Firenze sventrata e svenduta, ormai ridotta peggio che quella dantesca dei "subiti guadagni".
Oggi è più simile a una colonia dominata da capitali e interessi estranei, come una Milano manzoniana, appestata e corrotta.
Nel 2020 si accese una piccola luce: un appello del Coordinamento Ferma Tramvie (che poi era nato dal lavoro di studiosi di Italia Nostra Firenze, partendo dalle ricerche di Francesco Re e Paolo Celebre).
Abbondano le interviste in ginocchio a "don Rodrigo" Nardella e in troppi ormai sono intellettuali e dirigenti pubblici in stile "don Abbondio". Come antidoto a tutto questo veleno, l'appello è da rilanciare.
Non possiamo fermare le folli esternazioni dei sindaci Nardella e Falchi sulle nuove tranvie a zigzag, né il greve coro degli applausi all'annuncio dell'ennesima tramvia distruttiva e costosa, quella linea 4.1 che dovrebbe sorgere sulla sede dell'attuale ferrovia Leopolda-Piagge (un grande bene comune che verrà distrutto).
Resti almeno agli atti che qualcuno aveva idee migliori, meno costose, più facilmente e rapidamente realizzabili.
Siamo di fronte, nell'indifferenza di troppi fiorentini, a un immenso saccheggio di risorse pubbliche, che vengono dirottate su faraoniche nuove tramvie (treni-tram che vengono chiamati giustamente anche "trenvie"), da costruirsi dove ci sono già i treni, o dove sarebbe molto meno costoso e distruttivo usare autobus elettrici.
Eppure ci avevano promesso che avrebbero imparato dagli errori progettuali e funzionali commessi con la costruzione delle prime due linee! Ah già, dimenticavamo, la promessa di un ripensamento era venuta dall'ex sindaco Renzi...
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(Testo integrale dell'appello Ferma Tranvie, come si è pervenuto il 15 dicembre 2020)
UN APPELLO PER FERMARE LE TRAMVIE
Già nel dicembre scorso [2019], nell’ambito della verifica di assoggettabilità avviata dal Comune di Firenze e tramite osservazioni, vari cittadini, associazioni e soggetti politici sostenuti anche da consulenti legali avevano chiesto la procedura di VIA (Verifica di Impatto Ambientale) per il progetto definitivo della Linea tramviaria 3.2.1, da Piazza della Libertà a Bagno a Ripoli. Tra questi anche Italia Nostra – sezione fiorentina, il Coordinamento Ferma Tramvie e lo studio legale Giovannelli e Associati.
Un minimo spiraglio concesso ai cittadini e un segnale di rinnovata opposizione ad un gigantesco progetto che sta realizzandosi in modo frammentario da quindici anni, coinvolgendo l’intera città, il suo hinterland e l’intero sistema dei trasporti e delle infrastrutture. Non a caso l’Italia è stata richiamata dall’Europa sull’applicazione della direttiva per la VIA.
Sugli importanti temi trattati nelle nostre osservazioni abbiamo progettato un convegno con l’intento di valorizzare e far conoscere il lavoro svolto e le criticità ambientali del progetto, ma anche di gettare lo sguardo più avanti ed innescare un dibattito propositivo. Il convegno, programmato per il 3 di Aprile, forse si terrà in futuro. In ogni caso cercheremo di far girare online le relazioni e aprire un confronto nell’intento di raccogliere e riunire il massimo consenso su prospettive del tutto diverse. E tuttavia ora si sono aggiunte nuove urgenze e nuovi problemi.
Nelle more di una proroga al prossimo 4 giugno dei termini del procedimento, concessa dal Comune all’Ufficio Tramvia per l’elevato numero e consistenza delle osservazioni depositate anche da enti istituzionali, è intervenuta l’emergenza Covid-19, che ci mette di fronte all’urgenza di rivedere scelte strategiche, non solo nel campo della sanità pubblica, ma di tutta l’economia cittadina, particolarmente nel campo del turismo, del commercio e del trasporto pubblico locale.
Concordiamo con quanto detto in parte dallo stesso sindaco Nardella circa la necessità di fermare e riconsiderare la prosecuzione del progetto tramvie. Riteniamo pertanto utile, per la consapevolezza dei cittadini e della stessa amministrazione, riportare l’appello sottoscritto da tante persone che da tempo studiano e riflettono su questi argomenti e di quanti in proposito condividono perplessità e preoccupazioni, in particolare in questo tragico momento.
APPELLO
Si interrompa la riapertura di qualsiasi cantiere tranviario a partire da quello della Variante al Centro storico e si sospenda sine die qualsiasi procedimento di approvazione di nuove linee, cominciando da quella per Bagno a Ripoli.
Ci si liberi dall’obbligo di un investimento gigantesco che copre più del 60% del bilancio triennale del Comune in un momento di drammatica carenza di risorse e si avvii una completa riconsiderazione della convenzione e degli obblighi che da essa discenderebbero.
Per l’emergenza sanitaria nel trasporto pubblico locale si prevedono a tempo non determinato severe misure di sicurezza e di distanziamento. Ciò obbliga ad una riformulazione completa di tutti i piani economici e finanziari concordati tra privati e pubblica amministrazione.
Ciò vale particolarmente per le linee tranviarie in esercizio, già oggi falcidiate dall’azzeramento del turismo e dalla drastica riduzione di corse e passeggeri e tuttavia generatrici di debiti mediante il perverso meccanismo del project financing che ci impegna fino al 2046.
Tanto più oggi apparirebbe scriteriata un’ulteriore dissipazione di risorse pubbliche per la realizzazione di nuove linee, di nuove macchine mangiasoldi del tutto inadatte nello scenario sconosciuto che dovremo fronteggiare.
Nel dopo Covid-19, mentre già impallidisce il sogno della Grande Firenze che sta dietro l’incessante procedere della rete tranviaria e dei relativi investimenti immobiliari, si dovrà accelerare la transizione ad una mobilità condivisa, autonoma, elettrica e digitale, con conseguente necessità di rivedere completamente le forme del trasporto collettivo.
Anche i mutamenti nell’organizzazione del lavoro dettati dalla diffusione dell’home working e l’attenuarsi degli spostamenti dovuti al turismo o all’intrattenimento produrranno profondi cambiamenti nella mobilità e nell’organizzazione sociale. A Wuhuan la “riapertura graduale” prevede che si lavori il più possibile on remote e, quando necessario, si vada in luoghi di lavoro rarefatti e protetti e ci si vada in auto.
Ecco perché proseguire con uno strumento, quello delle tramvie, che aveva già dimostrato tutti i suoi limiti e che appartiene ad un’epoca che è ormai alle nostre spalle è un insostenibile spreco che nel dopo Covid-19 non ci possiamo permettere.
Tanto più che non è il momento, uscendo da una pandemia, di abbattere piante sane che ci regalano ombra e ossigeno, né di ricominciare a produrre polveri con nuovi cantieri, e inquinamento con nuovi blocchi e deviazioni del traffico
Liberiamo del tutto Firenze da questa ulteriore prova!
La città riprenda il controllo della pianificazione sulla mobilità pubblica e privata !
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