Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso

domenica 22 novembre 2020

Non avrete il nostro corpo

 


Dopo averne minata la sicurezza materiale e calpestata l'identità spirituale, dopo aver tolto alle persone e alle comunità locali il potere di scegliere con buon senso le proprie soluzioni locali, il minimo che ci si può aspettare è una ribellione di massa in materia di salute. Alle presenti condizioni, la maggioranza dei cittadini, quelli minimamente interconnessi nella rete globale e quindi minimamente consapevoli che le cose potevano essere gestite diversamente, si metterà di traverso gridando: non avrete il nostro corpo.

Anche persone che non hanno alcuna particolare cultura storica o scientifica, che non hanno una coscienza sociale e ambientale, che non sanno nulla di colonialismo interno ed esterno, che non hanno mai votato partitini settari ed estremisti, si ribelleranno e non vorranno essere vaccinate per forza. E meno male! 

La sfiducia di massa nei confronti delle autorità sarà di certo rozza, ma è il terreno ideale sul quale coltivare i nostri valori libertari, anticentralisti, antiautoritari. Dobbiamo trasformare questa sfiducia in una matura resistenza alle ingiustizie della globalizzazione, del centralismo tecnocratico europeo, del centralismo nazionalista italiano.

Del resto, quei pochi che stanno ancora legggendo, si guardino attorno.

Dopo decenni di prediche ambientaliste, è tuttora in corso, per mano delle grandi potenze industriali e nelle multinazionali, la terribile distruzione di interi ecosistemi. Quando ci raccontano che stanno facendo qualcosa per frenare i "cambiamenti climatici", ci prendono in giro. Le elite globali non meritano più in alcun modo la nostra fiducia.

Interi popoli e territori continuano a essere privati delle proprie tradizioni e libertà, della loro lingua madre, del loro modo di vivere. Cina, India, Stati Uniti, Indonesia, Indonesia, Pakistan, Brasile, Nigeria, Federazione Russa, Messico, Filippine, Egitto, Etiopia, Vietnam, Congo-Kinshasa, Iran, Turchia, Francia, Tailandia, Regno Unito, Italia, Sudafrica, Myanmar-Birmania, Tanzania (gli stati più grossi, citati in ordine di numero di sudditi decrescente) sono potenze centraliste, autoritarie, colonialiste e neocolonialiste, sia nei confronti dei propri territori interni che, le più rapaci, nei confronti di altre regioni del pianeta.

Le organizzazioni internazionali, compresa la nostra Unione Europea, sono tecnocrazie alte, lontane, opache, spesso subalterne agli interessi dei potenti, oppure, nei casi migliori, dominate da ideologie astratte. elitiste, reazionarie.

I territori sono stati abbandonati o peggio violentati. Piccole minoranze e piccole comunità stanno tentando un ritorno a una economia locale più sostenibile e più resiliente, ma per il momento nessuno sta mettendo veramente in discussione le grandi filiere globali del cibo omogeneizzato e delle merci spazzatura.

Stiamo entrando nel pieno dell'età della decrepitezza delle infrastrutture. Il cemento armato versato dopo la seconda guerra mondiale è ormai nella piena vecchiaia. Ovunque ci sia stata incuria, si rischiano crolli e tragedie.

Siamo stati chiusi a miliardi in case brutte, piccole, insalubri, nelle periferie disumane della globalizzazione (che è stata chiamata giustamente glebalizzazione). La stragrande maggioranza delle persone urbanizzate non ha più spazio e serenità a sufficienza per poter crescere dei bambini o vivere accanto ai propri anziani.

Ai lavoratori autonomi è stato detto che non sono competitivi. Ai lavoratori dipendenti è stato detto non sono produttivi. Ci hanno tolto la possibilità di emanciparci attraverso il lavoro. Ormai le persone normali, che non rubano, che non imbrogliano, che non inquinano, comprese le ex classi medie del mondo cosiddetto sviluppato, non importa quanto lavorino duramente, con il loro proprio lavoro autonomo o salariato non possono più costruirsi una vita, mantenere una famiglia, metter su una casa o mantenere quella che hanno. 

I pochi che ci provano, gli imprenditori, i professionisti, gli artigiani, i contadini, gli artisti e altre persone che hanno talenti superiori alla media, lo fanno a loro rischio e pericolo.

Ai giovani viene lasciata, forse addirittura raccomandata, una unica alternativa: emigrare verso le grandi capitali della globalizzazione, che hanno sempre bisogno di schiavi giovani (e poi si sa, uno su mille ce la farà...).

Troppi anziani hanno pensioni miserabili, troppi lavoratori sono poveri pur lavorando, troppi disabili hanno sussidi da fame, una pumblea austerità ci è stata imposta per un trentennio (per quanto riguarda la Repubblica Italiana, almeno a partire dalla sciagurata privatizzazione dei debiti pubblici del 1981).

Poi, improvvisamente, per una gigantesca operazione di vaccinazione di massa (per una malattia seria, la polmonite bilaterale da coronavirus Covid-19, ma che non è certo la peste), i media sono stati compatti, la politica è stata tetragona, i soldi sono stati stampati (purtroppo nell'Eurozona sono stati trovati continuando ad alimentare la spirale del debito), sono stati firmati contratti segreti, si sono bruciate tutte le tappe della ricerca, della sperimentazione, della produzione. 

Non basteranno certo gli ipocriti appelli a fare del vaccino un "bene comune universale", a restituire credibilità a chi è stato subalterno a questa operazione di terrorismo e affarismo dall'alto, da parte di pochissimi contro tutti gli altri. Ci sono dei limiti, anche all'ipocrisia.

E' stato tutto un po' eccessivo. Persino qualche membro delle elite ha alzato il sopracciglio e ha chiesto meno precipitazione (in Italia lo hanno fatto Paolo Mieli e Andrea Crisanti, per esempio, peraltro rischiando di essere linciati dai media conformisti).

Qui non ci sono cospirazioni, a parere di chi scrive, qui è in corso una gigantesca concentrazione di ricchezza e di potere e ce lo stanno facendo proprio sfacciatamente davanti agli occhi. Una operazione avventata ed esagerata, che avrà dei contraccolpi negativi per coloro che sono saliti su questa diligenza dell'assalto a così tanto denaro e potere. La globalizzazione è stata feroce, ma lo sarà anche la resistenza umana.

La rivolta contro una vaccinazione precipitosa, immotivata, peggio che mai obbligatoria, non è disperazione negazionista, è semplice buon senso. Per noi decentralisti libertari, peraltro, questa crisi sanitaria del 2020 sarà anche, in fondo, una grande opportunità per portare avanti la nostra critica radicale agli stati centralisti e autoritari e ai guasti della globalizzazione.

Trasformiamola in speranza, questa amara rivolta di tanti corpi contro l'incombente minaccia di una vaccinazione forzata. Non perdiamo l'occasione di questa crisi della globalizzazione per far avanzare la nostra lotta per l'autogoverno di tutti dappertutto, libero e responsabile, fondato sulla solidarietà e la sussidiarietà.

Mauro Vaiani Ph.D.

blogger di Diverso Toscana

attivista e studioso in Toscana

 

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La foto di questo post è tratta da un articolo online che criticava gli imprigionamenti arbitrari autorizzati dalle norme speciali antiterrorismo degli Stati Uniti - fonte: https://www.salon.com/2007/05/09/habeas_corpus/ 


2 commenti:

  1. DAL LETAME NASCONO I FIORI...

    La politica, la partitocrazia, le religioni, il capitalismo, le lobby, i fabbricanti di armi
    e di farmaci, l'elite, hanno ridotto questo mondo in una fognatura globale e
    tuttavia.... ricordando Fabrizio de André...
    stanno nascendo nuovi fiori!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Per questo siamo localisti, perché non è umano essere governati da persone che non conosciamo e che non ci conoscono.

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