventi di Ilaria Santi (Comune di Prato) – Federica Petti (Comune di Campi Bisenzio) – Ilaria Testa (presidente ARCI Prato) – Angela Riviello (ANPI Prato) – Fulvio Conti (ANPI Campi Bisenzio)
    • Ore 20 – Cena sociale (massimo 50 posti)
 

Sabato 13 gennaio 2024
    • Ore 12 – Proiezione del film “L’ultima corsa” sulla figura di Lanciotto Ballerini – regia di Massimo Smuraglia – alla presenza del regista, di esponenti ANPI, di Jan Vecoli (ARCI Toscana – Antifascismo e memoria)
    • Ore 13 – Pranzo sociale (massimo 50 posti)
 

Prenotazioni: Ketty 338 690 6005 – Stefanino 338 357 7346


Informazione importante: il contributo consigliato ai partecipanti, per ciascuno dei due eventi sociali, è di 20 Euro - Dai fondi raccolti il Circolo trarrà, oltre che il proprio autofinanziamento, un contributo per la solidarietà con il popolo Saharawi e per l’acquisto di alcune copie dell’opera a fumetti dedicata a Lanciotto Ballerini (a cura ANPI Campi Bisenzio) da destinare a giovani soci della casa del popolo di Mezzana, scelti dal presidente Domenico Basta.

Hanno contribuito all’organizzazione: Mauro Vaiani (dirigente del circolo) e David Desideri (ARCI Prato – Antifascismo e memoria).

Per informazioni sulla solidarietà con il popolo Saharawi:
Nadia Conti 3358262370

cittavisibili.arci@gmail.com


In collaborazione con:

ARCI PRATO - Comitato territoriale

ARCI Città Visibili - Solidarietà con il popolo Saharawi




venerdì 28 ottobre 2022

La luce di Gobetti dirada la nebbia delle vigliaccate e delle infamie della Marcia su Roma

 


Il 2022 è il centenario della "Rivoluzione Liberale", cioè degli scritti radicalmente democratici di Piero Gobetti contro il fascismo, i gerarchi incantatori e imbrogliatori dei reduci, gli infami Savoia, i guasti dello stato italiano, sin dall'inizio centralista e autoritario. 

La luce dei suoi scritti dirada la nebbia che ancora avvolge, e nasconde a gran parte dell'opinione pubblica, quell'ammasso di vigliaccate, prepotenze, infamie e codardia che fu la "Marcia su Roma" iniziata il 28 ottobre 1922 e culminata con l'ascesa al potere di Benito Mussolini, il 31 ottobre, con la sua nomina a presidente del consiglio su incarico di re Vittorio Emanuele III.

Gli interventisti, nazionalisti e colonialisti, con la complicità del palazzo reale e dei padroni delle nascenti ferriere industriali, avevano trascinato il Regno d'Italia, contro la volontà del parlamento e dei suoi popoli, nella tragedia della "Inutile Strage", la Prima guerra mondiale. 

Dopo la guerra, nel paese distrutto moralmente dall'alluvione di menzogne che la propaganda aveva dovuto diffondere per sostenere l'adesione delle masse a un conflitto tanto assurdo, oltre che in una società italiana sconvolta e impoverita, il fascismo si impose come salvatore e perfezionatore dello stato centralista e autoritario.

Il fascismo salì al potere grazie alla mobilitazione dei reduci frustrati dal ritorno alla vita civile con un pugno di mosche, dopo essere stati per anni ubriacati di retorica, di violenza, di promesse vane.

Cavalcò la rabbia delle classi medie impoverite, approfittando della mancanza di spina dorsale delle vecchie classi dirigenti liberali e delle divisioni nelle forze popolari e socialiste.

Soprattutto, però, ottenne finanziamenti e appoggi perché rappresentava la continuità dello stato nato dalle conquiste sabaude, promettendo di tenere in vita i miti del Risorgimento, continuando a celarne la triste realtà, che era quella della costruzione di un vero e proprio imperetto coloniale sabaudo sull'intera penisola.

Garantiva, cosa ancora più urgente nella crisi del Primo dopoguerra, che sarebbe stata perpetuata la retorica della Grande Guerra e che si sarebbero tenuti a bada coloro che la guerra l'avevano odiata e poi subìta come la più grande delle ingiustizie.

Il garibaldinismo, il fascismo - scrisse Gobetti - sono espedienti attraverso cui l'inguaribile fiducia ottimistica dell'infanzia ama contemplare il mondo semplificato secondo le proprie misure... Il nostro antifascismo prima che un'ideologia, è un istinto... Ma il fascismo è stato qualcosa di più; è stato l'autobiografia della nazione... La palingenesi fascista ci ha attestato inesorabilmente l'impudenza della nostra impotenza. A un popolo di dannunziani non si può chiedere spirito di sacrificio [cioè resistenza alle prepotenze e all'incredibile disastro politico che il fascismo recava con sé e che Gobetti aveva già intuito]... Si può credere all'utilità dei tutori e giustificare Giolitti e Nitti, ma... Né Mussolini né Vittorio Emanuele hanno virtù di padroni, ma gli Italiani hanno bene animo di schiavi.


° ° ° 

Fonte della foto del giovanissimo Gobetti: https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=843026

Fonte dei testi dell'articolo "Elogio della ghigliottina" di Piero Gobetti (dalla “RIVOLUZIONE LIBERALE” del 23 novembre 1922): https://www.eticapa.it/eticapa/wp-content/uploads/2013/12/Elogio-della-ghigliottina.pdf



sabato 6 agosto 2022

Prove di centralismo a Piombino

 


Prove di centralismo autoritario a Piombino: per coloro che ancora si rifiutano di capire quanto sia pericoloso aver lasciato così tanto potere in così poche mani, la vicenda del rigassificatore SNAM che si vuole imporre a Piombino sia la campana del risveglio.

Un coraggioso articolo uscito oggi su Bisenzio Sette (numero di venerdì 5 agosto 2022, a cui si riferisce la foto a corredo del post), a firma di Stefano Tamburini, oltre a riassumere i principali errori di Draghi, Cingolani, Giani, Calenda, Renzi, rivela che avremmo potuto anche avere alternative meno impattanti. 

A Piombino e a Ravenna si vogliono imporre dall'alto non solo scelte prese da pochi e nell'interesse (privato, non pubblico) di pochissimi, ma queste scelte sono vecchie. Costano e costeranno molto di più di quelle che potevano essere le alternative. 

Gli attivisti civici, ambientalisti, autonomisti che fanno riferimento a OraToscana, non sono colti di sorpresa. E' nostro compito costruire una alternativa di governo regionale che ponga fine all'ignavia dell'amministrazione di Eugenio Giani. Non si tratta della persona, ma di poca cultura di governo, poca conoscenza dei problemi geopolitici del XXI secolo, poca o nulla coscienza ambientale (tanto ritingersi di verde a parole, ma zero fatti).

La protezione dei media a senso unico s'incrinerà. Centinaia di consiglieri comunali, ignorati quando non derisi dai loro capi partito (di tutti i partiti, purtroppo), si ribelleranno. Le piccole sigle politiche e associative che si autodefiniscono "verdi" senza avere rapporti con i territori, ma solo con il PD, saranno superate.

Ora è il tempo della solidarietà con tutta la comunità e le istituzioni di Piombino, ma ora è anche il tempo di preparare una lista civica regionale che respinga la deriva centralista e autoritaria presa dagli ultimi governi, con la scusa delle continue emergenze.

Ora è il momento di una nuova generazione di leader locali che ponga fine a una retorica ecologista parolaia; che smetta di fare gli interessi delle multinazionali; che si metta di traverso di fronte alla minaccia del presidenzialismo; che restituisca alla Toscana risorse, competenze, poteri e doveri; che ricostruisca sanità e scuola in Toscana; che si riprenda l'acqua e tutti i beni comuni; che gestisca e amministri direttamente le reti di produzione e distribuzione energetica; che abbia come unica priorità la comunità locale, il territorio, l'economia locale, la piccola impresa, la famiglia, le autonomie personali, sociali, territoriali.

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Chi passa da questa pagina e intende partecipare a una seria, competente, moderata svolta civica, ambientalista, autonomista, si iscriva al canale Telegram https://t.me/OraToscana

Amministratori e attivisti possono iscriversi al gruppo Facebook: https://www.facebook.com/groups/566717150501072

Per iscriversi a una tradizionale mailing list: https://diversotoscana.blogspot.com/2022/06/cara-vecchia-lista-postale.html

Le liste e i gruppi civici che volessero contattare Mauro Vaiani, il garante di OraToscana, e i comoderatori Ione Orsini e Cristiano Pennesi: oratoscana@gmail.com 


 


lunedì 27 giugno 2022

Grazie Simone! Qualche considerazione di fine campagna

 

Grazie di cuore a Simone Caffaz, per la sua generosità e per il suo impegno. In un momento difficile di grande astensionismo fra il primo e il secondo turno il candidato civico-liberale è riuscito a convincere molti attivistii e leader locali di Carrara, ha reso ancora più inclusiva e lungimirante la propria proposta democratica, ha raddoppiato i suoi voti, ma tutto ciò non è stato sufficiente.

La politica è così: non sempre ti premia per quanto tu possa essere indipendente, diligente, preparato. Carrara non è riuscita a scuotersi dal suo stato di dipendenza da Massa, da Firenze, da Roma, da Milano e dalle elite di potere che hanno interesse a estrarre da essa il più possibile, senza lasciare al territorio nulla in cambio. Buon lavoro dunque alla nuova sindaca Serena Arrighi, sul cui operato vigileranno pochi ma determinati consiglieri di opposizione. Gli riconosciamo la vittoria e le auguriamo il meglio, a lei e alla bella e libera Carrara.

Ai non pochi consiglieri civici eletti, a Carrara e in molti altri posti, chiediamo di continuare ad approfondire le ragioni del loro essere indipendenti dal centrosinistra, dal centrodestra, dal centro-centro. L'unico centro veramente importante è quello dove abbiamo messo il cuore, dove si trovano le nostre migliori aspirazioni civiche e civili, autonomia di pensiero e progetti di autonomia istituzionale, un ambientalismo saggio e lungimirante, dedizione al bene comune.

Il civismo ambientalista e autonomista deve tenersi pronto, perché è sempre più necessario per affrontare le crisi del nostro tempo con valori democratici, con una capacità di buongoverno dal basso, nel rispetto delle tradizioni, delle libertà, delle autonomie personali, sociali, territoriali.

Hanno votato in troppo pochi, i nostri concittadini, anche in Toscana e anche a Carrara. Quando vediamo che le persone non si muovono, non si mobilitano, non si interessano, neppure per temi candidi come l'ideale di una giustizia giusta, o l'elezione di una figura indipendente alla guida della loro città, significa che la situazione, in questo tempo di peste, guerra e crisi, è davvero grave. Non vediamo grandi vittorie per nessuno.

A parte il colpo di fortuna dell'elezione di qualche persona nuova, diversa, giovane ma non incompetente, non ci pare affatto che centrosinistra, centrodestra o centro-centro abbiano raccolto chissà quale consenso. Le vittorie di alcune figure civiche totalmente prive di appoggi politici nazionali sono molto più sorprendenti e promettenti delle poche bandierine alzate dal se-dicente centrosinistra o dal fu-unito centrodestra.

Ci sono città e comunità dove sono scesi in campo centinaia di candidati ma poche migliaia di votanti. Questo distacco fra minoranze politiche organizzate e la grande maggioranza delle persone è un problema. Noi che interpretiamo un pensiero civico, autonomista, ambientalista, siamo abituati a essere minoranza e non ci facciamo facilmente spaventare ma sia chiaro: non siamo forti, non siamo molti, non abbiamo in tasca alcuna ricetta e non riusciremo facilmente a raggiungere le masse di persone disconnesse dalla loro comunità e dalla vita della Repubblica.

Faremo del nostro meglio lo stesso, non solo per convinzione, ma soprattutto per responsabilità.

Difenderemo la nostra storia e i nostri valori, quelli della Carta di Chivasso, del socialismo e del liberalismo autonomisti, dell'autogoverno e del buongoverno.

Resisteremo, perché ciò in cui crediamo, la Repubblica delle Autonomie e l'Europa delle regioni, dei popoli, dei territori, è il mondo che vogliamo lasciare ai nostri figli e nipoti.

La nostra generazione ha vinto pochissime battaglie, ma stiamo allenando la prossima, per un mondo che somigli più alla Svizzera che alla Cina, dove si resti liberi e non sorvegliati, dove si venga curati quando si sta male e non si venga fatti ammalare per poterci somministrare farmaci, dove si torni a nutrirsi e a vestirsi senza distruggere il pianeta, dove l'impegno per pace e la salvaguardia del creato siano ispirazione comune unificante e non fonte di divisioni insensate, sempre e solo nell'interesse delle generazioni future.

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mercoledì 8 giugno 2022

Al voto domenica 12 giugno 2022

Insieme al mondo civico ambientalista autonomista di OraToscana, in particolare con la più significativa delle nostre esperienze, la lista civica "Un Cuore per Vecchiano", ci siamo esposti per sostenere alcune idee, esperienze e anche singole persone di valore.

Siamo per i cinque SI' ai referendum popolari che, attraverso piccoli segnali, cercano di dare una spallata all'incapacità e all'ipocrisia della politica centralista (e autoritaria) che priva i cittadini di una giustizia giusta.

Abbiamo deciso di sostenere la candidatura a sindaco di Carrara di Simone Caffaz e di incoraggiare la lista civica ambientalista, ricca di valori autonomisti e localisti, "Capitale Carrara", che sostiene la rivoluzione gentile di Simone Caffaz nella bella città, incrocio cruciale di culture e valori fra Toscana e Liguria.

Abbiamo espresso simpatia e rispetto per Samuela Breschi, candidata sindaco di Pistoia con la piccola ma coraggiosa esperienza di "Onda Etica", che ha il merito di aver riunito un antico attivismo a favore dei beni comuni e dell'autogoverno locale insieme alle istanze di resistenza all'autoritarismo sanitario di questi ultimi anni di crisi pandemica.

Altre persone ci piacciono e andrebbero ricordate per la generosità, il candore, la competenza che hanno già dimostrato. Meritano di essere rielette, per esempio, a Lucca, persone come Enzo Giuntoli, ricandidato con il PD, ma anche Cristina Consani, ricandidata con la lista civica Lucca 2032, indipendentemente da quale sarà, alla fine, il nuovo sindaco di Lucca.

Se ci seguite sui social, trovate i segni della simpatia e del sostegno che abbiamo cercato di dare.

Qualche link per chi volesse approfondire:

https://www.referendumgiustiziagiusta.it/

https://mailchi.mp/7f08a7f6da4c/domenica12giugno?e=[UNIQID]

https://www.facebook.com/OraToscana

https://www.facebook.com/capitalecarrara

https://www.simonecaffazsindaco.it/

https://www.facebook.com/Onda-Etica-Lista-civica-104152352303239

https://www.instagram.com/p/Cejuo8gq953/?igshid=YTgzYjQ4ZTY%3D

https://twitter.com/oratoscana

Enzo Giuntoli

Cristina Consani

Per seguire il lavoro politico e culturale di OraToscana, seguiteci sul nostro canale Telegram:

https://t.me/OraToscana

 

Nella foto, scattata a Carrara il 7 giugno 2022 durante l'incontro fra Capitale Carrara e Un Cuore per Vecchiano, al bagno Nettuno di Marina di Carrara, si riconoscono, fra gli altri, Simone Caffaz candidato sindaco a Carrara, Ione Orsini (garante di Un Cuore per Vecchiano), Vincenzo Carnì (consigliere comunale di Un Cuore per Vecchiano), Mauro Vaiani (garante di OraToscana e segretario della rete Autonomie e Ambiente), Massimiliano Tedeschi (coordinatore della lista Capitale Carrara), Alessandro Nicodemi (candidato di Capitale Carrara), Carla Ragaglini (candidata di Capitale Carrara), Federica Tommasi (candidata di Capitale Carrara).

Gli altri candidati di Capitale Carrara sono: Mattia Andreani, Umberto Barzaghi, Angelo Batti, Flavia Biggi, Anna Caci, Riccardo Ciancianaini, Francesca Cortesi, Clara Chiara Crudeli, Stefano Dadà, Guido Fiaschi, Ilaria Ginesi, Valeria Lattanzi, Andrea Lugarini, Stefano Martini, Orietta Moriconi, Giulia Musetti, Luca Pucci, Mario Ragaglini, Giacomo Rossi, Antonio Saccardi, Luca Santi.

Segnaliamo, per chi volesse approfondire le grandi novità che stanno maturando a Carrara, anche questo pezzo del dott. Gabriele Maestri, pubblicato sul suo sito "I simboli della discordia". Attraverso la puntuale documentazione di Maestri sulle "forme" e sui "simboli" della politica, le persone che volessero studiare, approfondire, iniziare ad agire per il bene della propria comunità, possono imparare moltissimo:

https://www.isimbolidelladiscordia.it/2022/05/carrara-simboli-e-curiosita-sulla-scheda.html


giovedì 14 aprile 2022

OraToscana, una voce della primavera autonomista

Questa Pasqua 2022 la ricorderemo anche perché, in tempi di guerre e pandemia, ci siamo incamminati verso un nuovo autonomismo, in Toscana e oltre. Ci siamo riconnessi a radici più profonde e abbiamo tagliato tanti inutili rami secchi. Bòna Pasqua! Riceviamo e volentieri pubblichiamo gli auguri di OraToscana, che ci sono arrivati con il nuovo simbolo, un regalo agli attivisti toscani della scrittrice e artista sarda Silvia Lidia Fancello.


 

OraToscana

 

rete di amicizia politica, civismo, ambientalismo, autonomismo,
per l’autogoverno della Toscana

https://t.me/OraToscana - https://www.facebook.com/OraToscana - oratoscana@gmail.com

Auguri biancorossi per le feste pasquali e le solennità religiose e civili di questa primavera, che ci vedrà ancora determinati nell’assolvere il nostro compito autonomista, più necessario e ur­gente che mai, per salvare la Repubblica delle Autonomie personali, sociali, territoriali, dai disastri del centralismo autoritario, che in tempo di guerre e pandemia ha impaurito, impoverito, emarginato. Resteremo fermi sulle nostre convinzioni antimilitariste, anticolonialiste, antifasciste, alla maniera concreta e schietta della scuola di Barbiana. Valorizzeremo quanto fatto dalle persone competenti e generose che si sono impegnate, alle scorse elezioni regionali del 2020, in iniziative come Patto per la Toscana, Toscana Civica, Orgoglio Toscano, oltre che in molte liste comunali civiche e ambientaliste. Tramanderemo alle generazioni future i valori dell’autonomismo, che hanno sempre permeato la politica della Toscana e sono incisi nella Costituzione grazie al magistero di figure come Piero Calamandrei e Tristano Codignola. Buona Pasqua!





 

giovedì 17 febbraio 2022

Il compito autonomista

Con un omaggio a Tristano Codignola (1913-1981)

 


Aderite al canale Telegram: https:/t.me/OraToscana


Il nostro moderno, aggiornato, colto autonomismo toscano ha un ruolo cruciale, qui e ora.

In questi ultimi drammatici tempi, noi decentralisti ci siamo messi di traverso, insieme a non molti altri, rispetto allo stato di emergenza, alla dittatura sanitaria, alla sorveglianza universale, alla violazione dei corpi, al delirio dei famigerati certificati verdi (Green Pass). Non ci limiteremo tuttavia, sia chiaro, a lottare contro queste degenerazioni che sono conseguenza e non causa di una eccessiva concentrazione di potere, minacciosa per l'intero pianeta.

Il nostro è un lavoro per l'autogoverno di tutti, dappertutto, non certo solo della nostra terra o del nostro campanile.

E' un compito da far tremare i polsi, ma, grazie al nostro patrimonio culturale, al capitale sociale accumulato nella nostra storia, alla nostra felice posizione geopolitica, possiamo e dobbiamo portarlo avanti.

Nei nostri comuni, nei territori, nelle repubbliche culturali di Firenze, Pisa, Siena e Lucca, abbiamo più strumenti di altri e quindi maggiori responsabilità. Dobbiamo metterci al lavoro, senza risparmiarci.

Saremo determinanti nella drammatica lotta che ci aspetta per salvare la Repubblica delle Autonomie personali, sociali, territoriali. Fermeremo l'avvento del presidenzialismo. Metteremo fine alla stagione degli uomini soli al comando, nominati da opaci poteri mediatici come podestà di città e regioni.

Mai come oggi, con i vertici della Repubblica Italiana e della Unione Europea occupati da persone così poco rappresentative delle persone, delle comunità, dei territori, il nostro impegno è necessario. 

Sconfiggeremo il centralismo autoritario, quello italiano e quello europeo. 

Porteremo avanti il grande cantiere internazionale dell'anticolonialismo, per la giustizia, la pace tra tutti i popoli del mondo, la salvaguardia del creato.

Restituiremo ai nostri conterranei e concittadini il gusto di partecipare ai processi democratici e fiducia nelle istituzioni.

Aiuteremo una nuova generazione di leader locali a farsi valere nella guida delle nostre comunità.

Siamo in rete con le migliori tradizioni decentraliste, federaliste, confederaliste, indipendentiste d'Europa e del mondo.

Siamo seduti sulle spalle delle madri e dei padri che hanno tenuta viva, in passato, la "questione toscana", hanno resistito al colonialismo, si sono opposti alla "Inutile strage", hanno combattuto il fascismo, sono stati tra i fondatori della Repubblica delle Autonomie, hanno organizzato la moderna regione Toscana, hanno criticato la partitocrazia e il "sessantennio", sono stati tra i pionieri dei movimenti civici e verdi, hanno combattuto le ossessioni del proibizionismo, la distruzione del pluralismo spirituale e culturale, il conformismo dei media, l'austerità euromaniacale, la tecnocrazia europea, il militarismo neoimperialista, le follie della globalizzazione selvaggia.

Fra di essi vogliamo ricordare (grazie a una gradita sollecitazione dei Socialisti Autonomisti Toscani) Tristano Codignola (1913-1981), un socialista toscano di origine umbra, un uomo di pensiero e azione, libero e irrequieto, generosamente impegnato, insieme con gli altri autonomisti della Costituente, per la nascita di una vera Repubblica delle Autonomie, fondata su (parole sue) "i più ampi poteri di autogoverno e di legislazione locale" (1946).

Organizzeremo la nostra rete civica, ambientalista e autonomista, OraToscana, fondata sulla partecipazione popolare e la formazione di una nuova generazione di amministratori locali al duro lavoro della politica.

Impariamo dagli errori e dalle sconfitte, ma sentiamoci forti dell'immenso patrimonio lasciatoci dalle poderose radici cristiane, anarchiche, socialiste, libertarie, localiste e federaliste, dalle quali il nostro civismo, ambientalismo, autonomismo trae linfa vitale.

Renderemo migliore la vita nei nostri paesi di Toscana, consegnando intatto alle generazioni future tutto ciò che d'importante è rappresentato dalle parole "Toscana dolce matria nostra".

 

Pensieri e azioni di Tristano Codignola
(fonte: http://www.toscananovecento.it/)


domenica 9 gennaio 2022

No Green Pass contro la deriva centralista e autoritaria

Alcune modeste riflessioni dopo le manifestazioni No Green Pass di ieri, sabato 8 gennaio 2022.


 

A Livorno si sono riuniti i Toscani delle decine di gruppi ribelli al Green Pass, a protestare per l'accanimento dei centralisti autoritari del Draghistan contro gli abitanti delle isole, contro gli umili, contro i guariti, contro coloro che chiedono di essere curati e non schedati. 

A Torino si sono riuniti esponenti della Commissione Dubbio e Precauzione, del Coordinamento 15 Ottobre, parlamentari di opposizione al governo Draghi. E' stata annunciata la costituzione di un nuovo CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) contro la deriva centralista e autoritaria. Tra i protagonisti di Torino dobbiamo ricordare il prof. Ugo Mattei, l'on. Jessica Costanzo (componente Alternativa, ex Cinque Stelle), Luca Abba (resistente No Tav di lunghissima data), Stefano Puzzer (che si è collegato per telefono). 

Sabato 15 gennaio prossimo ci sarà una confluenza di queste e altre componenti su Roma, per un'altra testimonianza di resistenza al Green Pass.

Ricordiamo un caveat molto importante, lanciato dal prof. Ugo Mattei: i paragoni storici sono possibili e anzi necessari, ma vanno fatti non con il 1943, bensì con il 1924. 

L'antico CLN (con le sue articolazioni politiche e militari, tra cui il comitato per l'Alta Italia e quello della Toscana) si costituì il 9 settembre 1943, dopo che tutto era andato perduto con il fascismo e con la guerra, per fondare la nostra nuova Repubblica delle Autonomie personali, sociali e territoriali. 

Ciò che spetta ai nuovi resistenti di oggi, invece, è evitare un nuovo 1924, un altro fallimento aventiniano: dopo il delitto Matteotti una opposizione politica e sociale meno divisa avrebbe forse potuto porre fine al nascente regime fascista.

E' esagerato paragonare il governo Draghi a un nascente regime modernamente autoritario? A molti, compreso chi scrive, pare di no. C'è tanto di quello che Pasolini chiamava con preveggenza "tecnofascismo", nel sistema di potere che si è aggrappato attorno alla figura del presidente Mario Draghi.

Non ripeteremo qui i moniti contro la gestione centralista e autoritaria della crisi pandemica e sindemica e contro la prosecuzione dello stato di emergenza, che sono venuti dal variegato mondo delle Autonomie, dalla rete Autonomie e Ambiente, dal mondo civico, ambientalista e autonomista che qui in Toscana si raccoglie attorno a OraToscana. Sono tutti attuali e chi li ignora, mette drammaticamente in pericolo l'intera Repubblica delle Autonomie.

Non ricorderemo il caos provocato dal rifiuto ostinato (e probabilmente prezzolato) delle cure precoci e delle cure tout court, il terrore seminato dai media, l'acquisto con contratti segreti dei nuovi farmaci da pochissimi produttori privati (rendendo sempre più potente BigPharma), il caos legislativo e organizzativo provocato dall'uso abnorme della decretazione d'urgenza, l'umiliazione del Parlamento, la cancellazione di ogni diritto alla privacy, la violazione delle norme internazionali ed europee, la centralizzazione in una sola gigantesca banca dati (gestita da privati per conto del Ministero delle Finanze) di dati personali dell'intera popolazione, la sorveglianza universale, la caccia ai sani, l'umiliazione dei guariti, l'abbondono dei malati. Tutto questo non potrà mai essere dimenticato dalle reti di cittadinanza attiva.

Ricordiamoci, invece, che questo nascente regime ha già una sua legge "Acerbo". Se anche volessimo votare, con la pretesa di voler cambiare qualcosa, con le leggi attualmente in vigore, il nuovo Parlamento sarebbe ancora meno rappresentativo, meno plurale e meno libero.

 

 

E' difficile prevedere se la nostra resistenza contro la deriva centralista e autoritaria riuscirà a impedire che il Green Pass si stabilizzi come regime di sorveglianza universale, oppure se a primavera vedremo questo sistema di menzogne e terrore sciogliersi come neve al sole. Ogni caccia alle streghe ha fine, prima o poi. 

Nel frattempo partecipiamo con umiltà a tutte le forme di protesta nonviolenta e di disobbedienza civile, creiamo solidarietà fra i dissidenti, aiutiamo le persone più compententi a farsi ascoltare, stiamo vicini ai pochi consiglieri comunali e amministratori locali che non hanno gettato il cervello all'ammasso, incoraggiamo una nuova generazione di leader locali a candidarsi.

Nella babele delle voci del dissenso, non pensiamo mai di poter fare a meno del magistero di alcuni maestri, uno dei quali è certamente il prof. Ugo Mattei insieme alle persone impegnate in Generazioni Future.

Nel moltiplicarsi delle iniziative individuali, valorizziamo il lavoro dei collettivi, come la comunità dei lavoratori del porto di Trieste, che ha per portavoce l'umile e mite facchino Stefano Puzzer.

A coloro che stanno difendendo l'integrità del proprio corpo, chiediamo di mantenere una visione più ampia. Per un nuovo "Habeas Corpus" non basta gridare "non avrai il mio corpo", ma serve invece un coro "non avrete il nostro corpo". Non c'è speranza di poter difendere il corpo individuale, se non ricostituiamo l'autogoverno del nostro corpo comunitario locale di fronte alle minacce dei poteri globali.

Animo!

 

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lunedì 13 dicembre 2021

No al centralismo, no al presidenzialismo

 


In questo giorno di Santa Lucia siamo stati informati dalla stampa ufficiale, con un articolo di anticipazioni a firma di Ilvo Diamanti, che la popolazione della nostra Repubblica sarebbe sempre più presidenzialista. Nello stesso giorno, si badi, veniamo informati che è intenzione del governo Draghi-Speranza di prolungare per altri tre mesi lo stato d'emergenza... C'è da riflettere, secondo noi.

Il presidenzialismo godrebbe di un consenso superiore all'80% nel centrodestra, ma maggioritario anche al centro, nel centrosinistra, tra gli elettori indipendenti.

Il nostro mondo civico, ambientalista, autonomista, che non ha al momento accesso ai grandi media obbedienti allo status quo, ha il dovere assoluto di mettersi di traverso.

Il presidenzialismo, persino negli stati di diritto in cui è più rigidamente regolato, è una concentrazione inaccettabile di potere e di ricchezze. Se poi l'elezione diretta del capo del potere esecutivo insiste su un territorio ampio, essa è giocoforza governata dallo strapotere dei media. Il cittadino comune viene spogliato di ogni residua influenza sul destino della propria comunità e quindi della propria vita. Gli esempi della Francia, degli Stati Uniti, del Brasile dovrebbero indurre spavento, non solo prudenza. 

Essere cittadini non può e non deve ridursi a scegliere, ogni cinque anni, il podestà meno peggio tra quelli che sono stati scelti dalle elite al potere.

Il nostro impegno contro l'avvento di un podestà d'Italia deve quindi intensificarsi. Tutte le forze che hanno a cuore il destino della Repubblica delle Autonomie personali, sociali, territoriali, devono metterci più coraggio e più energia.

In Italia, in particolare, il presidenzialismo sarebbe un disastro: una colata di ferro su uno stato già prefettizio, su partiti verticisti e lideristi, su amministrazioni centralizzate, su servizi pubblici privatizzati e in mano a ristrette elite, su autonomie locali già fortemente minate da decenni di austerità economica e bulimia legislativa.

Il presidenzialismo in Italia sarebbe l'eterno ritorno del vizio d'origine del nostro stato, il centralismo autoritario.

Non sarebbe solo il riaffacciarsi del mortifero centralismo prima nazionalista e poi fascista. Sarebbe molto peggio, perché diventerebbe un "commissariato" pronto ad agire in sinergia con il centralismo tecnocratico europeo e con i rulli compressori della globalizzazione.

Non siamo più negli anni Ottanta, quando avevamo partiti veri, un parlamento formato da leader locali, una moneta locale, una stampa plurale. Non siamo più nel 2001, quando una generazione di leader locali era pronta a iniziare la transizione verso uno stato federale. Non siamo più nel 2016, quando abbiamo sconfitto in extremis il centralismo autoritario immaginato dalla riforma Boschi-Renzi-Verdini. 

Stiamo entrando nel 2022, con pochissimi uomini al comando di un potere che, con la scusa dell'emergenza sanitaria, è sempre più concentrato e incontestato. Siamo in un momento oscuro, in cui il parlamento è impotente e non abbiamo una legge elettorale decente con cui rinnovarlo. Tutti sembrano al momento in ginocchio davanti a Mario Draghi, che sembra una persona equilibrata, ma lo sono tutti quelli che gli stanno intorno? Lo saranno quelli che accumulano potere sotto la sua ala protettiva?

Le nostre classi dirigenti sono, per di più, eccessivamente subalterne a ciò che è stato deciso in sede di Unione Europea. L'Unione stessa a sua volta è legata mani a piedi a poteri globali opachi. Vi sembra normale che un intero continente si sia affidato, per affrontare la crisi pandemica, praticamente a un solo fornitore di farmaci, a Pfizer?

Vi sembra possibile, in queste condizioni, una discussione serena sulla forma di governo?

No al presidenzialismo, che sarebbe solo la quintessenza del centralismo.

Alla presidenza della Repubblica sia eletta una persona capace di garantire la Costituzione e gli Statuti che già abbiamo. La scelta di una figura che non ci garantisse una capacità di equilibrio notarile, sarebbe eversiva.

Per coloro che volessero approfondire la magnitudo del pericolo che il centralismo rappresenta, raccomandiamo di ripassare le riflessioni sul tecnofascismo di Pier Paolo Pasolini. Dobbiamo resistere, ora e sempre, contro la massificazione, la distruzione delle diversità, la cancellazione delle nostre comunità e delle nostre identità.

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mercoledì 24 novembre 2021

No alla divisione in classi dei cittadini

Domenica 28 novembre 2021, in tutti i 26 stati della Confederazione svizzera si voterà sulle restrizioni del Covid e sull'odiato GreenPass.
Victor Hugo scrisse una volta che l'ultima parola sulla storia del mondo sarebbe stata detta dalla neutrale, civile, confederale Svizzera.
Ebbene, è arrivato il momento.
Che i popoli della Svizzera ce la dicano, una parola di speranza.
 
 
Europa, Nordamerica, Australia, cioè i continenti più curati e più vaccinati del mondo, vedono risalire i casi di persone positive al tampone Covid. Invece di affrontare la realtà e domandarsi cosa sta succedendo davvero, le loro classi dirigenti ne approfittano per prolungare lo stato d'emergenza; per mostrarsi ancora più prone alle grandi case farmaceutiche (le famigerate BigPharma); per continuare ad umiliare come ciarlatani coloro che ritengono che esistano per il Covid cure diverse dai sieri di Pfizer, Astrazeneca e Moderna (Johnson e altre case perdenti sono già state escluse dalla festa); per ridurre al silenzio ogni pensiero divergente.

Il colmo sinora raggiunto è stata l'imposizione del distopico #GreenPass, una odiosa tessera verde con QR-code, che senza aggiungere nulla in sicurezza sanitaria, discrimina e divide. I cittadini vengono divisi in due classi: chi ha il Pass e chi non ce l'ha.

Particolarmente odiosa è stata l'implementazione del Green Pass in Italia. 

Ai guariti - gli unici veri immuni dal Covid - è stato lasciato il Pass, ma solo dopo che hanno accettato di sottoporsi all'inutile richiamo con i sieri comprati a peso d'oro, con contratti segreti, dai tecnocrati della Unione Europea (naturalmente da Pfizer!).

Questa follia italiana ha schiacciato, oltre ai guariti, gli umili, coloro che hanno un divario digitale, gli stranieri, le non poche persone che si sono curate con farmaci diversi da quelli imposti dal centralismo europeo e italiano.

Siccome al peggio non c'è mai fine, in Italia, il Pass è stato imposto per andare a lavorare.

Ora, grazie al governo Draghi, si parla di un #SuperGreenPass, cioè di un super pass che sarà riservato solo ai vaccinati.

Il presidente Mario Draghi è celebrato come deus ex machina della tecnocrazia europea e globalista, ma nella storia sarà forse ricordato come emiro del "Draghistan".

La cittadinanza della Repubblica Italiana viene divisa in TRE CLASSI (gli Italiani amano strafare!).

Ormai siamo agli esseri Alpha, Beta e Gamma, di distopica memoria (il famoso romando di Huxley, Brave New World, qualcuno lo ricorderà).

Abbiamo visto che le proteste contro questa assurda torsione centralista e autoritaria verso la sorveglianza universale non accennano a fermarsi, qui in Toscana, nel resto d'Italia, nella vicina Austria, ma in realtà in tutto il mondo dove sono al potere tecnocrati subalterni a Pfizer.

Una piccola luce in fondo al buio c'è, non lontano da noi, nella Confederazione Elvetica. Domenica 28 novembre 2021 in tutti e 26 gli stati della Confederazione si vota sul recente inasprimento della legge Covid e sugli odiosi passaporti elettronici di segmentazione e segregazione della popolazione.

C'è la speranza di una rivolta dei popoli della Svizzera contro questa deriva centralista e autoritaria. Se anche il referendum non bocciasse la legge, le percentuali potrebbero sancirne una "Vittoria di Pirro". Ci servirebbe anche quella! 

Qui le informazioni ufficiali dell'ufficio confederale per i referendum

https://www.admin.ch/gov/it/pagina-iniziale/documentazione/votazioni/20211128.html

Qui due cinguettii per il "NEIN zur Zweiklassen-gesellschaft" (no alla società a due classi):

- studenti contro il #GreenPass

https://twitter.com/NEINCovidGesetz/status/1461235305894359040

(https://twitter.com/i/status/1461235305894359040)

- montanari svizzeri contro la dittatura sanitaria, in protesta davanti all'inutile e corrotta OMS (WHO)

https://twitter.com/Jura2019/status/1459599577301061637/

(https://twitter.com/i/status/1459599577301061637)

Se non vi siete commossi, avete il cuore di pietra.

Se non vi vengono dubbi sul GreenPass, siete pronti a essere le prime vittime della vostra incauta obbedienza.

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sabato 23 gennaio 2021

Ultima chiamata per la Repubblica

 

Sì, siamo marziani.

Siamo qui per un ultimatum, una ultima chiamata a coloro che credono nella Repubblica, nella Costituzione, nelle autonomie territoriali e sociali.

Siamo disposti a tollerare ancora per mesi gli attuali governanti e l'attuale parlamento, perché vogliamo una nuova legge elettorale.

Vi invitiamo a leggere l'appello di Autonomie e Ambiente, la rete di movimenti territorialisti, che a nostro parere riafferma principi essenziali di minima democrazia elettorale.

Se non si capisce che, dai tempi del già difettoso Mattarellum, i sistemi elettorali sono andati sempre a peggiorare, allora vuol dire che ci meritiamo le torsioni centraliste e autoritarie che stanno alacremente avanzando, causando la rovina dei nostri territori.

Qui su Diverso Toscana siamo sempre stati ammiratori dei sistemi elettorali uninominali (che sono cosa ben diversa da quei sistemi truffaldini che in Italia hanno tentato di spacciarci come "maggioritari"), ma ora sul tavolo c'è una riforma proporzionale, il progetto Brescia. Meglio quello che niente.

Quando torneremo a votare, dobbiamo poter tornare a influire, almeno un po', sulla scelta dei nostri rappresentanti (che peraltro abbiamo di recente drasticamente ridotto di numero, creando più problemi di quanti si è preteso di risolverne).

Noi saremo marziani, ma chi deride le discussioni sull'ennesima riforma elettorale, chi si dice pronto al voto con "qualsiasi" sistema elettorale (gli stessi peraltro che in passato hanno per l'appunto votato qualsiasi cosa loro convenisse sul momento, comprese truffaldine leggi elettorali), chi chiede elezioni subito, costoro sono, politicamente parlando, briganti ciechi in un mondo di politicanti orbi.

I cittadini forse non ricorderanno tutti gli imbrogli che in materia elettorale sono stati perpetrati (gli ultimi, in ordine cronologico, da parte degli aspiranti podestà d'Italia, i due Matteo), ma noi lanciamo lo stesso il nostro appello.

I padri e le madri delle nostre democrazie moderne sapevano benissimo quali erano i limiti del suffragio universale. Sapevano che dare il diritto di voto ai poveri, agli eretici, alle donne, alle minoranze linguistiche, alle persone di colore diverso, non avrebbe automaticamente alleviato la povertà, l'oppressione, l'emarginazione e il razzismo. Non per questo però hanno rinunciato. Perché il suffragio universale e la possibilità per gli abitanti di un collegio elettorale di scegliere i propri rappresentanti nei parlamenti, sono sempre meglio di tutte le possibili alternative.

Ci siamo lasciati portar via il diritto di scegliere i nostri parlamentari, questa è l'amara verità. 

Ora siamo arrabbiati, ma non basta stringersi nell'angolo gridando disperati, dubitando di tutti e di tutto.

Dobbiamo fare rete, persone, comunità e gruppi da tutti i territori, per riprenderci il diritto di eleggere i nostri deputati e i nostri senatori.

Animo! Facciamo rete insieme ad Autonomie e Ambiente. Facciamo pressione, insieme, su tutti i parlamentari attualmente in carica, per una legge elettorale più giusta per tutti. 


L’avvenuto taglio del numero dei parlamentari impone che il Parlamento attualmente in carica vari una legge elettorale...

Pubblicato da Autonomie e Ambiente su Sabato 9 gennaio 2021

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https://www.facebook.com/AutonomieeAmbienteUfficiale/posts/220239576250118

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L'immagine del post è tratta dal trailer dello storico film di fantascienza Ultimatum alla Terra (The Day The Earth Stood Still, 1951)

 

sabato 1 agosto 2020

Per la Sardegna e contro il colonialismo italiano



Il 22 luglio 2020 scorso, il titolare di questo blog, Mauro Vaiani, e Pier Franco Devias hanno registrato una conversazione sul pieno autogoverno della Sardegna. Ve ne presentiamo un estratto, con l'intento di raggiungere un pubblico di lingua italiana media, potenzialmente molto ampio, che potrebbe essere in grado di comprendere la complessità, l'importanza e anche l'urgenza della questione sarda.
La Repubblica delle Autonomie italiane, quando si guarda riflessa nelle acque limpide della Sardegna, come in uno specchio, si vede per quello che è: uno stato malato di centralismo, autoritarismo e colonialismo, che opprime e distrugge un'altra piccola nazione, la Sardegna.
Mauro Vaiani, il blogger di Diverso Toscana e uno dei vicepresidenti di Autonomie e Ambiente, la sorellanza di forze decentraliste attive in ogni territorio della Repubblica Italiana, legata alla Alleanza Libera Europea (Free European Alliance).
Pier Franco Devias (Predu Frantziscu), di Nuoro, è stato sin da giovanissimo attivo nella sinistra indipendentista sarda. Nel 2016 è stato tra i fondatori di Liberu (denominazione ufficiale: LIBE.R.U. Lìberos Rispetados Uguales), di cui è attualmente segretario nazionale. 
Il progetto politico di Liberu prevede, in prospettiva, la fondazione di una repubblica sarda sovrana e interconnessa, in modo paritario - finalmente, dopo secoli di colonialismo - con tutti gli altri territori d'Europa, del Mediterraneo, del mondo.
Liberu e Autonomie e Ambiente hanno avviato un dialogo che si sta rivelando promettente, su temi urgenti di difesa della Repubblica delle Autonomie e nella prospettiva di una controffensiva culturale e politica per porre fine alle ricorrenti tentazioni centraliste e autoritarie del sistema politico italiano.
Nella conversazione, tra gli altri temi, si rievoca anche il drammatico arresto degli indipendentisti sardi del 2006, una operazione che non si deve esitare a definire una vergognosa persecuzione politica. Il processo a questi "pericolosi" indipendentisti sardi, ovviamente, dopo quasi un quindicennio, è ancora in alto mare - un diniego di giustizia che, anch'esso, dice molto dello stato in cui viviamo e di quanto sia dura vivere sotto il centralismo autoritario italiano.
Buon ascolto.


 

domenica 22 marzo 2020

I complotti esistono



Le discussioni sui complotti impazzano, figuriamoci in tempi di pandemia #coronavirus. E' facile accusare o anche essere accusati di complottismo.
Non perdiamo la calma, non chiudiamo le vene del cervello, non asserragliamoci né nel pensiero unico dei media conformisti, né nel dogmatismo e nel sensazionalismo tipico di tanti urlatori e imbonitori che girano in rete.
Proviamo ad ancorarci a ciò che, finché non venga falsificato, va accettato come verità temporaneamente utile a capire ciò che sta accadendo. E' una vecchia massima di Karl Popper, ancora utile per coloro che vogliono difendere una società aperta e un libero dibattito pubblico, oltre che i principi fondamentali della nostra convivenza civile, i nostri diritti costituzionali, le minime garanzie del nostro stato sociale.
Prima considerazione: i complotti esistono. Non possiamo cullarci nell'illusione che le grandi concentrazioni di potere e di ricchezza del nostro tempo, non ci nascondano qualcosa. Questo vale tanto per le grandi potenze, i loro servizi segreti, le organizzazioni internazionali (Unione Europea compresa), le multinazionali, quanto per i grandi poteri interni alla nostra repubblica, cioè ministeri, agenzie, enti, grandi aziende pubbliche e private.
Le grandi concentrazioni di potere e di ricchezze non sono necessariamente guidate da persone malvage, ma dobbiamo tutti essere coscienti che esse sono rette da corpi chiusi, sono governate da vere e proprie caste di persone molto privilegiate. Esse, a ogni tornante pericoloso della storia, penseranno prima di tutto a se stesse, non alle persone umane comuni, tanto meno agli ultimi.
Non possiamo, in verità, fidarci veramente di nessuno, se non dei leader che eleggiamo localmente, territorio per territorio, secondo Costituzione e secondo le migliori tradizioni della nostra "Repubblica delle autonomie". E qualche volta verremo delusi pure da loro...
Seconda considerazione: più ancora che complotti, esistono strutture sbagliate. Tutte le concentrazioni di potere e di ricchezza sono strutture potenti, ma per lo più intrinsecamente sbagliate. Indipendentemente dai fini, più o meno onorevoli, per cui furono create, esse sono fondate su errori politici e sociali profondi. Le strutture sbagliate sono molto più difficili da combattere dei complotti, perché esse sono tuttora ampiamente giustificate e spesso glorificate dal conformismo dominante.
Esse, inoltre, continuano a fare il male anche quando vengono governate da persone ripiene delle migliori intenzioni.
Esempi concreti potrebbero essere quelli della nostra AIFA e della nostra INAIL, le cui procedure il governo è stato costretto a sospendere perché erano assurde (impedivano di fatto la produzione e l'approvvigionamento di mascherine per far fronte all'emergenza coronavirus).
Altro esempio potrebbe essere quello della NATO, un ente inutile, un relitto di un tempo di "guerra fredda", finito ormai da trent'anni, eppure ancora lì, ad esibire muscoli, a riempire i media con la sua retorica, a consumare risorse (e che ha insistito a fare le sue inutili esercitazioni militari "Defender Europe 2020", in molte parti d'Europa, quando ormai era scoppiata l'emergenza coronavirus, contribuendo, in questo modo, alla diffusione del contagio).
Una considerazione finale: un buon modo per distinguere coloro che sono complottisti sterili dai veri critici dello status quo, è sottoporli a un esame critico per capire se essi stanno cercando notorietà per le loro fissazioni e nostalgie, oppure stanno lottando effettivamente contro le strutture sbagliate, contro le pericolose concentrazioni di potere e di ricchezze che tormentano i nostri popoli, gli animali, le piante, gli ecosistemi, il nostro stesso pianeta.
Ce la possiamo fare, se teniamo il cervello acceso.
Non siamo completamente perduti, alla mercè dei "servi delle elite".
Possiamo contare, almeno noi in Europa, persino in Italia, persino nei media di stato, in molte persone normali che non gettano il cervello all'ammasso, che non accettano tutto quello che il potere somministra.
Siccome è domenica, siccome avete forse, per via della quarantena, un pochino più di tempo, vogliamo segnalarvi un esempio di buona informazione, di buona riflessione sulla gravità del momento che stiamo vivendo.
E' un servizio di RaiNews24, intitolato "Covid-19, la via d'uscita".
Qui il link:
http://www.rainews.it/dl/rainews/media/Speciale-Covid19-La-Via-d-Uscita-03ac7305-9e69-4eec-b42e-cee63851538b.html
All'interno troverete diverse voci ragionevoli e una serie di piccole serie e preziose riflessioni dello scienziato Enrico Bucci.
Buon ascolto, fratelli e sorelle della nostra resistenza non solo contro i complotti, ma soprattutto contro tutte le strutture sbagliate del nostro tempo.

giovedì 25 aprile 2019

Il 25 aprile per me è CTLN


Per noi Toscani, il 25 aprile è la grande esperienza del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale, la culla del moderno autonomismo toscano. Buona festa della Liberazione!



 

Per chi volesse ulteriormente approfondire, condivido la celebrazione del 25 aprile fatta dalla Casa del popolo di Mezzana.

domenica 27 maggio 2018

Contro le mafie, ma guardando le cause, non solo le conseguenze



Siamo arrivati al 25° anniversario della strage di Via de' Georgofili, il nostro piccolo "11 settembre" toscano. Ricordiamo e onoriamo le vittime della notte fra il 26 e il 27 maggio 1993: Angela Fiume e Fabrizio Nencioni, le loro figlie Nadia e Caterina e lo studente Dario Capolicchio.

Suggerisco anche di rileggere le parole del nostro grande poeta fiorentino e toscano Mario Luzi.

Ho contribuito a riflessioni pubbliche in cui ci esponiamo a chiedere a tutti maggiore attenzione alle cause e non solo alle conseguenze dei fenomeni mafiosi. Noi vediamo una connessione diretta fra centralismo e mafia, perché quando interi territori sono abbandonati o trattati come colonie, nella abissale distanza fra palazzi e popoli si incunea proprio l'intermediazione mafiosa. Non serve chiedere più stato contro le mafie vecchie e nuove, perché esse fioriscono proprio grazie agli errori del centralismo autoritario degli stati. Sappiamo che stiamo sollevando un tema difficile, ma non vogliamo nemmeno mettere la testa sotto la sabbia. A chi dobbiamo il proibizionismo, per esempio? E cosa è il proibizionismo se non la principale fonte di finanziamento, storicamente, di tutte le mafie esistenti al mondo?

Concludo con un ricordo personale. Al tempo dell'attentato lavoravo come tecnico di reti e sistemista VAX-VMS per una importante azienda fiorentina. Uno dei nostri progetti aveva una base logistica proprio di fronte alla Torre de' Pulci mezza distrutta. Gli effetti dell'esplosione danneggiarono anche il nostro ufficio, con le macchine e i sistemi delicati che vi si trovavano. Nei giorni successivi al disastro, i miei superiori mi chiamarono per contribuire a valutare i danni e a immaginare come si potesse procedere per recuperare, pulendole una a una dalla polvere e dai detriti dell'esplosione, una parte almeno delle apparecchiature.

Il mio sopralluogo nell'ufficio distrutto, di fronte alla torre distrutta, fu doloroso. Mentre camminavo fra i detriti, fu inevitabile pensare che, come allora accadeva molto più spesso di oggi, se magari per un backup o un intervento notturno qualcuno di noi si fosse trovato in quell'ufficio, avrebbe potuto ferirsi gravemente e magari anche finire nella lista delle vittime.

A parte qualche consiglio sulla pulizia dei computer, non potetti fare niente di significativo. Ringrazio la Provvidenza, comunque, per avermi dato occasione di attraversare, incolume, quelle stanze distrutte e impolverate. Hanno cristallizzato dentro di me il rifiuto assoluto del terrore e la scelta interiore di essere, finché avrò respiro, un cittadino contro la violenza.

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(La foto è tratta dal dettaglio di una immagine di archivio RAI)
  

mercoledì 25 aprile 2018

Liberazione dall'ossessione del "sindaco d'Italia"





Quanti di noi si ricordano che viviamo in uno stato regionale e in una repubblica parlamentare?
Queste due locuzioni, "stato regionale" e "repubblica parlamentare", hanno un significato preciso, suscettibile certo poi di mille diverse denotazioni, connotazioni, interpretazioni, ma comunque rimanendo dotate di un significato percepito come minimo comune denominatore oggettivo.
Se lo si ignora, se lo si deforma, se lo si tradisce, non solo si fa cattiva politica, cattiva scienza giuridica, cattiva informazione, cattiva educazione civica, ma si diventa complici di un declino drammatico della qualità del nostro dibattito pubblico e della nostra convivenza sociale.
Il che significa, politicamente parlando, che si diventa degli autentici imbroglioni, cari leader del Centrodestra, del Centrosinistra, dei Cinque Stelle.
Avete diritto a metterci tutto il tempo che volete, prima di decidere se accettare di far parte di un governo provvisorio di coalizione, oppure se chiedere al presidente della Repubblica nuove elezioni, ma sappiate che ogni sgrammaticatura istituzionale, ogni ignoranza costituzionale, ogni stupro della lingua media italiana, vi sarà rinfacciato, vi tornerà indietro come un boomerang.
Lo appuntiamo oggi, 25 aprile, in una giornata di festa repubblicana, che spero vi serva a schiarirvi le idee.
Questo è uno stato regionale, in cui 19 regioni e 2 province autonome partecipano alla conduzione dello stato e alla determinazione di come lo stato italiano si rapporta con il resto dell'Unione Europea. Questa è la realtà, riconciliatevi con essa, perché altrimenti siete non solo impolitici, impreparati, ignoranti, ma addirittura pericolosi, come un Renzi qualsiasi.
Altrettanto importante è ricordare che questa è una repubblica parlamentare, in cui nessuno è "eletto" primo ministro e nessuno "entra premier" in parlamento, non importa quanti voti abbia preso.
Sappiamo che da oltre vent'anni si scaricano continuamente nella comunicazione politica i veleni di coloro che, dimenticando le regole vigenti, vogliono che si elegga il "sindaco d'Italia". Lo dobbiamo, purtroppo, alla incredibile leggerezza culturale e politica di figure come Berlusconi, ma anche Prodi, Veltroni e (ancora) Renzi, non hanno scherzato con questa ossessione semplicista e centralista, peraltro totalmente contraria alla storia e alle necessità della penisola italiana.
Per il momento, alcuni giuristi, alcuni politici, alcune comunità di cittadini attivi sono riusciti a frenare gli abusi e le ambizioni di quelli che aspirano a diventare "cancellieri" o "presidenti eletti", distruggendo la repubblica parlamentare, per sostituirla con un presidenzialismo o un cosiddetto "premierato" o "cancellierato".
Gli attacchi tuttavia continuano e ci accorgiamo che anche nelle comunità scientifiche e politiche si sta smarrendo il significato minimo delle parole, oltre che il rispetto che si deve allo stato regionale e alla repubblica parlamentare.
Che fare, quindi?
Resistere!
Confessiamo che anche gli autori di questo blog, in passato, hanno pensato che forse si sarebbe potuto fare dell'Italia una repubblica federale simile alla Germania. Oggi, però, preso atto della enorme concentrazione di potere (in gran parte opaca, se non totalmente incontrollabile) a Roma, a Milano, a Bruxelles, abbiamo preso una posizione più radicale di difesa dello stato regionale e della repubblica parlamentare.
No al sindaco d'Italia.
No al cancelliere.
No al premier eletto dal popolo.
Più avanti, quando attraverso un graduale ripristino della democrazia elettorale si tornasse ad avere un parlamento maggiormente rappresentantivo dei territori, si potrebbe pensare alla trasformazione dell'Italia e dell'Europa secondo le linee di un moderno, avanzato e quindi leggero confederalismo, imparando dalle esperienze di Svizzera e Rojava, per esempio.
Avanti, quindi, ma ora e sempre resistenza contro chi vuole trascinarci verso derive francesi, turche, o anche britanniche o tedesche.

lunedì 23 aprile 2018

San Giorgio di Catalogna e la nonviolenza



La festa di San Giorgio è importante in Catalogna.
Quest'anno lo è ancora di più, perché è inevitabilmente dedicata ai prigionieri politici, agli esiliati, ai perseguitati.
Per noi è l'occasione per un altro omaggio alla Catalogna e in particolare alla sua scelta di lottare per l'autodeterminazione attraverso una rivoluzione intransigentemente nonviolenta.
San Giorgio nell'immaginario catalano, nonostante la sua leggenda marziale, ha assunto un ruolo più simile a quello di San Valentino, una festa d'amore e di fiori.
Non è stato difficile, quindi, in questa giornata, per i Catalani, rinnovare la loro scelta nonviolenta.
La nonviolenza è centrale, nel processo di emancipazione della Catalogna dal regime postfranchista spagnolo.
Dobbiamo sottolinearlo questo, soprattutto pensando al tragico destino di popoli e terre a cui la possibilità di fare una scelta nonviolenta non è stata data. Donbass, Abkhazia, Ossetia del Sud, Cecenia, Afghanistan, Balochistan, Pakhtunkhwa, Bakur, Bashur, Rojava, Rojhelat, province siriane, Libano, Cisgiordania, Gaza, Yemen del Sud, Cirenaica, Tripolitania, terre berbere e tuareg, per citare solo alcune delle regioni più vicine e più condizionate dal neocolonialismo occidentale, non hanno potuto ancora farla una radicale e duratura scelta di nonviolenza.
Perché la nonviolenza è così cruciale nel mondo contemporaneo?
Perché così tanti movimenti che pure in passato sono passati attraverso una esperienza di resistenza armata, hanno fatto o stanno pensando di fare una scelta di passaggio a modalità di lotte nonviolente? Uno fra gli ultimi è il movimento ETA basco, che ha annunciato proprio in queste ultime ore il suo scioglimento come corpo militare.

Intanto, perché essa è uno strumento oggi possibile, alla portata di tutti gli oppressi nella modernità globalizzata. Come avevano intuito, fra gli altri, Mahatma Gandhi, Bacha Khan, Martin Luther King, insieme con tanti altri leader nonviolenti, nessuna società moderna può funzionare senza un minimo grado di cooperazione fra governanti e governati (e di riconoscimento e di aiuto dall'estero, in una comunità internazionale che, nonostante i perduranti disastri dell'imperialismo e del neocolonialismo, è sempre più ostile ai costi sociali e ambientali delle guerre). Minare il consenso interno con azioni nonviolente aumenta geometricamente le capacità di resistenza degli oppressi contro ogni tipo di oppressione.
Inoltre, la nonviolenza richiede un ampio coinvolgimento della popolazione residente e sofferente. Senza una vasta partecipazione popolare, infatti, nessuna rivolta nonviolenta ha non solo e non tanto speranze, ma autentiche opportunità di successo. Questo implica che una protesta nonviolenta di massa, per quanto possa sorprendere chi la guarda da lontano, finisce per essere più autorevole, più incisiva, più efficace, entro tempi magari lunghi, ma, visti i ritmi della comunicazione contemporanea, non certo biblici.
Infine la nonviolenza, come ci ha ricordato, da ultimo, Gene Sharp, è l'unico modo di combattere l'oppressione senza scivolare nel terreno drammatico della rivolta armata, terreno in cui sono gli oppressori a essere specialisti e spesso vincenti. Troppe rivolte popolari violente sono state facilmente represse dagli stati autoritari, che hanno avuto gioco facile nel bollare i ribelli come "terroristi".
La nonviolenza nel nostro mondo globalizzato è cruciale, perché è uno strumento di lotta possibile, partecipato, vincente.
Al contrario le speranze dei popoli che sono stati costretti a impugnare le armi, sono drammatiche e incerte.
Anche di questa lezione di nonviolenza, quindi, siamo grati alla Catalogna.
Viva la Catalogna!
Visca Catalunya!

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