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domenica 17 dicembre 2023

La gioia contagiosa di Chivasso

 


 

 

Da Prato, dopo Chivasso, domenica 17 dicembre 2023

Poche centinaia di storici autonomisti, insieme a una nuova generazione di territorialisti e ad alcuni ambientalisti localisti e bioregionalisti stanno iniziando un viaggio con cui intendono raggiungere almeno un milione di cittadini appassionati di diversità e biodiversità. E’ una missione difficile e quindi proprio per questo necessaria.

A Chivasso sabato 16 dicembre 2023 un gruppo di dirigenti di movimenti e gruppi territoriali, riuniti per celebrare gli 80 anni della incredibilmente attuale Carta di Chivasso, hanno confermato la decisione presa già da alcuni mesi: prenderà il largo una navicella politica armata solo della storia di EFA (l’alleanza europea delle piccole nazioni e delle regioni in cerca di autogoverno), dei quattro anni di lavoro politico e culturale di Autonomie e Ambiente (sotto la guida degli amici del Patto per l’Autonomia Friuli-Venezia Giulia), dell’apporto dell’Alleanza per l’Autonomia; dell’energia di alcuni campioni di civismo e ambientalismo sparsi in tutti i territori della Repubblica.

Il progetto sarà contraddistinto, oltre che dal colore viola di EFA, da tre parole chiave: patto, autonomie, ambiente. In vista c’è l’importante scadenza elettorale delle elezioni europee del giugno 2024, una occasione imperdibile per rivolgere un messaggio a tutti i cittadini elettori della Repubblica, almeno a quelli che vanno ancora a votare, che non sono accecati dal rancore e dal disprezzo verso la politica, che hanno già cuore e mente aperte alle autonomie personali, sociali, territoriali. Autonomie che sono state ferocemente tradite da tutti gli altri partiti e partitini italiani.

La nuova lista, per quanto inclusiva e plurale, potrà sembrare un vaso di coccio fra coloro che i media raccontano come i veri vasi di ferro. Una informazione greve e conformista racconta di uno scontro polarizzato fra destra e sinistra, tra pochi leader nazionali. Sembra esserci davvero poco spazio per i battitori liberi in questo bipolarismo che è anche una competizione a chi è più ignorante, semplicistico, greve, spesso volgarmente opportunista.

Eppure dai pochi coraggiosi di Chivasso vengono pronunciate ad alta voce parole di verità e di speranza difficili da ignorare, anche dall’attuale greve e conformista mainstream.

Da ormai trent’anni centrosinistra, centrodestra, vecchi e nuovi movimenti si alternano al potere, ma tutti condividono la stessa mentalità centralista. La fallacia di sinistre, centri, destre, salviniani e pentastellati è che esistano ricette “italiane” (o anche “europee”) che possano funzionare dalle Alpi alle isole Pelagie. Ricette one fits for all che semplicemente non funzionano, non importa quanti slogan vengano inventati dagli spin doctor per bombardare i pochi spazi rimasti di dibattito pubblico.

Essendo tutte subalterne alla stessa mentalità centralista e – come si è visto chiaramente in tempi di pandemia e guerra – autoritaria, le forze politiche dominanti, una volta al potere, si acconciano alla mera difesa dello status quo (italiano, europeo, atlantico, onusiano). Magari si rivelano anche moderate, ma restano incapaci di fermare il declino. Magari si presentano come competenti, ma non è con la tecnocrazia centralizzata che salveremo una vita a misura di persona umana per le generazioni future.

E’ profondamente sbagliato credere che ai problemi creati dalle concentrazioni di potere e ricchezze della modernità si possa porre rimedio con più centralismo, non importa se italiano, europeo o internazionale.

Ci sono almeno un milione di persone in grado di comprendere i pericoli del centralismo autoritario in questa Repubblica? Quelli del patto Autonomie e Ambiente scommettono di sì.

Per raggiungerli alzano dei segnali luminosi, visibili anche a grande distanza. Ricordiamo i principali:

- prendere coscienza che la democrazia mediatica è un grande imbroglio e quindi sono inaccettabili tutte le forme di elezione diretta di un capo politico dello stato italiano (no al premierato, no al sindaco d’Italia, no al podestà d’Italia;

- lavorare per una confederazione europea di regioni, territori, popoli, rifiutando gli “Stati Uniti d’Europa”, che purtroppo sono diventati l’etichetta di coloro che tifano per un superstato ancora più centralista dello stato italiano, ma rifiutando anche i nazionalisti che vogliono conservare i vecchi stati centralisti così come sono;

- rispettare la Costituzione e gli Statuti vigenti nella Repubblica delle autonomie, oggi sfacciatamente traditi, tornando a decentrare risorse e competenze al più basso livello possibile, attuando fino in fondo il principio della sussidiarietà.

Solo enti locali forti e competenti possono garantire la giustizia, la sicurezza, i beni comuni, i servizi pubblici locali, la sanità pubblica di prossimità, l’assistenza ai nostri anziani, lavoro di qualità per i giovani, un ambiente abitabile per le generazioni future.

Bisogna essere esigenti in materia di protezione sociale e responsabilità ambientale, ma se a risolvere i problemi non ce la fanno coloro che vivono vicino e conoscono ciò e coloro che governano, nessuna tecnocrazia più alta e lontana potrà riuscirsi al loro posto. Questo è il succo del nostro realismo personalista, comunitario, umanitario, libertario, decentralista e confederalista.

Questo pensiero e questa modalità di azione sono l’opposto della mentalità dominante, ma, per coloro che le abbracciano, saranno anche fonte di una gioia che potrebbe risultare contagiosa.

Grazie al chiarore di questi segnali, si sono potuti avviare cantieri politico-culturali ancora più ambiziosi, come la lotta contro opere faraoniche inutili e pericolose (per esempio il Ponte di Messina), il gruppo di studio Sanità Pubblica e Prossima, le riforme economiche anticentraliste e antiautoritarie elaborate dal Comitato Charta di Melfi e, ultimo non certo per importanza, il Forum 2043, dove si immaginano paesi nuovi, ancora abitabili, una speranza per le generazioni future.

Come disse Émile Chanoux, l’autonomista valdostano e martire antifascista, ciò che fu scritto a Chivasso vale per tutte le regioni, tutti i territori, tutti i popoli. La Carta di Chivasso ha proiettato antichissimi principi confederalisti nella modernità e nella contemporaneità.

Ora tocca a noi, che sentiamo dentro la gioia di Chivasso e vogliamo lasciare che essa si diffonda, contagi, risvegli, unisca.

Mauro Vaiani Ph.D.

garante di OraToscana

segreteria interterritoriale del patto Autonomie e Ambiente


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