ALE, l'Alleanza Libera Europea (European Free Alliance), è una rete europea composta da una cinquantina di forze territoriali, di diversa ispirazione e consistenza.
E' una grande alleanza di indipendentisti storici delle nazioni ancora senza stato (dalla Scozia al Nagorno-Karabakh), di autonomisti e localisti, di federalisti e confederalisti. Nel Parlamento Europeo è presente all'interno dello stesso gruppo dei Verdi, insieme ad altri europarlamentari ecologisti, civici, o comunque indipendenti rispetto allo status quo dell'eterna austerità e delle sterili tecnocrazie dell'Unione.
Nella Repubblica Italiana, dopo anni di stasi, il mondo dei territorialisti EFA è tornato attivo attraverso la giovane ma già promettente esperienza di Autonomie e Ambiente.
Nell'assemblea generale europea di oggi (1 ottobre 2020), ALE ha dovuto prendere una decisione difficile e sofferta, la cui maturazione ha richiesto anni. E' stato espulso dall'alleanza il Partito Sardo d'Azione (PSDAZ), che ne era stato uno dei fondatori.
La dolorosa amputazione è stata resa necessario dal fatto che, ormai da anni, il PSDAZ ha uno stretto legame organizzativo e politico, con la Lega Salvini Premier, vale a dire con il partito che Matteo Salvini ha rifondato, facendo della vecchia Lega nordista di Bossi un partito nazionalista e centralista italiano, con venature populiste, avvelenato da rigurgiti bigotti, reazionari e razzisti. Peraltro un partito, la Lega - ma questa non è una novità di Salvini perché sotto Bossi le cose già andavano così - che è amministrato in modo verticista e autoritario dal suo capo.
La Lega, vale la pena ripeterlo, sin dai tempi di Bossi, ben prima di Salvini, è stata un organismo politico centralista e autoritario. Una emblematica eterogenesi dei fini, per un movimento nato sulla voglia di identità e autogoverno di Lombardi, Veneti e Piemontesi. Sin dalle sue origini, nessun attivista della Lega ha mai avuto autonomia di pensiero o di azione. I rappresentanti territoriali sono sempre stati tutti commissari nominati dal capo indiscusso pro-tempore. Un ristretto gruppo dirigente ha sistematicamente impedito per un ventennio (e continua ancora oggi ad impedire) l'emersione di ogni possibile nuovo leader locale.
L'espulsione del PDSAZ ha fatto chiarezza. Non sono tante, in Italia e in Europa, le forze votate al decentralismo, non hanno così tante risorse umane e organizzative, non possono permettersi di essere (ancora!) accostate a forze leghiste o para-leghiste.
Il PSDAZ, con i suoi legami con il centralismo leghista, si è di fatto trasformato in una vera e propria palla al piede, che ha impedito per anni lo sviluppo di una rete di localisti e territorialisti, anche in Italia. Una rete che invece promette di rendersi protagonista non solo nella difesa della attuale Repubblica delle Autonomie, ma anche e soprattutto nella costruzione di una Italia e di una Europa modernamente confederali (sull'esempio della Svizzera, non della Cina o degli USA), dell'avanzamento del decentralismo anticolonialista e anti-imperialista nel mondo, per l'autogoverno di tutti, dappertutto.
Spiace davvero per l'antico partito sardista, fondato nel 1921 da personaggi come Emilio Lussu, ma la sua alleanza (ripetiamolo: organica, non programmatica; strategica, non occasionale) con Matteo Salvini è solo l'ultima di una serie di scelte sbagliate, che hanno infine trasformato il PSDAZ in una succursale coloniale del centrodestra italiano (e anzi delle componenti più centraliste e più autoritarie di esso).
Nella stessa sessione assembleare, ALE ha accolto tra i suoi membri il Patto per l'Autonomia (Friuli - Venezia Giulia), la forza che insieme ad alcuni attivisti e intellettuali di altre regioni (in particolare toscani e siciliani) è riuscita a promuovere la rete italiana di Autonomie e Ambiente. Il Patto è una forza politica rappresentata nel suo consiglio regionale e sempre più cruciale nella costruzione di una alternativa al leghismo e al nordismo.
Tra i principali protagonisti di questa importante scelta di ALE, vanno ricordati dirigenti europei come la basca Lorena Lopez de Lacalle e il catalano e neodeputato europeo Jordi Solè, oltre a Roberto Visentin, mentore e ispiratore della riorganizzazione dei decentralisti, territorialisti e localisti italiani attraverso la costituzione della rete Autonomie e Ambiente.
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