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venerdì 16 ottobre 2020

No a questa tramvia antifiorentina


 

Continua il nostro impegno politico contro la tramvia che si è voluta imporre a Firenze, Scandicci, Novoli, Peretola e che ora si vorrebbe estendere, distruggendo altre porzioni dei viali del Poggi e stravolgendo la vita di interi rioni e paesi, anche a Bagno a Ripoli, a Sesto Fiorentino, a San Donnino e oltre.

Il No a questa tranvia è e deve restare un patrimonio trasversale, sul quale far crescere la consapevolezza di tutti i cittadini. Noi facciamo riferimento agli approfondimenti e alle attività di Italia Nostra e del Coordinamento Ferma Tramvie, al quale alcuni di noi hanno aderito a titolo personale – dato il suo carattere “apolitico” - ed alle osservazioni da questi presentate.

Nella vita politica cittadina per noi resta come principale nodo di resistenza contro questo modello di tramvia la piccola-grande esperienza di Libera Firenze, lista civica, autonomista, ambientalista. 

Insieme a Fabrizio Valleri, già candidato sindaco di Libera Firenze e punto di riferimento di essa, dobbiamo andare avanti e tener alta la guardia.

Se i progetti sbagliati di tramvia sembrano rallentati, è solo perché la crisi sanitaria ed economica causata dalla pandemia ha spazzato via il turismo di massa e sta frenando gli appetiti immobiliari. Sfruttamento turistico e speculazione edilizia, del resto, erano e sarebbero ancora le due ragioni principali per cui gran parte della classe dirigente fiorentina (e purtroppo anche le amministrazioni di Sesto Fiorentino, Bagno a Ripoli e, in parte, Campi Bisenzio) hanno sposato questo progetto assurdo. Per conformismo, o per avidità, si è impedita ogni riflessione critica sugli errori commessi nella progettazione e realizzazione delle linee Scandicci-Firenze-Careggi (T1) e Firenze-Peretola (T2), che pure sono evidenti.

Si guardi, per esempio, questo spot del comune di Sesto Fiorentino sul progetto di allungamento della T2 fino al centro di Sesto. Vorrebbe essere trionfalistico, eppure chiunque abbia mai fatto il pendolare nella Piana, chiunque abita nelle zone interessate, chiunque sia già oggi un utente della tramvia, può capire al volo che si tratta di un tracciato a S lungo, insensato e disegnato non per la gente, ma per servire degli interessi. Solo chi avesse intenzione di fare "airbnb" o di costruire alberghi nelle immediate vicinanze di questo prolungamento, può in qualche modo appoggiarlo. Un intervento, per di più, stupidamente in concorrenza con il treno, che già oggi e molto più velocemente, può portare un sestese in centro a Firenze. Guardatelo e fatevi la vostra opinione:

https://www.facebook.com/watch/?v=770338936842028/

Pubblichiamo inoltre qui, integralmente, perché resti agli atti, un intervento che fa il punto della situazione a oggi (lo abbiamo ricevuto il 14 ottobre 2020), scritto dagli architetti Francesco Re e Paolo Celebre, che hanno sostenuto tecnicamente le attività di Italia Nostra e del Comitato Ferma Tranvie e che sono stati anche, tra l’altro, con il loro “appello per Firenze” insieme ad altri intellettuali tra i promotori della lista civica Libera Firenze per le elezioni comunali del 2019, ispirando il suo “decalogo discriminante” in 10 punti. 

Tra questi 10 punti del 2019, quello critico sulle tramvie fiorentine è non solo ancora attuale ma anzi meriterebbe di essere urgentemente ripreso, da più parti, in modo il più possibile trasversale, dato l’avanzarsi degli adempimenti, rallentati solo dal Covid-19.


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FACCIAMO CHIAREZZA

Nell’intervista rilasciata a Pasqua il sindaco di Firenze diceva che “…Sulla tramvia abbiamo avuto sempre una forte quota di fiorentini, ma anche un notevole apporto di turisti che ha consentito di raggiungere il break even [pareggio], cioè gli obbiettivi finanziari e gestionali. Ora cambia il mondo e dovremo ridiscutere tutto”.

Due settimane dopo, intervistato da Lady Radio, dichiarava che il Comune, per rispettare il contratto di project financing, avrebbe dovuto sborsare 8 milioni di euro per quest’anno. Con il calo di passeggeri prodotto dal Coronavirus l’equilibrio finanziario che reggeva la gestione delle due linee doveva essere rivisto.

L’8 luglio un comunicato stampa del Comune ci informava che era stato raggiunto un accordo transattivo con il concessionario relativo alla richiesta di arbitrato di 470 milioni avanzato a suo tempo dalla Tram di Firenze per lavorazioni aggiuntive e oneri per ridotta produzione. A fronte dei 470 milioni inizialmente richiesti l’importo passava a 2,5 milioni.

Ne derivano alcune domande.

  • Non dovrebbe esser fatta luce su un importo di transazione che passa dal 142% al 13% della spesa ?

  • A quali condizioni la società concessionaria rinuncia ai 282 milioni richiesti nel 2017 e ai 188 del 2019 ?

  • Davvero, come afferma il Comune, il risparmio di 5,2 milioni registrato a fine lavori e le penali applicabili al concessionario giustificano questo repentino accomodamento ?

Il 3 settembre il Sole 24 Ore riferiva sulla volontà del Comune di uscire dal vecchio project financing utilizzando i soldi del Recovery Plan per azzerare la quota di finanza privata e alleggerire i costi sul bilancio comunale, mediante una completa copertura dell’investimento con soldi pubblici. Per Firenze si parlava di 2,5 miliardi, relativi a 120 opere grandi e piccole e con diversi stadi di avanzamento. Tra queste le nuove linee del tram: Piazza della Libertà-Bagno a Ripoli; Piazza della Libertà-Rovezzano; Aeroporto-Sesto Fiorentino; Firenze-Piagge-S.Donnino.

Anche in proposito le domande non mancano.

  • In caso di uscita dal project sarà la stessa Tram di Firenze a condurre la progettazione dell’opera ?

  • Quale sarà la società che realizzerà la V.A.C.S. la Variante al Centro storico per Lavagnini, Libertà e S. Marco ?

  • Quanto è esposto il Comune con Gest, società che gestisce il servizio, relativamente alla soglia minima di passeggeri/anno prevista dal contratto, tenuto conto della drastica contrazione nel periodo del confinamento sanitario?

Grandi cambiamenti sono in corso nel campo della mobilità. A causa dell’epidemia i modi di trasporto individuale risulteranno più sicuri, mentre lo saranno di meno quelli collettivi. I costi di gestione di questi ultimi saliranno mentre crescerà la domanda di modalità individuali o in sharing, economiche ed elettriche.

La capienza massima concessa ad autobus, metropolitane e treni regionali potrebbe passare dall’attuale 80%, sicuro acceleratore di contagi, all'appena più prudente (ed auspicabile) 50%, mentre lo smart working, sceso recentemente a 2,5 milioni, potrebbe risalire verso i 6 milioni di marzo e aprile.

Insomma all’epoca del Coronavirus il trasporto pubblico collettivo costituisce un punto critico e tutto congiura contro la riproposizione di “grandi infrastrutture”, concepite trent’anni fa, come sono ad esempio le tramvie.

Sarebbe più opportuno in questo momento, promuovere una attenta pianificazione dei trasporti, lavorando sulla gestione e preparando un piano della mobilità che adegui il sistema alla rapida evoluzione tecnologica e all’emergenza sanitaria. Su questo punto torneremo con ulteriori riflessioni.

Il documento post Covid “Rinasce Firenze", presentato da Nardella il 27 maggio, ribadisce invece ed accelera l’estensione del sistema tranviario, compresa la novità del tratto di binario fino a palazzo Medici Riccardi, puntando “con ancora maggiore decisione” ad un discutibile primato nazionale per la mobilità elettrica, conquistata attraverso l’estensione di quell’infrastruttura fin nel cuore del Centro storico.

Riguardo alla mobilità green nel documento vi sono molte affermazioni di principio e una insufficienza di misure concrete. L’enfasi sull’estensione del sistema tranviario finisce per ribaltare la gerarchia tra modalità di trasporto, mettendo sullo stesso piano ad esempio tram e treni, relegando di fatto i secondi ad un ruolo secondario.

L’Amministrazione ha del resto sancito lo sbilanciamento a favore del tram opponendo un netto rifiuto alla richiesta di VIA per la linea per Bagno a Ripoli avanzata dalle numerose osservazioni e contributi di decine di associazioni, cittadini e soggetti competenti in materia ambientale (a proposito, la competenza della decisione finale sull’assoggettabilità a VIA della linea 3.2 non è della Regione?).

Recentemente anche l’Ordine degli ingegneri della provincia di Firenze, ha chiesto tra le altre cose, “lo studio di un sistema interconnesso tra ferrovia, tramvia e altri mezzi di trasporto nell’area metropolitana, a partire da un’analisi della domanda sulle principali direttrici”.

Proprio ciò che avrebbe dovuto precedere la realizzazione di qualsiasi linea e che si dovrebbe fare subito. Prima di indebitarsi per completare una rete tranviaria, diventata un puzzle da 2 miliardi di sempre più difficile ricomposizione.

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Il Comune di Firenze ha lanciato un questionario denominato Firenze Prossima, una campagna di ascolto digitale per immaginare la città del futuro a cui sono invitati tutti coloro che vivono, lavorano, studiano o frequentano quotidianamente la città. C’è un questionario per ognuno dei cinque quartieri da riempire fino al 1° novembre. I risultati, del tutto anonimi, saranno resi noti alla metà del prossimo mese e costituiranno la base per un successivo processo partecipativo in presenza, per la stesura del nuovo Piano Operativo Comunale (l’ex Regolamento Urbanistico).

Vi chiediamo, una volta consultato, di farci sapere il vostro parere. L’iniziativa ha molti difetti, tra i quali, crediamo, l’eccessivo localismo delle domande, l’accentuazione di una visione securitaria della vita di quartiere, e i limiti dei documenti su cui si basa – Documento di avvio del Piano Operativo e Rinasce Firenze – in cui si danno per scontate, con un linguaggio pieno di luoghi comuni, alcune scelte strategiche che scontate non sono. Per di più si tratta di una consultazione informale dei cittadini fatta passare per “partecipazione”, che è tutt'altra cosa, o addirittura per condivisione: un referendum alla rovescia insomma, un plebiscito.

Tuttavia all’interno vi sono anche domande più generali, come il gradimento o meno delle tramvie o dello Scudo Verde che rivestono una certa importanza e per le quali forse un numero significativo di pareri dei firmatari dell’appello potrebbe avere almeno una qualche visibilità, anche in vista di una eventuale partecipazione alle assemblee. Restiamo in attesa del vostro parere per organizzare casomai alcune risposte alle quali attingere.

Francesco Re - Paolo Celebre


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