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martedì 24 dicembre 2013

I lavoratori di Matteo Renzi


 

Oggi sul Tempo di Roma è stato pubblicato un articolo di Massimiliano Coccia, che è disponibile sulla rassegna stampa della Regione Toscana e quindi tutti potete andare a leggerlo. Vi si descrivono con ampiezza la struttura e i dati sociali di alcune società che hanno lavorato per Matteo Renzi sin dagli albori della sua ascesa politica. Ne parlo perché uno dei soci di una di queste società - Dotmedia - è Davide Bacarella, un mio amico personale.
Cosa ci racconta l'articolo? Che Andrea Conticini, il cognato di Matteo Renzi, e tutta una serie di altre persone con lui, hanno lavorato sodo in questi anni. Con trasparenza totale, visto che tutti i dati delle loro collaborazioni, delle campagne che hanno realizzato, delle commesse che hanno realizzato, sono facilmente reperibili online.
Al di là di inesattezze per le quali ci dovranno essere nei fori competenti degli adeguati risarcimenti, in cosa sbagliano - pesantemente - il Tempo e Massimiliano Coccia? Nel diffondere attraverso l'articolo la sensazione che le società che hanno lavorato per Matteo Renzi abbiano ricevuto "contributi pubblici", come invece li ricevono - da sempre - i grandi editori, le grandi televisioni, i grandi partiti, i grandi sindacati, così come tutti coloro che vivono nelle grandi corti politiche romane.
Eh no.
Paragonare le donne e gli uomini che hanno lavorato per Matteo Renzi alle caste e ai privilegiati del sistema politico-economico di cui sono piene le corti degli altri uomini potenti della Repubblica, è ingiusto e ingannevole.
Lo status quo si difende dicendo che i cognati sono tutti uguali, ma è sbagliato.
Non solo il cognato di Renzi è molto diverso dal cognato di Fini, ma diremmo di più: così come, a ben vedere, il cognato di Fini era molto meglio della corte di Berlusconi, il cognato di Matteo Renzi è di gran lunga preferibile ai prepotenti e ai privilegiati della vecchia sinistra.
Lo dico e lo scrivo come un augurio di Natale 2013: non facciamoci ingannare da quelli che, alzando polveroni, diffondono un sentimento di impotenza e rafforzano il dubbio che non si possa cambiare nulla.

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