Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso

venerdì 25 luglio 2014

Non ci siamo mai rassegnati, non ci rassegneremo mai

Il caos politico toscano e italiano non ci hanno mai spaventato. Non ci rassegneremo certo ora.
In senato si prospetta un cambiamento storico. Con un po' più di umiltà da parte di tutti i leader che contano in parlamento - Matteo Renzi, in primis - qualcosa può ancora venire fuori. Michele Ainis, con il quale peraltro non sono sempre in sintonia, ha indicato alcuni semplici e intelligenti spunti di possibile miglioramento del compromesso costituzionale, che si è delineato sulla base dell'accordo PD-Lega-Forza Italia.
Anche nel parlamento toscano è stato finalmente depositato un testo di riforma elettorale regionale. Era ora, dopo quattro anni di discorsi, una tele-novella che noi abbiamo seguito e sofferto, sempre in prima linea. Il progetto è pieno di difetti, come ci ricorda l'amico Carlo Fusaro oggi sul Corriere Fiorentino, ma poteva essere molto peggiore! Forse non è il caso di buttare via tutto. Forse è il caso di provare, ancora una volta, a migliorare.
Ci torneremo presto.



venerdì 18 luglio 2014

Nomi, non numeri

Vi state accorgendo di quanto sia straordinaria la società umana interconnessa in cui oggi viviamo?
In ogni tragedia, non importa quanto grande, quanto prevedibile, quanto evitabile, ormai ogni vittima ha un nome, un volto, un ricordo in rete.
Ecco, anche per questo, siamo dalla parte di Israele.
Non perché tutto va bene, o perché tutto ci vada bene, ma perché Israele vuol dire innanzitutto questo: ogni vittima ha un nome, non è un numero.
Grazie, Michal Rotem, giovane pacifista israeliana che salvi in rete i nomi di tutte le vittime arabo-palestinesi di questa ennesima infame guerra.
Tu sei importante.
Sei l'ennesima incarnazione di un antico spirito ebraico che ispira tutto ciò che vorremmo salvare della nostra civiltà.
E' per te che si sacrificano, coloro che cercano di chiudere i tunnel della morte di Hamas.
La tregua verrà presto, io ci credo.
E stavolta sarà la base di una pace più giusta, perché fondata sulla chiarezza morale, sulla necessità di una corretta rappresentazione dei fatti, sulla centralità della questione delle questioni: aiutare il popolo di Gaza a diventare libero e sovrano.

giovedì 17 luglio 2014

Now a truce is closer


Now that even UNRWA, one of the most costly, debated, one-sided, hypocritical international organization, has pronounced a word of truth about the tragedy of Gaza, the truce is closer. 
UNRWA has strongly condemned the placement of Hamas rockets into a school.
Less hypocrisy, less money to Hamas, less rockets into Israel.
More food, more freedom, more hope for the suffering people of Gaza.
It is not so hard to understand: truce, truce, truce.


venerdì 11 luglio 2014

Stop rocketing Israel


No matter how critical one might be with Israel, nothing justifies the rain of rockets from Gaza into Israel
And Israel has the right to defend itself. 
So, please, let's stop with anti-Israel bias and false compassion, which end up justifying the real perpetrators of the Arab-Palestinians, who are their own leaders.
Less money to Hamas, immediately. 
Stop rocketing Israel.
Immediate ceasefire.
Fresh elections, as soon as possible, in Gaza.

It's time to turn, hope over fear, for Gaza, West Bank, Israel, all the Levant.

giovedì 10 luglio 2014

Less money, more truce

Zvi Bar'el writes about Hamas financial straits.
A very good article from Haaretz, that reminds us there is always hope of de-escalation, lasting truce, eventually peace.
Even in Gaza.
Of course we need a long term plan: a way to send less money to Hamas, possibly minimizing inevitable consequences for ordinary people.
And after that, a lasting truce will be established.
And Gaza's tyrants will have less power.
And Gazean people will find a way to act and overthrow the Hamas regime.
I believe Israel, when it promises that Gaza will not be a second Chechnya.
But I also believe in the necessity to reduce the cash flow that arrives in the hands of political gangs in Gaza.

domenica 6 luglio 2014

The smaller, the better: the invention of the wheel


From TED an other interesting speech, by Simon Anholt: Which country does the most good for the world?
Unfortunately, at the beginning, the speech is full of mainstream biases. For example it is said in the speech that countries compete, fight, are selfish... Well this may be true for the United States, because of their position of global supremacy. But it is not true for hundred of other countries, which are living peacefully and happily, and cooperating with their neighbors on all the global and regional issues.
It is also said that states are ruled by cultural psycopaths... Well, again, it may be true for Washington, London, Bruxelles, Beijing, Moscow, where dominant elites are selfishly concentrating power and riches. But it is not true for the most of planet: the majority of human beings are living in self-governing countries, autonomous communities, which are small enough to allow their citizens - netizens - to make the difference in every important matter.
And when speaking of economical justice, social inclusion, political participation, things are improving everywhere and smaller is the country, faster the process.
In fact, when he comes to data - the Good Country Index - the speaker invents again the political wheel: he discovers that small, peaceful, inclusive republics, like Ireland or Finland, are at the top of human civilization...
Another clue that international cooperation among free, self-governing, small republics is much better than any form of continental concentration of power, or global hierarchy.
An inconvenient truth for international elites, to find out that they are unnecessary and perhaps harmful to the human adventure. But a discovery reassuring for those who, like me, believe in the old adage: think globally, act locally.
I suspect that most of my essay – Disintegration as Hope – should be inspired by the well-known George Orwell's inspiration: “To see what is in front of one's nose needs a constant struggle”.

sabato 5 luglio 2014

Infamie e infami del 1914


Da Wikipedia, una immagine della Tregua di Natale del 1914 


Come ricordavo su Facebook alcuni giorni fa, le celebrazioni del centenario dello scoppio della Prima guerra mondiale dovrebbero essere una occasione per comprendere meglio le grandi infamie e i grandi infami, oltre le note grandi tragedie di quella che Benedetto XV chiamò la "inutile strage".
In Italia, in particolare, non dobbiamo dimenticare mai, mai, mai, quanto infame, vigliacco e crudele fu il sovrano, Vittorio Emanuele III di Savoia, che deve essere considerato, a mio modesto parere, corresponsabile e talvolta più responsabile dei suoi primi ministri, Benito Mussolini compreso.
Il re fu infame nel trascinarci in guerra contro la volontà popolare.
Infame nell'avallare il fascismo.
Infame nell'aggressione all'Etiopia.
Infame nella vergogna delle leggi razziali.
Infame infine - e vile, perché scappò - nella disastrosa gestione di un armistizio, che degenerò in una terribile guerra civile.
L'infame Savoia rappresenta una particolare vergogna italiana, in un più ampio e disastroso scenario di una Europa industrializzata in cui era stata industrializzata anche l'obbedienza dei cittadini agli stati, non importa quanto infami fossero i governanti.
Una obbedienza assoluta, che finì con lo spaventare le stesse elite al potere, non solo la gente comune, e risvegliarsi dalla quale richiede sforzo critico e sacrificio spirituale, un lungo cammino, che è ancora ben lungi dall'essere concluso. 
Sto scrivendo qualcosa in proposito, nel mio lavoro Disintegration as Hope.
Annoto che il Quirinale, con il suo scritto sul quotidiano La Repubblica di oggi, a proposito di questo centario, ha decisamente perso una occasione per uscire dalla retorica e provare a stimolare un po' questo paese malato, moribondo.

Segnalo un libro straordinario del mio grande concittadino pratese, toscano e cosmopolita, Curzio Malaparte, per coloro che vogliono uscire da una visione aneddotistica e superficiale della tragedia scatenata nel mondo dalle grandi guerre industriali: Viva Caporetto! La rivolta dei santi maledetti.
Al di là della stanca retorica con cui la vicenda è stata recentemente ricordata dalla RAI negli spot europeisti, anche una riflessione sulle vicende e le leggende della cosiddetta Tregua di Natale del 1914, può essere di stimolo a comprendere il baratro in cui gli stati industrializzati e militarizzati hanno trascinato i loro popoli.
Nella Prima guerra mondiale caddero falciati qualcosa come 10 milioni di soldati (650.000 soldati del Regno d'Italia, 40.000 di loro erano Toscani). 
Altri milioni di persone soffrirono e morirono per ferite, devastazioni, malattie.  
E la Grande Guerra fu solo l'inizio delle guerre totali, scatenate da stati che erano già intrinsecamente, strutturalmente totalitari - una drammatica verità storica questa, su cui la nostra presa di coscienza è appena iniziata.
Capire, spiegare, risalire dagli abissi morali dello statalismo e della cieca obbedienza agli stati, è e sarà dura.
E' il nostro compito.
E' il lavoro che abbiamo iniziato nel 1989.
Non defletteremo.
Saremo risoluti.

venerdì 4 luglio 2014

Attenti all'imbroglio a cinque stelle

E' triste accorgersi di aver avuto ragione in una materia pericolosa.
In un miscuglio di ignoranza e di arroganza, una piccola minoranza organizzata di attivisti Cinque Stelle ha deciso di sposare la causa del ritorno delle preferenze - ignorando bellamente trent'anni di storia politica italiana (e oltre un secolo di storia elettorale europea), nonché la volontà popolare espressasi solennemente nel 1991 e nel 1993.
Purtroppo ciò avviene in un clima di totale assenza di memoria storica e di spirito critico, da parte dei media.
E quel che è peggio, in un clima generale di ignavia sui principi, sui problemi, sui pericoli insiti nella materia.
A Matteo Renzi e al PD figlio delle primarie, a Forza Italia e alla Lega Nord - tre forze che sono state forgiate dai collegi uninominali del Mattarellum - chiediamo più coraggio, più coerenza.
A tanti militanti Cinque Stelle che credono sinceramente in una agenda anti-partitocratica, comunitarista, ecologista, populist, chiedo, con fermezza, di studiare un po' di più, prima di abbandonare la strada maestra delle primarie, dei piccoli collegi, della scelta dei candidati PRIMA della scelta dei partiti.

Non torniamo alle vecchie preferenze all'italiana. Cerchiamo qualcosa di nuovo!



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