Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso
sabato 29 dicembre 2018
L'ennesima trappola centralista è già scattata
Con la pubblicazione (oggi sabato 29 dicembre 2018) di un articolo di Sabino Cassese, il Corriere della Sera sta chiudendo il 2018 con l'ennesimo attacco alle autonomie.
Tutti i decentralisti devono stare attenti a non cadere nella trappola di questa narrazione centralista, che contiene almeno tre errori fondamentali:
- 1) L'Italia è piena di disparità, perché la nostra unità sarebbe incompiuta, quindi il potere deve restare centralizzato, per non alimentare ulteriori ingiustizie territoriali - INVECE è vero esattamente il contrario. E' proprio perché da oltre centocinquanta anni le stesse leggi e la stessa impalcatura centralista sono imposte al paese, dalle Alpi alla Sicilia, che intere regioni declinano, mentre pochi centri di potere politico ed economico fioriscono.
- 2) Le risorse pubbliche sono una torta scarsa e fissa, per cui ogni eventuale aumento di autonomia in alcuni territori andrebbe a discapito dei livelli minimi di assistenza in altri - INVECE anche questo è falso, perché ogni spesa pubblica centrale, una volta devoluta ai territori, verrebbe totalmente ripensata, riorganizzata, riorientata nell'interesse delle comunità locali e con la loro partecipazione, con importanti risparmi e comunque con un netto miglioramento dei servizi pubblici locali.
- 3) Si continua anche a lasciar passare l'idea, completamente campata in aria, che esistano nell'Italia contemporanea "residui fiscali" importanti da restituire alle regioni dove hanno sede fiscale e legale la maggior parte delle aziende del paese (Lombardia, Emilia Romagna, ma anche Veneto) - INVECE si tratta di una gigantesca illusione, perché è evidente che, dopo profonde riforme fiscali che ancorassero il pagamento delle imposte ai territori, molte aziende che oggi pagano tasse solo a Milano o a Bologna, finirebbero per versare molto di più nelle regioni dove vendono, invece che nella sola regione dove producono.
Infine, caso mai non si fosse difeso abbastanza lo status quo centralista, si torna a insinuare l'idea che alcune regioni siano in fondo troppo piccole per essere davvero meritevoli di autonomia. Cosa che magari è vera per alcuni territori, ma non certo per tutti (non per la Romagna, per esempio, la quale da tempo aspetta di poter realizzare la propria aspirazione autonomista).
Ma sì, in fondo è questa la trappola centralista più raffinata che da decenni serve per frenare ogni possibile cambiamento: non avrai autonomia perché non la meriti, perché sei troppo ricco o perché sei troppo povero, perché sei troppo piccolo o comunque sempre inadatto.
Avanti così, si parli di autonomie per altri anni ancora, purché non si cambi niente!
Per chi vuole approfondire, consigliamo anche la lettura di questo importante intervento critico di Massimo Costa, apparso sul prestigioso blog siciliano 360EcoNews.
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