Una brutta sentenza, contro la Toscana, la numero 31/2021 della Corte Costituzionale. Relatore il "dottor sottile" del centralismo, Amato. Presidente il giudice Coraggio.
E' stata colpita al cuore la legge regionale 10 dicembre 2019, n. 75, che aveva previsto norme per incentivare l’introduzione dei prodotti a chilometro zero provenienti da filiera corta nelle mense scolastiche.
La sentenza è scritta in modo capzioso: la Corte non ha potuto negare frontalmente l'interesse pubblico a privilegiare il cibo locale, né può negare il potere regionale di regolamentare un servizio pubblico locale, né può invocare il solo dispiegarsi della libera concorrenza, al quale sono ammesse eccezioni per motivi ambientali e sociali, anche nell'ordinamento europeo; allora ha abilmente attaccato il diritto della Regione a privilegiare prodotti originati entro i propri confini amministrativi. Confini che peraltro sono una ineludibile circoscrizione della responsabilità di chi organizza servizi pubblici. Non si capisce infatti come la Toscana possa in alcun modo influenzare la produzione di cibo più sano oltre i propri confini. E' anche dubbio, se possiamo permetterci, che un regime di favore per il cibo locale debba essere normato a livello nazionale od europeo, ma qui il discorso ci porterebbe troppo lontano.
Questa continua superfetazione di norme e sentenze, sempre a sfavore della sussidiarietà e delle autonomie locali, come è stato detto da fonti più autorevoli di questo blog, deve finire.
Non bastano le riserve giuridiche e scientifiche, come quelle espresse dalla prof.ssa Claudia Tubertini, purtroppo. Riconosciamo che è necessaria una rivolta popolare e una grande iniziativa politica per difendere le autonomie locali.
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