Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso
lunedì 30 dicembre 2013
Via anche il Cnel
domenica 29 dicembre 2013
Il probabile disastro delle preferenze
da http://corrierefiorentino.corriere.it
quella che lei chiama politica degli annunci e promesse si sta trasformando in modo puntuale in realtà. Nel 2010, a partire dalla campagna elettorale e poi con il programma di governo, avevo preso due impegni:
1) ridurre i costi della politica. E infatti i consiglieri regionali sono stati ridotti da 55 a 40 e gli assessori da 10 ad 8; solo nel 2013 abbiamo tagliato le spese di oltre 52 milioni; abbiamo venduto le auto blu e presidente e assessori viaggiano su una Fiat Punto a metano, in treno nella standard e in economy e low cost in aereo;
2) cambiare la legge elettorale regionale e reintrodurre le preferenze. Tutto ciò al fine di ristabilire un rapporto più diretto tra elettori ed eletti. Su questo il Consiglio regionale approverà la nuova legge nei primi mesi del 2014. Ed è molto probabile che la soluzione possa essere proprio quella del ripristino delle preferenze.
Si tratta di scelte, credo, in sintonia anche con i cittadini toscani. Un fatto non secondario se, come lei mi insegna, l'opinione degli elettori in democrazia deve pur contare qualcosa.
Enrico Rossi
Presidente della giunta regionale
sabato 28 dicembre 2013
Riforma non preferenze
da http://corrierefiorentino.corriere.it
Rinunciate alla riforma se ci riporterà le preferenze
quattro anni di proteste e speranze, da parte del popolo toscano, e di continui annunci e sempre rinnovate promesse, da parte di Enrico Rossi e dei leader della sua maggioranza in consiglio regionale, potrebbero partorire e lasciare dopo le feste un ceppino avvelenato: una proposta di riforma elettorale toscana fondata sul ritorno della vecchia e nefasta preferenza facoltativa. E non si tratterebbe nemmeno della preferenza unica, che fu voluta dal popolo nel referendum del 1991, per ridurre i pericoli di controllo criminale e clientelare del voto, ma addirittura di un ritorno della doppia preferenza, camuffata sotto la foglia di fico della cosiddetta preferenza di genere.
Non solo in circoscrizioni grandi come quelle di Firenze e Pisa, ma anche in quelle eterogenee come Arezzo, Livorno, o Massa-Carrara, tornerebbero decine di liste. Tornerebbero centinaia di candidati. Tornerebbe la guerra di tutti contro tutti, non solo e non tanto fra partiti e partitini, ma dentro ciascun partito. I budget elettorali e i costi della politica esploderebbero, come è accaduto ovunque le preferenze sono sempre rimaste: i disastri del Lazio, della Lombardia, della Campania, della Sicilia, del Veneto, sono lì a dimostrarlo, per chiunque voglia vederli. Il raddoppio della preferenza, come si è visto nelle elezioni della Campania e, più recentemente, nelle elezioni delle grandi città, non fa altro che incrementare geometricamente il malcostume.
Anche coloro che credono giusto che ci debbano essere tanti partiti e tante correnti dentro i partiti, se non esitano davanti al lievitare dei costi e della relativa corruzione, dovrebbero almeno preoccuparsi del fatto che, con il ritorno della preferenza facoltativa, il potere sarebbe in mano a piccole clientele organizzate, che deciderebbero all'insaputa della maggioranza della popolazione. Non solo perché in Toscana la preferenza facoltativa è usata da meno di un quarto dei votanti, ma soprattutto perché la maggior parte delle preferenze si disperde. Solo i gruppi organizzati conquistano i posti, con il risultato che nessuno degli eletti è veramente rappresentativo degli elettori del proprio partito. Nelle ultime elezioni toscane con le preferenze, le regionali del 2000, Riccardo Nencini, che pure è un eccezionale campione di preferenze, ebbe la preferenza solo del 32% degli elettori del suo piccolo Partito Socialista; Angelo Passaleva rappresentò solo il 21% degli elettori del suo Partito Popolare; Achille Totaro fu eletto dall'11,41% degli elettori di Alleanza Nazionale; Paolo Bartolozzi dal 9,88% degli elettori di Forza Italia; Riccardo Conti dal 4,52% degli elettori Ds; tutti gli altri da percentuali ancora più basse.
Il disastro del ritorno delle preferenze non è solo nel loro carattere intrinsecamente clientelare, nella loro capacità di stroncare sul nascere ogni leadership nascente, nel provocare l'esplosione di ogni progetto politico responsabile che avesse ancora una vocazione maggioritaria, ma anche nella loro micidiale capacità di rafforzare un sistema economico e sociale chiuso, fondato su minoranze organizzate che si tengono ben stretti potere e privilegi, all'insaputa della maggioranza.
È di un rafforzamento delle caste politiche che abbiamo bisogno in questi anni di crisi? Noi continuiamo a credere nella bellezza di una competizione in primarie di collegio, dove una nuova generazione di leader locali, che parli a nome della maggioranza degli elettori della propria parte, venga costretta a parlare a tutto il proprio territorio e alla maggioranza degli elettori. Non ai pochi, ai noti, ai soliti, ai già garantiti. Se dovesse essere questa la riforma elettorale , gentili legislatori della Toscana, lasciate perdere. Di regali avvelenati ci basta quello che hanno fatto al paese i pensionati d'oro della Corte Costituzionale.
martedì 24 dicembre 2013
I lavoratori di Matteo Renzi
Oggi sul Tempo di Roma è stato pubblicato un articolo di Massimiliano Coccia, che è disponibile sulla rassegna stampa della Regione Toscana e quindi tutti potete andare a leggerlo. Vi si descrivono con ampiezza la struttura e i dati sociali di alcune società che hanno lavorato per Matteo Renzi sin dagli albori della sua ascesa politica. Ne parlo perché uno dei soci di una di queste società - Dotmedia - è Davide Bacarella, un mio amico personale.
Cosa ci racconta l'articolo? Che Andrea Conticini, il cognato di Matteo Renzi, e tutta una serie di altre persone con lui, hanno lavorato sodo in questi anni. Con trasparenza totale, visto che tutti i dati delle loro collaborazioni, delle campagne che hanno realizzato, delle commesse che hanno realizzato, sono facilmente reperibili online.
Al di là di inesattezze per le quali ci dovranno essere nei fori competenti degli adeguati risarcimenti, in cosa sbagliano - pesantemente - il Tempo e Massimiliano Coccia? Nel diffondere attraverso l'articolo la sensazione che le società che hanno lavorato per Matteo Renzi abbiano ricevuto "contributi pubblici", come invece li ricevono - da sempre - i grandi editori, le grandi televisioni, i grandi partiti, i grandi sindacati, così come tutti coloro che vivono nelle grandi corti politiche romane.
Eh no.
Paragonare le donne e gli uomini che hanno lavorato per Matteo Renzi alle caste e ai privilegiati del sistema politico-economico di cui sono piene le corti degli altri uomini potenti della Repubblica, è ingiusto e ingannevole.
Lo status quo si difende dicendo che i cognati sono tutti uguali, ma è sbagliato.
Non solo il cognato di Renzi è molto diverso dal cognato di Fini, ma diremmo di più: così come, a ben vedere, il cognato di Fini era molto meglio della corte di Berlusconi, il cognato di Matteo Renzi è di gran lunga preferibile ai prepotenti e ai privilegiati della vecchia sinistra.
Lo dico e lo scrivo come un augurio di Natale 2013: non facciamoci ingannare da quelli che, alzando polveroni, diffondono un sentimento di impotenza e rafforzano il dubbio che non si possa cambiare nulla.
sabato 21 dicembre 2013
Cuore d'inverno, cuore di Toscana
mercoledì 18 dicembre 2013
Tassa spettacolo
venerdì 13 dicembre 2013
In nome del 75% del popolo toscano
Il 75% del popolo toscano ha sempre diffidato del mercato delle vecchie preferenze clientelari all'italiana. Quei pochi che le hanno usate, sanno bene di essere stati sempre imbrogliati: nella babele delle preferenze, a vincere sono stati per lo più personaggi con alle spalle delle minoranze, avide e ben organizzate ma pur sempre sparute.
Chi non se lo ricorda, si vada a rileggere un po' di dati.
Chi non li conosce, li studi.
La strada scelta dalla politica toscana, ormai dieci anni fa, con le riforme del 2004, è stata quella delle primarie e dei piccoli collegi.
Non è stata perseguita sempre con coerenza e con sincerità, ma la direzione di marcia è sempre stata, sin qui, univoca: ciascun partito deve arrivare a presentarsi su ciascun territorio con un unico candidato, scelto dalla maggioranza degli elettori della sua parte, investito della responsabilità di rivolgersi agli elettori di tutte le parti.
Daniela Lastri e Nicola Danti a una iniziativa PD di Tavarnuzze Fonte: http://pdtavarnuzze.blogspot.it/ |
Ricordiamo che ci era stato promesso un dibattito serio in tutta la Toscana in cui parlare ad alta voce dei pericoli del ritorno delle preferenze.
Ricordiamo al parlamento della Toscana - a cui per inciso va riconosciuto di essere uno dei meno costosi e più operosi d'Italia - che avrebbe dovuto discutere la riforma elettorale toscana entro questo dicembre 2013.
Ricordiamo, infine, che era già stata trovata la strada di un compromesso onorevole fra forze politiche a vocazione maggioritaria - il PD rifondato dalle primarie che hanno visto il trionfo di Matteo Renzi - e forze minori - come quelle formatesi dalla diaspora del centrodestra. Lo abbiamo chiamato Provincellum, perché consiste in un sistema elettorale a doppio turno, ispirato a quello vigente per le elezioni provinciali. I candidati di ciascun collegio dovrebbero essere scelti con primarie. La regione ha, ribadiamolo, il potere statutario di rendere le primarie obbligatorie, rendendo così più competitiva e più selettiva la vita politica toscana.
Consiglieri regionali della Toscana -
Agresti Andrea, Nuovo Centrodestra;
Ammirati Paolo Enrico, Popolo della Libertà;
Antichi Alessandro, Popolo della Libertà;
Bambagioni Paolo, Partito Democratico;
Bartolomei Salvadore, Popolo della Libertà;
Benedetti Roberto Giuseppe, Nuovo Centrodestra;
Boretti Vanessa, Partito Democratico;
Brogi Enzo, Partito Democratico;
Carraresi Marco, Unione di Centro;
Chincarini Maria Luisa, Centro Democratico;
Chiurli Gabriele, Gruppo Misto;
Ciucchi Pieraldo, Gruppo Misto;
Danti Nicola, Partito Democratico;
Del Carlo Giuseppe, Unione di Centro;
De Robertis Lucia, Partito Democratico;
Donzelli Giovanni, Fratelli d'Italia;
Fedeli Giuliano, Italia dei Valori;
Ferri Jacopo Maria, Popolo della Libertà;
Ferrucci Ivan, Partito Democratico;
Gambetta Vianna Antonio, Più Toscana/Nuovo Centrodestra;
Gazzarri Marta, Italia dei Valori;
Giani Eugenio, Partito Democratico;
Lastri Daniela, Partito Democratico;
Lazzeri Gian Luca, Più Toscana/Nuovo Centrodestra;
Magnolfi Alberto, Nuovo Centrodestra;
Manneschi Marco, Italia dei Valori;
Marcheschi Paolo, Fratelli d'Italia;
Marignani Claudio, Popolo della Libertà;
Marini Paolo, Federazione della Sinistra e Verdi;
Matergi Lucia, Partito Democratico;
Mattei Fabrizio, Partito Democratico;
Monaci Alberto, Partito Democratico;
Morelli Aldo, Partito Democratico;
Mugnai Stefano, Popolo della Libertà;
Naldoni Simone, Partito Democratico;
Nascosti Nicola, Popolo della Libertà;
Parrini Gianluca, Partito Democratico;
Pellegrinotti Giovanni Ardelio, Partito Democratico;
Pugnalini Rosanna, Partito Democratico;
Remaschi Marco, Partito Democratico;
Romanelli Mauro, Gruppo Misto;
Rossetti Loris, Partito Democratico;
Ruggeri Marco, Partito Democratico;
Russo Rudi, Centro Democratico;
Santini Giovanni, Popolo della Libertà;
Sgherri Monica, Federazione della Sinistra e Verdi;
Spinelli Marco, Partito Democratico;
Staccioli Marina, Gruppo Fratelli d'Italia;
Taradash Marco, Nuovo Centrodestra;
Tognocchi Pier Paolo, Partito Democratico;
Tortolini Matteo, Partito Democratico;
Venturi Gianfranco, Partito Democratico;
Villa Tommaso, Popolo della Libertà;
Fuscagni Stefania, portavoce dell'opposizione, del Popolo della Libertà;
Rossi Enrico, presidente e consigliere, di Toscana Democratica
- non siamo qui a rinfacciare, ma a supplicarvi di essere meno cinici, più seri, all'altezza della durezza dei tempi, delle aspettative della povera gente, della rabbia di coloro che non ce la fanno più.
Buona S.Lucia a tutti.
lunedì 9 dicembre 2013
Non c'è tempo da perdere
Sì, la discontinuità è arrivata.
Tre milioni di cittadini sovrani hanno parlato forte e chiaro:
- riforma elettorale subito, maggioritaria e fondata sui collegi,
- taglio di un miliardo di euro subito dei costi della politica;
- nuovo codice semplificato del lavoro, subito;
- qualche buona idea per come continuare a stare nell'Eurozona e in Europa, cominciando a pagare i debiti, ma dando un po' di respiro a lavoratori e imprenditori, a spese della rendita e del parassitismo.
Congratulazioni a Matteo Renzi, che ha vinto con quasi il 70% dei voti.
Era emozionato e stanco, oggi, nella sua prima conferenza stampa e anche visibilmente innervosito dal fatto che la stampa romana non sembrava apprezzare granché la novità rappresentata dalla sua squadra, preferendo ripetergli le stesse domande fritte e rifritte su durata del governo, rapporti di forza fra fazioni e partiti, e altro chiacchiericcio politico.
Matteo Renzi ha ribadito la sua convinzione che cambiare è necessario e drammaticamente urgente. Non ha citato l'Italia dei forconi, ma aveva certo in mente l'Italia della crisi e del declino, quella contro cui ha fortemente lottato in questi anni da sindaco di Firenze.
A noi la bellezza di una squadra di cinque uomini e sette donne - con età media poco superiore ai 30 anni - ha colpito.Citiamo qui i nomi e le materie:
1 - Luca Lotti (coordinatore della segreteria)
2 - Stefano Bonaccini (enti locali)
3 - Filippo Taddei (economia)
4 - Davide Faraone (welfare e scuola, insieme, altra novità che la stampa non sembra aver colto nella sua importanza)
5 - Francesco Nicodemo (comunicazione)
6 - Maria Elena Boschi (riforme)
7 - Marianna Madia (lavoro)
8 - Federica Mogherini (Europa ed esteri)
9 - Deborah Serracchiani (infrastrutture)
10 - Chiara Braga (ambiente)
11 - Alessia Morani (giustizia)
12 - Pina Picierno (legalità e sud)
A questi si aggiunge il portavoce Lorenzo Guerini.
Buon lavoro a Matteo Renzi e ai suoi collaboratori.
Non c'è tempo da perdere.
domenica 8 dicembre 2013
Matteo Renzi, il riunificatore
Matteo Renzi a Prato, novembre 2013 |
Erano decenni che non eravamo così uniti!
Era già successo qualcosa del genere l'anno scorso, ma quest'anno molto di più. Si sono smossi i nostri circoli civico-liberali, intellettuali indipendenti di diverso orientamento come Marco Mayer o Mario Lancisi, il mondo dell'università che io frequento, il mondo produttivo con cui ho rapporti dopo trent'anni di lavoro e - lo voglio sottolineare - il mondo dei pendolari del treno e quello degli utenti dell'Ataf, che frequento ogni giorno. Da tutte le parti ho percepito che tante persone hanno deciso di dare una chance a Matteo Renzi.
Allora, forza Matteo, in bocca al lupo.
Con te possiamo fare in tre anni, quello che aspettiamo da trenta.
venerdì 6 dicembre 2013
L'Ataf che vorrei
Sento un moto spontaneo di solidarietà verso gli autisti dell'Ataf di Firenze, in sciopero selvaggio e a oltranza in queste ore e giorni.
I loro stipendi, le loro condizioni di lavoro, i loro ritmi sono in continuo peggioramento da anni - come lo sono peraltro gli stipendi e le condizioni lavorative di tutti.
E loro di certo invecchiano - come me - e - come me - avrebbero bisogno di potersi fermare più spesso, anche solo per fare pipì.
Nessuno più di me, ormai cinquantenne, può capirli.
Quindi chiedo comprensione per quelli di loro che stanno violando le norme vigenti.
Credo anche che facciano bene ad opporsi allo spacchettamento dell'azienda in tre diverse società - una manovra che mi sembra fatta solo per diluire inefficienze e perdite, senza toccare lo status quo.
Tuttavia hanno ragione anche coloro che criticano i sindacati, per i tempi e per i modi della protesta, perché questa protesta in prossimità dell'8 dicembre 2013 viene inevitabilmente strumentalizzata da coloro che vogliono minare l'ascesa di Matteo Renzi.
E questo è un peccato.
Perché Matteo Renzi è una persona che potrebbe mettere in discussione il cumulo di privilegi, sprechi, pigrizie, inganni mentali, errori organizzativi, sotto i quali è seppellita la speranza di avere, anche a Firenze, l'Ataf che potremmo e dovremmo avere.
Dico anch'io la mia, perché sono un addict del servizio pubblico, sono un pendolare che si muove da Prato a Firenze e per Firenze per dodici ore al giorno, sono uno studioso del mio territorio, sono un umile impiegato del Comune di Firenze.
Avrei, come tanti altri cittadini che usano davvero l'autobus, alcune proposte da fare.
Guarda caso i concetti nuovi che vorrei rappresentare sono quelli che i nostri movimenti civici propugnano da decenni, lasciandosi ispirare - fra l'altro - dalla grande tradizione del lean thinking, il pensiero snello:
- autobus più piccoli e, quindi più veloci nel traffico;
- linee più corte, più facili da memorizzare;
- meno fermate;
- e, di conseguenza, autobus più frequenti, un sistema più efficiente.
Immaginate quanto meno usurante sarebbe il lavoro di autista, se accettassimo questi principi.
Immaginate quanto sarebbero comode linee facili e frequenti: la linea L (Lungarni), la linea V (lungo i viali), un super 22 (dal centro all'aeroporto, passando per Novoli, università e nuovo tribunale - che prefigurasse quella che un domani sarà la tramvia 2). Un piccolo esempio, fra l'altro, c'è già anche a Firenze: la linea R Rifredi-Careggi. Mentre invece, gli attuali bussini che vanno in centro (C1, C2, D) sono un disastro, perche' sono stati messi su linee troppo lunghe, troppo dispersive, e sono troppo radi!
Immaginate quanto costerebbe meno il parco macchine, se invece di mostri - cassoni inadatti ai nostri centri storici - potessimo avere soprattutto "bussini".
Immaginate come sarebbe impiegato più efficacemente il contributo regionale, se finalmente fosse dato per i passeggeri trasportati, non per i chilometri percorsi!
Immaginate come sarebbe più facile prendere l'autobus per tutti, anche occasionalmente, anche per chi non conosce Firenze, come i tantissimi visitatori stranieri.
E per chi vive in località più lontane e più isolate? Lì io immagino dei taxi a tariffa agevolata, che trasportano anziani e disabili alla più vicina fermata terminale delle nuove linee più corte, ma più frequenti.
A chi vive a Firenze e dintorni, questo sistema ricorda qualcosa vero?
Sì, ricorda le LAM di Prato, un buon progetto che stava andando in questo senso e che poi è stato in parte snaturato, dalle solite vecchie tentazioni: percorrere più
chilometri e trasportare meno passeggeri; comprare autobus più grossi, in modo tale che viaggino vuoti e si muovano a fatica per le strette strade della nostra Toscana.
Cambiare è faticoso, ma non arrendiamoci!
Possiamo avere una Toscana migliore, per gli autisti, per i pendolari, per tutti.
Anche con Matteo Renzi, non necessariamente contro di lui.
mercoledì 4 dicembre 2013
Attenti a quei giudici
Ancora non sappiamo quali norme resteranno in vigore e per quanto.
Aspettiamo a gioire, vigiliamo.
Era partito un trappolone per lasciare in vigore solo la proporzionale e per reintrodurre le preferenze.
Solo Matteo Renzi e Roberto Giachetti si sono messi, con forza, di traverso, riproponendo primarie, collegi uninominali, premi di maggioranza dati eventualmente al secondo turno.
Ragione in più per correre in massa a votarli domenica 8 dicembre, alle primarie PD.
Ragione in più - qui per noi in Toscana - per continuare a fare pressione per una nuova legge elettorale regionale fondata su primarie obbligatorie, collegi uninominali, ballottaggi, con uno spazio per le opposizioni garantito in stile Provincellum.
martedì 3 dicembre 2013
Contro la schiavitù e contro gli sceriffi di Prato
Di fronte alla tragedia degli schiavi cinesi bruciati nello stanzone clandestino di Prato, mi sento di prendere una posizione, che credo coerente con la mia storia di Pratese e di attivista civico, liberale, libertino, toscanista, che milita da sempre per l'integrazione nella pienezza dei doveri - non certo solo dei diritti - dei nostri concittadini pratesi di origine zhejianese.
Per me - sia chiaro - poco hanno da dire coloro che hanno governato Prato dagli anni novanta al 2009. Tutti coloro che hanno avuto posti, favori e un po' di potere sotto le amministrazioni Martini, Mattei, Romagnoli - tutti - sono corresponsabili - locali, regionali e nazionali - del degrado generale della città e dei suoi borghi.
Se parlano, lo facciano per aiutarci a capire meglio i disastri economici, sociali, ambientali che hanno combinato.
Nemmeno l'amministrazione Cenni, che ha posto fine al Sessantennio, è riuscita tuttavia a fermare il declino della diligenza, della legalità, del decoro.
Non c'è stata nessuna inversione di rotta, perché coloro che si sono installati nei palazzi del potere locale e i loro alleati berlusconiani a Roma non hanno saputo fare le riforme necessarie.
Il comune, la provincia, lo stato, la prefettura, la questura, il palazzo di giustizia, il carcere, così come sono oggi, riescono solo a far chiudere una attività onesta in cui non si è rispettata di pochi centimetri la distanza fra il cesso e lo sciacquone. Contro la vera illegalità economica, sociale, ambientale, sono impotenti.
Rispetto il sentimento di fallimento - quasi di resa - espresso da Aldo Milone ieri su Facebook - ma non c'era bisogno dell'incendio per capire che atteggiamenti da sceriffo solitario, in una città non più a misura d'uomo, non ci stavano portando da nessuna parte.
Per riprendere il controllo del territorio, per lottare contro le morti bianche e il lavoro nero, per porre un argine a concorrenza sleale, evasione fiscale, criminalità organizzata, occorrono progetti a lungo termine, innovazioni radicali, il coraggio di unirsi, ben oltre le categorie superate del nostro passato politico - anche recente.
Ci sono delle idee nuove, su cui si riflette e si studia da anni: amministrazione di prossimità, con impiegati comunali in servizio permanente quartiere per quartiere, frazione per frazione, borgo per borgo, anche la domenica, anche di notte; corresponsabilità di inquilini e proprietari, che devono cooperare con le autorità civiche perché gli immensi spazi delle periferie non diventino covi di delinquenti e sfruttatori; legalità minima - minima, perché quella integrale non sarà possibile in Italia, né per i cittadini, figuriamoci per gli immigrati, almeno finché non inizierà un nuovo ciclo di riforme economiche - nella gestione dell'immigrazione.
Lottiamo per queste idee, perché non vogliamo che l'immigrazione continui a essere quello che è oggi, e cioè - letteralmente - importazione di schiavi da lasciar bruciare in stanzoni orrendi, dove però si produce abbastanza ricchezza per far campare una proprietà assenteista e i suoi complici, sfruttatori e trafficanti.
Mi offro volontario per tornare a riprendere questi concetti che, già oltre vent'anni fa, stavamo sviluppando con Massimo Carlesi, ma anche con Enrico Mencattini, e che proprio di recente avevo ripreso, anche in relazione ad altre tragedie dell'immigrazione clandestina, con l'amico Giacomo Fiaschi.
Non è il momento di tacere, né di stare a guardare.
E' il momento di rimettersi in discussione.
E cambiare.
Mancato quorum firme per i referendum, una brutta notizia
Comunque la si voglia mettere, il mancato quorum di firme per l'ultima tornata di proposte referendarie radicali è una brutta notizia. I Radicali italiani avranno anche fatto molti errori, ma la sensazione è che tanti cittadini attivi abbiano perso una occasione. I referendum, anche quando sono stati boicottati e traditi, sono sempre stati un pungolo positivo. Sostengo Matteo Renzi, ma non mi tranquillizza affatto pensare che la repubblica, adesso, ha solo lui, come speranza.
lunedì 2 dicembre 2013
Una perla fra i porci
giovedì 28 novembre 2013
Sono 30 anni che aspettiamo
Il giorno prima delle primarie PD compio cinquant'anni (50!). Mi aspetto un regalo: che Matteo Renzi vinca; che arrivi presto a palazzo Chigi; che, con Renzi premier, si facciano in 3 anni le riforme che sono mature da 30.
Diffuso su Toscana Insieme
mercoledì 27 novembre 2013
Un altro giorno perso, dietro a Berlusconi
Quello che è successo al senato, mercoledì 27 novembre, ha certificato il disastro degli anti-berlusconiani di professione.
Si è sbagliato tutto quello che si poteva sbagliare. Si è cacciato Berlusconi, forzando la Costituzione, le procedure e le leggi. Fra poche settimane se ne sarebbe dovuto andare lo stesso, per le conseguenze della sua condanna definitiva. La forzatura persecutoria c'è stata, eccome. Valeva la pena?
Si è trattato dell'ennesimo errore politico di persone politicamente fallite, come il capogruppo Zanda, come la Finocchiaro, come tanti altri.
A Berlusconi - che incarna il più grande fallimento politico della nostra generazione - si è regalata l'aureola del martire. A Grillo e a tutti i forcaioli, si è data la possibilità di vestirsi come improbabili catoni della nostra morente repubblica.
Per fortuna, possiamo consolarci con la possibilità, ormai imminente, di prendere le distanze dai berlusconiani e dai loro più fidi alleati, gli anti-berlusconiani.
E' possibile un salto politico, culturale, generazionale, persino di stile, domenica 8 dicembre, fra undici giorni circa. Matteo Renzi può lasciarsi alle spalle vent'anni di fallimenti, imbrogli, strumentalizzazioni.
Sosteniamolo.
PS
Amici Americani, buona festa del Ringraziamento, domani!
Amici Ebrei, buone feste di Chanukkà!
Amici Toscani e Italiani, buon voto il prossimo 8 dicembre!
lunedì 25 novembre 2013
Renzi, il peggiore di tutti
Ammettiamolo, fra i - non molti a dire il vero - leader politici che hanno tentato di sfidare lo status quo italiano ed europeo, Matteo Renzi è probabilmente il peggiore di tutti, il meno esperto, troppo giovane, troppo ambizioso, improbabile lui e chi gli sta vicino... E tuttavia sappiamo di lui alcune cose che dovrebbero farci correre in massa a votarlo alle primarie PD del prossimo 8 dicembre 2013. Posso provare a convincervi?
- Ambizione. A coloro che la considerano un difetto, vorremmo sommessamente ricordare che la carriera di Matteo Renzi è stata e sarà fulminea, soprattutto perché ha avuto la sorte di doversi confrontare con una generazione particolarmente arrogante, incompetente e inconcludente - oltre che abbarbicata e invecchiata al potere, e ha avuto il notevole coraggio di ribellarsi a essa, lui che avrebbe potuto farne parte.
- Character Assassination. Renzi, che era già da alcuni anni leader dei Popolari fiorentini, fu selezionato per la presidenza della provincia di Firenze nel 2004. Appena l'establishment si rese conto che il giovanotto era operoso e ambizioso, hanno cominciato a distruggerlo e non hanno alcuna intenzione di smettere. Si dice in giro, a Firenze, che Lamberto Dini avesse caldamente sconsigliato la sua nomina a presidente provinciale, profetizzando: scalpita troppo, è troppo bravo, finirà che andrà a Palazzo Chigi, o in galera. La macchina della maldicenza contro gli emergenti lavora sempre a pieno ritmo, ma la scelta fra dare fiducia a Lamberto Dini, o a Matteo Renzi, per la maggioranza dei cittadini sovrani, non dovrebbe essere così difficile.
- Fare. Sarà stato fortunato ma, in un decennio di crisi generalizzata della finanza locale, sotto i colpi del fallimento di ogni tentativo di riforma federale e con l'Italia ostaggio dell'insipienza e dell'impotenza dell'ultimo governo Berlusconi, Matteo Renzi è riuscito davvero a portare a casa alcuni risultati tangibili, sia come presidente della provincia (nuova Fi-Pi-Li, restauri, attenzione ai bambini e alla cultura), sia come sindaco di Firenze (pedonalizzazioni, risparmi in affitti, open data, amministrazione trasparente e, ancora, tanta attenzione ai bambini e alla cultura, cioè al futuro). Gli va riconosciuto che le cose su cui non ha potuto (ancora) incidere - come nuove linee di tramvia, il mostro della "scuola marescialli", le opere faraoniche dell'alta velocità, l'aeroporto - non sono nella sfera dei suoi poteri di sindaco. Anzi, ammettiamolo, se uno come lui non diventa presidente del consiglio, non ne vedremo mai la fine. Basta per votarlo, che ne dite? Ma se avete tempo, si può andare avanti...
- Giustizia sociale. Non ci sono ricette semplici. Non ci sono elusioni ed evasioni facili da colpire. Non c'è più nemmeno tutto quel nero di cui tanti favoleggiano. Tuttavia occorre fare qualcosa in nome del 90% della popolazione che ha meno, chiedendo maggiori sacrifici al 10% della popolazione italiana che possiede metà delle ricchezze del paese. Matteo Renzi, magari leggendo e facendo leggere di più Mario Seminerio, Luca Ricolfi, Franco Debenedetti, può farcela più e meglio di tanti altri, perché è più libero di tanti altri. Non viene da una casta, né da una fazione. Alle caste e alle fazioni che tengono in ostaggio il paese non deve nulla. Diamogli fiducia.
- Magistratura. Matteo Renzi ha un programma per tribunali e carceri? Non ancora, ma sta rapidamente sviluppando concetti importanti, partendo da prese di posizione che inizialmente sembravano strumentali. Ha frenato su amnistia e indulto, ma ha aperto a riforme radicali come le depenalizzazioni dei reati personali di consumo e costume (droga e sesso). E ha abbracciato un grande sogno di civiltà giuridica: la separazione netta fra custodia preventiva e pene definitive. I cittadini in attesa di giudizio non devono stare in carcere o, se proprio necessario, devono stare in luoghi di custodia ad hoc per loro, diversi e distinti dal sistema carcerario che ospita i condannati in via definitiva.
- Priorità. Non è solo l'unico leader politico che si candida credibilmente a fare poche cose importanti, ormai mature da anni, se non decenni. E' anche l'unico che le mette nella giusta priorità: prima di tutto abolire il senato, sennò la repubblica non si sblocca; poi abolire province e sfoltire mille altri enti intermedi, che devono diventare una proiezione del lavoro associato fra sindaci; poi il nuovo codice semplificato del lavoro; poi spendere meglio i pochi soldi che ci sono, spostando i sacrifici da chi lavora a chi ha proprietà, dando priorità alla scuola e all'innovazione; poi, una volta diventati un po' più efficienti, chiedere a tutta Europa di ripensare l'euro e soprattutto l'austerità... Senza fare almeno queste cose, in questo giusto ordine, non ce la faremo mai.
- Spese Pazze! Ma le avrà fatte? Essendo bravo, dinamico, estraneo al solito cliché autoreferenziale - indolente e inefficiente - della vecchia aristocrazia rossa toscana, Matteo Renzi ha tenuto sveglio l'interesse di alcuni suoi bravi oppositori, come Guido Sensi. Che cosa si capisce dal loro lavoro certosino? Che non è stato affatto un amministratore più sprecone di quelli che lo hanno preceduto. Semmai ha lavorato di più, ci ha provato di più! Il vecchio detto "chi non fa, non falla", vale anche per una carriera politica.
- Spoil System. Ha nominato tanti fedelissimi nelle sue amministrazioni, lo si accusa. Sbagli ne avrà fatti, ma se non avesse avuto vicino qualche fedelissimo e qualche competente, di certo ne avrebbe fatti molti di più, realizzando molto meno. L'accusa, inoltre, è troppo strumentale, quando viene da una casta politica che ha riempito di parenti e amici tutte le burocrazie, le università, la magistratura, le partecipate, e quant'altro.
- Stile. Ha la dote rarissima di ammettere di aver sbagliato, di sapere di non sapere, di essere sempre pronto ad ascoltare una battuta salace, un suggerimento ficcante, una critica non importa quanto aspra. Mai un attacco personale, mai un attacco strumentale. Sempre ironico e soprattutto auto-ironico. Sempre attento ad annunciare cose possibili, e immediatamente controllabili: dal dimezzamento dei posti in parlamento, all'abolizione delle province, alla riduzione del numero delle prefetture. E' stato provocatorio, il rottamatore, ma mai fazioso, denigratorio, liquidatorio. Su questo, almeno, lo si promuova a pieni voti.
- Uninominale. Tutto ciò che resta di una antica battaglia per rendere più competitiva, più innovativa, più leale, la competizione politica, radicando anche in Italia i collegi uninominali, le primarie, ma anche il doppio turno, sopravvive aggrappato all'area di Matteo Renzi, in particolare con l'impegno di Roberto Giachetti. Gli altri vogliono riportarci, tutti, indistintamente, verso il passato della proporzionale, il disastro delle preferenze, il ritorno della dittatura dei partiti e delle fazioni. Volete il paese dei Firmigoni, dei Fiorito, dei Fioroni, o piuttosto volete Renzi?
- Unione Europea. Matteo Renzi non ha un programma per la riforma del disastro degli eurocrati e dell'eurocrazia, è vero. Ma perché, qualcuno ce l'ha? Via non scherziamo, tutti gli altri sono fermi alle chiacchiere e alla retorica europeista più controproducente - quella che farà vincere i populismi e gli euroscetticismi più biechi e forse persino pericolosi. Ci vorranno anni di durissimo lavoro politico e culturale, per creare una nuova Europa che somigli più alla Svizzera e meno all'Unione Sovietica, oltre che per uscire dai limiti strutturali dell'euro. Nel frattempo, riconosciamoglielo, almeno Renzi crede nella pace perpetua fra i popoli europei, in una politica estera comune fra tutte le democrazie, nella libera circolazione delle persone e dei loro beni. Vi sembra poco, di questi tempi?
- Unire. E' un leader con una vocazione maggioritaria, che può unire cittadini di sinistra, di centro, di destra, indipendenti. Per questo le fazioni e le lobbies lo odiano, perché anche mettendosi tutte insieme faranno molta fatica a fermarlo. Per questo coloro che hanno la testa affondata nel passato, nelle vecchie identità, nelle vecchie appartenenze di prima del 1989, non lo sopportano: lui è oltre ma - a differenza di Grillo - è anche un pragmatico, un competente amministratore, un sincero democratico d'indole sufficientemente liberale. E' imperfetto, ma è libero. Ha principi, ma anche una capacità di pensiero snello. Potrà fare bene, o meno bene, ma soprattutto potrà fare. E' l'unico leader politico che può vincere, riformare il parlamento, e magari subito dopo scioglierlo e rivincere, in modo tale da poter stare al potere per almeno cinque anni come "sindaco della repubblica".
Infine - last but not least, ultima cosa ma non la meno importante - è abbastanza giovane da sperare di fare qualcos'altro, dopo la politica. E' importante per lui, ma soprattutto per noi. Di carriere lunghe e inconcludenti non ne abbiamo avute già troppe nella politica italiana?
venerdì 22 novembre 2013
Santa Cecilia
Santa Cecilia, per questo terzo anniversario dall'apertura del blog, ci ha riservato dei piccoli ma preziosi tocchi di grazia.
E' stata aperta la nostra pagina Fi-Po Link, Prates* e Fiorentin*, uniti per il metrò e per vivere meglio, insieme, la nostra piana metropolitana. Proprio oggi Stefano Alive ha caricato sulla pagina il bellissimo logo che ha regalato alla nostra causa e che riproduciamo anche in testa a questo post.
Come rete di amic* della Toscana impegnati per il cambiamento a partire dalle cose concrete, a partire dalla realizzazione del sogno del metrò di superficie Prato-Firenze, ci siamo registrati come comitato di sostegno alla campagna di Matteo Renzi, candidato alla guida del Partito Democratico e alla leadership della Repubblica.
Continua la nostra campagna per le primarie obbligatorie e i collegi uninominali, come fondamento della riforma elettorale toscana e - sperabilmente - anche di quella nazionale. Ci rivolgiamo a tutti i legislatori toscani: da Daniela Lastri a Marco Ruggeri, da Nicola Danti a Marco Manneschi, da Alberto Magnolfi ad Alessandro Antichi. Vi preghiamo di non essere ignavi: primarie e preferenze non sono davvero la stessa cosa. La Toscana deve continuare a essere fiera di essere stata la prima ad abolire il disastro delle vecchie preferenze facoltative all'italiana.
Non cambiando in meglio, non è vero che tutto resta uguale: si cambia inesorabilmente in peggio, si invecchia, si muore. Fatevelo dire da un vecchio attivista civico-liberale ormai quasi cinquantenne.
domenica 17 novembre 2013
Fi-Po Link
Fi-Po Link, dedicata a sostenere cambiamenti concreti per noi Pratesi, Calenzanesi, Campigiani, Sestesi, Fiorentini, per vivere meglio, insieme, la nostra piana metropolitana.
Ci siamo trovati, risvegliati, rimescolati, grazie alle energie liberate dalla leadership di Matteo Renzi.
Come sta accadendo a tanti altri, su altri fronti, il giovane leader ha stimolato anche noi a realizzare i progetti e i cambiamenti che sono maturi da decenni. Sfida noi "enni" ad essere all'altezza di ciò che abbiamo sognato e studiato e a fare, fino in fondo, la nostra parte, reagendo alla crisi, al pessimismo, alla paura - grande e credo comprensibile, condivisa da un vecchio attivista quasi cinquantenne come me, per esempio - di non veder realizzate le riforme, i miglioramenti, per cui lottiamo da trent'anni, ormai.
Una precisazione doverosa: non faremo l'ennesimo comitato per delimitare confini, compiti e funzioni di una eventuale nuova amministrazione metropolitana - che non siamo nemmeno sicuri che serva!
Ci occuperemo di miglioramenti concreti.
A partire dalla realizzazione del grande sogno che è maturo sin da quando la linea ferroviaria Prato-Firenze è stata raddoppiata: avere una vera linea metropolitana, che corra con piccoli treni leggeri e frequenti, sicuri, economici, privi di barriere architettoniche, veramente per tutti, fermandosi a tutte le stazioni.
Ci siamo anche registrati per sostenere il rinnovamento renziano alle primarie del prossimo 8 dicembre 2013:
http://social.matteorenzi.it/dettaglioComitato.php?idc=3805
Vi aspettiamo!
mercoledì 13 novembre 2013
Pane e politica
In questa notte terribile della repubblica italiana, i Toscani, le Toscane, dove sono? Che stanno facendo?
In materia di riforme elettorali, i nostri legislatori regionali erano arrivati a risultati storici:
- consegnare alla storia il disastro delle vecchie preferenze;
- un consenso diffuso su collegi piccoli se non addirittura uninominali;
- le primarie in ogni collegio;
- consenso sul fatto che, se nessuno raggiunge una maggioranza al primo turno, se ne deve fare un secondo, esattamente come avviene per i sindaci, e avveniva per i presidenti delle vecchie province.
E' ancora possibile un sano compromesso toscano, un "Provincellum", per far eleggere 24 consiglieri regionali scelti fra i migliori piazzati della maggioranza, e 16 consiglieri regionali scelti fra i più votati delle minoranze - come accadeva nei consigli delle vecchie province.
Rimandare l'attuazione di questo compromesso, nascondendosi dietro la polvere sollevata da ogni convulsione politica nazionale, è semplimente vile.
E terribile.
La Toscana avrebbe potuto e potrebbe ancora portare un segno di speranza nella scena politica nazionale, superando le proprie liste bloccate con una legge saggia, fondata su primarie obbligatorie, collegi uninominali, doppio turno.
Ogni giorno che passa, è perso.
E sono perse speranze.
E sono perse opportunità.
E sono perse vite.
Che cittadine e cittadini sovrani siamo, in questa morente repubblica, se non vediamo più la connessione intima fra pane e politica?
mercoledì 6 novembre 2013
Queer Festival Florence 2013
domenica 3 novembre 2013
Il caso Cancellieri-Caselli c'è eccome
Un caso che coinvolge non solo questi due personaggi apicali, ma anche decine e decine di loro collaboratori, conoscenti, e amici - ovviamente tutti in posizioni chiave dell'amministrazione giudiziaria e carceraria.
Non si è commesso alcuna illegalità, sia chiaro.
Si è solo fatto funzionare lo stato.
Sono assolutamente sicuro che, dagli atti, verrà fuori che la signora Ligresti non doveva stare in carcere.
Non ce n'era bisogno per le indagini e, in più, era pericoloso per la sua salute.
Solo che, gentili signore e signori amici e potenti, è altrettanto chiaro che lo stato lo fate funzionare solo per chi pare a voi.
Ci spieghino, le vostre signorie, come si fa a entrare - migliaia di persone che languono in galera, milioni di cittadini che aspettano giustizia - in questa lotteria della buona amministrazione, dove la vincita è che lo stato e la magistratura saranno veloci e diligenti?
venerdì 1 novembre 2013
Cancellieri di lotta e di potere
Potere, sì.
La cosa che più mi inquieta, in questa sera di Ognissanti, è che la Cancellieri ha potuto intercedere per la sua amica Ligresti, non in quanto ministro, ma in quanto donna potente già da prima di essere ministro.
I comuni cittadini languono in galera o nell'eterna attesa di giustizia, risposte, autorizzazioni. I potenti, invece, continuano a vivere agiatamente, divorando la repubblica, e ad aiutarsi fra di loro: burocrati, politici, magistrati, giornalisti, alti dirigenti Rai-Telecom-Alitalia-Poste...
PS
E dopo aver ascoltato i notiziari e i talk show di oggi, in particolare Cuperlo dalla Lilli Gruber, mi viene da aggiungere: a tanti alti papaveri della vecchia sinistra italiana, vorrei chiedere perché lo stato, le sue amministrazioni, le sue diramazioni, comprese le branchie guidate dai cosiddetti migliori - come il procuratore capo Caselli - funzionano bene solo quando nei tritacarne finiscono gli amici potenti (o, magari, i nemici giurati, come i Berlusconi)?
giovedì 31 ottobre 2013
Omaggio a Giachetti e Farinetti
mercoledì 30 ottobre 2013
Big data or big lies?
States and agencies are collecting big data, but why?
Results, in terms of security, are difficult to appreciate.
For sure, costs are impressive, and furthermore it is unacceptable that our leaders do not know nor details, neither the extent of these illegal activities.
Should we believe spies on their parole, when they say they do all the stuff to protect us? Or, are they threatening our privacy, freedom, life?
In such a mess, we see only room for arbitrariness, blackmail and corruption.
This is the shutdown we can agree with, in a bipartisan way.
domenica 27 ottobre 2013
Gli impegni di Matteo Renzi
Il primo punto, Italia, è stato a sua volta declinato in quattro obiettivi precisi per le riforme istituzionali:- via il senato, con l'abolizione del bicameralismo perfetto;
- via le province;
- legge elettorale che consenta l'elezione del sindaco d'Italia, quindi primarie, collegi, doppio turno;
- riforma della giustizia, a partire dalle storie drammatiche di coloro che languono nella cosiddetta e orrenda carcerazione preventiva, prigionieri dei tempi assurdi dell'amministrazione giudiziaria.
Sull'Europa, Matteo Renzi intuisce la necessità di sburocratizzare, pur ribadendo la speranza di un cammino federale. Intanto promette disciplina di bilancio, in cambio di un allentamento dell'austerità e di una maggiore solidarietà fra europei su questioni urgenti e concrete, a partire dalla frontiera di Lampedusa.
Sul lavoro, ribadisce il patrimonio storico accumulato dalle Leopolde, negli anni: codice del lavoro unificato e semplificato; sburocratizzazione e libertà di impresa; riforma della formazione professionale e del collocamento.
Su educazione e cultura, ha promesso meno riforme dall'alto e più fondi, più dignità, più centralità.
Il tutto ci è stato trasmesso in un discorso davvero energico e bello, già disponibile online dopo poche ore.
Renzi ha promesso che su questi quattro capitoli, se gli dovesse capitare di avere un ruolo nella politica nazionale ed europea, accetterà di essere valutato e ci proporrà di valutarci tutti insieme, alla Leopolda 2014 che verrà.
Che risultati saremo stati capaci di portare a casa?
Buon lavoro, a Matteo Renzi e alla sua squadra, sarà davvero dura, ma qualcosa può davvero cambiare.
Da questo blog ti daremo una mano, perché, come ha detto Alessandro Baricco, vogliamo tornare a casa, a quella libertà, ricchezza, bellezza, che ci appartengono, che vogliamo riprenderci.
* * *
PS di lunedì 28 ottobre 2013, ore 7.57:
Tutto bene? No, avrei tante cose da criticare e nel tempo sarò sempre esplicito con Matteo Renzi e il movimento politico che si sta raccogliendo attorno alla sua leadership. Questa leadership, tuttavia, è una occasione di cambiamento. Si può essere scettici quanto si vuole, ma non si può stare a guardare in disparte, magari augurandoci che tutto vada male...
La confessione di Epifani
Ha parlato della sua classe di liceo, una venticinquina di giovani che si maturarono, andarono tutti all'università, tutti divennero professori, professionisti, sindacalisti e politici.
Tutti classe dirigente, insomma.
Ha accennato, a mezza bocca, al fallimento di un'intera stagione politica, sì, ma ha detto anche che vorrebbe ricostruire un paese dove quel tipo di successo - che lui ha chiamato "libertà" - sia possibile.
Ci domandiamo, rispettosamente:
- chi ha distrutto la capacità di un liceo o di una università di garantire una professione e una realizzazione?
- chi sta impedendo, qui, oggi, l'accesso dei meritevoli a qualche opportunità?
- ma poi, è davvero giusto prospettare ai giovani, per la loro realizzazione, un mondo dove campano bene solo quelli che occupano il potere?
Non sono davvero sicuro di avere una risposta a queste domanda, ma una cosa credo di averla capita: non ce l'ha Epifani, né la classe dirigente di cui fa parte.
sabato 26 ottobre 2013
Tavolo 57 - Politica economica europea
Paure da vincere, miti da sfatare, ma anche sogni da rilanciare, speranze da coltivare, questo il crogiuolo che abbiamo creato. Ho lanciato qualche considerazione critica sulle grandi diseguaglianze, i costi burocratici, le derive tecnocratiche, che sono conseguenza diretta delle integrazioni sbagliate e degli eccessi di concentrazione di potere in sedi alte, lontane, distanti dal territorio e dalle democrazie locali.
Toscana, Corsica, Baviera, Fiandre, potrebbero e dovrebbero avere un ruolo maggiore nella costruzione della casa europea, mentre cerchiamo di ridimensionare i costi di tutte le burocrazie.
In attesa della relazione che sarà sintetizzata da Dario Parrini, segnalo che a tutti, veramente a tutti - nel gruppo ma credo anche fuori - sta a cuore che le istituzioni dell'Eurozona trovino soluzioni sempre piu' efficaci per continuare ad abbattere il costo degli interessi sui debiti pubblici. E l'austerità deve essere ripensata, modulata, ridistruibuita, in ciascun territorio, avendo sempre chiaro l'obiettivo storico dello sradicamento della povertà.
venerdì 25 ottobre 2013
Leopolda 2013
Porto con me la mia voglia di vedere la nostra terra maggiormente curata e custodita - capace di resistere, quindi, a eventi come le drammatiche piogge in stile monsonico di questo inizio autunno.
Porto con me la mia determinazione a chiedere al 10 per cento della popolazione, che possiede il 50 per cento della ricchezza, di dare una mano al restante 90 per cento, accettando che il peso della fiscalità si sposti dal lavoro alle cose - un'altra delle cose che aspettiamo da decenni!
Porto con me il mio impegno a sostenere coloro che, come Roberto Giachetti, si sacrificano in prima persona per farci uscire dalla palude: riforma elettorale con doppio turno, collegi ed elezione del sindaco d'Italia subito e si torni presto al voto - tutto il resto è - anche se viene dal Quirinale - una solenne presa in giro.
Sì, stavo riflettendo in questi giorni, il documento congressuale di Matteo Renzi è pieno di difetti, anzi, è sicuramente una delle peggiori piattaforme politiche che io abbia mai sostenuto nella mia vita, a parte tutte le altre...
Con Matteo Renzi, quindi, avanti.
lunedì 21 ottobre 2013
Assemblea a Palazzo Vecchio
Ho partecipato all'assemblea sindacale di stamattina a Palazzo Vecchio. Una occasione perduta per cercare di uscire da un circolo vizioso di frustrazioni e strumentalizzazioni.
Ci sono problemi contrattuali e stipendiali gravi, che né alti funzionari locali e centrali, né sindacalisti, né politici sembrano essere in grado di risolvere.
Si finirà con il taglieggare i lavoratori più poveri - la vasta platea di quelli che guadagnano meno di 3.000 Euro al mese lordi.
Lo sapete a quanto corrispondono netti e disponibili, vero? Sapete ancora fare i conti? Sapreste ancora pagarvi un mutuo e mantenerci un figlio?
E' stato interessante vedere che i più sofferenti, stamani, erano troppo spesso fra i più scatenati nel rifiutare le proposte politiche nazionali del sindaco Matteo Renzi che, fra i suoi tanti difetti, ha almeno il pregio di essere schierato - nella redistribuzione dei pesi dell'austerità - dalla parte di quelli che stanno sotto i 3.000 lordi, chiedendo maggiori sacrifici a chi sta sopra.
Cambiare davvero lo status quo è dannatamente difficile.
Occorre maggiore competenza e occorre il coraggio di essere più umili.
Con i fatti e anche con le parole.
E questa richiesta di coraggio, dobbiamo trovare il modo di trasmetterla anche a Matteo Renzi, l'unico leader politico toscano e italiano che sembra volerci provare davvero e avere qualche probabilità di farcela.
giovedì 17 ottobre 2013
Carcere, non tortura
Non direi nemmeno, come scrive sul Corriere Fiorentino di oggi il mio brillante amico Tommaso Ciuffoletti, che Renzi abbia veramente cambiato idea.
C'è stata una sbavatura concettuale, ma non c'è, nella storia del Sindaco, come ha ricordato l'amico Massimo Lenzi, l'essere indifferente nei confronti delle vittime. Fra di esse, ci sono, purtroppo e senza alcun dubbio, le migliaia di vittime della tortura carceraria italiana.
Perché è di questo che stiamo parlando, sia chiaro, non di una delle tante ingiustizie e inefficienze della nostra moribonda repubblica, ma di un paese - il nostro - condannato per tortura dalle corti internazionali, che ci hanno dato pochi mesi per rimediare.
Non ha invece sbagliato - e speriamo che anche su questo sia determinato, come su tante altre questioni irrisolte da decenni - a mettere i problemi nel giusto ordine, e cioè:
- prima di tutto l'immediata depenalizzazione di questioni bagatellari di costume, come il consumo di marjuana e di sesso (ma perché allora non ha firmato i referendum?);
- poi una soluzione diversa dal carcere per le decine di migliaia di concittadini che sono in attesa di giudizio;
- infine, la necessaria clemenza per chi ha sofferto e la necessaria amnistia per sgombrare i palazzi giudiziari da milioni di pratiche ormai irrecuperabili che la ingolfano.
Il problema, purtroppo, è sempre lo stesso: il governo Napolitano-Letta-Alfano-Letta ha la forza morale e politica di fare queste cose drammaticamente importanti in poche settimane? Nelle stesse settimane in cui devono essere varate norme che alleggeriscano l'austerità per i poveri e in cui si deve tornare al Mattarellum o a qualcosa di comunque meno ingiusto del Porcellum?
A voi è sembrato che il governo Napolitano-Letta-Alfano-Letta abbia il senso della drammaticità e dell'urgenza della situazione?
O non pare anche a voi, piuttosto, che quelli vogliano solo durare - non più solo fino al 2015, ora Letta parla ormai apertamente di un "percorso triennale"...
Ma fateci il piacere, tutti quanti.
Forza Matteo Renzi.
Non ci aspettiamo che tu sia perfetto, e possiamo perdonare una certa confusione nella tua comunicazione sulla giustizia.
Ci aspettiamo che tu faccia qualcosa, prima che la casta dei chiacchieroni impotenti ci faccia crollare tutto addosso.
Forza!
sabato 12 ottobre 2013
Con Matteo Renzi, riproviamo
Non ci è piaciuto tutto, ma - posso dirlo? - meno male!
Ha detto due o tre cose che per me fanno la differenza e staccano tutti gli altri concorrenti di diverse lunghezze.
Le cito senza un particolare ordine:
- la repubblica può essere salvata e le prime cose di cui c'è bisogno sono l'abolizione del senato e una legge elettorale maggioritaria che consenta l'elezione del presidente-sindaco d'Italia; la gente che soffre - quella che secondo i politicanti imbroglioni, ha "altre priorità" - sa che questo deve essere fatto e capisce molto bene che prima arriva questa riforma, prima andranno al potere leader di una nuova generazione capaci di liberalizzare e rilanciare l'economia;
- il lavoro deve essere liberato, dalle troppo norme e dalle troppe tasse; non si parla di libertà di licenziare, si parla di porre fine alla paura di assumere; è una questione che è in sospeso da decenni;
- le pensioni d'oro, gli stipendi della dirigenza pubblica (fuori mercato e fuori controllo) e le altre rendite devono essere le prime a contribuire al risanamento fiscale; non è una questione di bilancio, è una questione di giustizia.
Ecco, stasera mi fermo qui.
Fosse solo per queste tre cose, varrebbe la pena sostenere un uomo nato nel 1975 e tentare di portarlo alla guida della repubblica.
Forza Matteo.
Io - e parecchi altri amici civico-liberali - ci siamo e ci saremo.
Che D-o benedica l'Italia in questa rinnovato tentativo di scrollarsi di dosso sfruttatori, cementificatori, avvelenatori, chiacchieroni e fannulloni.
giovedì 10 ottobre 2013
Amnistia per la nostra morente repubblica
Questo blog è in rotta con re Giorgio, lo sapete.
Il messaggio sulla tragedia carceraria, però, è una cosa seria.
Depenalizzazioni, amnistia e indulto, sono necessarie per fronteggiare l'emergenza, in attesa di cambiamenti più profondi.
Fra le riforme strutturali, lo ha ripetuto ieri Oscar Giannino, dovrebbe partire subito almeno la separazione fisica, logistica e giuridica fra coloro che sono in attesa di giudizio e coloro che sono condannati.
Una separazione che i movimenti civico-liberali chiedono da decenni, ormai, inascoltati.
A coloro che fanno finta di non capire, diciamo: che il grano che guadagnate con le vostre carriere di urlatori e imbonitori, finisca in crusca.
Guai a quelli che, da posizioni di presunta forza politica, decidessero di ignorare le sofferenze degli ultimi!
Guai ai - politicamente parlando - imbroglioni delle varie Leghe che, dopo aver politicamente fallito per vent'anni, vogliono conservare lo stipendio facendo gli imprenditori della paura.
Guai agli opportunisti e ai senza principi - di sinistra, centro, destra, pentastellati compresi - che non hanno firmato i sacrosanti referendum e ora parlano a vanvera di riforme.
Guai ai giustizialisti, che strumentalizzano problemi giganteschi, per continuare a giustificare il loro anti-berlusconismo professionale. La loro stessa esistenza - dovremmo ricordarlo più spesso - spiega come mai Berlusconi è potuto sopravvivere tanto a lungo, come leader politico, nonostante tutti i suoi immensi errori politici.
L'elettorato ha avuto giustamente orrore di costoro e, spesso, al loro niente ha preferito Berlusconi, che è tante cose, ma è anche meno peggio di loro.Leggete attentamente il messaggio inviato alle camere dal presidente della nostra morente repubblica, secondo quanto previsto dall'art. 87 della costituzione: l'Italia viene condannata perché infligge torture ai suoi carcerati; con le nostre tasse dovremo rimborsare migliaia di persone che hanno sofferto in carcere; abbiamo decine di migliaia di persone che languono in prigione in attesa di giudizio; abbiamo i tribunali ingolfati da milioni di pratiche che resteranno sospese per anni ancora o finiranno in prescrizione - salvo che per i poveri, i disgraziati, i bagatellari, naturalmente.
L'amnistia è per l'intera repubblica, cioè per noi, prima che per tanti carcerati.
lunedì 7 ottobre 2013
Il popolo toscano è per le unificazioni, purché non calate dall'alto
Trovo che ci sia una connessione profonda fra i tragici fatti di Maremma di ieri e i risultati, che sono arrivati oggi, dei referendum sulle unificazioni di alcuni comuni toscani.
Esprimo, innanzitutto, le mie condoglianze alle due vittime. Voglio aggiungere anche un pensiero per i miei tanti cittadini che hanno subito danni. Un abbraccio particolare a Fiorella Lenzi, imprenditore vinicolo e agricolo dell'Alta Maremma, che si è trovata personalmente in grande difficoltà, sola in mezzo all'acqua e al fango.
La connessione, secondo me, sta nel motivo più importante per cui lottiamo per una rinnovata rete di borghi e comuni forti in Toscana: vogliamo meno burocrazie e meno politicanti, ma autorità locali più competenti, più incisive, che si prendano cura dei nostri territori.
Vogliamo la pulitura dei fossi, la tutela degli alvei dei torrenti, una rete di laghi e canali, l'ampliamento delle golene, la fine della cementificazione e della distruzione del nostro territorio.
Crediamo che la Toscana possa sopportare dei nubifragi straordinari, così come delle siccità prolungate, senza dover pagare un prezzo così alto!
Vogliamo comuni-comunità più ampi e più forti, per avere più stradini, più vigili del fuoco e dell'acqua, più borgomastri che si prendano cura di ciascuno dei nostri borghi.
Alcune delle unificazioni comunali che erano sottoposte al vaglio popolare in questa tornata, sono saltate, ma alcune sono state approvate.
Lo ripetiamo ancora una volta: la direzione è quella giusta, ma occorre che queste proposte non siano calate troppo dall'alto.
Occorre lasciare una libertà vera alle popolazioni locali, a ciascun borgo della Toscana.
Occorre accettare che gli elettori sovrani dettino i tempi e i modi.
Questo processo è troppo importante per essere telecomandato da pochi.
Mi vengono da segnalare alcuni punti critici, che non devono essere sottovalutati (come invece mi pare che si faccia in certe sintesi come questa dell'Anci Toscana):
- l'Abetone ha diritto di valutare la sua unione con i vicini emiliani, più che con il resto della Montagna pistoiese;- l'unione di Vaiano con Cantagallo rischia di rappresentare, per l'ennesima volta, il predominio di un pezzo di città sulla montagna; gran parte del comune di Vaiano, forse, dovrebbe tornare a essere un borgo di Prato; le comunità urbane e le comunità rurali hanno necessità profondamente diverse;
- alcune unificazioni, nel Chianti, sull'Amiata, altrove, sono troppo timide, e troppo condizionate dai vecchi confini provinciali;
- si devono affrontare alcune unificazioni fra tessuti urbani ormai indissolubilmente legati, come quella fra Pisa e S.Giuliano, fra Firenze e Sesto, abbandonando l'idea semplicistica che le unificazioni siano solo materia per comuni rurali e spopolati.
Questa deve continuare a essere una rivoluzione dal basso, una cosa seria, che richiede tenacia, coraggio, lungimiranza, ma anche tanta umiltà.
venerdì 4 ottobre 2013
19 comuni toscani al voto
L'unificazione fra piccoli comuni vicini è l'unico vero cambiamento che sia partito, in questa repubblica bloccata e morente.
E' l'unica rivoluzione dal basso che sia, al momento, possibile. Dopo tanti anni di appelli civico-liberali, oggi, finalmente, questo messaggio è stato recepito trasversalmente e persino nei ceti politici.
La formazione di comuni più ampi e più forti in Toscana è un prerequisito fondamentale, per portare avanti la battaglia contro lo status quo, per l'abolizione delle province, delle prefetture, di tanti inutili enti intermedi.
Non è solo lotta ai costi impropri della politica, o alle burocrazie, è molto di più: è la riaffermazione della centralità dell'autonomia di ciascuno dei nostri borghi e, al tempo stesso, della necessità di governare unitariamente i territori che formano la Toscana.
Certo, ci sono anche rischi e problemi.
Ne riparleremo.
Ma intanto, Toscan*, votate.
Cominciamo a cambiare qualcosa.
giovedì 3 ottobre 2013
Please, do not do it
Potremmo fare qualcosa di concreto per porre fine
a queste disgraziate partenze?
Sì, potremmo, come scrive da Tunisi il mio amico Giacomo Fiaschi.
We implore all of you, migrants: do not be fooled by enslavers, do not mess with smugglers, do not embark illegally.
There is no hope for you, over the Strait of Sicily, but only the hypocrisy of a helpless and dying republic, the Italian one.
The Western humanitarian system will always think first to the salaries of its bureaucrats and will never have enough resources to help all of you.
If you can, please, do not leave, do not come that way.
- Another inevitable tragedy (Italian)
- Scores die off of Italy (English)
- Naufrage (French)
martedì 1 ottobre 2013
Occasioni perse e distanze da colmare
L'ultimo pacchetto referendario dei Radicali e di altri coraggiosi riformatori è arrivato in cassazione praticamente dimezzato.
Solo alcuni dei dodici quesiti proposti, hanno raccolto la firma di 500.000 proponenti.
Si tratta, lo ricordiamo, di quelli sulla giustizia, quelli che hanno raccolto l'appoggio dei tifosi di Berlusconi.
Che dire ai Grillini che hanno ignorato il referendum contro il finanziamento pubblico?
Che dire a SEL e a Vendola, che avevano promesso di firmare alcuni - importantissimi - quesiti per le depenalizzazioni? Depenalizzazioni che sono essenziali per porre fine alle ingiustizie nei palazzi di giustizia e nelle carceri.
Che dire a tanti democratici - renziani compresi - che si sono tenuti tatticamente in disparte?
Non voglio accusare nessuno. Do' per scontate le furbizie politiche e, naturalmente, le tattiche di sopravvivenza di tutti gli sfruttatori e imprenditori delle indignazioni e delle paure popolari.
Di certo costoro hanno perso una occasione importante di mettere una zeppa negli ingranaggi della dittatura dello status quo. Ammesso e non concesso che lo vogliano...
Quelli che hanno veramente perso una occasione, comunque, sono i cittadini connessi in rete - i cosiddetti netizens - che devono imparare che non bastano i "like" su Facebook per cambiare le cose.
Senza alzare il sedere dal divano, senza uscire di casa - per esempio andando in comune a firmare per referendum che possono minare le caste - non si cambierà nulla.
Non basta essere tifosi, o indignati in rete.
Occorre essere cittadini attivi nella realtà, non solo navigatori nella rete virtuale.
Ci sono ancora grandi distanze da colmare - per lo più a piedi, in bici, o sui defatiganti e fatiscenti mezzi pubblici italiani - per riprenderci la vita, la libertà, la repubblica.
lunedì 30 settembre 2013
La risposta di Rossi
Il presidente Enrico Rossi ha inviato una risposta al nostro post Allarme Rossi.
Lo ringraziamo e la pubblichiamo integralmente:
Mon, 30 Sep 2013 12:00:40 +0200
Date: Mon, 30 Sep 2013 12:00:40 +0200
Message-Id: <201309301000.r8UA0eSm017792@RT-LETTPRES.hypertix.local>
From: Regione Toscana - Segreteria del Presidente <enrico.rossi@regione.toscana.it>
To: mauro.vaiani@gmail.com
Subject: Risposta dal presidente della Regione Toscana
Gentile signor Vaiani,
sono lieto di rispondere alla sua mail confermando il mio impegno a rispettare quanto dichiarato già in campagna elettorale: nel 2015 andremo al voto per il rinnovo del Consiglio regionale con una nuova legge elettorale. Esiste un accordo con i capigruppo in Consiglio regionale per cui la nuova legge dovrà essere presentata, discussa e approvata entro l'inverno e una convergenza per reintrodurre il voto di preferenza. Questo si sposa con la decisione già assunta di ridurre i membri del Consiglio da 55 a 40. Si tratta di misure per la sobrietà della politica, per la riduzione dei costi e per restituire a tutti gli elettori la possibilità di scegliere i propri rappresentanti.
Cordiali saluti
Enrico Rossi
* * *
Prendiamo atto che il nostro allarme era giustificato.
La riforma ora ci viene promessa entro l'inverno (che quest'anno finirà il 20 marzo 2014), invece che entro il 2013. Politicamente parlando, questo equivale a un rinvio sine die.
Restiamo in attesa:
- di una discussione pubblica e pubblicizzata in consiglio regionale (al più presto, perché è ora di finirla con le parole al vento e con i continui rinvii);
- di una votazione palese in cui ciascun consigliere esprima la sua scelta fra il sistema primarie-collegi e il ritorno alle preferenze (c'è una grossa differenza politico-culturale fra le due cose e il popolo toscano ha diritto di sapere come la pensano i suoi rappresentanti su questo tema delicatissimo).
Dopo che, in forma pubblica e solenne, il consiglio regionale avrà scelto fra primarie e preferenze, gli elettori sovrani della Toscana valuteranno.
Il nostro piccolissimo gruppo di opinione per la riforma toscana, è schierato dalla parte dei collegi uninominali e delle primarie obbligatorie, ma può dare una mano, se proprio sarà necessario, per far sì che il mai troppo esecrato ritorno delle preferenze sia meno disastroso di quello che purtroppo potrebbe.
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