A suo tempo ho appoggiato l'ascesa politica del mio sindaco, Matteo Renzi, a segretario del Partito Democratico e a presidente del consiglio della Repubblica italiana.
Due anni dopo la sua ascesa a Palazzo Chigi, ho qualche critica da fare.
Essendo fra quelli che ha dato una mano senza chiedere nulla, credo di potermelo serenamente permettere.
Il governo Renzi, campione di una azione che è prima di tutto comunicazione, dopo tanti annunci roboanti e assertivi, mi pare inseguito dai sempre ignorati dettagli. Nella riforma costituzionale, nell'Italicum, nelle nuove norme sul lavoro, nella riforma della scuola, nell'abolizione delle tasse sulla casa, nella riforma della RAI e del canone, nella gestione degli interessi sul debito, nel fare ulteriore deficit, nella riscrittura delle regole dell'amministrazione digitale, nella politica industriale, nella diplomazia, nella gestione di missioni estere delicate come il sostegno ai Kurdi, nella risposta all'impoverimento (non dei disoccupati, presidente, ma degli occupati, di chi non ce la fa più pur lavorando!) i dettagli sono veramente trascurati.
L'affastellarsi di norme scritte male, una certa difficoltà nell'ascoltare i critici, una visibile carenza di competenza e, purtroppo, anche di umiltà, finiranno ben presto per tornare indietro come un durissimo boomerang.
Intanto assistiamo all'assalto alla diligenza di una quantità enorme di persone - già appartenenti a ceti privilegiati e a caste di potere, una vera e propria corte - le quali, grazie all'imperizia del cosiddetto "Giglio magico", si stanno accomodando in posti chiave, precostituendo, senza passare da concorsi o da selezioni pubbliche, posizioni durature.
Infine resta sullo sfondo il problema secondo noi più grande, la svolta centralista, che, pur non essendomi mai fatto grandi illusioni, mi ha colto di sorpresa.
E'
un errore politico e istituzionale, caro presidente, e in
cuor mio spero ancora che tu possa correggerla - spes contra spem!
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