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martedì 6 marzo 2018

Contro la divisione dell'Italia



Questa immagine di una Italia divisa fra i colori di un nord leghista e di un sud pentastellato ha avuto un certo successo in rete nelle ore e nei giorni di questo interminabile conteggio dei risultati elettorali del 4 marzo 2018.
In parecchi hanno notato che l'Italia sembra ancora fratturata fra corpi politico-elettorali ancora largamente coincidenti con gli antichi stati italiani.
Solo alcune menti più acute, fra cui un lucido Sergio Scandura in una corrispondenza su Radio Radicale lunedì 5 marzo 2018, hanno compreso che questa divisione italiana corrisponde a un problema geopolitico che non può essere più nascosto sotto il tappeto.
Se l'Italia è ancora oggi così divisa, dopo centocinquant'anni di nazionalismo, militarismo, colonialismo, fascismo, partitocrazia, centralismo berlusconiano e infine renziano, occorre domandarsi se non siano proprio queste prepotenze, questi sforzi di concentrazione di potere e di ricchezze, a produrre esattamente il contrario di quello che si attendono le elite dominanti.
Più si insegue il centralismo, più si divide l'Italia, questa ci pare la realtà brutta che in troppi non vogliono vedere.
Il Sud continua a declinare e a spopolarsi, ma nel frattempo anche il Nord resta indietro rispetto ad altre regioni europee, più competitive perché più vicine al cuore della Eurozona.
Noi decentralisti suggeriamo una strada opposta: poniamo fine al centralismo.
Andiamo oltre questo presente dominato dall'estrazione neocolonialista di risorse dalle regioni povere per portarle nelle regioni già ricche.
Lasciamo che ogni territorio italiano riprenda in mano le redini della propria economia locale, del proprio tessuto sociale, della propria identità culturale e spirituale.
Lasciamo che ogni angolo d'Italia torni ad autogovernarsi liberamente e responsabilmente.
Ispiriamoci più alla Svizzera che all'odioso centralismo francese.
Trasformiamoci in una comunità di stati che si autogovernino, più liberi, più responsabili, più giusti, più rispettosi del proprio territorio, più impegnati nel proprio avanzamento sociale, governati da regole democratiche più chiare e più semplici del #Rosatellum (e delle altre orribile leggi elettorali che sfigurano la nostra vecchia e malandata repubblica italiana).
Credeteci: ci ritroveremmo incredibilmente più uniti, in una rinnovata confederazione italiana ed europea.
Se davvero volete porre rimedio alle minacce di gravi fratture politiche e geopolitiche dell'Italia e dell'Europa, iniziata un'azione autonomista.

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