Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso

domenica 31 marzo 2019

L'aeroporto e noi Toscani


 

Gli aeroporti (non solo quello di Firenze) per tanti Toscani (specie noi di mezza età, nati negli anni sessanta, ndr) sono sempre stati oggetto più di amore che di diffidenza. Chi di noi non ha provato il piacere, in un momento felice della sua carriera o della sua vita, di volare verso ogni angolo del mondo, magari partendo da Firenze, magari approfittando di un volo a basso costo?

Questo vale anche per noi autonomisti. 

Praticamente nessuno di noi ha mai avuto posizioni pregiudiziali contro il miglioramento dell’aeroporto di Firenze. Anzi, abbiamo sempre pensato e sperato che Peretola, come altri aeroporti toscani (quello dell’Elba, per esempio, ma anche altre aviosuperfici a servizio della Maremma, dell’Aretino, del Senese), potessero essere migliorati, creando una rete di aeroporti locali, complementare con Pisa, il cui grande aeroporto è sempre stato visto, crediamo, nell’esperienza e nel buon senso dei più, come il cuore pulsante dei collegamenti intercontinentali della Toscana con il resto del mondo.

Però, nel frattempo, il mondo è cambiato. In particolare sono cambiate Firenze e la Piana, che sono state cementificate fino all’inverosimile.

Non vogliamo certo rifare qui la storia pluridecennale delle discussioni su Peretola.

Ci limitiamo a ricordare quanto sarebbero state diverse le cose se, quindici anni fa (non cinquant’anni fa!), fossero state prese sul serio le prescrizioni del 2003 necessarie per un funzionamento sostenibile dell’aeroporto fiorentino; se avessimo avviato la smilitarizzazione e di conseguenza il potenziamento di Pisa; se non avessimo – letteralmente – distrutto il collegamento ferroviario tra l’aeroporto di Pisa e il resto della Toscana (sostituendolo con il costoso e assurdo lumacone del People Mover).

Oggi, semplicemente, tutta la discussione sarebbe molto più serena.

Invece, a che punto siamo?

I potenti della Toscana – associazioni imprenditoriali, il governo regionale Rossi, l’amministrazione comunale di Firenze Nardella, ma anche Bocci, il principale candidato dell’opposizione di centrodestra – vogliono cementificare nella Piana altri 600 ettari (CON RISORSE PUBBLICHE, A SPESE DELLA COLLETTIVITÀ), assecondando le richieste e gli interessi di aziende private (che però non rischiano nulla in proprio).

Il progetto viene presentato, ovviamente, con un “masterplan”, cioè un piano di massima, che non contiene alcuna previsione particolareggiata.

Studiando le carte, ascoltando esperti e attivisti (tra cui Giorgio Pizziolo, Fabio Zita, Mauro Ugolini) abbiamo capito che ci sono problemi irresolubili:

  • la costruzione di una nuova pista (che andrà dalla Chiesa di San Giovanni Battista a Limite fino alla caserma marescialli di Viale XI agosto), costituirà un blocco di cemento incompatibile con l’equilibrio idrogeologico della Piana
  • non c’è alcuna possibilità di mantenere una vivibile e ragionevole circolazione stradale attorno all’area che sarà sigillata dal nuovo aeroporto (spostarsi da Sesto verso l’Osmannoro, per esempio, diventerà un lungo viaggio attorno alla lunga, larga e sigillata sede del nuovo aeroporto)
  • centinaia di migliaia di persone, sia verso Sesto, Campi e Prato, ma anche verso Firenze, si troveranno sulla testa l’inquinamento acustico e atmosferico di una quantità gigantesca di voli aerei (in confronto quello che subiscono oggi gli abitanti di Peretola sarà ricordato come uno stile di vita sostenibile)

Non sono gli unici problemi, sono solo i più grossi, i più evidenti a tutti! Non importa essere “tecnici”, per capirli!

Qualcuno dirà: ma allora credete che siamo in mano a dei pazzi?

No, molto più prosaicamente, pensiamo che siamo in mano a fortissimi interessi di aziende che VOGLIONO APRIRE I CANTIERI, perché, con l’apertura dei cantieri, già guadagnerebbero, indipendentemente dal fatto che questi cantieri siano effettivamente sostenibili e che possano un giorno essere conclusi.

Sì, avete capito bene. Noi non crediamo che le nostre classi dirigenti siano impazzite. Pensiamo che esse siano fortemente condizionate da persone che guadagnerebbero dai lavori in corso ANCHE SENZA CHE IL NUOVO AEROPORTO VENGA MAI TERMINATO. Una replica di quello che a Firenze è già successo con il buco della Foster, ma ben più grande e più lucrosa. Bene che vada, accadrebbe quello che è già successo per molte altre opere realizzate sotto opache leggi e decreti speciali emessi ad hoc per favorire gli interessi di pochi: i costi lieviterebbero, i tempi diventerebbero biblici.

In una Firenze e in una Toscana dove la politica sembra azzoppata da interessi di cortissimo respiro, siamo grati ai giovani che hanno aderito all’appello di Greta e ai “Fridays for Future”, che si sono mobilitati per lottare contro l’inquinamento e in difesa del clima. Hanno capito una cosa semplice: non si potrà ancora a lungo volare con questi aerei, con questo consumo di carburante fossile, con questi livelli di inquinamento. Siamo ancora in tempo a fermare lo scempio del “masterplan”. Dobbiamo riuscirci!

Tornando nel concreto del nostro territorio, vorremmo mandare un messaggio semplice alle persone di Peretola e ancora di più a quelle delle Piagge: mentre fossero in corso i faraonici lavori, continuerebbe a essere usata – sempre di più! – la attuale pista; e anche quando tra dieci o quindici anni la nuova pista fosse a regime, non c’è alcuna garanzia che la vecchia pista verrebbe dismessa. La loro vita, in sostanza, continuerà a essere appesantita dal rumore e dall’inquinamento, per i prossimi anni (almeno fino a che continuerà a funzionare questa aviazione civile così rumorosa e inquinante). Non bevetevi la storia che il nuovo aeroporto migliorerà la vostra vita, perché le cose sono ben più complicate (e più negative) di come i politicanti in cerca di rielezione vi stanno raccontando.

Noi non vogliamo chiudere Peretola, perché siamo degli ottimisti inguaribili e crediamo che entro pochi anni avremo nuovi aerei, nuove tecnologie meno inquinamenti e meno rumorose, che avranno bisogno di meno spazio per decollare. Quindi, proprio perché speriamo nell’innovazione, non vogliamo consumare altro territorio per inseguire progetti vecchi.

Non dobbiamo distruggere la Piana, per inseguire sogni di un passato di arretratezza e inquinamento. Salvaguardiamola, invece, per garantire la qualità dell’aria, dell’acqua, della vita, per un milione di Toscani che vivono da Pistoia a Pontassieve, da Calenzano a Empoli, da Signa a Fiesole.

La Toscana per fortuna ha già Pisa che funziona qui e ora. Con investimenti molto più piccoli di quelli di cui si parla per Firenze, potrebbe funzionare ancora meglio, in attesa che le cose cambino, perché cambieranno.

Infine, ricordiamo che non abbiamo alcun bisogno economico e sociale di potenziare Peretola, anzi, considerando i numeri del turismo di massa che invade ogni anno Firenze e la Toscana, sarebbe il caso di ridimensionarlo e di ridimensionare anche altri progetti. Questo, però, è un discorso ancora più ampio, da riprendere e da discutere!

In conclusione, vista l’enormità di ciò che è in gioco, vi invitiamo a farci avere il vostro parere di persone che, come noi, guardano al bene delle comunità e delle generazioni future, aprendo il cuore a una svolta ecotoscanista.

(articolo di Mauro Vaiani originariamente pubblicato nel marzo 2019 sul sito del piccolo partito toscanista Comitato Libertà Toscana, di cui all'epoca l'autore era presidente, ndr)

martedì 19 marzo 2019

Omaggio a Orso, al suo babbo, ai suoi, a Rifredi



Lasciamo qui un omaggio a Lorenzo Orsetti, compagno Orso, Tekosher (1986-2019), combattente toscano e fiorentino, caduto per l'autogoverno del Kurdistan, per il diritto alla vita della gente del Rojava, nella resistenza anti-islamista e contro il neocolonialismo turco (e non solo), per il confederalismo dal basso e i suoi principi anarchici e socialisti.

Siccome è anche la festa del babbo, oggi 19 marzo 2019, vogliamo mandare un abbraccio anche al padre di Lorenzo, Alessandro, a mamma Annalisa, a tutta la sua famiglia, a tutti coloro con cui è cresciuto a Rifredi, a tutti coloro che lo hanno conosciuto, amato e rispettato.

Qui il testamento spirituale di Lorenzo "Tekosher" Orsetti, compagno Orso:

Ciao, se state leggendo questo messaggio è segno che non sono più a questo mondo. Beh, non rattristatevi più di tanto, mi sta bene così; non ho rimpianti, sono morto facendo quello che ritenevo più giusto, difendendo i più deboli e rimanendo fedele ai miei ideali di giustizia, eguaglianza e libertà. Quindi nonostante questa prematura dipartita, la mia vita resta comunque un successo, e sono quasi certo che me ne sono andato con il sorriso sulle labbra.
Non avrei potuto chiedere di meglio. 
Vi auguro tutto il bene possibile, e spero che anche voi un giorno (se non l'avete già fatto) decidiate di dare la vita per il prossimo, perché solo così si cambia il mondo.
Solo sconfiggendo l’individualismo e l’egoismo in ciascuno di noi si può fare la differenza. Sono tempi difficili lo so, ma non cedete alla rassegnazione, non abbandonate la speranza, mai! Neppure per un attimo.
Anche quando tutto sembra perduto, e i mali che affliggono l'uomo e la terra sembrano insormontabili, cercate di trovare la forza, e di infonderla nei vostri compagni. È proprio nei momenti più bui che la vostra luce serve. E ricordate sempre che “ogni tempesta comincia con una singola goccia”. Cercate di essere voi quella goccia.
Vi amo tutti, spero farete tesoro di queste parole.
Serkeftin!
Orso,

Tekoser,
Lorenzo


mercoledì 13 marzo 2019

Contro il fascio del centralismo


Nazionalismo e centralismo sono la tomba di tutte le tradizioni e libertà umane. Noi toscani, italiani ed europei lo sappiamo bene, ma per molti ciò che noi temiamo è invece desiderabile. Prendiamone atto.
Il fascino - o forse sarebbe meglio dire il "fascio" - dei neofranchisti spagnoli sta esattamente nella loro capacità di riproporre, rimodernata, con un volto tecnocratico ed europeista, globalista e cosmopolita, la stessa micidiale miscela di nazionalismo e centralismo che tanti disastri e lutti ha prodotto in passato (e che è sempre pronta a rimanifestarsi nella forma di repressione, autoritarismo, neocolonialismo).
La loro statolatria è sempre lì e promette di restarci per sempre, mantenendo l'ordine e i privilegi dei suoi fedeli. La Spagna ci mostra qualcosa che tanti vorrebbero anche per Italia, Francia, Germania, Inghilterra, Russia, America, Giappone, Brasile, India, Cina...
Il regno di Spagna, proprio perché l'attuazione delle riforme autonomiste ha avuto successo, proprio perché l'integrazione europea stava funzionando, proprio perché stava diventando una società plurale ed aperta, era pronto per essere dissolto in una confederazione europea di antiche nazioni e nuove realtà autonome locali.
Tutto il potere concentrato nelle strutture neofranchiste dello stato spagnolo e nelle attuali tecnocrazie dell'Unione Europea e delle organizzazioni internazionali dell'atlantismo e della globalizzazione, di conseguenza, sarebbe stato messo in discussione e con esso la concentrazione delle ricchezze.
Contro questo rischio di estinzione graduale ma progressiva dello stato spagnolo e delle burocrazie europee e internazionali con cui esso è legato strettamente, nasce e fiorisce la martellante propaganda che si è concentrata prima di tutto contro la Catalogna, la nazione più nazione di tutte, la più pronta ad autogovernarsi con successo, anche grazie alla forza che le viene dalla sua storia dolorosa, dalla sua felice posizione geopolitica, dal suo straordinario investimento in educazione, cultura, innovazione economica, inclusione sociale.
Il processo farsa che si sta celebrando a Madrid contro i prigionieri politici e gli esiliati di Catalogna è una tale vergogna che nessun media europeo e internazionale gli dedica altro che pochi cenni imbarazzati e in gran parte sempre avvelenati da pregiudizi di difesa dello stato neofranchista.
Hanno ragione i conformisti dell'attuale globalizzazione, dell'attuale "europeismo", degli attuali sovranismi a temere e quindi a nascondere questo processo farsa, perché la sua ingiustizia si rivela come una epifania non appena se ne mostrano anche pochi squarci.
Se proprio avete un po' di tempo e di stomaco per leggere con quanta superficialità, supponenza e disprezzo la stampa ufficiale, preoccupata della conservazione degli stati come sono oggi, parla della resistenza catalana, potete visitare qualche pagina de Il Foglio.
Noi preferiamo raccomandarvi però la visione di un video come quello qui caricato, prodotto da Òmnium Cultural, una delle associazioni storicamente più vivaci nella difesa della cultura, della lingua, del paese catalani.
Anche se i commenti sono in lingua spagnola media, l'improntitudine e l'indegnità dei responsabili della repressione violenta appariranno chiari a tutti, anche ai lettori toscani e italiani che hanno meno dimestichezza con la politica e la realtà spagnola.
Il primo ottobre 2017 il governo spagnolo del Partito Popolare (membro del PPE), con la complicità del movimento dei "Cittadini" (membro della ALDE), con la ignavia dei socialisti spagnoli e catalani (membri storici dei Socialisti e Democratici Europei), hanno represso una grande manifestazione nonviolenta di autodeterminazione popolare dal basso, in Catalogna, uno dei cuori pulsanti d'Europa.
I difensori dello status quo, soggiogati dal fascio del centralismo, vorrebbero nascondere questa vergogna, ma ciò non sarà possibile, grazie all'attuale grado di sviluppo della capacità umana di registrare e conservare dal vivo immagini e suoni di tutto ciò che accade.
Gli anni di detenzione e di esilio inferti a pacifici attivisti politici catalani, senza rispetto di elementari diritti giuridici e umani, non resteranno quindi senza conseguenze.  I responsabili del processo farsa non resteranno impuniti.
Non daremo tregua ai nazionalisti e centralisti spagnoli (e ai loro complici in Europa e nel mondo) finché questa ingiustizia non sarà sanzionata e la libertà catalana ripristinata.
Non vincerà il fascio dei centralisti stato-nazionalisti.
Ci sarà libertà per tutti i prigionieri politici.
Libertà per la Catalogna.
Autogoverno per tutti, dappertutto.





L'ultima risposta di buona parte dei decentralisti d'Europa, contro la vergogna di questa persecuzione della Catalogna, è stata la scelta di designare Oriol Junqueras, leader della Sinistra Repubblicana di Catalogna, come candidato alla guida della Unione Europea della Alleanza Libera Europea, la concentrazione di tanti movimenti autonomisti, indipendentisti e confederalisti europei.

Onore ai matrioti che lottano per l'autogoverno di tutti dappertutto.
Onore agli esiliati, fra cui non dimentichiamo sua eccellenza Carles Puigdemont i Casamajó (130° presidente della Generalità di Catalogna, rifugiato nelle Fiandre, insieme a una piccola struttura di governo in esilio della Repubblica di Catalogna), Clara Ponsatí i Obiols (in esilio in Scozia), Anna Gabriel i Sabaté (in esilio in Svizzera).
Onore a tutti i prigionieri politici che sono sottoposti alla farsa del processo neofranchista: Dolors Bassa i Coll, Meritxell Borràs i Solé, Jordi Cuixart i Navarro, Carme Forcadell i Lluís, Joaquim Forn i Chiariello, Oriol Junqueras i Vies, Carles Mundó i Blanch, Joan Josep Nuet i Pujals, Raül Romeva i Rueda, Josep Rull i Andreu, Jordi Sànchez i Picanyol, Jordi Turull i Negre i Santi Vila i Vicente.
Auguri a coloro che, come Oriol Junqueras, attraverso le prossime elezioni europee del 26 maggio 2019, potranno continuare con maggior forza la propria lotta per la libertà della Catalogna e l'autogoverno di tutti dappertutto.

Oriol Junqueras, 2019, fonte Nacional.cat









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