Tante persone indipendenti, anticonformiste e ribelli sono bombardate dai media con la prospettiva del ritorno del #bipolarismo. Molti sono seriamente preoccupati dalla minaccia che si riduca lo spazio politico ed elettorale per le forze locali che resistono al pensiero unico. Per loro scrivo queste poche righe.
Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso
giovedì 30 gennaio 2020
Bipolarismo, il ritorno
Tante persone indipendenti, anticonformiste e ribelli sono bombardate dai media con la prospettiva del ritorno del #bipolarismo. Molti sono seriamente preoccupati dalla minaccia che si riduca lo spazio politico ed elettorale per le forze locali che resistono al pensiero unico. Per loro scrivo queste poche righe.
sabato 25 gennaio 2020
Connettività sì, ma sotto controllo pubblico
Mi chiamo Mauro Vaiani. Sono nato e cresciuto a Prato.
Ho lavorato per quasi trent'anni come tecnico di reti informatiche.
Sono stato formato, nei lontani anni '80, sulle reti che c'erano prima di Internet (sì sono partito con il glorioso Decnet).
Ho contribuito alla costruzione di reti in enti e aziende, anche importanti, anche fuori dalla Toscana.
Sono stato tra i primi ad avere la connettività internet anche a casa e, quando è arrivato, anche il wifi.
Ho lavorato per un quindicennio all'Università di Pisa, dove ho visto realizzare un wifi pubblico davvero utile a migliaia di studenti e studiosi.
Quando sono venuto a lavorare nei sistemi informativi del Comune di Firenze ho visto da vicino i vantaggi di un servizio pubblico wifi anche negli spazi pubblici di una città.
Oggi non sono più un tecnico, ma sulla scorta delle mie esperienze dirò la mia come attivista politico.
Dobbiamo resistere al bombardamento mediatico che vorrebbe imporci il passaggio al 5G come necessario e inevitabile progresso.
Occorre, al contrario, un momento di riflessione approfondita.
Una riflessione che peraltro è in corso anche all'interno dei progetti sperimentali di 5G, come quello di Prato, dove nessuno degli studiosi responsabili sta premendo davvero sull'acceleratore. Peraltro, certi accenni a un ripensamento si stanno registrando anche nei grandi operatori privati, per via dei problemi di sicurezza e dei costi dell'avvio del nuovo sistema.
Ho contribuito a elaborare il programma politico di Libera Firenze sul 5G e sono contento che i concetti fondamentali di questa nostra esperienza fiorentina siano passati anche nel patrimonio comune della Costituente #LiberaToscana.
Ecco i punti di questa posizione politica sul futuro della connettività elettromagnetica nella nostra terra:
- è necessario il controllo pubblico su tutte le forme di connettività elettromagnetica, perché queste reti invisibili sono beni comuni utili, ma costituiscono comunque una forma di inquinamento;
- sul 5G vogliamo una moratoria,
in attesa di approfondimenti su cosa comporta questa tecnologia che indubbiamente aumenta l’inquinamento elettromagnetico;
- è giusta una gestione pubblica di questo tipo di reti, da parte di compagnie pubbliche locali (interconnesse, ma indipendenti tra di loro, perché possano emularsi nelle conquiste positive e frenarsi nel riprodurre gli inevitabili errori gestionali e tecnologici);
- le antenne
non vanno moltiplicate, ma razionalizzate e
fatte funzionare sotto un rigido controllo di
sanità pubblica;
- in questo campo non si deve cercare la velocità, ma la continuità e l'universalità del servizio, pensando al bene delle persone, senza sprechi e senza esagerazioni;
- noi vogliamo che comunque si usino solo tecnologie aperte (open source), quindi controllabili da tutta la comunità scientifica e che possano essere prodotti da una pluralità di operatori industriali.
Connettività sì, quindi, ma sotto uno stretto controllo pubblico!
venerdì 17 gennaio 2020
Bocciato l'uninominale in salsa neonazionalista
La Corte Costituzionale ha bocciato la proposta di referendum abrogativo sottoscritta da diverse regioni governate dalla Lega neonazionalista e dai suoi alleati post-berlusconiani del c.d. "centrodestra".
La sentenza della Corte è positiva e vorrei spiegare perché, soprattutto ai pochi che mi conoscono come attivista che ha sempre amato il piccolo collegio uninominale, quello vero, risalente a una antica tradizione liberale.
Non ho cambiato idea, ho solo preso atto che i collegi uninominali, in Italia, sono sempre stati e continuano a essere inquinati dall'imbroglio. Sono, al momento, una chimera irrealizzabile.
E' così da quando è entrato potentemente nella politica italiana il bieco centralismo autoritario, sdoganato prima da Silvio Berlusconi, poi coltivato anche dai leader del centrosinistra, fino all'ultracentralista Matteo Renzi, che poi ha contagiato anche i Cinque Stelle, fino a diventare l'ideologia ufficiale di Matteo Salvini e di altre sinistre figure del postberlusconismo.
Il collegio uninominale, in Italia, è solo una triste parodia della democrazia. Una farsa o forse una tragedia, dove non si possono candidare indipendenti; dove i partiti non possono organizzare primarie (attenzione: non possono, anche se volessero, grazie a norme vergognose che sono in vigore dai tempi del Porcellum); dove si può essere solo indicati dall'alto da coalizioni farlocche e opportunistiche; dove non ci sono condizioni eque di finanziamento pubblico delle campagne; dove non c'è informazione locale; dove non c'è equità in nessuna fase del processo elettorale.
In questa greve messinscena, nel calare dall'alto candidati improbabili, nello scegliere sempre altrove i nominati, il centrodestra italiano berlusconiano, postberlusconiano, nazionalista e neocentralista, è stato, probabilmente, più abile e più vergognoso di tutti gli altri schieramenti.
Mi pare che l'attuale bolla mediatica lo dimostri una volta di più. Alla gente viene detto di votare Salvini, mentre invece vengono eletti, ad importanti cariche locali, figure improbabili e improvvisate, come praticamente tutti gli ultimi presidenti di regione indicati dalla nuova Lega neonazionalista,
Questa indecenza che la Lega e altri postberlusconiani si ostinano a chiamare "centrodestra unito espressione della maggioranza del paese", è consentita solo dalla grande nebbia mediatica.
Le nebbie però passano e gli elettori si rendono presto conto di essere stati ingannati.
Ancora un po' di pazienza.
Le cose cambieranno.
venerdì 3 gennaio 2020
Stop War for Empire
Sources and other links:
https://youtu.be/_JP0WP9R9Ts
https://twitter.com/Ian56789/status/1213159001942372354
https://www.answercoalition.org/131_arrested_at_white_house
https://www.youtube.com/watch?v=RHGM0ni7Yx4
Other comments:
Those who were fighting for civil rights and political refom in #Iran, #Iraq, #Lebanon, #Turkey, #Rojava, #Syria and many other places are now facing persecution and death, more than ever, thanks to @realDonaldTrump, @SecPompeo and other #USA #DeepState #Warmongers.— Mauro Vaiani (@mauro_vaiani) January 3, 2020
mercoledì 1 gennaio 2020
Anticolonialismo, ancora e sempre
In questi anni venti del XXI secolo mi porterò dietro una parola preziosa: anticolonialismo.
Non sono affatto finite le lotte contro il colonialismo, interno ed esterno, oltre che contro ogni forma di neocolonialismo economico, sociale, culturale. Anzi, non sono nemmeno cominciate. Esse sono parte integrante del lunghissimo 1989, di cui questo blog vi ha già parlato.
I grandi stati centralisti e autoritari sono ancora tutti colonialisti. Praticare un moderno colonialismo "senza colonie" (sì, quello di cui ci parlava Magdoff sin dagli anni settanta), colonizzare non solo territori ma ancora di più la mente delle persone, è al momento una delle principali strategie di conservazione delle attuali grandi concentrazioni di potere e di ricchezza nel mondo.
Convincendoci che siamo "cittadini" di grandi mercati aperti, viene frenato il grande moto universale verso l'autogoverno di tutti dappertutto, che percorre il mondo.
L'inganno colonialista, come sanno i pochi che hanno letto qualche pagina dei miei studi sulla disintegrazione (Disintegration as Hope), non può durare, perché è impossibile impedire alla persona umana inclusa nella modernità globalizzata di vedere ciò che non va nella globalizzazione stessa.
C'è speranza, quindi, animo e anticolonialismo ancora e sempre!
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L'immagine è ripresa da qui.
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