Siamo fra quelli che avrebbero preferito Emma Bonino. La santa petulanza e l'infinita competenza di una certa storia radicale sarebbero state d'aiuto, in un governo così fragile, in questo ennesimo tentativo di traghettare il paese fuori dalla palude.
Tuttavia condividiamo anche un certo senso di soddisfazione nel vedere persone così giovani e così tante donne, ai vertici della Repubblica. Di Federica Mogherini, che succede a Emma Bonino, leggiamo con piacere interventi in cui sembra afferrare la complessità della situazione ucraina e il dovere per Europa, Russia e America di affrontare questa crisi insieme. Le sue parole riecheggiano quelle del bravo Gianni Pittella, pubblicate pochi giorni prima.
Il presidente Matteo Renzi dovrebbe ora trovare il coraggio e l'umiltà di non strafare, di concentrarsi su poche cose essenziali: approvare insieme a Silvio Berlusconi la legge elettorale fondata su piccoli collegi, che consentano le primarie; sostituire il senato con una quarantina di rappresentanti regionali; completare lo smantellamento delle province e avviare quello delle prefetture; spostare subito un po' di tassazione dal lavoro alle proprietà, dalle imprese alle rendite; affrontare l'emergenza giustizia, cominciando dalle necessarie depenalizzazioni (prostituzione, consumi pericolosi, immigrazione).
Queste poche cose, per il loro significato storico e politico, e per per le risorse umane e finanziarie che libererebbero, basterebbero per chiudere un ciclo di trent'anni di paralisi, incertezze e fallimenti.
Dopo aver fatto queste cose, il governo Renzi potrebbe - e secondo noi e molti altri dovrebbe - condurci ordinatamente al voto.
Concentrarsi su poche cose, da fare bene da chiudere in pochi mesi, ci pare sia già stata la cifra vincente di Matteo Renzi.
Tanti, sinceri, sentitissimi auguri, da noi diversamente renziani.
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