Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso
lunedì 30 dicembre 2013
Via anche il Cnel
domenica 29 dicembre 2013
Il probabile disastro delle preferenze
da http://corrierefiorentino.corriere.it
quella che lei chiama politica degli annunci e promesse si sta trasformando in modo puntuale in realtà. Nel 2010, a partire dalla campagna elettorale e poi con il programma di governo, avevo preso due impegni:
1) ridurre i costi della politica. E infatti i consiglieri regionali sono stati ridotti da 55 a 40 e gli assessori da 10 ad 8; solo nel 2013 abbiamo tagliato le spese di oltre 52 milioni; abbiamo venduto le auto blu e presidente e assessori viaggiano su una Fiat Punto a metano, in treno nella standard e in economy e low cost in aereo;
2) cambiare la legge elettorale regionale e reintrodurre le preferenze. Tutto ciò al fine di ristabilire un rapporto più diretto tra elettori ed eletti. Su questo il Consiglio regionale approverà la nuova legge nei primi mesi del 2014. Ed è molto probabile che la soluzione possa essere proprio quella del ripristino delle preferenze.
Si tratta di scelte, credo, in sintonia anche con i cittadini toscani. Un fatto non secondario se, come lei mi insegna, l'opinione degli elettori in democrazia deve pur contare qualcosa.
Enrico Rossi
Presidente della giunta regionale
sabato 28 dicembre 2013
Riforma non preferenze
da http://corrierefiorentino.corriere.it
Rinunciate alla riforma se ci riporterà le preferenze
quattro anni di proteste e speranze, da parte del popolo toscano, e di continui annunci e sempre rinnovate promesse, da parte di Enrico Rossi e dei leader della sua maggioranza in consiglio regionale, potrebbero partorire e lasciare dopo le feste un ceppino avvelenato: una proposta di riforma elettorale toscana fondata sul ritorno della vecchia e nefasta preferenza facoltativa. E non si tratterebbe nemmeno della preferenza unica, che fu voluta dal popolo nel referendum del 1991, per ridurre i pericoli di controllo criminale e clientelare del voto, ma addirittura di un ritorno della doppia preferenza, camuffata sotto la foglia di fico della cosiddetta preferenza di genere.
Non solo in circoscrizioni grandi come quelle di Firenze e Pisa, ma anche in quelle eterogenee come Arezzo, Livorno, o Massa-Carrara, tornerebbero decine di liste. Tornerebbero centinaia di candidati. Tornerebbe la guerra di tutti contro tutti, non solo e non tanto fra partiti e partitini, ma dentro ciascun partito. I budget elettorali e i costi della politica esploderebbero, come è accaduto ovunque le preferenze sono sempre rimaste: i disastri del Lazio, della Lombardia, della Campania, della Sicilia, del Veneto, sono lì a dimostrarlo, per chiunque voglia vederli. Il raddoppio della preferenza, come si è visto nelle elezioni della Campania e, più recentemente, nelle elezioni delle grandi città, non fa altro che incrementare geometricamente il malcostume.
Anche coloro che credono giusto che ci debbano essere tanti partiti e tante correnti dentro i partiti, se non esitano davanti al lievitare dei costi e della relativa corruzione, dovrebbero almeno preoccuparsi del fatto che, con il ritorno della preferenza facoltativa, il potere sarebbe in mano a piccole clientele organizzate, che deciderebbero all'insaputa della maggioranza della popolazione. Non solo perché in Toscana la preferenza facoltativa è usata da meno di un quarto dei votanti, ma soprattutto perché la maggior parte delle preferenze si disperde. Solo i gruppi organizzati conquistano i posti, con il risultato che nessuno degli eletti è veramente rappresentativo degli elettori del proprio partito. Nelle ultime elezioni toscane con le preferenze, le regionali del 2000, Riccardo Nencini, che pure è un eccezionale campione di preferenze, ebbe la preferenza solo del 32% degli elettori del suo piccolo Partito Socialista; Angelo Passaleva rappresentò solo il 21% degli elettori del suo Partito Popolare; Achille Totaro fu eletto dall'11,41% degli elettori di Alleanza Nazionale; Paolo Bartolozzi dal 9,88% degli elettori di Forza Italia; Riccardo Conti dal 4,52% degli elettori Ds; tutti gli altri da percentuali ancora più basse.
Il disastro del ritorno delle preferenze non è solo nel loro carattere intrinsecamente clientelare, nella loro capacità di stroncare sul nascere ogni leadership nascente, nel provocare l'esplosione di ogni progetto politico responsabile che avesse ancora una vocazione maggioritaria, ma anche nella loro micidiale capacità di rafforzare un sistema economico e sociale chiuso, fondato su minoranze organizzate che si tengono ben stretti potere e privilegi, all'insaputa della maggioranza.
È di un rafforzamento delle caste politiche che abbiamo bisogno in questi anni di crisi? Noi continuiamo a credere nella bellezza di una competizione in primarie di collegio, dove una nuova generazione di leader locali, che parli a nome della maggioranza degli elettori della propria parte, venga costretta a parlare a tutto il proprio territorio e alla maggioranza degli elettori. Non ai pochi, ai noti, ai soliti, ai già garantiti. Se dovesse essere questa la riforma elettorale , gentili legislatori della Toscana, lasciate perdere. Di regali avvelenati ci basta quello che hanno fatto al paese i pensionati d'oro della Corte Costituzionale.
martedì 24 dicembre 2013
I lavoratori di Matteo Renzi
Oggi sul Tempo di Roma è stato pubblicato un articolo di Massimiliano Coccia, che è disponibile sulla rassegna stampa della Regione Toscana e quindi tutti potete andare a leggerlo. Vi si descrivono con ampiezza la struttura e i dati sociali di alcune società che hanno lavorato per Matteo Renzi sin dagli albori della sua ascesa politica. Ne parlo perché uno dei soci di una di queste società - Dotmedia - è Davide Bacarella, un mio amico personale.
Cosa ci racconta l'articolo? Che Andrea Conticini, il cognato di Matteo Renzi, e tutta una serie di altre persone con lui, hanno lavorato sodo in questi anni. Con trasparenza totale, visto che tutti i dati delle loro collaborazioni, delle campagne che hanno realizzato, delle commesse che hanno realizzato, sono facilmente reperibili online.
Al di là di inesattezze per le quali ci dovranno essere nei fori competenti degli adeguati risarcimenti, in cosa sbagliano - pesantemente - il Tempo e Massimiliano Coccia? Nel diffondere attraverso l'articolo la sensazione che le società che hanno lavorato per Matteo Renzi abbiano ricevuto "contributi pubblici", come invece li ricevono - da sempre - i grandi editori, le grandi televisioni, i grandi partiti, i grandi sindacati, così come tutti coloro che vivono nelle grandi corti politiche romane.
Eh no.
Paragonare le donne e gli uomini che hanno lavorato per Matteo Renzi alle caste e ai privilegiati del sistema politico-economico di cui sono piene le corti degli altri uomini potenti della Repubblica, è ingiusto e ingannevole.
Lo status quo si difende dicendo che i cognati sono tutti uguali, ma è sbagliato.
Non solo il cognato di Renzi è molto diverso dal cognato di Fini, ma diremmo di più: così come, a ben vedere, il cognato di Fini era molto meglio della corte di Berlusconi, il cognato di Matteo Renzi è di gran lunga preferibile ai prepotenti e ai privilegiati della vecchia sinistra.
Lo dico e lo scrivo come un augurio di Natale 2013: non facciamoci ingannare da quelli che, alzando polveroni, diffondono un sentimento di impotenza e rafforzano il dubbio che non si possa cambiare nulla.
sabato 21 dicembre 2013
Cuore d'inverno, cuore di Toscana
mercoledì 18 dicembre 2013
Tassa spettacolo
venerdì 13 dicembre 2013
In nome del 75% del popolo toscano
Il 75% del popolo toscano ha sempre diffidato del mercato delle vecchie preferenze clientelari all'italiana. Quei pochi che le hanno usate, sanno bene di essere stati sempre imbrogliati: nella babele delle preferenze, a vincere sono stati per lo più personaggi con alle spalle delle minoranze, avide e ben organizzate ma pur sempre sparute.
Chi non se lo ricorda, si vada a rileggere un po' di dati.
Chi non li conosce, li studi.
La strada scelta dalla politica toscana, ormai dieci anni fa, con le riforme del 2004, è stata quella delle primarie e dei piccoli collegi.
Non è stata perseguita sempre con coerenza e con sincerità, ma la direzione di marcia è sempre stata, sin qui, univoca: ciascun partito deve arrivare a presentarsi su ciascun territorio con un unico candidato, scelto dalla maggioranza degli elettori della sua parte, investito della responsabilità di rivolgersi agli elettori di tutte le parti.
Daniela Lastri e Nicola Danti a una iniziativa PD di Tavarnuzze Fonte: http://pdtavarnuzze.blogspot.it/ |
Ricordiamo che ci era stato promesso un dibattito serio in tutta la Toscana in cui parlare ad alta voce dei pericoli del ritorno delle preferenze.
Ricordiamo al parlamento della Toscana - a cui per inciso va riconosciuto di essere uno dei meno costosi e più operosi d'Italia - che avrebbe dovuto discutere la riforma elettorale toscana entro questo dicembre 2013.
Ricordiamo, infine, che era già stata trovata la strada di un compromesso onorevole fra forze politiche a vocazione maggioritaria - il PD rifondato dalle primarie che hanno visto il trionfo di Matteo Renzi - e forze minori - come quelle formatesi dalla diaspora del centrodestra. Lo abbiamo chiamato Provincellum, perché consiste in un sistema elettorale a doppio turno, ispirato a quello vigente per le elezioni provinciali. I candidati di ciascun collegio dovrebbero essere scelti con primarie. La regione ha, ribadiamolo, il potere statutario di rendere le primarie obbligatorie, rendendo così più competitiva e più selettiva la vita politica toscana.
Consiglieri regionali della Toscana -
Agresti Andrea, Nuovo Centrodestra;
Ammirati Paolo Enrico, Popolo della Libertà;
Antichi Alessandro, Popolo della Libertà;
Bambagioni Paolo, Partito Democratico;
Bartolomei Salvadore, Popolo della Libertà;
Benedetti Roberto Giuseppe, Nuovo Centrodestra;
Boretti Vanessa, Partito Democratico;
Brogi Enzo, Partito Democratico;
Carraresi Marco, Unione di Centro;
Chincarini Maria Luisa, Centro Democratico;
Chiurli Gabriele, Gruppo Misto;
Ciucchi Pieraldo, Gruppo Misto;
Danti Nicola, Partito Democratico;
Del Carlo Giuseppe, Unione di Centro;
De Robertis Lucia, Partito Democratico;
Donzelli Giovanni, Fratelli d'Italia;
Fedeli Giuliano, Italia dei Valori;
Ferri Jacopo Maria, Popolo della Libertà;
Ferrucci Ivan, Partito Democratico;
Gambetta Vianna Antonio, Più Toscana/Nuovo Centrodestra;
Gazzarri Marta, Italia dei Valori;
Giani Eugenio, Partito Democratico;
Lastri Daniela, Partito Democratico;
Lazzeri Gian Luca, Più Toscana/Nuovo Centrodestra;
Magnolfi Alberto, Nuovo Centrodestra;
Manneschi Marco, Italia dei Valori;
Marcheschi Paolo, Fratelli d'Italia;
Marignani Claudio, Popolo della Libertà;
Marini Paolo, Federazione della Sinistra e Verdi;
Matergi Lucia, Partito Democratico;
Mattei Fabrizio, Partito Democratico;
Monaci Alberto, Partito Democratico;
Morelli Aldo, Partito Democratico;
Mugnai Stefano, Popolo della Libertà;
Naldoni Simone, Partito Democratico;
Nascosti Nicola, Popolo della Libertà;
Parrini Gianluca, Partito Democratico;
Pellegrinotti Giovanni Ardelio, Partito Democratico;
Pugnalini Rosanna, Partito Democratico;
Remaschi Marco, Partito Democratico;
Romanelli Mauro, Gruppo Misto;
Rossetti Loris, Partito Democratico;
Ruggeri Marco, Partito Democratico;
Russo Rudi, Centro Democratico;
Santini Giovanni, Popolo della Libertà;
Sgherri Monica, Federazione della Sinistra e Verdi;
Spinelli Marco, Partito Democratico;
Staccioli Marina, Gruppo Fratelli d'Italia;
Taradash Marco, Nuovo Centrodestra;
Tognocchi Pier Paolo, Partito Democratico;
Tortolini Matteo, Partito Democratico;
Venturi Gianfranco, Partito Democratico;
Villa Tommaso, Popolo della Libertà;
Fuscagni Stefania, portavoce dell'opposizione, del Popolo della Libertà;
Rossi Enrico, presidente e consigliere, di Toscana Democratica
- non siamo qui a rinfacciare, ma a supplicarvi di essere meno cinici, più seri, all'altezza della durezza dei tempi, delle aspettative della povera gente, della rabbia di coloro che non ce la fanno più.
Buona S.Lucia a tutti.
lunedì 9 dicembre 2013
Non c'è tempo da perdere
Sì, la discontinuità è arrivata.
Tre milioni di cittadini sovrani hanno parlato forte e chiaro:
- riforma elettorale subito, maggioritaria e fondata sui collegi,
- taglio di un miliardo di euro subito dei costi della politica;
- nuovo codice semplificato del lavoro, subito;
- qualche buona idea per come continuare a stare nell'Eurozona e in Europa, cominciando a pagare i debiti, ma dando un po' di respiro a lavoratori e imprenditori, a spese della rendita e del parassitismo.
Congratulazioni a Matteo Renzi, che ha vinto con quasi il 70% dei voti.
Era emozionato e stanco, oggi, nella sua prima conferenza stampa e anche visibilmente innervosito dal fatto che la stampa romana non sembrava apprezzare granché la novità rappresentata dalla sua squadra, preferendo ripetergli le stesse domande fritte e rifritte su durata del governo, rapporti di forza fra fazioni e partiti, e altro chiacchiericcio politico.
Matteo Renzi ha ribadito la sua convinzione che cambiare è necessario e drammaticamente urgente. Non ha citato l'Italia dei forconi, ma aveva certo in mente l'Italia della crisi e del declino, quella contro cui ha fortemente lottato in questi anni da sindaco di Firenze.
A noi la bellezza di una squadra di cinque uomini e sette donne - con età media poco superiore ai 30 anni - ha colpito.Citiamo qui i nomi e le materie:
1 - Luca Lotti (coordinatore della segreteria)
2 - Stefano Bonaccini (enti locali)
3 - Filippo Taddei (economia)
4 - Davide Faraone (welfare e scuola, insieme, altra novità che la stampa non sembra aver colto nella sua importanza)
5 - Francesco Nicodemo (comunicazione)
6 - Maria Elena Boschi (riforme)
7 - Marianna Madia (lavoro)
8 - Federica Mogherini (Europa ed esteri)
9 - Deborah Serracchiani (infrastrutture)
10 - Chiara Braga (ambiente)
11 - Alessia Morani (giustizia)
12 - Pina Picierno (legalità e sud)
A questi si aggiunge il portavoce Lorenzo Guerini.
Buon lavoro a Matteo Renzi e ai suoi collaboratori.
Non c'è tempo da perdere.
domenica 8 dicembre 2013
Matteo Renzi, il riunificatore
Matteo Renzi a Prato, novembre 2013 |
Erano decenni che non eravamo così uniti!
Era già successo qualcosa del genere l'anno scorso, ma quest'anno molto di più. Si sono smossi i nostri circoli civico-liberali, intellettuali indipendenti di diverso orientamento come Marco Mayer o Mario Lancisi, il mondo dell'università che io frequento, il mondo produttivo con cui ho rapporti dopo trent'anni di lavoro e - lo voglio sottolineare - il mondo dei pendolari del treno e quello degli utenti dell'Ataf, che frequento ogni giorno. Da tutte le parti ho percepito che tante persone hanno deciso di dare una chance a Matteo Renzi.
Allora, forza Matteo, in bocca al lupo.
Con te possiamo fare in tre anni, quello che aspettiamo da trenta.
venerdì 6 dicembre 2013
L'Ataf che vorrei
Sento un moto spontaneo di solidarietà verso gli autisti dell'Ataf di Firenze, in sciopero selvaggio e a oltranza in queste ore e giorni.
I loro stipendi, le loro condizioni di lavoro, i loro ritmi sono in continuo peggioramento da anni - come lo sono peraltro gli stipendi e le condizioni lavorative di tutti.
E loro di certo invecchiano - come me - e - come me - avrebbero bisogno di potersi fermare più spesso, anche solo per fare pipì.
Nessuno più di me, ormai cinquantenne, può capirli.
Quindi chiedo comprensione per quelli di loro che stanno violando le norme vigenti.
Credo anche che facciano bene ad opporsi allo spacchettamento dell'azienda in tre diverse società - una manovra che mi sembra fatta solo per diluire inefficienze e perdite, senza toccare lo status quo.
Tuttavia hanno ragione anche coloro che criticano i sindacati, per i tempi e per i modi della protesta, perché questa protesta in prossimità dell'8 dicembre 2013 viene inevitabilmente strumentalizzata da coloro che vogliono minare l'ascesa di Matteo Renzi.
E questo è un peccato.
Perché Matteo Renzi è una persona che potrebbe mettere in discussione il cumulo di privilegi, sprechi, pigrizie, inganni mentali, errori organizzativi, sotto i quali è seppellita la speranza di avere, anche a Firenze, l'Ataf che potremmo e dovremmo avere.
Dico anch'io la mia, perché sono un addict del servizio pubblico, sono un pendolare che si muove da Prato a Firenze e per Firenze per dodici ore al giorno, sono uno studioso del mio territorio, sono un umile impiegato del Comune di Firenze.
Avrei, come tanti altri cittadini che usano davvero l'autobus, alcune proposte da fare.
Guarda caso i concetti nuovi che vorrei rappresentare sono quelli che i nostri movimenti civici propugnano da decenni, lasciandosi ispirare - fra l'altro - dalla grande tradizione del lean thinking, il pensiero snello:
- autobus più piccoli e, quindi più veloci nel traffico;
- linee più corte, più facili da memorizzare;
- meno fermate;
- e, di conseguenza, autobus più frequenti, un sistema più efficiente.
Immaginate quanto meno usurante sarebbe il lavoro di autista, se accettassimo questi principi.
Immaginate quanto sarebbero comode linee facili e frequenti: la linea L (Lungarni), la linea V (lungo i viali), un super 22 (dal centro all'aeroporto, passando per Novoli, università e nuovo tribunale - che prefigurasse quella che un domani sarà la tramvia 2). Un piccolo esempio, fra l'altro, c'è già anche a Firenze: la linea R Rifredi-Careggi. Mentre invece, gli attuali bussini che vanno in centro (C1, C2, D) sono un disastro, perche' sono stati messi su linee troppo lunghe, troppo dispersive, e sono troppo radi!
Immaginate quanto costerebbe meno il parco macchine, se invece di mostri - cassoni inadatti ai nostri centri storici - potessimo avere soprattutto "bussini".
Immaginate come sarebbe impiegato più efficacemente il contributo regionale, se finalmente fosse dato per i passeggeri trasportati, non per i chilometri percorsi!
Immaginate come sarebbe più facile prendere l'autobus per tutti, anche occasionalmente, anche per chi non conosce Firenze, come i tantissimi visitatori stranieri.
E per chi vive in località più lontane e più isolate? Lì io immagino dei taxi a tariffa agevolata, che trasportano anziani e disabili alla più vicina fermata terminale delle nuove linee più corte, ma più frequenti.
A chi vive a Firenze e dintorni, questo sistema ricorda qualcosa vero?
Sì, ricorda le LAM di Prato, un buon progetto che stava andando in questo senso e che poi è stato in parte snaturato, dalle solite vecchie tentazioni: percorrere più
chilometri e trasportare meno passeggeri; comprare autobus più grossi, in modo tale che viaggino vuoti e si muovano a fatica per le strette strade della nostra Toscana.
Cambiare è faticoso, ma non arrendiamoci!
Possiamo avere una Toscana migliore, per gli autisti, per i pendolari, per tutti.
Anche con Matteo Renzi, non necessariamente contro di lui.
mercoledì 4 dicembre 2013
Attenti a quei giudici
Ancora non sappiamo quali norme resteranno in vigore e per quanto.
Aspettiamo a gioire, vigiliamo.
Era partito un trappolone per lasciare in vigore solo la proporzionale e per reintrodurre le preferenze.
Solo Matteo Renzi e Roberto Giachetti si sono messi, con forza, di traverso, riproponendo primarie, collegi uninominali, premi di maggioranza dati eventualmente al secondo turno.
Ragione in più per correre in massa a votarli domenica 8 dicembre, alle primarie PD.
Ragione in più - qui per noi in Toscana - per continuare a fare pressione per una nuova legge elettorale regionale fondata su primarie obbligatorie, collegi uninominali, ballottaggi, con uno spazio per le opposizioni garantito in stile Provincellum.
martedì 3 dicembre 2013
Contro la schiavitù e contro gli sceriffi di Prato
Di fronte alla tragedia degli schiavi cinesi bruciati nello stanzone clandestino di Prato, mi sento di prendere una posizione, che credo coerente con la mia storia di Pratese e di attivista civico, liberale, libertino, toscanista, che milita da sempre per l'integrazione nella pienezza dei doveri - non certo solo dei diritti - dei nostri concittadini pratesi di origine zhejianese.
Per me - sia chiaro - poco hanno da dire coloro che hanno governato Prato dagli anni novanta al 2009. Tutti coloro che hanno avuto posti, favori e un po' di potere sotto le amministrazioni Martini, Mattei, Romagnoli - tutti - sono corresponsabili - locali, regionali e nazionali - del degrado generale della città e dei suoi borghi.
Se parlano, lo facciano per aiutarci a capire meglio i disastri economici, sociali, ambientali che hanno combinato.
Nemmeno l'amministrazione Cenni, che ha posto fine al Sessantennio, è riuscita tuttavia a fermare il declino della diligenza, della legalità, del decoro.
Non c'è stata nessuna inversione di rotta, perché coloro che si sono installati nei palazzi del potere locale e i loro alleati berlusconiani a Roma non hanno saputo fare le riforme necessarie.
Il comune, la provincia, lo stato, la prefettura, la questura, il palazzo di giustizia, il carcere, così come sono oggi, riescono solo a far chiudere una attività onesta in cui non si è rispettata di pochi centimetri la distanza fra il cesso e lo sciacquone. Contro la vera illegalità economica, sociale, ambientale, sono impotenti.
Rispetto il sentimento di fallimento - quasi di resa - espresso da Aldo Milone ieri su Facebook - ma non c'era bisogno dell'incendio per capire che atteggiamenti da sceriffo solitario, in una città non più a misura d'uomo, non ci stavano portando da nessuna parte.
Per riprendere il controllo del territorio, per lottare contro le morti bianche e il lavoro nero, per porre un argine a concorrenza sleale, evasione fiscale, criminalità organizzata, occorrono progetti a lungo termine, innovazioni radicali, il coraggio di unirsi, ben oltre le categorie superate del nostro passato politico - anche recente.
Ci sono delle idee nuove, su cui si riflette e si studia da anni: amministrazione di prossimità, con impiegati comunali in servizio permanente quartiere per quartiere, frazione per frazione, borgo per borgo, anche la domenica, anche di notte; corresponsabilità di inquilini e proprietari, che devono cooperare con le autorità civiche perché gli immensi spazi delle periferie non diventino covi di delinquenti e sfruttatori; legalità minima - minima, perché quella integrale non sarà possibile in Italia, né per i cittadini, figuriamoci per gli immigrati, almeno finché non inizierà un nuovo ciclo di riforme economiche - nella gestione dell'immigrazione.
Lottiamo per queste idee, perché non vogliamo che l'immigrazione continui a essere quello che è oggi, e cioè - letteralmente - importazione di schiavi da lasciar bruciare in stanzoni orrendi, dove però si produce abbastanza ricchezza per far campare una proprietà assenteista e i suoi complici, sfruttatori e trafficanti.
Mi offro volontario per tornare a riprendere questi concetti che, già oltre vent'anni fa, stavamo sviluppando con Massimo Carlesi, ma anche con Enrico Mencattini, e che proprio di recente avevo ripreso, anche in relazione ad altre tragedie dell'immigrazione clandestina, con l'amico Giacomo Fiaschi.
Non è il momento di tacere, né di stare a guardare.
E' il momento di rimettersi in discussione.
E cambiare.
Mancato quorum firme per i referendum, una brutta notizia
Comunque la si voglia mettere, il mancato quorum di firme per l'ultima tornata di proposte referendarie radicali è una brutta notizia. I Radicali italiani avranno anche fatto molti errori, ma la sensazione è che tanti cittadini attivi abbiano perso una occasione. I referendum, anche quando sono stati boicottati e traditi, sono sempre stati un pungolo positivo. Sostengo Matteo Renzi, ma non mi tranquillizza affatto pensare che la repubblica, adesso, ha solo lui, come speranza.
lunedì 2 dicembre 2013
Una perla fra i porci
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