Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso
domenica 30 marzo 2014
Seconda carica della conservazione
Irrituale, anzi scomposta.
C'era da aspettarselo, da un nominato, sia pure eccellente, che non ha mai combattuto una vera battaglia politica davanti agli elettori?
Temo che la risposta sia sì.
Certi dilettanti di lusso sono l'ideale, per chi li vuole strumentalizzare.
Il nostro giudizio, per quello che conta: se non è capace di contenersi, si dimetta.
Glielo ha velatamente chiesto persino Lucia Annunziata!
Casta costituzionale
Di alcuni dei firmatari del manifesto "Verso la svolta autoritaria" non c'è da meravigliarsi. Sono sempre stati donne e uomini di potere. Il loro stracciarsi le vesti in difesa della castità costituzionale, fa rima con il loro appartenere a una casta di intoccabili (sì, quella formata da prefetti, magistrati, dirigenti pubblici, ordinari universitari, pensionati d'oro, e altri baroni della repubblica).
Bene fanno oggi Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere della Sera e il mio amico Tommaso Ciuffoletti sul Corriere Fiorentino a mettere a nudo - e anche un po' in ridicolo - la loro posa strumentale, la loro prosopopea.
PS:
Credo sia utile scorrere la lista delle prime e dei primi firmatari dell'appello anti-Renzi (dipinto come l'esecutore occulto dei piani di Berlusconi, che naturalmente sono a loro volta la prosecuzione di quelli di Craxi, della P2, eccettera...):
Nadia Urbinati
Gustavo Zagrebelsky
Sandra Bonsanti
Stefano Rodotà
Lorenza Carlassare
Alessandro Pace
Roberta De Monticelli
Salvatore Settis
Rosetta Loy
Corrado Stajano
Giovanna Borgese
Alberto Vannucci
Elisabetta Rubini
Gaetano Azzariti
Costanza Firrao
Alessandro Bruni
Simona Peverelli
Sergio Materia
Nando dalla Chiesa
Adriano Prosperi
Fabio Evangelisti
Barbara Spinelli
Paul Ginsborg
Maurizio Landini
sabato 29 marzo 2014
Quattro anni indietro
Grazie al direttore, Paolo Ermini, per l'ospitalità e, alla costituency del Corriere, per la loro trasparente simpatia per primarie, piccoli collegi e per una selezione dal basso di una nuova generazione di leader.
venerdì 28 marzo 2014
Queer Christian Tuscany at a glance
The Washington Post publishde an eyeful reportage about Tuscan queer Christian people and their condition within a backward Catholic environment and one of the last European republic which does not recognize queer people and their family rights. The glance may sound somehow superficial but, between the lines, some rare signs of hope are revealed.
Please, take your time to read something about Tuscan Christian queer people, in the time of pope Francis:
The Washington Post: in Italy, gay catholics feel the ‘Francis effect’.
Article by Anthony Faiola
Stefano Pitrelli contributed to this report
Picture by Alessandro Penso (OnOff Picture)
Published in The Washington Post (USA), March 27, 2014
In Italian:
Il Washington post: "In Italia, i gay cattolici sentono l’effetto Francesco”.Articolo di Anthony Faiola con il contributo di Stefano Pitrelli pubblicato sul The Washington Post (USA) del 27 marzo 2014.
Traduzione di Gionata.org.
Father Andrea Bigalli giving Communion to Tuscan queer Christians (The Washington Post) |
mercoledì 26 marzo 2014
L'altro 27
Nell'ingorgo dei prossimi decisivi e drammatici sessanta giorni, diciamo dal 27 marzo al 27 maggio, fra riforme interne, tensioni internazionali, dibattiti su Euro ed Europa, l'attesa di vedere se dieci milioni di lavoratori dipendenti avranno davvero un bonus di una ottantina di euro, vorremmo che il presidente Matteo Renzi e il ministro di giustizia Andrea Orlando trovassero il tempo di occuparsi anche dell'altro 27.
Il 27 maggio 2014 è l'ultimo giorno utile, prima della scadenza dei termini della sentenza con cui la Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato la nostra repubblica.
Da quel giorno in poi migliaia di cittadini prigionieri delle nostre carceri disumane e ostaggi dei tempi disumani della nostra giustizia, avranno un titolo in più per pretendere un risarcimento.
Sarebbe un disastro, anche finanziario, non solo morale.
Le burocrazie ministeriali e le pigrizie parlamentari stanno partorendo un po' di sollievo temporaneo per qualche migliaia di persone, fra i quali gli immigrati clandestini, ma si deve trovare il coraggio di fare - anche per decreto - qualcosa di più coraggioso, di strutturale, come tutti si aspettano da Matteo Renzi.
Non si devono scrivere nuove leggi o varare nuovi regolamenti.
Si devono abolire le norme che riguardano la vessatoria persecuzione penale dei consumi e dei comportamenti pericolosi e discutibili - marjuana, cocaina, sesso mercenario, alcolici, giochi d'azzardo - quando questi ultimi siano personali, fatti fra quattro mura, fuori dall'orario di lavoro e lontano dal traffico stradale.
Siamo convinti che il popolo sia d'accordo.
Forze dell'ordine e magistratura smettano di inseguire i peccatori e si concentrino sui criminali, su quelli che attentano alla vita e alla proprietà degli altri, non alla propria.Si può fare.
Si deve fare.
Avanti.
* * *
PS (27/3/2014):
Grazie, mille volte grazie a Marco Pannella, i cui tempi, gesti, parole sono necessari anche quando non sono del tutto condivisibili, né totalmente comprensibili. Sì all'amnistia. Per la repubblica, non solo per coloro che muoiono in carcere.
sabato 22 marzo 2014
Venetian Surprise: Yes to Euro
Time to think, and think again, and eventually time to hope.
Venetian online plebiscite gave surprising results that deserve an insight:
- yes to self-governing Veneto
- yes to European confederation
- yes to strong common European currency, the Euro
- yes to Atlantic Alliance
Ordinary people' conventional wisdom?
Take your time for an insight:
http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/politica/2014/22-marzo-2014/mille-dichiarano-l-indipendenza-ora-zaia-puo-solo-inseguirci-2224250084352.shtml
http://blog.plebiscito.eu/news/referendum-di-indipendenza-del-veneto-i-risultati/
* * *
giovedì 20 marzo 2014
Venetian Springtime
Tomorrow night (on Friday, March 21, 2014) we will have final results of the quietest, but also the most impressive political manifestation of this decade: the self-managed referendum for independence of Veneto.
In the silence of the mainstream, we have news of innocent, generous, bottom-up, grassroots commitment.
This is, I believe, a political spring in territories of ancient Republic of Venice, united not only by their beautiful language, by their extraordinary cultural heritage, but also by their sense of civic duty and their economic and social success.
Within a few months of preparation, a few days of viral mobilization, and a sober crowd-funding, Veneto apparently leaves behind decades of inconclusive, sectarian, old independentism; rivalry among little local parties greedy for public funding; Northern League's hypocrisies and failures; pointless ambitions of politicians who have looked more in Rome than at Veneto's wealth - including, unfortunately, some of the best of them: Flavio Zanon, Laura Puppato, Flavio Tosi, Giancarlo Galan.
As a political scientist, and as an information and network technician, I'm not surprised, but rather comforted in carrying forward a book proposal for my study Disintegration as Hope.
As a civic-liberal and Tuscan-libertine activist (in the sense these adjectives have in Tuscany), as a supporter of radical, Swiss-style, federal reform of Italy and Europe, I express my personal sympathy to the millions of Venetian citizens who have participated in this extraordinary political mobilization for their freedom and sovereignty.
I repeat here what I wrote in Facebook on February 18, sidelining a statement from my friend Michela Murgia (Sardinia's independentist leader):
- Up with independent individuals, local communities, peoples;
- Down with all the dependencies.
Up with this - hopefully surprising - Venetian springtime.
* * *
Insights:
http://blog.plebiscito.eu/news/towards-the-independence-of-veneto-region-we-are-the-heirs-of-the-most-serene-republic/
http://blog.plebiscito.eu/
https://www.plebiscito.eu/public/home/indexgen
martedì 18 marzo 2014
Crimea and Sevastapol exeunt
Crimea and Sevastapol - two former autonomous units within Ukrainian Republic - have hurriedly celebrated their pro-Russia plebiscites.
We do not know legal details, yet, but both territories are now being integrating within Russian Federation.
We do certainly approve that recent steps may be scrutinized, criticized and, possibly, re-evaluated in the near future.
World media, by the way, are full of comments, worries, and explanations, but recognition and respect for pro-Russian populations' sentiments and interests, are rather rare.For instance, such attention is absent in two blogs I regularly read: Critical Geopolitics and Springtime of Nations. And it is a pity.
Pro-Russian populations were left without a voice, during Ukrainian political crisis, and they have chosen the exit strategy.
Considering how nonviolent has been - till now and hopefully beyond - the entire process, pondering the real forces on the field, counting the votes, we dare to say that Russian revanchism, Ukrainian nationalism, European adventurism, American hubris, have not been as decisive as local populations' material and spiritual needs have been, instead.
Moreover, Crimea and Sevastapol have likely set, positively in our modest opinion, another precedent in favor of peoples' self-determination.
Putin has quoted, in his speech to Russian parliament today, an American memorandum released on April 17, 2009, submitted to the UN International Court in connection with the hearings on Kosovo: "Declarations of independence may, and often do, violate domestic legislation. However, this does not make them violations of international law.".These Putin's words may be as instrumental, hypocritical, as American words were. But they will also, and very soon, reveal to be a geopolitical boomerang, for Russia, America, and every other.
This is, in our view, an important lesson to remember: every contemporary state is much more fragile - and much less dangerous - than it looks like, in our time of disintegration and hope. Putin's Russia and Obama's America make no exception.
giovedì 13 marzo 2014
Fuoco amico contro il futuro
* * *
Per coloro che lo hanno perso, ne riportiamo qui, qualche giorno dopo, ampi stralci:
Giovedì 13 Marzo, 2014
CORRIERE FIORENTINO
La svolta che dispiace (premier e fuoco amico)
L' approvazione della legge elettorale è un risultato notevole ancorché parziale (riguarda la sola Camera, ma questo non è detto sia un limite; ora deve passare le forche caudine del Senato).
Nel merito, il raffronto va fatto con la legge che si usererebbe oggi in caso di voto: quella «dettata» dalla Corte Costituzionale fattasi legislatore, una proporzionale con assurdi sbarramenti che premiano chi si coalizza, anche se senza premio le coalizioni non hanno senso. Un sistema più irragionevole di quello bocciato per irragionevolezza dalla Corte. Oppure il raffronto va fatto con la vituperata legge Calderoli. In tutti e due i casi quella nuova sarebbe un progresso: garantisce elezioni decisive, prevede un premio limitato con quorum e il ballottaggio eventuale, distribuisce i candidati in collegi piccoli (da tre a sei nomi), limita (pur non abolendole) le pluricandidature (a otto collegi su centoventi).
Ci sono state molte polemiche su singoli aspetti, ciascuno dipinto come cruciale, decisivo, fondamentale, sì da rendere la legge invotabile ove non si fosse accolta un'altra soluzione. Ci sarebbe da discutere (sulle quote di genere fisse, sulle preferenze, sull'entità del quorum, sulle soglie). Ad esempio, mi sfugge come si possa al tempo stesso volere la promozione di genere e le preferenze. Ma un dato che appare difficilmente contestabile è che certe critiche sono apparse artificiose. Per alcuni l'obiettivo è la legge elettorale in sé e per sé, per non pochi parlamentari del Pd è mettere in difficoltà il loro leader.
Il passaggio della legge elettorale alla Camera andrebbe comunque considerato come un risultato impensabile solo due mesi fa. La stessa Corte, del resto, ha deciso come ha deciso sul Porcellum proprio sulla base dell'incapacità del Parlamento a legiferare. Invece no: mezzo Pd non saluta affatto il traguardo tagliato a Montecitorio. Quasi se ne vergogna, pronto — forse— a ripercorrere la china che portò all'affondamento della candidatura di Prodi al Quirinale, un evento che fece dubitare dell'esistenza stessa del Pd come partito politico. Una riprova si è avuta ieri anche nel Consiglio regionale della Toscana che, con il concorso di alcuni rappresentanti del Pd, ha voluto criticare ufficialmente l'Italicum (senza alcun effetto pratico, ovviamente).
La mancanza di coesione su questioni essenziali sulle quali il vertice del partito (segretario e direzione) ha assunto impegni precisi e pubblici è un serio problema per Renzi, e non solo: esso aggrava la tradizionale indisponibilità delle nostre Camere a cooperare lealmente con il governo, quasi fossero il Congresso americano, cioè camere di un sistema non parlamentare, ma presidenziale. Ma il parlamentarismo non funziona se — salve rare eccezioni — il governo e chi lo guida non possono contare sul sostegno compatto della propria maggioranza.
In Italia non solo non è così, ma si resiste strenuamente ad ogni tentativo di superare una tale condizione schizofrenica. Di un tentativo del genere il protagonista di adesso è il nuovo premier: è proprio per questo, al di là delle ruggini interne, che c'è chi fa di tutto per tagliargli la strada. Ma è una strategia che danneggia anche e soprattutto la funzionalità del nostro povero sistema politico-istituzionale.
Carlo Fusaro
mercoledì 12 marzo 2014
In nome della povera gente
Mi è piaciuta questa promessa precisa di equità: a 10 milioni di lavoratori impoveriti, con reddito inferiore a 25.000 Euro lordi l'anno, si restituiscono 1.000 (mille) euro a testa. E questo senza aumentare la spesa pubblica, ma solo attraverso tagli. Un segnale importante, in nome della povera gente - una bella citazione lapiriana - come ha detto lo stesso Matteo Renzi.
Ho già letto critiche feroci, come quella del mio amico Mario Seminerio. So che questa promessa sarà difficile da mantenere, ma confesso che ho sentito che parlava anche in nome mio - io, come lavoratore, sono esattamente dentro la fascia che, il prossimo 27 maggio, dovrebbe ricevere la restituzione delle esagerate tasse sul reddito - quelle che pago da oltre trent'anni.
Mi è piaciuto, e parecchio, che si siano ricordati della necessità di abolire anche il CNEL. Pare una cosa piccola, ma è il segno che la volontà di cambiare lo status quo è netta.
Difetti Matteo Renzi e i suoi ne rivelano continuamente, man mano che sono maggiormente coinvolti in un lavoro difficilissimo, dove hanno fallito persone ben più preparate e corazzate di loro. Ma quanto mi piace il silenzio operoso di parecchi di loro e quanto mi è piaciuto il suo impegno, da vero leader: o ce la fa a riformare il bicameralismo perfetto, o se ne va. O si riforma il senato, oppure finisce non questa legislatura, ma il suo impegno politico nazionale.
Bravi, bravo.
lunedì 10 marzo 2014
1989, the year of the web
Here some links:
- people and ideas that the web made viral
- the old, glorious Internetstatworld.com, edited by Enrique De Argaez
- the most recent Web Index report
Living, and researching, and writing, in a world where communication apps count billion users, two humans out five are regularly connected, and smartphones are universal, make me think to a visionary, almost prophetic, statement left by Karl W. Deutsch, in his Politics and Government : How People Decide Their Fate. 3rd edition. Boston ; London : Houghton Mifflin, 1980 (previous edition: 1974, 1970!).
Karl Deutsch wrote that many positive and negative utopias have proven false, but there was another kind of utopia which may be the most unrealistic, indeed the most utopian, of all, the one that suggests that the world will stay as it is.
“In the future, the world will look very different from the way it used to. (…) But the only landmark we will need to preserve will be our sense of who we are - our sense of identity as a group, as a people, and as a country. For a long time the world will be inhabited by many stubbornly different people, each of them with its own culture, institutions, and social systems (Deutsch, 1980, p. 644).
martedì 4 marzo 2014
Matteo Renzi a Tunisi
lunedì 3 marzo 2014
Controcorrente
Il mainstream internazionale - in particolare anglo-americano, con qualche eco nel nazionalismo revanscista ucraino-occidentale - continua a gettare benzina sul fuoco, come se fra Europa, Ucraina e Russia i problemi non fossero già drammatici.
E' il momento - insieme ad alcuni amici che studiano veramente e non si limitano a commentare - di spendere una parola controcorrente. La Federazione Russa sta aiutando alcune province orientali russofone dell'Ucraina a percorrere una strada che le porterà verso la secessione. Nella repubblica autonoma di Crimea, in particolare, anche per la presenza della flotta russa nella città autonoma di Sebastopoli, il soccorso russo è già diventato una ingombrante presenza militare.
Questo esito può piacere o no, ma occorre guardare in faccia la realtà:
- Europa e America non sono state in grado di dialogare seriamente e alla pari con la Russia, in favore di una soluzione politica di tipo svizzero della crisi ucraina;
- la maggioranza delle popolazioni della Crimea e di altre province orientali (il c.d. Donbass) non vogliono staccarsi dall'orbita russa, per profondi motivi, economici, sociali, culturali;
- non ci sono opzioni militari sul tavolo, per nessuno; la Russia ha solo un enorme vantaggio di posizione e un apparente consenso popolare, ma neppure Putin ha interesse a, o sarebbe in grado di sostenere, una escalation nell'uso della forza;
- nessuno può impedire che si tengano plebisciti per l'autonomia delle province russofone orientali da Kiev, e che questi referendum abbiano successo.
Possiamo dirlo con nettezza e - ci sia concesso, con quel senso di speranza con cui nei nostri studi guardiamo alle disintegrazioni geopolitiche del nostro tempo: alla fine per la repubblica dell'Ucraina la perdita della Crimea e di qualche altra provincia orientale, potrebbe essere un provvidenziale alleggerimento, un insperato vantaggio geopolitico, altro che una perdita.
sabato 1 marzo 2014
Contro l'omofobia a Pisa
Venerdì 28 febbraio alle ore 16,00, presso la Stazione Leopolda, piazza Guerrazzi, a Pisa, sono intervenuto a questa tavola rotonda:
Libertà di manifestare il pensiero (art. 21 Cost.)
e proposta di legge “Scalfarotto“
Problemi aperti
Eravamo:
Ranieri Del Torto, presidente consiglio comunale di Pisa;
Stefania Fuscagni, consigliere regionale;
Alfredo Mantovano, magistrato;
Mauro Vaiani, intellettuale e collaboratore del progetto Gionata.org.
Moderatore: Luca Daddi, vice caposervizio del Tirreno.
Hanno promosso l'iniziativa l'Associazione “Valori e Tradizione“ di Pisa, assieme a Scienza & Vita - Pisa-Livorno e a La Manif Pour Tous - Pisa.
L'incontro conteneva dei rischi di strumentalizzazione, ma io contavo molto sulla serietà dei miei amici pisani che lo hanno organizzato: Carla Ferri, Mirella Bronzini e Aldo Ciappi. A Pisa, negli anni in cui c'ero anch'io, insieme a loro, con tutto un vasto ambiente civico-liberale, abbiamo coltivato uno spirito di grande rispetto, di libertà intellettuale, di superamento di inutili contrapposizioni.
Forse alcuni, a questo incontro, erano venuti con una tesi: esisterebbe una ideologia "gender" che sta cercando di minare nella nostra società le coppie eterosessuali e la loro voglia di avere bambini. Una tesi che, nel nostro piccolo, abbiamo cercato di smontare.
Abbiamo allargato ieri sera, a Pisa, il campo di coloro che non vogliono vecchie o nuove discriminazioni, non vogliono nuovi reati d'opinione, vogliono che la violenza omofoba sia punita - né più né meno come si puniscono la violenza politica razzista, sessista, antisemita, contro altre minoranze.
Per coloro che, come chi scrive, vogliono sostenere la legge Scalfarotto (e il compromesso politico Scalfarotto-Galan), pur con tutti i suoi limiti e i suoi difetti, non starò qui a farvi perdere tempo leggendo me. Invito caldamente a leggere questo bel articolo di Marco Gattuso.
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