Fonte: Central Intelligence Agency |
Le pluridecennali, ricorrenti, mai risolte perché mai affrontate, tensioni ai confini tra Cina, India e Pakistan, rivelano una verità che, pur essendo davanti agli occhi di tutti, occorre un grande sforzo per capire, storditi come siamo da almeno un secolo di propaganda militarista, centralista, autoritaria.
Ogni tanto si parla di qualche miniera, di qualche risorsa idrica, di qualche via di comunicazione da controllare, ma non sono questi scarsi beni, in fondo, il motivo della contesa.
Le schermaglie di confine, spesso sanguinose, sicuramente provocano oppressione e sofferenze per tutte le popolazioni di confine, tra cui non possiamo non ricordare i popoli del Kashmir, ma non è certo mai stata la protezione di queste comunità locali l'obiettivo delle guerre sino-indo-pakistane.
Né l'India, né la Cina, tanto meno il Pakistan hanno mai avuto in cantiere progetti di massicce invasioni e di colonizzazione diretta dei loro vicini, quindi nessuna di queste potenze nucleari è un reale pericolo per l'altra. Le questioni di confine sono marginali per questi tre grandissimi e popolosi stati. Nessuno dei tre ha in verità alcunché di politicamente tangibile da guadagnare, dagli scontri di frontiera.
Perché, allora, senza autentiche motivazioni politiche o geopolitiche, queste tensioni continuano?
Semplicemente perché Cina, India e Pakistan sono tre giganteschi stati artificiali, che tengono prigioniere al loro interno centinaia di altre nazioni. Le elite al potere hanno bisogno di conflitti ai loro confini, per giustificare il proprio centralismo, militarismo, autoritarismo.
Stiamo peraltro parlando di conflitti ad alto valore simbolico (cosa c'è di più simbolico di avanposti che si sorvegliano da lontano in mezzo alle nevi?), ma relativamente semplici da gestire: sono, per fortuna dei poteri centrali, abbastanza lontani dalle capitali e relativamente poco costosi per le finanze statali.
La scomoda verità, su queste guerre di confine, è la seguente: non ci sono vere questioni irrisolvibili tra i tre stati e se i tre stati ogni tanto si scontrano lo fanno solo per motivi interni, non esterni.
Le tensioni non vengono tenute in vita perché Cina, India o Pakistan vogliono primeggiare nel mondo, né perché servano a tenere a freno inesistenti minacce esterne, ma solo per giustificare e conservare gli equilibri di potere interni a ciascuno dei tre regimi.La narrazione delle scontro tra le tre grandi potenze in un presunto teatro strategico, è insomma falsa. In realtà i capi di Cina, India e Pakistan hanno bisogno gli uni degli altri, per mantenere il loro potere centralista e autoritario, se non addirittura la loro sopravvivenza come stati unitari in quanto tali, e si comportano di conseguenza.
Finché potranno, perché questa colossale montatura non reggerà per sempre.
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