Alla fine di questa bella giornata dell'ottantesimo anniversario della Liberazione, 25 aprile 2025, sento il bisogno di annotare alcune riflessioni critiche.
Non sono pessimista, ma un pochino preoccupato sì, per quelli che a me paiono, al netto delle ipocrisie e delle inevitabili insincerità, dei profondi limiti culturali - ancora prima che politici - con cui i media, gli intellettuali, i leader delle forze che si dicono democratiche, celebrano, dichiarano, trasmettono, in queste occasioni in cui tutti dovremmo invece riflettere seriamente sullo stato della nostra Repubblica Italiana e dell'Unione Europea.
Una piccola luce è quella accesa da Autonomie e Ambiente, in questi anni, che è stata ancora una volta confermata da interventi come questo, appena diffuso dalla newsletter della rete autonomista, partner in Italia della storica European Free Alliance.
Fuori dal mondo dei veri autonomisti, però, vedo parecchio buio.
Ci si crogiola ancora nella comoda convinzione che il fascismo storico sia stata una sorta di momentanea depravazione di alcuni. Invece fu possibile perché prima c'era stata una cosa molto più drammatica, la "Inutile strage".
Non volendo mai prendere atto fino in fondo, per pregiudizio filo-nazionalista "italiano", di quel disastro, si continuerà a coltivare una idea molto impressionistica: improvvisamente i Savoia diventarono infami, i liberali e tanti popolari si trasformarono in complici, i reduci divennero arroganti squadristi, un ex socialista abile e spregiudicato di nome Benito Mussolini diventò il Duce...
Sconfitto, a caro prezzo, il fascismo storico, ci confrontiamo oggi, ottanta anni dopo, con una nuova drammatica erosione della democrazia. Non la ritengo affatto dovuta al revanscismo di oscure minoranze di fanatici di estrema destra, alla salita al potere di un partito centralista come Fratelli d'Italia, o ad altri nemici più o meno comodamente individuabili in figure come quella di Putin o di Trump. Magari fosse così semplice...
La deriva centralista e autoritaria, in Italia, in Europa, in gran parte degli stati che eravamo abituati a considerare "democratici", ha cause molto più profonde e drammatiche. Nella globalizzazione registriamo concentrazioni di potere nelle elite e impoverimento (non solo materiale) delle masse, che le stanno consumando dall'interno, le nostre democrazie.
I problemi della nostra coesione sociale sono talmente grandi che nei prossimi anni potremmo ritrovarci a riampiangere Giorgia Meloni, che apparirà moderata rispetto a chi potrebbe arrivare dopo di lei.
Per inciso, in Italia abbiamo anche un problema più contingente ma non meno urgente: tutte le nostre leggi elettorali sono ingiuste. Il presidente Mattarella, che oggi a Genova ha pronunciato un ispirato discorso, dovrebbe occuparsene, se non vuole passare alla storia come uno dei becchini della nostra democrazia.
Il modo in cui, l'anno scorso, tutti i poteri mediatici e tutte le forze politiche hanno ignorato la campagna contro il Rosatellum del Comitato Besostri "Io Voglio Scegliere", la dice lunga su come è ridotta la democrazia italiana. La luce in fondo al tunnel, per quanto una persona come me la veda chiaramente, è ancora lontana.
Vorrei chiudere ricordando un paragrafo dalla riflessione di Autonomie e Ambiente, rete ancorata ai valori della carta di Chivasso, che considero particolarmente ficcante:
"Interi movimenti autonomisti, civici, ambientalisti - anche antichi e gloriosi - sono stati distrutti o corrotti dal non aver compreso che si deve resistere contro sempre nuove - e spesso non immediatamente riconoscibili - forme di centralismo autoritario e sorveglianza universale."
E' chiaro che qui ci si riferisce, fra tanti altri disastri, alla mostruosa degenerazione dei movimenti leghisti storici che in poco più di trent'anni si sono trasformati nell'esatto contrario di ciò per cui erano nati, in una impressionante eterogenesi dei fini che finirà sui manuali di scienza politica.
Le antiche leghe di Veneto, Lombardia, Piemonte e di altri territori, sono state peggio che uccise. Migliaia di attivisti e amministratori locali, sè-dicenti "autonomisti", sono stati trasformati in servi sciocchi della causa opposta a quella per cui erano entrati in politica.
Sono stati tutti fatti "militonti" di una lega geneticamente modificata, quella di Salvini: un partito centralista, tendenzialmente autoritario e reazionario, nazionalista e, quando serve, anche abilmente populista.
Alcuni sicofanti di questa para-lega sono inascoltabili, insopportabili quando ancora vanno sui media a parlare di "autonomie".
Alcuni sono così spudorati da dire - con sprezzo del ridicolo - che sarebbero anch'essi, tuttora, ispirati dalle parole eterne di Chivasso. Tanta sfrontatezza, evidentemente, sta facendo molto danni alla causa delle autonomie, ma siccome c'è un limite a tutto, anche all'ipocrisia, farà la fine che merita.
Sì, è stata una bella giornata, per chi è ancorato ai valori profondi delle autonomie personali, sociali, territoriali.
Alla mancanza di spessore storico e culturale, c'è sempre possibilità di porre rimedio.
Piccole e grandi ipocrisie si esauriranno da sole.
Mauro Vaiani Ph.D.
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