Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso
domenica 23 febbraio 2014
Ucraina, Crimea, Odessa, e tutti gli altri
E' quella verso l'augoverno, da parte di comunità locali, popolate da cittadinanze attive, sempre più coscienti di sé, della propria sovranità, del proprio status di prìncipi del proprio territorio.
Questa tendenza si manifesta in tutto il mondo e in tutti gli stati. Come tutti i fenomeni della globalizzazione, essa raggiunge anche i territori più remoti dove, magari, non si sono ancora dispiegati pienamente i cambiamenti materiali e culturali che ne sono la base materiale e sociale.
Così come gli smartphone sono arrivati a miliardi di esseri umani prima ancora delle fogne e dell'acqua corrente, anche il bisogno di essere prìncipi del proprio territorio arriva prepotentemente in angoli sperduti dove, secondo il mainstream, i problemi dovrebbero essere "ben altri".
Ho dedicato i miei ultimi anni a studiare questo trend geopolitico. A esso è dedicato il libro che sto preparando, Disintegration as Hope.
Anche se come scienziato geopolitico qualcuno mi consiglierebbe di mantenere le distanze dalla babele delle opinioni, come intellettuale pubblico non posso sottrarmi a dare un contributo civile, una raccomandazione politica.
La ridistribuzione del potere fra centri e periferie è inevitabile, come conseguenza diretta di tutte le grandi trasformazioni che sono studiate - e spesso ancora fraintese - sotto il termine "ombrello" di "globalizzazione".
Occorre incanalare questa ridistribuzione - che è anche una ricerca di dignità spirituale e di equità sociale - in riforme progressive, che facciano gli interessi di ogni comunità locale.
Questa è, ancora una volta, la più grande sfida nella nostra modernità post-totalitaria: lottare strenuamente con la veraforza dei nonviolenti, per istituzioni rappresentative e inclusive, per la verità contro le menzogne, per la vita contro la violenza di stato e contro la violenza di coloro che vogliono impadronirsi dello stato.
All'Ucraina, alle sue province orientali russofone, alla provincia multietnica di Odessa, alla Crimea, dobbiamo additare la via della Svizzera, del Belgio, della Scozia, della Catalogna, del Quebec: costruire con la giusta prudenza e la necessaria gradualità, forti istituzioni locali, all'interno di sistemi federali e confederali, in un quadro di forte cooperazione internazionale fra America, Europa e Russia, e fra tutte le democrazie del mondo.
L'indipendenza, la pienezza dell'autogoverno, è per moltissime comunità del mondo, molto più che una probabilità.
Già oggi, delle 256 entità geopolitiche sovrane o largamente autonome, de facto o de iure, esistenti, solo poco più di 80 hanno una popolazione maggiore di dieci milioni. E praticamente tutte queste sono sottoposte - come minimo - a processi di ridistribuzione del potere, dal centralismo statale verso l'autogoverno delle loro comunità locali.
Questa realtà non può essere offuscata da vecchie e nuove ideologie.
Lo scontro fra centralizzatori e ridistributori del potere non può essere fermato risvegliando vecchi o nuovi nazionalismi.
I difensori dello status quo non potranno ancora a lungo nascondere la realtà che i "disintegratori" non sono fantasmi del passato o profeti di sventura, ma persone ordinarie, che vogliono maggior controllo sulla propria vita, sui propri beni comuni, sui propri territori.
Poiché il fenomeno ha un indubbio fascino per tutti gli amanti della libertà e della diversità umana, in rete si trovano molti siti che aiutano a esplorare i separatismi e i localismi. Un esempio che abbiamo scovato di recente potrebbe essere http://springtimeofnations.blogspot.it/.
Qui in Toscana, la coscienza di questo cambiamento è molto avanzata, grazie allo stimolo culturale e politico di tanti - fra i quali voglio ricordare amici come Marco Faraci, Carlo Lottieri, Sergio Salvi.
La nostra piccola terra toscana, ancorché periferica, è sempre un osservatorio politico e geopolitico privilegiato, non fosse altro che per la nostra singolare, speciale tradizione storica di autogoverno locale e di apertura al mondo.
sabato 22 febbraio 2014
Primo non strafare
Siamo fra quelli che avrebbero preferito Emma Bonino. La santa petulanza e l'infinita competenza di una certa storia radicale sarebbero state d'aiuto, in un governo così fragile, in questo ennesimo tentativo di traghettare il paese fuori dalla palude.
Tuttavia condividiamo anche un certo senso di soddisfazione nel vedere persone così giovani e così tante donne, ai vertici della Repubblica. Di Federica Mogherini, che succede a Emma Bonino, leggiamo con piacere interventi in cui sembra afferrare la complessità della situazione ucraina e il dovere per Europa, Russia e America di affrontare questa crisi insieme. Le sue parole riecheggiano quelle del bravo Gianni Pittella, pubblicate pochi giorni prima.
Il presidente Matteo Renzi dovrebbe ora trovare il coraggio e l'umiltà di non strafare, di concentrarsi su poche cose essenziali: approvare insieme a Silvio Berlusconi la legge elettorale fondata su piccoli collegi, che consentano le primarie; sostituire il senato con una quarantina di rappresentanti regionali; completare lo smantellamento delle province e avviare quello delle prefetture; spostare subito un po' di tassazione dal lavoro alle proprietà, dalle imprese alle rendite; affrontare l'emergenza giustizia, cominciando dalle necessarie depenalizzazioni (prostituzione, consumi pericolosi, immigrazione).
Queste poche cose, per il loro significato storico e politico, e per per le risorse umane e finanziarie che libererebbero, basterebbero per chiudere un ciclo di trent'anni di paralisi, incertezze e fallimenti.
Dopo aver fatto queste cose, il governo Renzi potrebbe - e secondo noi e molti altri dovrebbe - condurci ordinatamente al voto.
Concentrarsi su poche cose, da fare bene da chiudere in pochi mesi, ci pare sia già stata la cifra vincente di Matteo Renzi.
Tanti, sinceri, sentitissimi auguri, da noi diversamente renziani.
venerdì 21 febbraio 2014
Homage to Binyavanga Wainaina
Binyavanga Wainaina |
A message for the students I will meet tomorrow in Florence, at the Liceo Ginnasio Dante. Please, don't miss this coming out:
http://africasacountry.com/i-am-a-homosexual-mum/
Here a key excerpt:
"I have never touched a man sexually... [till 2000, when he was 35] I cannot say the word gay until I am thirty nine, four years after that brief massage encounter. Today, it is 18 January 2013, and I am forty three".
External repression and inner homophobia have being going along and are - hopefully - along retreating. When I was still repressing myself as a gay person, Harvey Milk was elected as a local council member in San Francisco, in 1977. Thirty years later, when in Europe we have many queer public figures, a new generation of pioneers are coming out in Africa and Iran, Arabia and India, China and Vietnam.
lunedì 17 febbraio 2014
Il giorno di Stefania Saccardi
(Fonte: La Nazione - QN) Stefania Saccardi |
Matteo Renzi ha ottenuto l'incarico al Quirinale, stamane e oggi pomeriggio saluta il consiglio comunale di Firenze.
La vicesindaca Stefania Saccardi, intanto, è stata nominata proprio oggi vicepresidente della giunta regionale toscana. Affiancherà il presidente Rossi in questo ultimo - difficile - anno di legislatura regionale.
In bocca al lupo, Matteo Renzi, nel tuo viaggio verso Roma. Di quello che puoi fare per battere lo status quo, abbiamo già scritto tanto. Buon lavoro!
In bocca al lupo, Stefania Saccardi, puoi fare tantissimo per svecchiare e riformare la regione. Ne scriveremo e ti seguiremo.
Stefania Saccardi è stata definita una sorta di "iron lady" dalla stampa - per esempio da Goffredo Pistelli su Italia Oggi, lo scorso 30 gennaio 2014. Ma è stata molto di più, in questi anni: un concentrato di umiltà, operosità, fermezza, attenzione per tutti gli ultimi e contrasto a tutti gli assistenzialismi.
Buon lavoro anche a te, con affetto!
mercoledì 12 febbraio 2014
Fresh Cabinet, Fresh Elections
Forse è giusto che sia lui a prendere in mano le redini della Repubblica, per il bene italiano e anche un po' per il bene di tutta l'Europa.
Se lo fa, però, non deve cedere alle lusinghe dello status quo.
Deve restituirci primarie e piccoli collegi, cioè dignità al popolo sovrano.
Deve scuotere le burocrazie e le caste, chiudendo il senato, il CNEL, le province, le prefetture e anche qualche sovrintendenza.
Deve cercare di fare subito qualcosa in nome del 90% di persone comuni, chiedendo maggiori sacrifici a chi fa parte del 10% che possiede la metà delle ricchezze del paese.
Da palazzo Chigi, infine, deve portarci a nuove elezioni al più presto.
Altrimenti se lo mangeranno - cosa che mi dispiace - ma soprattutto ci rovineranno - cosa che mi preoccupa parecchio di più.
PS
Mi viene segnalato dall'amica Laura Lodigiani che stamane sulla Stampa Massimo Gramellini ha lanciato un appello non molto lontano dal mio. Vi invito a leggerlo.
lunedì 10 febbraio 2014
Popoli sovrani, prìncipesche cittadinanze
I risultati sono visibili sui siti della Confederazione.
La questione più seguita all'estero era ovviamente il cosiddetto "freno" all'immigrazione di massa, ma anche le altre due sono interessanti: trasporti e finanziamento degli aborti - meriterebbero un approfondimento.
Il "freno" è stato approvato, come era stato richiesto non solo dalla cosiddetta destra, ma anche dagli ecologisti e da molti cittadini indipendenti. La Svizzera, non scordiamolo, ospita una percentuale di immigrati pari al 25%, con livelli di legalità, integrazione, diritti umani e sociali, davvero invidiabili, ma difficilmente sostenibili.
Era inevitabile che arrivasse ai vertici federali la richiesta di una maggiore prudenza.
Secondo i miei studi, il nostro futuro geopolitico potrebbe essere molto simile a quello che la Svizzera è da secoli: le nostre comunità locali stanno pretendendo sempre più sovranità; stanno diventando sempre più cittadinanze non solo attive e protagoniste, ma addirittura con l'attitudine a diventare "prìncipi" di se stesse.
In questi miei primi mesi post-doc, porto avanti il mio lavoro - che si intitola "Disintegration as Hope", perché contiene, fra l'altro, una visione ottimistica sulle grandi disintegrazioni geopolitiche contemporanee - sperando di poterlo presto diffondere maggiormente nella comunità scientifica.
venerdì 7 febbraio 2014
Per l'Ucraina, Europa e Russia insieme
In solidarietà con l'Ucraina, ma anche con attenzione alle popolazioni russe dell'est del paese e alla Crimea, segnaliamo questo intervento di Gianni Pittella, vicepresidente vicario del parlamento europeo.
Cento senatori zombi
Questo non ci impedisce di avvertire Matteo Renzi e tutti coloro che lavorano all'accordo #ForzaRenzi che nella loro proposta di senato c'è un buco nero. A che titolo si vogliono portare nella nuova camera delle autonomie cento sindaci di capoluoghi? Capoluoghi di che, se le province sono in corso di abolizione? Avremmo cento senatori zombi.
E perché poi, dalla Toscana, dovrebbero andare nel nuovo senato il sindaco di Massa e non quello di Carrara, quello di Livorno e non quello di Piombino, quello di Firenze e non quello di Empoli, quello di Lucca e non quello di Viareggio?
Non sarà meglio attestarsi su un senato più piccolo e più semplice?
La repubblica è composta da 19 regioni, 2 province autonome. Volendo si può aggiungere Roma, che ha già, de facto, uno statuto separato da quello del resto del Lazio.
Fanno 22 unità federali.
Ciascuna delle quali potrebbe, peraltro, essere lasciata libera di mandare in senato la delegazione che preferisce.
Personalmente propendo per la nomina di non più di due per ciascuna: magari il capo dell'amministrazione e il capo dell'opposizione.
Insomma, una quarantina di senatori in tutto, una piccola assemblea autorevole e plurale, strettamente legato al futuro federale dell'Italia e dell'Europa.
In ogni caso, comunque, avanti.
giovedì 6 febbraio 2014
Cento euro al giorno ai detenuti
mercoledì 5 febbraio 2014
Per le primarie, contro le preferenze, fino all'ultimo
Tre anni fa, per la Candelora, 2 febbraio 2011, abbiamo iniziato il nostro impegno per sostenere la riforma elettorale toscana.
Tre anni dopo, passata la Candelora 2014, dobbiamo innanzitutto ringraziare le decine di intellettuali, imprenditori, attivisti, cittadini sovrani, che hanno partecipato alla nostra campagna.
Cosa abbiamo ottenuto?
Siamo sinceri: qualcosa, non molto.
In consiglio regionale sembra stia per arrivare un testo che contempla collegi piccoli e un doppio voto agevolato - una croce accanto a nomi già stampati sulla scheda - per un candidato e una candidata.
Diciamo che poteva andare molto peggio, ma è sempre un testo rischioso, che rischia di far saltare la stabilità e la sobrietà del sistema politico toscano - l'unico che non è precipitato sotto gli scandali delle spese pazze dei signori delle preferenze.
Come mai ci siamo salvati? Anche perché siamo l'unica regione ad aver tagliato le gambe ai mister preferenze e ai capi-clientele, dieci anni fa, con le riforme del 2004.
Ma nel frattempo, purtroppo, la doppia promessa del presidente Enrico Rossi non è stata mantenuta: la riforma è in ritardo di anni e la faranno prima a Roma che a Firenze.
Della volontà popolare, il 75% dei Toscani, che non vuole il ritorno delle preferenze, perché non le ha mai usate, non si tiene conto.
Si è preferito ignorare mezzo secolo di studi, fatti dai nostri migliori scienziati, sui guasti del voto facoltativo alle persone - che deve essere sostituito da un voto obbligatorio.
La nostra regione, che per prima ha istituito le primarie con regole chiare e uguali per tutti, pare che le voglia abolire, in favore del ritorno di una doppia preferenza facoltativa.
Avanti tutta verso il passato?
Come mai una strana coalizione di ignoranza e di ignavia tenta ancora di nascondere ai cittadini sovrani l'utilità, diremmo addirittura la saggezza, di votare un turno generale di primarie, ben prima delle secondarie e dell'eventuale ballottaggio?
Perché si tenta ancora di nascondere l'utilità che i partiti scelgano i propri candidati prima delle elezioni, con le primarie, e non durante le elezioni - con il ritorno della guerra di preferenze di tutti contro tutti?
E infine, ci saranno collegi piccoli per far eleggere rappresentanti di Viareggio, Piombino, Pontedera, Empoli? Oppure vedremo nuovamente l'elezione di fiorentini a capo di partitini del due per cento?
Ci sarà un dibattito sulla rappresentanza dei territori periferici e poco popolati, ma non certo marginali, come le montagne, l'Elba, la Costa d'Argento?
Vedremo.
Speriamo.
Lottiamo.
Fino all'ultimo.
* * *
Una lista completa è impossibile, ma qualche nome da ringraziare lo vogliamo scolpire qui:
Alessandra Passigli
Alessandro Benedetti
Alessandro Fabbri
Alessandro Roncolini
Alessandro Vannini
Alfredo Biondi
Andrea Romiti
Antonio Bonfiglio
Antonio Floridia
Antonio Romeo
Carlo Fusaro
Carlo Scognamiglio
Chiara Banchetti
Chiara Boriosi
Claudio Tirinnanzi
Cristiano Pennesi
Daniele Ferranti
Dario Parrini
David Cameron
Davide Bacarella
Donatella Poggi
Edoardo Bettazzi
Emanuele Aloisio
Emiliano Baggiani
Emiliano Lascialfari
Emma Bonino
Fabio Bonari
Fioravante Scognamiglio
Fiorella Lenzi
Francesco Clementi
Francesco Felloni
Francesco Pax
Franco DeBenedetti
Gaspare Polizzi
Giacomo Cecchi
Giacomo Fiaschi
Gianfranco Pasquino
Gianni Tomasi
Gino Selva
Ione Orsini
Ivo Cerrini
Lanmarco Laquidara
Laura Cutini
Laura Lodigiani
Luca Cavallini
Luca Leone
Lucia Pardini
Marco Faraci
Marco Mayer
Marco Taradash
Mario Ascheri
Mario Baldassarri
Mario Lancisi
Massimiliano Pagano
Massimo Balzi
Massimo Gramellini
Maurizio Grassini
Maurizio Pasqualetti
Mauro Vaiani
Michele Delli Gatti
Mike Hagen
Nicola Cariglia
Oscar Giannino
Paolo Armaroli
Paolo Ermini
Pier Paolo Segneri
Pietro Salvatori
Roberto Bernabò
Roberto Giachetti
Salvatore Vassallo
Stefano Ceccanti
Stefano Colombini
Tommaso Caparrotti
Tommaso Ciuffoletti
Tommaso Del Tacca
Tommaso Nannicini
Vincenzo Galasso
La lista integrale di coloro che collaborano alla campagna attraverso Facebook è qui:
https://www.facebook.com/groups/riforma.toscana/members/
* * *
Diffuso anche attraverso Toscana Insieme
sabato 1 febbraio 2014
Il ritorno al passato costa più del futuro
Sabato 1 Febbraio, 2014
CORRIERE FIORENTINO
Il Passato Può Costare Caro
(più di primarie e secondarie)
di MAURO VAIANI *
Caro direttore,
l'incomprensibile ignavia di tanti lo stava quasi facendo dimenticare, ma un'alternativa seria al ritorno delle vecchie preferenze all'italiana, c'è: sono le primarie istituzionalizzate, una innovazione toscana, che è stata già sperimentata nel 2005 e nel 2009.
Non per nulla l'esperimento è stato ripreso e citato nel dibattito politico nazionale, dove il ritorno dei mister preferenze — stile Fiorito — sembra, al momento, scongiurato, ma si cercano giustamente altri modi, più trasparenti, più competitivi, di selezionare una nuova generazione di politici.
Sarebbe inquietante che, mentre Roma discute di primarie istituzionalizzate, Firenze, che le ha inventate, le abolisse.
Le primarie istituzionalizzate rispondono all'esigenza fondamentale di chiamare i cittadini al voto per la selezione del personale politico dei partiti, con regole chiare e uguali per tutti. Il voto alle persone — o anche il doppio voto di genere — non sarebbero facoltativi, ma obbligatori. A decidere sarebbero maggioranze, non minoranze clientelari organizzate.
Dopo un turno di primarie, i cittadini potrebbero conoscere i volti, la squadra, con cui ogni partito si presenta, e tenerne conto, nel dare il loro voto alle elezioni generali — che a questo punto potremmo chiamare «secondarie».
Fra le primarie e le secondarie — altra cosa importante — le forze politiche potrebbero recuperare unità e compattezza, attorno ai leader locali emersi in piccoli collegi.
Sì, aprire i seggi per un turno in più avrebbe dei costi, ma sarebbero di gran lunga minori dei costi disastrosi delle vecchie preferenze facoltative.
E si può risparmiare ancora di più, con il voto online, la riduzione del numero delle sezioni elettorali, la loro apertura in sedi pubbliche ma non più scolastiche, il voto nei giorni feriali e non in quelli festivi.
Per una elezione importante, in molte democrazie del mondo, si vota più volte: alle primarie per scegliere i candidati; alle secondarie per scegliere la squadra di governo; eventualmente si fanno anche i ballottaggi. Ebbene, queste democrazie non costano più della nostra e parecchie, anche grazie ai loro sistemi elettorali più aperti, selettivi e competitivi, sono davanti all'Italia e, alla Toscana, negli indici internazionali più rilevanti: innovazione, trasparenza, libertà.
* Attivista civico-liberale e studioso
(Università di Pisa)
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