I popoli dei 26 cantoni della Svizzera hanno bocciato ieri, 7 marzo 2021, la legge sulla gestione privata dell'identità elettronica (IE). L'intero establishment politico aveva appoggiato questa privatizzazione, con maggioranze imbarazzanti nel due camere, con l'appoggio del mondo economico e finanziario.
Invece i popoli sono stati impietosi. Il referendum ha visto contrari il 64,3% degli elettori. In nessuno dei 26 stati della Confederazione la proposta è stata approvata. La partecipazione al voto si è attestata, anche se di poco, sopra al 50%.
La bocciatura era stata paventata dai sondaggi, nei quali i cittadini esprimevano grande sfiducia nelle imprese privare in materia di protezione dei dati. Le rassicurazioni di governo, parlamento e sostenitori della legge durante la campagna non solo non sono state ritenute sufficienti, ma persino controproducenti, visti i risultati finali.
Per gli abitanti della Repubblica italiana, in cui il governo Renzi affidò ai privati il "sistema pubblico di identiticazione digitale" (SPID), è un monito su cui riflettere.
Dobbiamo riportare sotto controllo pubblico i dati dei cittadini, in tutti i settori. Un controllo che deve essere capillare e quindi deve coinvolgere forti autorità locali.
Si deve frenare, anche in questo campo, la tendenza a centralizzare e verticalizzare tutto, peraltro affidandosi sempre di più a privati o comunque ad entità esterne alla pubblica amministrazione. Speriamo che questa rivolta svizzera trovi degli emuli, nel paese dei "click-day" e di una elefantiaca informatica centralizzata e gestita da pochi monopolisti.
Nessun commento:
Posta un commento