Oggi il Tirreno pubblica un (altro) mio intervento sui pericoli delle vecchie preferenze volontarie all'italiana, usate da pochi, pericolose, clientelari. Ringrazio di cuore il direttore Roberto Bernabò per l'interessamento e l'ospitalità. L'intervento è stato incluso nella rassegna stampa del consiglio regionale della Toscana.
* * *
(Il giorno dopo, ndA, pubblichiamo il testo integrale)
L'intervento - http://www.iltirreno.it
martedì 7-1-2014 pagina 18
REGIONE, LE PREFERENZE
NON SONO IMPORTANTI
di Mauro Vaiani*
L'entourage del presidente toscano Enrico Rossi
lascia spesso e volentieri trapelare che, dai tem-
pi della sua campagna elettorale nel 2009-2010,
cioè da quattro anni ormai, ogni volta che promette la
riforma elettorale toscana con quello che lui definisce
il "probabile" ritorno delle preferenze, gli attivisti delle
case del popolo e dei circoli si spellerebbero le mani.
Sarà, ma non ci è chiarissimo, allora, perché questa
riforma, che viene promessa da anni, che si doveva fare
subito dopo le elezioni del 2010, che si doveva fare a Fi-
renze prima che a Roma, non si sia ancora fatta.
Non si capisce, inoltre, come mai né lo stesso gover-
natore, né la sua maggioranza nel parlamento toscano,
né tanto meno gli organi regionali del partito democra-
tico' riescano a esprimersi in modo cristallino. Perché
non dicono cosa vogliono veramente? Un sistema fon-
dato sulla competizione nelle primarie e in piccoli col-
legi, come traspare dai loro documenti politici regiona-
li e nazionali, o il ritorno della vecchia e - non di menti-
chiamolo, disastrosa, moltiplicatrice dei costi della po-
litica - preferenza facoltativa all'italiana?
Studiando i numeri delle elezioni regionali del 2000,
l'ultima volta che si è eletto il consiglio regionale con le
preferenze, si vede bene che solo un quarto degli elet-
tori toscani ha usato la preferenza. Nella circoscrizione
provinciale di Livorno, per esempio, 12.000 persone
votarono Virgilio Simonti e altre 11.000 Andrea Man-
ciulli, ma 50.000 elettori vota-
rono i DS senza dare alcuna
preferenza. Lo stesso presi-
dente Enrico Rossi fu eletto
consigliere regionale a Pisa,
con ben 16.000 preferenze; il
suo compagno di partito Al-
fonso Lippi ebbe altri 8.000
voti; Anna Romei Pizzimenti
circa 3.000; Rosa Dello Sbar-
ba poco più di 2.500; ma altri
50.000 cittadini della provin-
cia di Pisa votarono DS senza
scrivere alcuna preferenza.
Il 75% del popolo toscano non ha alcun interesse alle
preferenze, semplicemente perché non le ha mai usa-
te. Chi ha veramente nostalgia delle preferenze, inve-
ce, sono le minoranze organizzate di poche migliaia di
elettori che le hanno sempre usate, selezionando la
classe politica, all'insaputa della maggioranza degli
elettori.
Inoltre, chi sta perseguendo il ritorno della doppia
preferenza - nascondendola dietro la foglia di fico del
doppio voto di genere - farà tornare in voga i ticket fra
candidati forti che si fanno aiutare, nelle diverse locali-
tà' da candidati deboli, quelli in lista non per vincere
ma per far pesare i propri pacchetti di voti.
Inutile aggiungere che non ci sorprenderebbe affatto
se poi la maggior parte dei candidati forti fossero di ses-
so maschile, mentre la maggior parte dei candidati ci-
vetta fossero di sesso femminile. Il destino di chi si la-
scia incantare dal politicamente corretto è spesso quel-
lo di consolidare i rapporti di forza più scorretti.
Le vecchie preferenze facoltative all'italiana, specie
se multiple, specie se usate in grandi città o in grandi
collegi, sono uno dei peggiori metodi di selezione della
classe dirigente. E i risultati infatti, da decenni, sono
davanti agli occhi di tutti, dal Piemonte alla Sicilia, pas-
sando per Milano e per Roma.
La Toscana ha avuto, nell'ultimo decennio, meno
scandali e meno costi della politica di altre parti d'Ita-
lia, proprio grazie al fatto che ebbe, dieci anni fa, il co-
raggio di abolire le preferenze.
* Visitor alla Università di Dublino, Scuola di politica
Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso
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