Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso

giovedì 26 novembre 2020

History Repeating - La storia si ripete?

C'è dell'iperbole ovviamente in questo video, con la giusta ironia. Grazie a Renzo - Lorenzo, dj, creativo, videomaker e autentico X-man di Prato in Toscana - per questo suo tocco di grazia.

La critica radicale del centralismo autoritario non riguarda solo quello che si ammanta di "nazionalismo italiano", ma anche coloro che si atteggiano a vestali di "europeismo" e "globalismo". 

Non critichiamo solo l'immenso potere che si è accumulato nelle opache cabine di regia di Palazzo Chigi, della Protezione Civile, del Ministero della Sanità, della Commissione Europea, ma anche il populismo inconcludente dei "cari lider" della opposizione se-dicente di "centrodestra", i quali - ce lo hanno già dimostrato perché sono in politica da decenni, i vari Salvini e Meloni - se fossero al potere non sarebbero molto diversi dai membri del gabinetto Conte. 

La nostra speranza è guardare ai paesi più piccoli, più decentrati, più partecipati, più coesi, fondati su massicce dosi di senso civico e corresponsabilità, nella libertà e nell'autogoverno di tutti, dappertutto, dalla Svizzera alla Svezia, dal Costarica a Taiwan.

Mentre finalmente si intravede la fine del 2020, annus horribilis, con questa creazione di Renzo vi auguriamo ogni bene per le imminenti feste, dalla Festa della Toscana del 30 novembre prossimo a tutte quelle che seguiranno.

 

domenica 22 novembre 2020

Non avrete il nostro corpo

 


Dopo averne minata la sicurezza materiale e calpestata l'identità spirituale, dopo aver tolto alle persone e alle comunità locali il potere di scegliere con buon senso le proprie soluzioni locali, il minimo che ci si può aspettare è una ribellione di massa in materia di salute. Alle presenti condizioni, la maggioranza dei cittadini, quelli minimamente interconnessi nella rete globale e quindi minimamente consapevoli che le cose potevano essere gestite diversamente, si metterà di traverso gridando: non avrete il nostro corpo.

Anche persone che non hanno alcuna particolare cultura storica o scientifica, che non hanno una coscienza sociale e ambientale, che non sanno nulla di colonialismo interno ed esterno, che non hanno mai votato partitini settari ed estremisti, si ribelleranno e non vorranno essere vaccinate per forza. E meno male! 

La sfiducia di massa nei confronti delle autorità sarà di certo rozza, ma è il terreno ideale sul quale coltivare i nostri valori libertari, anticentralisti, antiautoritari. Dobbiamo trasformare questa sfiducia in una matura resistenza alle ingiustizie della globalizzazione, del centralismo tecnocratico europeo, del centralismo nazionalista italiano.

Del resto, quei pochi che stanno ancora legggendo, si guardino attorno.

Dopo decenni di prediche ambientaliste, è tuttora in corso, per mano delle grandi potenze industriali e nelle multinazionali, la terribile distruzione di interi ecosistemi. Quando ci raccontano che stanno facendo qualcosa per frenare i "cambiamenti climatici", ci prendono in giro. Le elite globali non meritano più in alcun modo la nostra fiducia.

Interi popoli e territori continuano a essere privati delle proprie tradizioni e libertà, della loro lingua madre, del loro modo di vivere. Cina, India, Stati Uniti, Indonesia, Indonesia, Pakistan, Brasile, Nigeria, Federazione Russa, Messico, Filippine, Egitto, Etiopia, Vietnam, Congo-Kinshasa, Iran, Turchia, Francia, Tailandia, Regno Unito, Italia, Sudafrica, Myanmar-Birmania, Tanzania (gli stati più grossi, citati in ordine di numero di sudditi decrescente) sono potenze centraliste, autoritarie, colonialiste e neocolonialiste, sia nei confronti dei propri territori interni che, le più rapaci, nei confronti di altre regioni del pianeta.

Le organizzazioni internazionali, compresa la nostra Unione Europea, sono tecnocrazie alte, lontane, opache, spesso subalterne agli interessi dei potenti, oppure, nei casi migliori, dominate da ideologie astratte. elitiste, reazionarie.

I territori sono stati abbandonati o peggio violentati. Piccole minoranze e piccole comunità stanno tentando un ritorno a una economia locale più sostenibile e più resiliente, ma per il momento nessuno sta mettendo veramente in discussione le grandi filiere globali del cibo omogeneizzato e delle merci spazzatura.

Stiamo entrando nel pieno dell'età della decrepitezza delle infrastrutture. Il cemento armato versato dopo la seconda guerra mondiale è ormai nella piena vecchiaia. Ovunque ci sia stata incuria, si rischiano crolli e tragedie.

Siamo stati chiusi a miliardi in case brutte, piccole, insalubri, nelle periferie disumane della globalizzazione (che è stata chiamata giustamente glebalizzazione). La stragrande maggioranza delle persone urbanizzate non ha più spazio e serenità a sufficienza per poter crescere dei bambini o vivere accanto ai propri anziani.

Ai lavoratori autonomi è stato detto che non sono competitivi. Ai lavoratori dipendenti è stato detto non sono produttivi. Ci hanno tolto la possibilità di emanciparci attraverso il lavoro. Ormai le persone normali, che non rubano, che non imbrogliano, che non inquinano, comprese le ex classi medie del mondo cosiddetto sviluppato, non importa quanto lavorino duramente, con il loro proprio lavoro autonomo o salariato non possono più costruirsi una vita, mantenere una famiglia, metter su una casa o mantenere quella che hanno. 

I pochi che ci provano, gli imprenditori, i professionisti, gli artigiani, i contadini, gli artisti e altre persone che hanno talenti superiori alla media, lo fanno a loro rischio e pericolo.

Ai giovani viene lasciata, forse addirittura raccomandata, una unica alternativa: emigrare verso le grandi capitali della globalizzazione, che hanno sempre bisogno di schiavi giovani (e poi si sa, uno su mille ce la farà...).

Troppi anziani hanno pensioni miserabili, troppi lavoratori sono poveri pur lavorando, troppi disabili hanno sussidi da fame, una pumblea austerità ci è stata imposta per un trentennio (per quanto riguarda la Repubblica Italiana, almeno a partire dalla sciagurata privatizzazione dei debiti pubblici del 1981).

Poi, improvvisamente, per una gigantesca operazione di vaccinazione di massa (per una malattia seria, la polmonite bilaterale da coronavirus Covid-19, ma che non è certo la peste), i media sono stati compatti, la politica è stata tetragona, i soldi sono stati stampati (purtroppo nell'Eurozona sono stati trovati continuando ad alimentare la spirale del debito), sono stati firmati contratti segreti, si sono bruciate tutte le tappe della ricerca, della sperimentazione, della produzione. 

Non basteranno certo gli ipocriti appelli a fare del vaccino un "bene comune universale", a restituire credibilità a chi è stato subalterno a questa operazione di terrorismo e affarismo dall'alto, da parte di pochissimi contro tutti gli altri. Ci sono dei limiti, anche all'ipocrisia.

E' stato tutto un po' eccessivo. Persino qualche membro delle elite ha alzato il sopracciglio e ha chiesto meno precipitazione (in Italia lo hanno fatto Paolo Mieli e Andrea Crisanti, per esempio, peraltro rischiando di essere linciati dai media conformisti).

Qui non ci sono cospirazioni, a parere di chi scrive, qui è in corso una gigantesca concentrazione di ricchezza e di potere e ce lo stanno facendo proprio sfacciatamente davanti agli occhi. Una operazione avventata ed esagerata, che avrà dei contraccolpi negativi per coloro che sono saliti su questa diligenza dell'assalto a così tanto denaro e potere. La globalizzazione è stata feroce, ma lo sarà anche la resistenza umana.

La rivolta contro una vaccinazione precipitosa, immotivata, peggio che mai obbligatoria, non è disperazione negazionista, è semplice buon senso. Per noi decentralisti libertari, peraltro, questa crisi sanitaria del 2020 sarà anche, in fondo, una grande opportunità per portare avanti la nostra critica radicale agli stati centralisti e autoritari e ai guasti della globalizzazione.

Trasformiamola in speranza, questa amara rivolta di tanti corpi contro l'incombente minaccia di una vaccinazione forzata. Non perdiamo l'occasione di questa crisi della globalizzazione per far avanzare la nostra lotta per l'autogoverno di tutti dappertutto, libero e responsabile, fondato sulla solidarietà e la sussidiarietà.

Mauro Vaiani Ph.D.

blogger di Diverso Toscana

attivista e studioso in Toscana

 

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La foto di questo post è tratta da un articolo online che criticava gli imprigionamenti arbitrari autorizzati dalle norme speciali antiterrorismo degli Stati Uniti - fonte: https://www.salon.com/2007/05/09/habeas_corpus/ 


domenica 15 novembre 2020

Centralismo orgia del potere

 


Il centralismo è una macchina infernale: ti priva di risorse e competenze; poi ti maramaldeggia perché da solo non ce la fai; se ti viene incontro, il suo abbraccio è mortale, ti soffoca ancora di più; dopo l'intervento dall'alto, ti ritrovi ancora meno libero e meno capace; il circolo vizioso poi si ripete, fino alla completa distruzione di quella che una volta chiamavi la tua casa.

Il centralismo è intrinsecamente autoritario, una vera e propria orgia di potere. 

Tutti coloro che ci parlano di più "Italia", più "Europa", più "globalizzazione", in questo anno terribile di crisi sanitaria e sociale, sono più o meno coscientemente subalterni al centralismo. 

I peggiori sono i più candidi, quelli che credono davvero nella loro narrazione, secondo la quale i problemi generati dalla globalizzazione, dall'austerità europea, dall'autoritarismo degli organi centralisti italiani, sarebbero risolti dagli stessi meccanismi che li hanno creati.

Insomma, si torna sempre lì: temi il centralismo anche quando porta doni... Anche quando promette una qualche superiorità tecnica o scientifica, una presunta superiorità morale, una più stringente etica pubblica, o anche una sanità migliore.

Soffermiamoci, sulla questione sanitaria, che il centralismo intende usare per blandirci, accusando di inettitudine le amministrazioni regionali e locali che il centro stesso ha nel tempo sottofinanziato, svuotato di competenze, paralizzato con la metastasi normativa.

Questa brutta infezione del Covid-19 non è ancora passata e non siamo qui a fare discorsi minimizzatori. L'ISTAT sta chiarendo, man mano che arrivano i dati ufficiali dai comuni, che nella Repubblica Italiana avremo una maggiore mortalità, ma tutto sommato comparabile con quella delle peggiori influenze e polmoniti degli anni scorsi. Il punto non è mai stato quello di considerare il coronavirus come una peste o, all'opposto, una invenzione.

Una volta passato il panico iniziale, ci siamo resi conto che avremmo dovuto frenare la nostra socialità e la nostra economia, per non ritrovarci il 5% della popolazione in gravi condizioni di sofferenza e di pericolo. Perché questo dicono, ormai, i dati mondiali e locali: 5 persone su 100 colpite dal coronavirus hanno e avranno bisogno di aiuto. Non sono poche! Ma non è una piaga biblica!

Cruciale sarebbe stato e dovrebbe essere ancora vivere in modo ragionevole questo problema di salute pubblica.

Chi ha il raffreddore e la febbre dovrebbe poter stare a casa, non imbottirsi di medicinali per continuare ad andare in giro (a "produrre", se dipendente, o a "lottare per sopravvivere", se autonomo...). 

Chi è malato dovrebbe essere seguito da una medicina di prossimità, dal suo medico di famiglia (che ci deve essere e deve essere reperibile...), e la maggior parte dei controlli e delle cure dovrebbe essere disponibile nel suo paese, nel suo quartiere, nel suo vicinato. 

Gli ospedali, dotati anche di strumenti di diagnostica avanzata e di terapia intensiva, dovrebbero ancora esserci in tutti i territori e tutti dovrebbero essere dotati di una organizzazione in grado di fronteggiare l'emergenza di un pericolo infettivo senza abbandonare o mettere in pericolo gli altri malati (non c'è solo il coronavirus!). 

Le comunità locali dovrebbero avere capacità produttiva locale, anche e soprattutto in materia sanitaria e farmaceutica (per non trovarsi impotenti come è avvenuto in Italia e in altri paesi "avanzati" con la mancanza di mascherine ed altri ben più importanti dispositivi di protezione individuale). 

Gli anziani dovrebbero poter rimanere a casa loro il più possibile e le persone non più autosufficienti dovrebbero essere ospitate in strutture pubbliche (e comunque mai a scopo di profitto). 

In caso di diffusione di virus vecchi e nuovi, la vita sociale e gli eventi pubblici dovrebbero essere contenuti ed eventualmente sospesi, ma localmente, puntualmente, temporaneamente, sulla base di valutazioni che devono essere fatte da competenti e responsabili autorità locali.

Questa epidemia avrebbe dovuto mettere in luce, per chi avesse voluto vedere, quanto infelice sia la vita nei grandi stati centralisti e autoritari e quanto invece sia migliore la vita quotidiana in paesi piccoli ma con forti e competenti autorità locali, dalla Svizzera, alla Nuova Zelanda, a Taiwan.

Invece... Invece non è andata e non sta andando così!

Abbiamo avuto, al contrario, da parte del governo della nostra Repubblica il prolungamento dello stato di emergenza ben oltre le paure dei primi mesi. Il potere è stato concentrato nelle mani di commissari e cabine di regia della Protezione Civile, delle agenzie centrali, dei ministeri.

OMS, tecnocrazie europee, centrali mediatiche sono state peraltro complici di questa eccezionalmente opaca concentrazione di potere e di ricchezze.

Non ci meravigliamo che, dopo decenni di austerità forzata, ora, improvvisamente, si stanno persino stampando soldi o almeno (nell'Eurozona) lasciando lievitare debiti, pur di tenere in piedi questa sconcertante bulimia di poteri emergenziali.

A chi ancora non capisse quanto grandi siano i pericoli di questo approccio centralista e autoritario, vorremmo suggerire di approfondire alcuni fatti: il fallimento dei grandi acquisti centralizzati (non solo i banchi a rotelle, ma anche la opaca vicenda del mancato potenziamento dei posti di terapia intensiva, che non è stata affatto una responsabilità delle autorità locali); l'eccessivo strangolamento normativo e finanziario delle autonomie locali ha generato ritardi nel dispiegare nei territori i controlli preventivi, i rifugi per i contagiati, le squadre di intervento domiciliare (le cosiddette USCA, Unità Specialistiche Continuità Assistenziale); l'ipertrofia normativa centralista ha causato ingiustizie insopportabili nella distribuzione degli aiuti economici e sociali. Il centralismo italiano, oltre che autoritario e arrogante, si consente sempre di essere anche cialtrone e crudele.

Infine, ma anche questo non meraviglia, di tutte le possibili strategie a lungo termine per convivere con i pericoli del coronavirus, i centralismi italiano ed europeo stanno puntando su avventati e secretati acquisti di vaccini, invece che sulla prevenzione e il contenimento dell'infezione. 

Intanto sui media impazza la grancassa populista e reazionaria dell'attacco a tutte le autonomie! Le regioni non hanno fatto la loro parte! Le autorità locali vanno strigliate! I governatori e i sindaci sono malati di protagonismo... Già, loro... Quelli di Roma invece...

Mai un approfondimento, mai un cenno di autocritica da parte dei poteri centrali, mai una riflessione sul fatto che se interi territori sono malguidati da anni o decenni, un po' di responsabilità ce l'avrà pure anche la politica nazionale e nazionalista che ha imposto dall'alto presidenti (in Sardegna e in Lombardia per esempio) e commissari (come in Calabria)!

Intanto, nelle commissioni Affari Istituzionali delle due camere, si portano avanti progetti di distruzione della Repubblica delle Autonomie, come la legge Federico Fornaro (morte del Senato delle Regioni) e le proposte firmate tra gli altri da Dario Parrini che ricalcano il progetto Boschi-Renzi-Verdini di cancellazione delle autonomie regionali (sì, quello bocciato nel 2016).

Coloro che credono nell'autogoverno di tutti, dappertutto, si stanno già muovendo. Coloro che vogliono difendere la attuale Repubblica delle Autonomie (almeno quelle attuali!) devono allearsi. Coloro che sono impegnati per il proprio territorio, con progetti civici, localisti e ambientalisti, devono mettersi in rete.

Questo tempo di quarantene non passi invano. Prepariamoci a resistere e a contrattaccare.

Per approfondire:

https://www.autonomieeambiente.eu/news/21-unire-le-forze-territoriali-qui-e-ora

http://diversotoscana.blogspot.com/2020/03/salviamo-la-repubblica-dal-virus-del.html

https://www.liberu.org/nuovo-assalto-centralista-questa-volta-camuffato-da-emergenza-sanitaria/


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