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mercoledì 13 marzo 2019

Contro il fascio del centralismo


Nazionalismo e centralismo sono la tomba di tutte le tradizioni e libertà umane. Noi toscani, italiani ed europei lo sappiamo bene, ma per molti ciò che noi temiamo è invece desiderabile. Prendiamone atto.
Il fascino - o forse sarebbe meglio dire il "fascio" - dei neofranchisti spagnoli sta esattamente nella loro capacità di riproporre, rimodernata, con un volto tecnocratico ed europeista, globalista e cosmopolita, la stessa micidiale miscela di nazionalismo e centralismo che tanti disastri e lutti ha prodotto in passato (e che è sempre pronta a rimanifestarsi nella forma di repressione, autoritarismo, neocolonialismo).
La loro statolatria è sempre lì e promette di restarci per sempre, mantenendo l'ordine e i privilegi dei suoi fedeli. La Spagna ci mostra qualcosa che tanti vorrebbero anche per Italia, Francia, Germania, Inghilterra, Russia, America, Giappone, Brasile, India, Cina...
Il regno di Spagna, proprio perché l'attuazione delle riforme autonomiste ha avuto successo, proprio perché l'integrazione europea stava funzionando, proprio perché stava diventando una società plurale ed aperta, era pronto per essere dissolto in una confederazione europea di antiche nazioni e nuove realtà autonome locali.
Tutto il potere concentrato nelle strutture neofranchiste dello stato spagnolo e nelle attuali tecnocrazie dell'Unione Europea e delle organizzazioni internazionali dell'atlantismo e della globalizzazione, di conseguenza, sarebbe stato messo in discussione e con esso la concentrazione delle ricchezze.
Contro questo rischio di estinzione graduale ma progressiva dello stato spagnolo e delle burocrazie europee e internazionali con cui esso è legato strettamente, nasce e fiorisce la martellante propaganda che si è concentrata prima di tutto contro la Catalogna, la nazione più nazione di tutte, la più pronta ad autogovernarsi con successo, anche grazie alla forza che le viene dalla sua storia dolorosa, dalla sua felice posizione geopolitica, dal suo straordinario investimento in educazione, cultura, innovazione economica, inclusione sociale.
Il processo farsa che si sta celebrando a Madrid contro i prigionieri politici e gli esiliati di Catalogna è una tale vergogna che nessun media europeo e internazionale gli dedica altro che pochi cenni imbarazzati e in gran parte sempre avvelenati da pregiudizi di difesa dello stato neofranchista.
Hanno ragione i conformisti dell'attuale globalizzazione, dell'attuale "europeismo", degli attuali sovranismi a temere e quindi a nascondere questo processo farsa, perché la sua ingiustizia si rivela come una epifania non appena se ne mostrano anche pochi squarci.
Se proprio avete un po' di tempo e di stomaco per leggere con quanta superficialità, supponenza e disprezzo la stampa ufficiale, preoccupata della conservazione degli stati come sono oggi, parla della resistenza catalana, potete visitare qualche pagina de Il Foglio.
Noi preferiamo raccomandarvi però la visione di un video come quello qui caricato, prodotto da Òmnium Cultural, una delle associazioni storicamente più vivaci nella difesa della cultura, della lingua, del paese catalani.
Anche se i commenti sono in lingua spagnola media, l'improntitudine e l'indegnità dei responsabili della repressione violenta appariranno chiari a tutti, anche ai lettori toscani e italiani che hanno meno dimestichezza con la politica e la realtà spagnola.
Il primo ottobre 2017 il governo spagnolo del Partito Popolare (membro del PPE), con la complicità del movimento dei "Cittadini" (membro della ALDE), con la ignavia dei socialisti spagnoli e catalani (membri storici dei Socialisti e Democratici Europei), hanno represso una grande manifestazione nonviolenta di autodeterminazione popolare dal basso, in Catalogna, uno dei cuori pulsanti d'Europa.
I difensori dello status quo, soggiogati dal fascio del centralismo, vorrebbero nascondere questa vergogna, ma ciò non sarà possibile, grazie all'attuale grado di sviluppo della capacità umana di registrare e conservare dal vivo immagini e suoni di tutto ciò che accade.
Gli anni di detenzione e di esilio inferti a pacifici attivisti politici catalani, senza rispetto di elementari diritti giuridici e umani, non resteranno quindi senza conseguenze.  I responsabili del processo farsa non resteranno impuniti.
Non daremo tregua ai nazionalisti e centralisti spagnoli (e ai loro complici in Europa e nel mondo) finché questa ingiustizia non sarà sanzionata e la libertà catalana ripristinata.
Non vincerà il fascio dei centralisti stato-nazionalisti.
Ci sarà libertà per tutti i prigionieri politici.
Libertà per la Catalogna.
Autogoverno per tutti, dappertutto.





L'ultima risposta di buona parte dei decentralisti d'Europa, contro la vergogna di questa persecuzione della Catalogna, è stata la scelta di designare Oriol Junqueras, leader della Sinistra Repubblicana di Catalogna, come candidato alla guida della Unione Europea della Alleanza Libera Europea, la concentrazione di tanti movimenti autonomisti, indipendentisti e confederalisti europei.

Onore ai matrioti che lottano per l'autogoverno di tutti dappertutto.
Onore agli esiliati, fra cui non dimentichiamo sua eccellenza Carles Puigdemont i Casamajó (130° presidente della Generalità di Catalogna, rifugiato nelle Fiandre, insieme a una piccola struttura di governo in esilio della Repubblica di Catalogna), Clara Ponsatí i Obiols (in esilio in Scozia), Anna Gabriel i Sabaté (in esilio in Svizzera).
Onore a tutti i prigionieri politici che sono sottoposti alla farsa del processo neofranchista: Dolors Bassa i Coll, Meritxell Borràs i Solé, Jordi Cuixart i Navarro, Carme Forcadell i Lluís, Joaquim Forn i Chiariello, Oriol Junqueras i Vies, Carles Mundó i Blanch, Joan Josep Nuet i Pujals, Raül Romeva i Rueda, Josep Rull i Andreu, Jordi Sànchez i Picanyol, Jordi Turull i Negre i Santi Vila i Vicente.
Auguri a coloro che, come Oriol Junqueras, attraverso le prossime elezioni europee del 26 maggio 2019, potranno continuare con maggior forza la propria lotta per la libertà della Catalogna e l'autogoverno di tutti dappertutto.

Oriol Junqueras, 2019, fonte Nacional.cat









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