La prossimità è una delle questioni cruciali del nostro tempo. Di certo lo è per noi qui in Toscana, ma crediamo che questa presa di coscienza vada ben oltre e sia in linea con una tendenza globale al decentramento.
Le iniziative culturali, economiche e sociali sulla prossimità si moltiplicano (pensiamo per esempio alle biennali della prossimità, di cui riproduciamo in questo scritto il bellissimo logo). Anche
alcuni enti pubblici, organizzazioni e imprese stanno cambiando
atteggiamento, tornando ad aprire sportelli, punti informativi, negozi
di prossimità.
Per noi decentralisti e sostenitori di processi di autogoverno radicale, quella della prossimità è però ben di più che l'apertura di uno sportello o di un negozio più facilmente raggiungibili. Per noi la prossimità è molto di più: quando usciamo di casa dobbiamo trovare un vicinato, un rione, un quartiere, un paese, una comunità in cui esercitare responsabilmente i nostri doveri e riaffermare i nostri diritti.
Su di questo si basano le proposte di rivoluzione rionale a Firenze e di rivoluzione paesana in Toscana.
La prossimità è una scelta politica rivoluzionaria.
Rivoluzionaria perché, in più di un senso, si deve tornare a una dimensione umana che abbiamo perso (come un pianeta, nella rivoluzione attorno al suo sole, torna sempre regolarmente dove era già stato).
Rivoluzionaria, inoltre, perché, per riportare una vita di vicinato in ogni comunità, avremo bisogno di una grande fantasia e di una capacità di ragionare controintuitivamente contro i conformismi della modernità (e contro l'ossessione moderna per la concentrazione di potere e ricchezze).
La prossimità è una scelta politica di resistenza ai guasti di una globalizzazione ecocida e genocida.
I bambini devono poter uscire di casa e andare a piedi a scuola.
I disabili hanno diritto di uscire e muoversi in un vicinato senza barriere architettoniche.
Si devono creare condizioni organizzative che consentano alla maggior parte degli adulti attivi di lavorare nel proprio borgo o comunque non troppo distante da esso.
Un centro sanitario, uno sportello civico, un punto di informazioni legali, devono essere raggiungibili a piedi, da tutti, ma in particolare dagli anziani, quelli che sempre meno useranno la macchina e ben poco anche la bicicletta.
In ogni quartiere e paesino ci devono essere palestre e piscine, sale di lettura, centri di ritrovo (le nostre care, vecchie case del popolo, i circoli parrocchiali, i bar di paese), secondo quanto è possibile e più confacente al territorio, con buon senso, con pragmatismo.
Ognuna di queste piccole comunità deve avere le sue piazze, le sue fontane, i suoi giardini, se possibile anche un piccolo bosco (con alberi lasciati invecchiare).
Ciascuna di queste comunità deve poter partecipare, quanto più direttamente possibile, alla propria raccolta rifiuti, alle necessarie politiche di decementificazione (abbattimento delle tante costruzioni inutili), alla cura di eventuali corsi e specchi d'acqua, alla gestione della produzione e della conservazione di energie rinnovabili.
Ciascun rione, quartiere, paesino, borgo, perché possa assumersi la responsabilità di tutto questo, deve potersi autogovernare, eleggendo direttamente i propri consigli locali, con regole semplici, fondate sul rapporto il più possibile diretto tra governanti e governati.
Si sta aprendo, attorno ai temi della prossimità, una nuova stagione politica. Non perdetevela.