Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso

giovedì 6 novembre 2008

La bellezza dell'essere gay

Un messaggio di verità e bellezza per le persone omosessuali

(Pubblicata la prima volta da Mauro Vaiani su Facebook il giorno giovedì 6 novembre 2008 alle ore 18.49)
 Dal Vangelo di Matteo, cap. 19, 11-12:
11 «Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso:
12 Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca».

* * *

L'amico Francesco Felloni mi chiese se si poteva chiudere con un "Amen".
Preferirei un "Alleluja", gli risposi.

mercoledì 8 ottobre 2008

Dai borghi toscani una spinta all'unificazione dei nostri Comuni

Un mio intervento sulla spinta toscana all'unificazione dei comuni (Nda, 2/8/2011).


Dai borghi toscani una spinta all'unificazione dei comuni
di Mauro Vaiani*

Pubblicato l'8 ottobre 2008 su Pratoblog


Nell'Alta Val di Bisenzio, in provincia di Prato, ci sono due piccoli comuni di montagna, Vernio e Cantagallo, che confinano fra di loro e insistono su un territorio unito da simili caratteristiche, problemi e opportunità.
Vernio è formato da sette principali frazioni: S.Quirico, che è anche il capoluogo; Mercatale; Montepiano; S.Ippolito; Terrigoli; Sasseta; Cavarzano. Il territorio è di 63 kmq, con una popolazione di 6.000 abitanti.
Cantagallo, come spiega il sito web del comune, è un territorio formato da undici realtà: oltre al capoluogo Luicciana, ci sono Cantagallo, Carmignanello, Fossato, Gavigno, Gricigliana, Il Fabbro, L'Acqua, Migliana, La Rocca di Cerbaia, Usella. Il territorio è di 95 kmq, cioè più vasto ed eterogeneo di quello di Vernio, ma con una popolazione inferiore, di circa 3.000 abitanti.
I singoli borghi, cioè le frazioni, i paesini, le località, vantano una continuità millenaria.
Molti sono stati invece, nei secoli, i cambiamenti delle circoscrizioni ecclesiastiche e civili, le giurisdizioni, le prefetture, a cui questi diciotto borghi sono appartenuti.
Ciò che è più importante, ieri come oggi, sono l'operosità dei propri abitanti, il buon vicinato, il senso civico, la spontanea capacità di autogoverno, che sono la veraforza di ogni borgo della nostra terra.
Ciò che più sta a cuore all'abitante di un borgo come Mercatale di Vernio o di Usella di Cantagallo, è il bene del proprio paesino. Poi, per assicurarsi la continuità di beni e servizi pubblici, la cura delle infrastrutture stradali e lo sviluppo delle nuove reti informatiche, i cittadini dei borghi, i borghesi, sanno che hanno bisogno di un “comune” forte.
I cittadini di questi due piccoli comuni probabilmente e spontaneamente avvertono che il futuro delle loro comunità potrebbe essere meglio assicurato da un comune unitario dell'Alta Val di Bisenzio, composto da tutti i diciotto borghi, invece che da due amministrazioni comunali divise e fragili.
Il comune unico potrebbe svolgere funzioni, che si sono dovute fino a oggi delegare a enti terzi e superiori, come la comunità montana, la provincia, altri enti intermedi, regionali e statali, con la conseguenza – riteniamo non del tutto sgradita - che molte delle relative burocrazie potrebbero essere sfoltite.
Il comune è l'istituzione fondamentale della nostra storia e conserva intatta la sua centralità anche negli ordinamenti contemporanei. E' l'ente più dinamico e vitale del nostro sistema politico, l'unica istituzione che può auto-riformarsi, migliorarsi, rinnovarsi, da sé, da subito, “a costituzione, statuti e legislazione invariate”, come ricorda sempre Alessandro Antichi.
Ecco cosa motiva, ci pare, un moto popolare spontaneo verso una vera unione fra i comuni, in Toscana, mentre le burocrazie della vecchia politica – in particolare la vecchia sinistra toscana - si attardano a riproporre vecchi e nuovi enti intermedi, ennesime scatole cinesi del potere e camere di carità in cui conservare qualche poltrona in più.
In Alta Val di Bisenzio, ma anche nella cintura metropolitana di Firenze, nel Valdarno, all'isola d'Elba, in Lunigiana, registriamo una spinta popolare vera, concreta, intelligente, verso una politica più snella e più produttiva, nel solco delle nostre migliori tradizioni di autogoverno comunale. Proviamo ad ascoltarla?


* Mauro Vaiani, già presidente di Insieme per Prato, lavora oggi all'Università di Pisa ed è assistente del consigliere regionale Alessandro Antichi


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martedì 22 luglio 2008

Chi è questa schiava di Roma


 

Riproduco qui questo mio contributo realizzato a suo tempo per il sito http://www.alessandroantichi.org (Nda, mercoledì 16 marzo 2011).


La schiava di Roma

(Martedì 22 luglio 2008)

Sono in tanti - anche in Toscana - a non amare il testo de "Il Canto degli Italiani", scritto nell'autunno del 1847 da Goffredo Mameli e musicato dal maestro Michele Novaro. Il pezzo fu adottato in via provvisoria il 12 ottobre 1946 dal governo italiano, come inno della neonata Repubblica. E' diventato definitivo solo nel novembre 2005.

Tuttavia ci permettiamo di ricordare al ministro Umberto Bossi che "schiava di Roma" Dio creò "la vittoria", non l'Italia. Il testo di Mameli è scritto in una lingua aulica, che non tutti possono capire, ma l'inno nazionale non mette minimamente in discussione lo storico autogoverno delle nostre regioni e terre.

Al contrario, Mameli scrisse che "Dall'Alpi a Sicilia - Dovunque è Legnano, - Ogn'uom di Ferruccio - Ha il core, ha la mano", dimostrando quindi di conoscere bene e di volersi esplicitamente ricollegare all'epopea delle nostre libertà comunali, alla Lega Lombarda e all'eroe repubblicano fiorentino, Francesco Ferrucci, che lottò contro la restaurazione della dittatura medicea.

Con un piccolo sforzo di attenzione in più (e qualche gestaccio di meno), si scopre che l'inno di Mameli è molto italiano, cioè molto federalista. Del resto non c'è altra Italia che quella del nostro autentico e originario spirito repubblicano e federalista.

Per approfondire la storia dell'inno di Mameli :  http://it.wikipedia.org/wiki/Inno_di_Mameli

Leggi anche il commento di Mario Lancisi sull'inno di Mameli e la sinistra toscana


* * *


Fonte: http://www.alessandroantichi.org/content/view/1356/ (acceduto mercoledì 16 marzo 2011)

domenica 1 giugno 2008

Costruitemi il reattore in giardino...

Domenica 1 giugno 2008, a pagina 10, sulle pagine regionali, Il Tirreno pubblica questa mia provocazione. Provocazione fino a un certo punto, perché alle cose fatte bene ci credevo e continuerò, spero, a crederci fino all'ultimo giorno (Nda, lunedì 14 marzo 2011).


Abito alle porte di Pisa, nel borgo di San Giusto. Davanti a casa mia ci sono dei terreni rimasti liberi, perché stretti fra infrastrutture ferroviarie, stradali e aeroportuali. Li candido ad ospitare una centrale nucleare davanti casa e assicuro il mio impegno affinché la si possa realizzare nel mio quartiere, nel mio giardino o in my backyard, come usano dire quelli che, invece, non vogliono niente.

Lo scrive uno come me, che non si è mai pentito di aver votato contro il nucleare al referendum del 1987. Scelta che anzi rivendico. Avevo sì vent’anni di meno. Ero sicuramente rimasto impressionato dal disastro di Chernobyl. Soprattutto, però, ero contrario a quel nucleare finanziato massicciamente dallo stato. Temevo la moltiplicazione partitocratica dei costi di gestione e dei posti di amministrazione. Non mi fidavo del centralismo, delle partecipazioni statali, dei baronati universitari, delle burocrazie romane. Lavoravo, già da allora, per creare delle alternative, fare spazio all’innovazione, moltiplicare le possibilità di scelta, mettere in gara i progetti e le soluzioni, in una libera competizione fra produttori e distributori di energia.

Oggi vorrei sostenere un progetto di centrale nucleare prima di tutto bello, perché la bellezza è la prova della serietà di una grande opera.

Deve essere un progetto realistico, ma anche avveniristico. Se sarà sicuro per chi ci lavora dentro, mi sentirò sicuro anch’io che ci vivrò vicino per qualche decennio. Ovviamente l’impianto dovrà essere sicuro anche qualche decennio dopo la mia morte. Sia chiaro da subito dove avverrà la custodia millenaria delle scorie, il cui costo deve essere considerato nel budget, insieme con le spese per il futuro smantellamento dell’impianto, una volta obsoleto.

Pretendo che a realizzare il progetto sia una società in cui sono presenti capitali di rischio. Non mi fiderei di
nessuno che volesse costruire una cosa così importante, solo a spese della Repubblica o della Regione, senza metterci qualcosa di tasca sua. Sono disposto a comprare anch’io la mia piccola quota. Può esserci, certo, un contributo pubblico, poiché è strategico per l’Italia ridurre la dipendenza geopolitica dal combustibile fossile (senza però buttarci a capofitto in quella del combustibile fissile), ma tale contributo deve essere limitato e prestabilito per non entrare nella spirale dei rifinanziamenti in corso d’opera.

Se, con il tempo, la centrale davanti casa mia funzionasse in attivo, suggerirei infine che una parte dei profitti sia devoluta alle ricerche su nuovi fonti di energia. Oltre che nella sfida più grande di tutte, non solo dal punto di vista tecnologico: quella di imparare a risparmiare, a non sprecare, a conservare la tantissima energia
che oggi produciamo.

Mauro Vaiani

Fonte: Archivio on line del Tirreno (acceduto il 3 giugno 2008)

martedì 29 aprile 2008

Archivio - Qualcosa su Denis Verdini

Questo scritto della primavera del 2008, dopo essere stato per un anno nel cassetto, è apparso per la prima volta sul sito di Alessandro Antichi il 16 marzo 2009. Sicuramente risente della forte convinzione di chi ha contribuito a ispirare un progetto politico, ci ha creduto, al cui interno ha molto lavorato e ha molto sbagliato. Tuttavia contiene notizie e cifre che ritengo ancora utili per l'oggi, per noi che vogliamo occuparci ancora di politica, nel dopo Verdini e nel tempo del tramonto della leadership di Berlusconi (Nota dell'A., sabato 4 dicembre 2010).


Qualcosa su Denis Verdini
martedì 29 aprile 2008
* * *

Nel 2003-2004 il centrosinistra ottiene, con le vittorie alle elezioni amministrative, specialmente nelle sue roccaforti tradizionali come la Toscana, la spinta di cui ha bisogno per la riscossa contro il centrodestra. Il presidente Berlusconi è concentrato sull'attività di governo. Il partito Forza Italia è gracile e, nella gestione della vita di coalizione, soprattutto nei territori in cui la nostra parte politica liberale è strutturalmente debole, nel confronto quotidiano con il professionismo di AN e UDC, gli azzurri fanno spesso la figura dei vasi di coccio fra quelli di ferro.

Qualcosa doveva cambiare e si doveva iniziare dai territori in cui il movimento liberale era più debole, come la Toscana. Viene messo alla prova un deputato toscano, Denis Verdini, già noto selfmade man della finanza e dell'editoria, con un passato nel Partito Repubblicano e con una preparazione politica e politologica, che in Italia è possibile assimilare in pochi altri posti come in Toscana e a Firenze.

Denis Verdini diventa il nuovo coordinatore regionale di Forza Italia in Toscana ai primi di novembre nel 2003. Prende subito in mano le trattative che nel Parlamento toscano stanno portando al varo del nuovo statuto e della legge elettorale. Alla fine del 2004 arriva a un compromesso con i DS, ottenendo che l'opposizione, nel Consiglio regionale, sia rafforzata in quantità e rappresentatività.

Si assume, insieme ai DS, la corresponsabilità di una scelta innovativa: l'abolizione delle preferenze. Scelta che, in prospettiva, spinge potentemente verso la nascita di un partito saldamente unito attorno al suo temporaneo leader. Un modello di partito in cui il gruppo dirigente è una squadra che agisce in gruppo e non un insieme di individualità paralizzate da rivalità personali.

E' merito di Denis Verdini aver richiamato, in Toscana, alla politica attiva Alberto Magnolfi, un leader riformista della prima Repubblica che era già stato vicepresidente della Regione negli anni '80, ma anche molte altre persone, note e meno note, rappresentanti di esperienze, competenze, diversità, che mancavano in una Forza Italia Toscana, sino ad allora troppo ripiegata su se stessa, retta da oligarchie ristrette, troppo autoreferenziali.

La conferenza programmatica regionale del 20-21 novembre 2004 a Firenze segna l'inizio di un processo di apertura agli intellettuali, ai movimenti civici, ai comitati di cittadini, a tutti i Toscani interessati a un cambiamento politico e amministrativo nella nostra terra.

Denis Verdini riunisce con regolarità gli organi del partito, cercando di far emergere dal corpo degli eletti e dei dirigenti una missione comune, oltre che di mettere alla prova nella competizione di progetti e nella misurazione dei risultati, provincia per provincia, i leader naturali che emergono sul territorio.

Intanto la coalizione della Casa delle Libertà vive, nella preparazione delle elezioni amministrative e regionali del 2005, uno dei momenti più difficili della sua storia. Tutte le candidature sono ormai decise da vertici romani, sempre più tardi e con sempre minore comprensione delle necessità e delle esperienze locali. I candidati sono spartiti fra partiti e partitini della CDL. Le indicazioni piovute dall'alto e all'ultimo momento hanno talvolta esiti disastrosi, specialmente nei territori dove il centrosinistra è forte, o addirittura egemone, come in Toscana.

Denis Verdini affronta le trattative nazionali e regionali dimostrando un eccezionale sangue freddo, senso di sacrificio, rispetto degli equilibri politici nazionali. In molti casi si assume la responsabilità di scelte impopolari, per la tenuta della coalizione, ma, per la nostra Toscana, gli riesce comunque ottenere che alla guida dell'opposizione regionale in Toscana sia destinato il candidato forse insieme più atteso ma anche più scomodo: Alessandro Antichi, il sindaco della storica alternanza e della rinascita di Grosseto. Ad Antichi non viene chiesto di correre per diventare governatore della Toscana. Non ci sono possibilità di battere l'incombente Claudio Martini e la sua amplissima coalizione Toscana Democratica, né la CDL nazionale fa alcunché per crearne. Gli viene chiesto di impegnarsi, piuttosto, per occupare la casella di punto di riferimento dell'opposizione nel Parlamento toscano, dando un volto più moderno, più simpatico, forse anche un tantino più irriverente, alla politica regionale, lasciando Denis Verdini libero di concentrarsi sul partito.

Dopo le elezioni regionali del 2005, Berlusconi è costretto alle dimissioni dall'UDC. Il più lungo e operoso governo della storia della Repubblica, il Berlusconi II, rimasto in carica per quattro anni, è sostituito dal Berlusconi III. Ci si avvia verso la fine della legislatura sotto il bombardamento mediatico della sinistra egemone, che riesce a sminuire, agli occhi dell'opinione pubblica, l'operato e i risultati della maggioranza di centrodestra uscente.

Il partito nazionale deve reagire. Si chiama sempre più spesso a Roma l'on. Denis Verdini.

Su imposizione, ancora una volta, dell'UDC, si inizia a discutere di una nuova legge elettorale, per consentire agli alleati-rivali di Berlusconi di ridimensionarlo e di smarcarsi. Se il risultato finale è, invece, una legge che non punisce affatto i partiti popolari più forti, ma anzi, come poi si è visto due anni dopo, li aiuta a fortificarsi, una parte del merito è proprio di Denis Verdini.

Fra gli organizzatori del "Motore azzurro" nazionale, in preparazione delle elezioni politiche del 2006, c'è, ancora una volta, Denis Verdini.

Quando Silvio Berlusconi decide di aprire la sua campagna elettorale a Firenze, il 21 gennaio 2006, muovendo un attacco frontale alla vecchia sinistra italiana e alle sue casematte, le regioni rosse, denunciando di essere stato ostacolato in Parlamento oltre ogni ragionevolezza e bombardato da una formidabile ma distruttiva e denigrante propaganda, ancora una volta Denis Verdini è fra quelli che più contribuiscono a questa svolta nella comunicazione del Presidente con il Paese.

Quella stessa sera di sabato 21 gennaio 2006, a Firenze, su iniziativa di Verdini, presso un famoso ristorante fiorentino si riuniscono 100 ospiti paganti ciascuno 10.000 Euro, per partecipare a una cena con il Presidente. Alla fine della serata viene così raccolto un milione di Euro per il finanziamento della campagna elettorale.

Silvio Berlusconi è il protagonista di una spettacolare rimonta, che lo trasforma nel vincitore morale delle elezioni politiche del 9-10 aprile 2006.

I danni prodotti dalle divisioni interne della CDL, non solo e non tanto gli attacchi delle sinistre, producono invece ulteriori sconfitte amministrative e la bocciatura delle riforme costituzionali.

Il 6 maggio 2006 si tiene il XV Consiglio regionale, in forma di attivo aperto a tutti gli iscritti e militanti. Denis Verdini, in questo momento davvero difficile, dopo le sconfitte nazionali e regionali, chiede a Forza Italia Toscana di riflettere, di fare autocritica, di reagire, allargandosi, includendo nuove persone e nuove idee, rinnovandosi nel linguaggio, nello stile di lavoro, nell'immagine e nella sostanza, per essere in grado di affrontare la modernità e i cambiamenti. Fra i primi a rispondere, lasciatecelo scrivere, Alessandro Antichi e i suoi collaboratori.

Poche settimane dopo, il 22 luglio 2006, si tiene il XVI Consiglio regionale, che si chiude con un voto che attribuisce a Denis Verdini il mandato forte, quasi plebiscitario, di continuare a rinnovare il partito. In Toscana e magari anche oltre.

Prima della fine dell'estate viene lanciata in Toscana, da Verdini, la grande operazione politica che sarà chiamata la "Stagione delle conferenze". Dal lunedì 18 settembre 2006, quando il progetto viene presentato ai quadri del partito toscano, al sabato 31 marzo 2007, quando la Stagione delle conferenze viene chiusa con un grande "Welcome Day" a Firenze, vengono celebrati oltre 70 incontri, fra preparatori ed effettivi, ristretti o allargati, riservati a soci e simpatizzanti o aperti a tutta la cittadinanza, a cui partecipano, in tutto, circa 3.000 persone.

Nel Paese, intanto, cresce l'impopolarità del governo Prodi. Nel centrodestra cresce invece un desiderio di rinnovamento.

Denis Verdini è fra gli organizzatori della manifestazione popolare del 2 dicembre 2006 a Roma, a cui partecipano dalle 700.000 ai 2 milioni di persone (a seconda delle varie stime). Fra di loro ci sono, di certo, gli 11.000 Toscani mobilitati e censiti dalla macchina organizzativa toscana messa in piedi dal Coordinatore toscano.

Il popolo del 2 dicembre 2006 esercita una forte pressione sui leader di FI, AN e UDC, verso la costruzione di un partito unitario e strettamente federato, su basi geografiche, con leghe e movimenti autonomistici.

Denis Verdini, oltre che per la Stagione toscana delle conferenze, si impegna per il partito nazionale e per la prospettiva di un moderno contenitore ancora più vasto e inclusivo della stessa Forza Italia.

E' sua l'iniziativa di uno studio, nell'estate 2006, che contribuisce all'immaginazione di un partito nuovo. Non più solo movimento, ma un partito moderno, partecipato, popolare, dalle porte aperte, formato da militanti pronti a scendere in strada e a fare i rappresentanti di lista, permeabile agli interessi e ai valori della maggioranza del Paese, unito attorno ai propri leader naturali.

Il 16 dicembre 2006 riunisce a Firenze i politologi che cominciano a riconoscere la modernità di Forza Italia e in Silvio Berlusconi l'unico vero innovatore della politica italiana dell'ultimo quindicennio.

E' fra gli organizzatori della grande campagna di tesseramento 2007, seguita all'annuncio della convocazione dei congressi comunali e provinciali. In Toscana Forza Italia raggiunge i 17.000 iscritti (400.000 a livello nazionale).

In Toscana si celebrano, dalla primavera all'inizio dell'autunno del 2007, i congressi comunali in oltre 200 comuni e in tutte le dieci province (a livello nazionale i congressi comunali sono stati oltre 2.000 e vengono celebrati tutti gli oltre cento congressi provinciali e delle grandi città).

La politica italiana conosce, a questo punto, una accelerazione straordinaria. La sinistra cerca di voltare pagina, prendendo le distanze dal fallimento di Prodi e dell'Unione. Il nuovo leader del Partito Democratico, Walter Veltroni, lancia la sfida della fondazione di un partito a vocazione maggioritaria.

Silvio Berlusconi e Forza Italia, rispondono, anche grazie al lavoro organizzativo di Denis Verdini, con l'organizzazione dei gazebo del 17-18 novembre 2007. In tutta Italia, presso 10.000 gazebo, si raccolgono milioni di firme contro Prodi. In Toscana oltre 250.000 firme vengono raccolte nelle quasi 300 postazioni.

Proprio dopo il successo di questa manifestazione, la domenica 18 novembre 2007 sera, il presidente Berlusconi pronuncia l'ormai storico discorso del "predellino" in piazza S.Babila, chiamando a raccolta tutto l'elettorato popolare e liberale per la fondazione del nuovo partito unitario, ormai maturo nella coscienza del Paese e necessario per affrontare l'ormai imminente competizione con il PD, nel dopo Prodi.

Nei gazebo del 1-2 dicembre 2007, dei quasi 500.000 Italiani che tornano ai gazebo a dare la loro preadesione al nuovo partito unitario, ben 50.000 sono Toscani. Forse è un altro piccolo frutto della fiducia che Denis Verdini ha avuto negli innovatori, nei costruttori di una nuova socialità politica e di nuove reti di cittadini. Come è noto, sono quegli stessi cittadini a scegliere il nome del nuovo partito, preferendo la dizione "Popolo della Libertà" sull'altra che era stata proposta, "Partito della Libertà".

Finalmente il governo Prodi cade in Senato il 24 gennaio 2008. Il Paese si avvia verso nuove elezioni politiche nazionali.

Denis Verdini aveva anche, nelle settimane precedenti, fra i tanti impegni parlamentari e di partito, trovato il tempo di ispirare la fondazione dei Circoli del Popolo Toscano della Libertà, una realtà di 500 nuovi circoli che si affiancano, a inizio 2008, alle altre reti di circoli e club già esistenti nel Paese e in Toscana (e in sana concorrenza fra di loro).

Sabato 26 gennaio 2008, parlando ai 500 presidenti dei nuovi circoli, Denis Verdini racconta il suo sogno di nuovo partito popolare toscano: "In Toscana Forza Italia ha avuto anche 17.000 iscritti. Ha raggiunto anche 560.000 voti. Le nuove forme di associazionismo possono aiutarci a riunirci in una grande rete di persone che partecipano, che lavorano, che si assumono responsabilità, che di conseguenza decidono. Sì, decidono. Sapete che, per motivi storici, per la natura carismatica del nostro movimento, per una serie di circostanze e contingenze, gran parte delle candidature del nostro partito vengono decise dal Coordinatore regionale. E' una grande responsabilità. Una grande fatica. Diciamolo: anche un grande potere. Ebbene me ne spoglierò volentieri, ma non per cederlo a un altro. Lo cederò volentieri al nostro elettorato, coinvolto in forme nuove, in un processo di straordinario allargamento delle nostre elite dirigenti, fino a farle coincidere con i nostri militanti, i nostri stessi elettori. Credo che, magari presto, se una grande consultazione di 100.000 nostri elettori toscani mi licenzia, considerandomi un parruccone, lo accetterò. Ciò che non accetto, invece, è la richiesta di democrazia fatta da un gruppo di notabili contro un gruppo di responsabili. Quella non è democrazia. E' un'altra cosa. La politica è piena di tensioni, di rivalità, di scontri, di sofferenze. Tanti possono legittimamente pensare di non essere stati ripagati per quanto meritavano o riconosciuti nel loro presunto valore... Queste tensioni, questa naturale competizione interna, troveranno il modo di risolversi all'interno di un organismo grande, una democrazia larga, una grande partecipazione diretta della gente al governo del partito.".

In quella stessa occasione Denis Verdini annuncia che alle prossime elezioni politiche non si potrà ripresentare l'ormai logorata formula della Casa delle Libertà, ma Forza Italia dovrà in qualche modo essere presente con il progetto e il simbolo del nuovo partito.

Di lì a pochi giorni, l'8 febbraio, Berlusconi e Fini annunciano la ritrovata intesa e la decisione di presentarsi alle elezioni uniti sotto il simbolo del "Popolo della Libertà". Il nuovo organismo politico viene formalmente costituito il 28 febbraio 2008.

Nell'imminenza delle elezioni politiche, convocate per il 13-14 aprile 2008, per la preparazione delle liste, il Popolo della Libertà torna ad avvalersi dell'esperienza e la tenacia di Denis Verdini.

Denis Verdini, in questi ultimi anni, si è rivelato una potente miscela di antico e moderno.

E' decisionista e accentratore, ma amministra il partito come un organismo collettivo, che deve riuscire a valorizzare individui, esperienze, diversità.

E' un uomo a cui si riconosce una astuzia fiorentina, ma anche un immenso rispetto delle istituzioni e di quei beni pubblici comuni, che la politica deve, come proprio scopo ultimo, proteggere e servire.

E' spesso umorale e impulsivo, ma amministra con umiltà e tenacia il patrimonio politico di Berlusconi ed è dedito alla causa fino all'abnegazione.

E' orgogliosamente solitario, eppure ha saputo fare squadra umilmente, per anni, con Sandro Bondi e con tutti i dirigenti nazionali, specie quelli che condividono con lui voglia di fare, concretezza, senso del partito.

Silvio Berlusconi lo ha definito il suo "Iron Man".

Dopo il duro lavoro per il rinnovamento e l'allargamento del partito, dopo la vittoria alle politiche e l'arrivo, anche in Toscana, di un nuovo ciclo di successi anche amministrativi e regionali, Denis Verdini ha accettato di fare un passo indietro, rispetto al suo atteso ingresso nel IV governo Berlusconi.

Ha ottenuto comunque un meritato riconoscimento nazionale, succedendo a Sandro Bondi, il 30 aprile 2008, come coordinatore nazionale di Forza Italia.


Mauro Vaiani

Fonte: http://www.alessandroantichi.org/content/view/1274/ (acceduto il 4 dicembre 2010)

venerdì 25 gennaio 2008

Montezemolo 2008

Riproduciamo un nostro servizio su Montezemolo. Lo ascoltammo a Siena, alle prime Assise toscane di Confindustria, e ne scrivemmo sul sito di Alessandro Antichi (N.d.A., venerdì 21 gennaio 2010).

Montezemolo propone un governo di scopo, per non riprodurre gli errori e la paralisi del passato
(Siena, venerdì 25 gennaio 2008)

Come era prevedibile, essendo quello di oggi a Siena alle Assise di Confindustria Toscana, uno dei suoi ultimi discorsi pubblici come presidente degli industriali italiani, Luca Cordero di Montezemolo ha pronunciato un intervento sincero e appassionato.

Ha ringraziato il presidente regionale uscente Ceccuzzi, che è stato un innovatore. Ha fatto gli auguri alla prossima guida degli imprenditori toscani, la giovane Antonella Mansi.

Ha raccomandato che Confindustria si riformi, si sburocratizzi, si rinnovi, per prima. Più imprenditori veri e meno burocrati carrieristi, ha detto.

Sulla situazione politica del Paese ha pronunciato un grande appello in favore delle riforme.

La transizione italiana cominciata negli anni '90 deve essere condotta fuori dalla palude in cui è finita per colpa degli errori, della paralisi, dei veti incrociati delle attuali coalizioni.

E' dall'ingresso nell'Euro, ha denunciato Montezemolo, che l'Italia non è più governata, non conosce più autentiche riforme.

5.000 imprese pubbliche, con soldi pubblici, sono sul mercato a fare concorrenza ai privati. Sono inefficienti e costose e i primi a pagare sono i più deboli.

Viviamo nella situazione paradossale di una destra che non ha fatto riforme liberali e di una sinistra che non ha promosso vere opportunità per i più poveri, ma meritevoli.

Ha invitato la politica a prendere esempio dagli industriali che si sono profondamente riorganizzati e rinnovati, per uscire dalla stasi in cui erano caduti, per sopravvivere alla globalizzazione. Nel quadriennio 2004-2008 le imprese hanno fatto miracoli, grazie al lavoro, ai sacrifici, alle innovazioni. Molti non ce l'hanno fatta e non ci sono più.

Il Paese è fermo. Non c'è mobilità sociale. Non si premiano più il merito e la competenza. Si frena chi vuole lavorare, chi rischia, chi è capace, chi produce, chi è onesto...

Gli imprenditori di Palermo si espongono contro il pizzo e il governatore della Sicilia, condannato a cinque anni per favoreggiamento a una persona condannata per mafia, resta al suo posto.

Non è più possibile andare avanti così, ha affermato, con toni appassionati, il presidente degli industriali.

Può la politica evitare di fare anch'essa un salto di qualità, uno scatto d'orgoglio?

No, anche per la politica è tempo di tagliare costi e privilegi, e di tornare a essere giudicata sulla base dei risultati.

Gli industriali, con senso civico, con spirito di servizio, da una posizione di autentica e ferma autonomia, lanciano un appello, dopo la crisi del governo e gli scontri - anche indegni e inaccettabili - avvenuti in Senato.

Siate statisti alla De Gasperi, non solo politici, ha chiesto Montezemolo agli attuali dirigenti di tutti i partiti, di entrambi gli schieramenti.

Tornare a votare con l'attuale legge elettorale e nelle attuali condizioni, ha continuato, sarebbe solo far finta di restituire la parola al popolo, mentre in realtà si restituirebbe alle segreterie di partito il potere di far fare un altro giro di giostra a chi è ostile a ogni cambiamento, a ogni riforma.

Ha ricordato la posizione di Confindustria, che non è nuova:

- occorre restituire ai cittadini la possibilità di scegliere fra diversi candidati

- occorre eliminare i micropartiti

- occorre garantire a chi vince le elezioni la possibilità di governare

Ha raccomandato la formazione di un governo "di scopo", per raggiungere, in pochi mesi, almeno questi minimi risultati:

- eliminazione del bicameralismo paritario e diminuzione del numero dei parlamentari

- riforma dei regolamenti delle camere per scoraggiare le scissioni e i passaggi da un gruppo all'altro

- una legge elettorale migliore, con la particolare urgenza di ridurre la frammentazione e di far scomparire il potere di ricatto delle forze piccole, personali, estreme.


* * *

Ndr: Il discorso di Montezemolo è stato molto migliore di altri del passato (e molto coerente, in definitiva...). E' stato sempre appassionato e coinvolgente. E' piaciuto molto alle Assise. E anche a noi.


Fonte: http://www.alessandroantichi.org/content/view/1063/

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