Fonte: http://www.educarchile.cl/ |
L'idea radicale lanciata da Roma da Riccardo Maggi, poi rilanciata a Milano da Marco Cappato, è stata ripresa e trasformata in una proposta giuridica sul Corriere della Sera di oggi dal prof. Michele Ainis.
La proposta è che il prossimo referendum sulla riforma costituzionale Boschi-Verdini non sia un solo quesito, un prendere o lasciare.
Si può e quindi si deve sottoporre agli elettori italiani una valutazione sui diversi aspetti.
Ciascuna persona dovrebbe poter dire sì o no sui diversi - e fra loro non del tutto coerenti - aspetti dell'articolato:
- senato a elezione indiretta
- poteri (poco chiaramente) differenziati fra le camere
- rafforzamento dello stato centrale rispetto alle regioni (molto ambiguo e in netto contrasto con la nostra evoluzione storico-politica)
- abolizione delle province
- abolizione del CNEL
- modifiche alla democrazia diretta (che non la rafforzano)
- assetto (problematico, dato il mantenimento di una camera troppo più numerosa del senato) delle sedute comuni
Una serie di votazioni differenziate sarebbe un passo in avanti, rispetto alla prospettiva di un unica votazione plebiscitaria.
Lo diciamo con chiarezza e con affetto al presidente Matteo Renzi: non vogliamo un plebiscito sul nostro premier; vorremmo invece votare su cambiamenti che sono maturi da decenni, senza doverci per forza ingoiare anche delle vere e proprie forzature che sembrano fatte apposta per minare la repubblica e l'unità europea.
* * *
Nella foto, l'evocazione del plebiscito cileno del 1988. Una piccola provocazione per ricordare che ormai da tempo i plebisciti è più facile perderli che vincerli.
Nessun commento:
Posta un commento