Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso
giovedì 5 giugno 2014
Non scherziamo con la Toscana
Dal 2010, sulla scorta della pressione popolare anti-casta e delle ripetute promesse del presidente Enrico Rossi e di altri leader politici regionali, il consiglio regionale toscano sta discutendo una riforma elettorale.
Abbiamo seguito questo dibattito per tutti questi anni.
Ci siamo sacrificati ed esposti, insieme a tanti altri intellettuali, attivisti, cittadini appassionati di una selezione democratica, dal basso, con primarie, in piccoli collegi, di una nuova generazione di leader.
Perché, in un momento storico così drammatico, questa riforma del meccanismo è tanto importante?
Lo continueremo a gridare dai tetti: avremo riforme e speranza, solo con nuova generazione di leader. Un meccanismo selettivo e competitivo per sceglierli, quindi, è vitale.
Coloro che sono in carica come consiglieri regionali, legislatori della Toscana, non possono sfuggire a questa responsabilità.
Guardate la foto di commento di questo post: ritrae Vittorio Bugli, Marco Ruggeri e Andrea Manciulli in un incontro stampa di poco più di un anno fa, dedicato proprio alla riforma elettorale toscana.
Sembrano passati secoli, non è vero?
Nel frattempo, politicamente parlando, è successo di tutto.
I raggruppamenti, i rapporti di forza e molti stessi componenti del consiglio regionale toscano sono cambiati, con l'accavallarsi di continui rivolgimenti politici.
La riforma elettorale toscana, però, non è stata ancora fatta.
Allora noi lo dobbiamo ripetere, fino allo sfinimento: la riforma deve essere votata, in questi giorni, in queste settimane, prima delle ferie estive, pena una deflagrazione politica che, francamente, il popolo toscano non ci pare meritare.
* * *
A che punto siamo?
Il numero dei membri del prossimo consiglio, quello che verrà eletto nel 2015, è già stato ridotto a 40 membri. Il consiglio, finora, è sembrato orientato verso un impianto proporzionale, con un piccolo premio di maggioranza per la maggioranza del presidente eletto.
Su tutto il resto si discute ancora e non si tratta certo di dettagli.
Alcune questioni critiche:
- i collegi devono essere piccoli, per consentire a ciascuna lista di presentarsi con pochi volti riconoscibili di candidati ancorati al territorio; si parla di dividere la provincia di Firenze in almeno quattro collegi; ma una divisione dovrebbe essere pensata anche per i territori provinciali di Pisa e Livorno;
- le soglie di accesso alla rappresentanza non possono essere troppo basse; altrimenti si rischia di riempire il consiglio di consiglieri che sarebbero ininfluenti capigruppo di se stessi;
- bisogna guardare con favore alla celebrazione di più turni di voto; sì a primarie generalizzate per tutti, per scremare i pretendenti, seguite da secondarie e, se necessario, anche da ballottaggi; una dura selezione, a tappe, protratta nel tempo, permette alla gente di conoscere meglio gli aspiranti leader e consente ai leader di imparare a essere più umili e più pragmatici;
- si vogliono stampare i nomi sulle schede e si vuole consentire a tutti gli elettori di dare una preferenza; ma questa preferenza, se proprio la si vuole, deve diventare praticamente un voto obbligatorio, per prevenire il fatto che gli eletti siano scelti da minoranze organizzate, alle spalle di maggioranze ignare;- questa nuova preferenza facilitata - come viene chiamata - non può, in ogni caso, sostituire quel necessario processo selettivo interno a ciascun partito che solo le primarie possono garantire; i partiti devono scegliere i propri leader PRIMA delle elezioni, non DURANTE le elezioni; la mancata considerazione di questa elementare necessità ha reso litigiosa, faziosa, costosa e inconcludente la vita politica per tutta la storia della repubblica.
* * *
Vogliamo ricordare un pochino di storia toscana recente?
Nel 2004 il parlamento toscano scelse di abolire le vecchie preferenze facoltative all'italiana e di iniziare la sperimentazione di primarie.
Le ricostruzioni sulle reali motivazioni dei protagonisti di quella riforma si sprecano e sono sempre tendenziose, ma la realtà è che, grazie a quella scelta radicale, la Toscana ha avuto da allora le campagne elettorali meno costose d'Italia e - di conseguenza - un ceto politico molto meno corrotto di quello che si trova nel resto della nostra malandata repubblica.
Nel 2009 la legge elettorale toscana conobbe una revisione, per limitare il numero delle poltrone e la frammentazione politica. I candidati furono ancorati maggiormente al loro piccolo collegio. Le primarie istituzionalizzate sono costate ai Toscani molto meno di quanto i Lombardi hanno speso i "Firmigoni" e i Laziali per i "Fiorito".
Inoltre, per chi le ha celebrate, si sono confermate nel medio-lungo termine uno straordinario investimento politico.
Non scherziamo, allora, su ciò che è stato promesso.
Il 2014 deve essere la data della necessaria e ulteriore riforma elettorale toscana.
Al lavoro, consiglieri.
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