Partiamo da un presupposto, un pre-giudizio se volete: lo status quo in materia di ordinamento della giustizia non è più tollerabile. Lo sa ogni persona che ha avuto a che fare con i tempi insopportabili della giustizia nella Repubblica Italiana, soprattutto se umile e povero, figuriamoci poi se addirittura innocente.
La recente riforma costituzionale sulla separazione delle carriere fra i giudici terzi e i magistrati incaricati della pubblica accusa non sarà certo la panacea dei mali della giustizia italiana, ma, piaccia o meno, è la prima volta dopo decenni che si mette in moto un processo riformatore d'impronta garantista. Cosa di cui abbiamo estremamente bisogno in questa Repubblica sempre più centralista e autoritaria.
Partiremo dalle pacate e profonde parole con cui è stata annunciata la formazione del Comitato “Marco Pannella – Leonardo Sciascia – Enzo Tortora per il Sì alla separazione delle carriere”, per sostenere la riforma della giustizia approvata in Parlamento (fonte Radio Radicale): << Senza dimenticare che la separazione esisteva prima del fascismo, è del 1967 la prima manifestazione del PR davanti alla Cassazione "per la giustizia giusta" Oggi salutiamo l'adozione da parte del Parlamento di questo segmento della riforma con la costituzione del "Comitato Marco Pannella-Leonardo Sciascia-Enzo Tortora per il Sì alla separazione delle carriere". Un segmento. E quindi: abolizione dell'obbligo dell'azione penale e la sottoposizione del PM a controllo democratico; effettiva e periodica selezione professionale dei magistrati; rilancio del carattere accusatorio del nuovo processo penale; responsabilità civile dei magistrati; effettivo gratuito patrocinio per i non abbienti.

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