Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso

lunedì 11 luglio 2022

Al via il Forum 2043 in collaborazione con AeA


 

Dopo un lavorìo di preparazione di diversi mesi, ha preso il via il Forum 2043, una iniziativa politico-culturale che viene ospitata sul sito di AeA, Autonomie e Ambiente la sorellanza di liste civiche, ambientaliste, autonomiste, localiste.

Il gruppo di lavoro di intellettuali e attivisti che lo ha promosso ha scelto questo nome perché il loro orizzonte temporale è la celebrazione in modo adeguato ma soprattutto innovativo del centenario della Carta di Chivasso del 19 dicembre 1943, che è probabilmente il più importante documento politico moderno dedicato alle autonomie e alla trasformazione dell'Italia centralista e autoritaria in una autentica Repubblica delle Autonomie.

I primi contributori al Forum 2043 sono figure esterne alla rete AeA. Tra di essi: Piercesare Moreni, un importante esponente dell'autonomismo del Trentino; Claudia Zuncheddu, attivista e politica sarda da sempre impegnata per l'autogoverno e il buongoverno della sua terra; Gino Giammarino, editore, persona di grande cultura, capace di sollecitare un risveglio dell'autogoverno di Napoli e di altre terre del Sud, che non si confonda con il sudismo becero, arretrato e subalterno alle vecchie sinistre e di tanti sempre più improbabili "Masaniello".

Coordina i lavori Mauro Vaiani, l'attivista civico, ambientalista, autonomista toscano che è stato tra i fondatori di Autonomie e Ambiente, ne è attualmente il segretario, è il garante e il principale mentore di OraToscana, attualmente la più importante rete civica ambientalista autonomista toscana (e principale autore e ispiratore di questo blog, ndr).

Per conoscere meglio il Forum 2043:

https://www.autonomieeambiente.eu/forum-2043/77-perche-questo-forum-2043

L'indice di tutti i contributi:

https://www.autonomieeambiente.eu/forum-2043

Rileggere la Carta di Chivasso del 1943:

https://www.autonomieeambiente.eu/news/29-carta-di-chivasso

Per contribuire al Forum 2043 scrivete a info@autonomieeambiente.eu.  

Per seguire le novità del Forum 2043 iscrivetevi al canale Telegram:

https://t.me/forum2043


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sabato 9 luglio 2022

La necessaria manutenzione della legge elettorale italiana

 


Sarà un po' respingente tornare a parlare di legge elettorale, in questo tempo di guerra, siccità, crisi, ma non si può evitare.

Entro pochi mesi, al massimo nel maggio del 2023, dovremo eleggere una nuova Camera dei Deputati di soli 400 deputati e un nuovo Senato della Repubblica delle Autonomie di soli 200 membri.

Pensare di andare al voto con le attuali norme del cosiddetto "Rosatellum" è quanto meno avventato. Nemmeno coloro che hanno tutto da guadagnarci, in teoria, per esempio Fratelli d'Italia, sono cinici al punto da non ammettere che una minima manutenzione della normativa sia necessaria.

Questo blog abbraccia da sempre le proposte di buon senso che sono state fatte, in tempi non sospetti, da Autonomie e Ambiente e da OraToscana.

Tuttavia ci si contenterebbe anche di molto meno:

- l'abolizione di quelli che sono presentati come collegi uninominali e che in realtà ne sono la caricatura; con candidati imposti all'ultimo momento dalla spartizione fra segretari nazionali, territori troppo vasti e troppo eterogenei, essi sono la negazione dell'antica tradizione della "costituency" uninominale anglosassone; molto meno ipocrita allora, se proprio non la si vuole far finita con le alleanze elettorali farlocche tra partiti, garantire un piccolo premio alla coalizione che è arrivata prima (magari avendo superato il 40% dei voti);

- valutare la possibilità di istituire circoscrizioni più piccole, in cui ogni partito possa presentare liste più corte e quindi più facilmente conoscibili e riconoscibili dagli elettori;

- consentire a ciascun elettore il voto a una candidata femmina e a un candidato maschio, all'interno della lista prescelta; in questo tempo in cui i partiti sono in forte crisi e drammaticamente privi di procedure interne credibili per la preparazione e la selezione di una nuova generazione di legislatori, l'istituzione di questo voto duale, preferibilmente obbligatorio, potrebbe essere un opportuno tentativo di cura della nostra moribonda democrazia;

- non entriamo nel merito dei quorum d'ingresso alla Camera, su base nazionale, e al Senato, su base regionale; ci permettiamo però di ricordare che essi, con un numero così ristretto di rappresentanti da eleggere, sono già intrinsecamente alti e quindi ulteriori barriere all'ingresso di qualche eletto delle liste minori potrebbero risultare solo vessatorie nei confronti delle minoranze;

- assicuriamo a ogni lista che prende un quoziente utile nella sua circoscrizione la possibilità di avere il suo eletto, cancellando quindi una delle principali vergogne del "Rosatellum"; oggi, una persona potrebbe prendere anche la maggioranza assoluta dei voti nella sua circoscrizione, ma non essere eletta, se non è in una delle liste e delle coalizioni "nazionali"; una assoluta sciocchezza, che avrebbe dovuto da tempo essere abbattuta dalle corti;

- ci vorrebbe anche una drastica semplificazione delle modalità con cui le liste si presentano e bisognerebbe assicurare a tutte una sostanziale parità di accesso alla competizione politica; sappiamo, purtroppo, che questo è e probabilmente resterà solo un pio desiderio di pochissimi che amano la politica ma amano di più la democrazia;

- infine eliminiamo l'ipocrisia del "capo politico" e del "candidato presidente del consiglio"; siamo una repubblica parlamentare e tutti sappiamo benissimo che i governi si formeranno in parlamento dopo e non prima le elezioni; continuare ad agitare le bandierine della elezione diretta del capo del governo (gridando dagli schermi televisivi "si deve sapere chi ha vinto la sera stessa delle elezioni", "ci vorrebbe il sindaco d'Italia", "siamo per il presidenzialismo"), ormai è squalificante per chi insiste a farlo e insopportabile per noi che ascoltiamo.

Una minima manutenzione della legge italiana per l'elezione delle due camere del parlamento è semplicemente necessaria. Per ripristinare non diciamo la democrazia, ma almeno la decenza.


venerdì 1 luglio 2022

Autonomia differenziata: fuori dal vicolo cieco

 


L'autonomia differenziata, previsione costituzionale in vigore dal 2001 e progetto politico abbracciato da diverse regioni di ogni colore, resta in un vicolo cieco, da cui nessuno in questo scorcio finale della XVIII legislatura, tanto meno il governo Draghi, la ministra Gelmini, i presidenti regionali Fontana, Zaia, Bonaccini, sapranno, né vorranno toglierla.

L'autonomia differenziata non è semplicemente possibile, in questo momento di trionfo del centralismo tecnocratico europeo e italiano. Andranno a sbattere, le elite che ci stanno governando a suon di voti di fiducia, insieme al loro PNRR, ma nel frattempo impediranno qualsiasi compromesso responsabile e, soprattutto, applicabile.

E' irragionevole persino sperare che in una Repubblica in cui si tradiscono così spudoratamente le autonomie esistenti, in particolare quella della Sicilia e in realtà tutte le altre, ci siano politici e legislatori disposti a lavorare su qualche seria forma di attuazione delle ulteriori forme di autonomia previste dalla Costituzione all'art. 116, terzo comma, su alcune materie elencate nell'art. 117, nel rispetto dei princìpi dell'art. 119 (la perequazione fiscale, questa sconosciuta!).

Dal punto di vista della elaborazione normativa, siamo ancora fermi alle irragionevoli e inapplicabili bozze di intesa che abbiamo severamente criticato sin dal 2018.

A coloro che, in questa estate arida e paurosa, di guerra, di impoverimento, di faticoso risveglio da anni di crisi sanitaria (impostaci più dal centralismo autoritario che dal coronavirus) vorrei umilmente e pacatamente dire a coloro che alzano la bandierina della solidarietà con il Sud, contestando radicalmente il concetto stesso di autonomia differenziata, che il loro fervore andrà sprecato e si trasformerà nell'ennesimo fallimento politico.

L'autonomia differenziata, così come scritta nelle bozze del 2018, è, politicamente parlando, uno zombie. Combatterla con bigottismo centralista rischia solo di alimentare l'ennesima divisione, stavolta mettendo il Sud contro il Nord, come se non avessero fatto già abbastanza danni quelli che per anni hanno messo il Nord contro il Sud.

La propaganda Sud contro Nord si risolverà nell'ennesimo fallimento di un improbabile meridionalismo senza storia, senza profondità di pensiero, senza popolo.

Abbiamo letto qualche libro di successo sulle sofferenze che il Sud ha subito dalla conquista sabauda, ma una politica meridionalista seria, che ponga fine alla spoliazione, allo spopolamento, alla desertificazione di intere regioni meridionali (e non solo meridionali), ci pare richiedere ben altro spessore.

Abbiamo bisogno di tornare a studiare, per conoscere davvero i guasti del colonialismo interno, partendo da ciò che ci è noto sin dai tempi di Gramsci, Don Sturzo e Salvemini.

Basta cavalcare e strumentalizzare la sofferenza. E' già successo con i Cinque Stelle, che fecero il pieno di voti nel Sud e gli storici si domanderanno per anni se fu un caso, un episodio, una accidentale temporanea identificazione con un nuovo "Masaniello" collettivo, o se dietro c'è stata una qualche regia per rastrellare il voto di protesta e riempire il parlamento di persone politicamente impreparate e quindi inevitabilmente subalterne al centralismo autoritario e allo status quo.

E' tempo di una nuova generazione di leader locali, nel Sud, nelle isole, lungo l'Appennino, nella pianura Padana e in tutto l'arco alpino. Persone nuove e giovani, sì, ma anche provate e preparate. Che abbiano combattuto, e perso, e quindi imparato qualcosa.

La Repubblica è sì l'erede dell'imperetto coloniale dei Savoia, ma è anche, dagli anni della Resistenza e da quando è entrata in vigore la Costituzione del 1948, una Repubblica delle autonomie personali, sociali, territoriali, un ideale per il quale vale la pena lottare, per assicurare un futuro alle nostre comunità locali e alle prossime generazioni.

Usciamo insieme dal vicolo cieco dell'autonomia differenziata, che non sarà data a "pochi", perché non sarà data a nessuno.

Lottiamo insieme per una autentica Repubblica delle Autonomie e per una Europa diversa.

Invitiamo tutti a rileggere l'appello della rete civica, ambientalista, autonomista Autonomie e Ambiente per le elezioni politiche 2023.

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