Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso

sabato 4 agosto 1990

Per un federalismo civico e verde

 

Archiviamo su Diverso Toscana un documento dell'estate 1990, che rappresenta il candore e l'entusiasmo con cui una parte importante dell'arcipelago verde di quei tempi immaginò la collaborazione con i movimenti civici ed autonomisti di quei tempi, suggestionato dai valori delle liste Federalismo ancorate alla Carta di Chivasso, dal crollo del Muro di Berlino, da esperienze come quella del Forum Civico di Vaclav Havel (e dal suo stupendo simbolo, il "ragazzo che sorride", "the smiling boy"), da uno spontaneo desiderio - dal basso - da parte delle liste verdi comunali che in quegli anni si erano moltiplicate, di poter agire nella vita politica con originalità e indipendenza dalla partitocrazia morente della c.d. Prima Repubblica italiana. L'enfasi in rosso sul paragrafo 5.8 è stata aggiunta dai redattori per sottolinearne l'importanza (Ndr, 20 settembre 2024).


Un documento per rilanciare, attraverso un dibattito politico e culturale fra i vari soggetti verdi, una rinnovata Federazione o Confederazione Verde.

PER UN FEDERALISMO VERDE

Una proposta politica

 

1. Premessa

1.1. Nell'ambito del movimento verde, dell'arcipelago ecopacifista e da parte dell'opinione pubblica, la costituzione di liste verdi era stata intesa come un progetto di organizzazione alternativa da parte dei cittadini per avviare un processo di riconversione ecologica dei modelli di sviluppo e di vita, delle istituzioni, del comportamento individuale.

1.2. Il carattere alternativo dei verdi doveva basarsi sulla libertà organizzativa e statutaria, sulla sovranità dei gruppi spontaneamente costituitisi sul territorio, sul pluralismo di componenti, tendenze e culture - organizzate e non, formalizzate o diffuse - e su un diverso modo di rapportarsi alla politica, alle persone e a tutto l'esistente.

1.3. Questa proposta "per un federalismo verde" si rivolge alle persone, ai gruppi, alle liste, ai soggetti politici dell'arcipelago verde, per discutere insieme, a partire dalla situazione concreta che oggi si è determinata, come salvaguardare e sviluppare queste intuizioni sul carattere alternativo e federalista dei verdi, e ciò secondo le tracce indicate in questo primo documento di lavoro.

2. Elementi di crisi

2.1. Queste aspettative e questa volontà di diversità dal sistema dei partiti vecchi e nuovi, fu la spinta determinante a dotarsi, ad Ariccia nel 1987, di uno sta­tuto fede­rale basato su concetti e me­todi organizzativi diversi da quelli delle altre formazioni politi­che italiane.

2.2. Negli ultimi due anni si è però sviluppata una manovra di occu­pazione ed uti­lizzazione istituzionale di tutto il movimento verde, che ha cercato di sottrarre il potere de­cisionale alle liste verdi locali.

2.3. Inoltre, anche a causa di un ordinamento elettorale centrali­stico, le liste verdi hanno subìto condizionamenti sul finanziamento e sul simbolo da parte degli organismi nazionali e regionali, i quali hanno spesso ridotto la so­vranità della singola li­sta a pura retorica.

2.4. Con la costituzione dei gruppi verdi nelle istitu­zioni, non ra­ramente si è verificato un appiattimento della nostra politica sulle strutture, le risorse ed il personale degli eletti.

2.5. La volontà di costruire un soggetto politico realmente decen­trato si è scon­trata duramente con gli interessi di altre forze po­litiche e con la pretesa di controllare in modo centralistico la Fe­derazione del sole che ride.

2.6. Questa conflittualità è stata volutamente amplificata da molti organi di in­formazione con lo scopo, neppure molto recondito, di mo­strare che la novità dei verdi si era già consumata in scontri ver­bali e di corridoio.

2.7. I ruoli ed i limiti stabiliti dallo statuto di Ariccia sono stati sempre più stravolti e violati, con l'evidente tentativo, da parte di alcune componenti, di giungere ad uno svuotamento delle re­gole stabilite, leggittimando uno stato di fatto diverso.

2.8. Anche la costituzione dei Verdi Arcobaleno - pur nelle loro ar­ticolazioni e diversità interne - da possibile mo­mento di allarga­mento e di crescita dell'arci­pelago verde, è stata invece giocata e ridotta, da ristrette elìtes na­zionali, come occasione per tentare lo smantellamento della Federazione del sole che ride e dei suoi prin­cipi originari e fondanti.

2.9. Buona parte del dibattito e delle attività della Fede­razione e delle Liste, nonché dei gruppi di Verdi Arcoba­leno, invece di ten­dere a costruire un progetto verde ed autonomo dagli altri partiti, è stata artificialmente mono­polizzata dal pro­blema dell'unifica­zione.

2.10. Unificazione che, nello spirito originario delle li­ste verdi, nasce ed ha senso solo dove l'impegno congiunto sul territorio ha effettivamente prodotto cultura e lavoro comuni.

2.11. Il processo di unificazione tra i verdi - perseguito in tutte le sue va­rianti di confluenza, diaspora dall'uno all'altro sog­getto, rifondazione o fon­dazione, dall'alto o dal basso - che avrebbe dovuto portare ad un'accellera­zione del processo di svi­luppo organizzativo e federativo, non ha rispettato i tempi e le esigenze reali dell'arcipe­lago, ottenendo così l'effetto opposto.

2.12. Si è assistito, inoltre, ad una serie di scelte in cui, in nome di questioni di merito politico, si sono cal­pestate anche le poche regole sin a quel momento consoli­date (vedi la vicenda eletto­rale a Milano, a Treviso, nel Friuli e in To­scana), giungendo così ad una situazione com­plessiva in cui non vi è più di fatto alcuna certezza delle regole interne, garanti del patto federativo.

2.13. Il tormentato succedersi di scadenze, fondazioni, ap­puntamenti sempre pre­sentati come ultimativi sul piano sta­tutario e sempre più vuoti di fantasia e cre­atività poli­tica, è stato spesso estraneo alle esigenze reali.

2.14. Queste esigenze sono state progressivamente soffocate dalla perdita del gu­sto della ricerca, dall'inaridimento del dibattito culturale, dall'appiattimento della presenza sul solo piano istitu­zionale, dalla difficoltà di ottenere una suf­ficiente circolazione dell'informazione, dalla ca­duta e deterioramento del clima di eco­logia della vita in­terna, dal crescere della litigiosità, dallo svi­luppo del professionismo e del neoprofes­sionismo in vertici autonomi­natisi, dal depaupera­mento del ruolo delle assemblee fede­rali, dove è risultato impraticabile un dibat­tito sulle re­sponsabilità politiche singole o collettive.

2.15. Dobbiamo inoltre rilevare che molte delle proposte di riorga­nizzazione re­gionale e nazionale della Federazione propongono rimedi peggiori dei mali, perpe­tuando di fatto una divisione in zone di in­fluenza e di controllo.

2.16. Il complesso dei meccanismi sin qui delineati ha ge­nerato un malinteso con­cetto di regionalizzazione della Fe­derazione, inteso come filtro alla libertà ed alla plura­lità di posizioni delle e nelle liste locali e come cri­stallizzazione dei rapporti di forza esistenti.

3. Ritorno ad un progetto culturale e politico

3.1. Dobbiamo ritornare alla scelta, fatta da una parte del movi­mento verde, di diventare - senza compromettere l'im­magine delle associazioni ambientaliste ed an­che senza ac­cettare da esse alcuna impropria tutela - una rete di per­sone impe­gnate in politica sotto la propria responsabilità.

3.2. Riaffermiamo la possibilità di un progetto culturale e politico autonomo ed altro, sia rispetto alle singole batta­glie ecologiche, di cui chiunque può farsi ca­rico in ogni altra forza politica, sia rispetto ad altri progetti poli­tici e so­ciali che sono in concor­renza con quello verde.

3.3. Certamente rappresentiamo una tendenza di pensiero, che neces­sita di ulte­riori approfondimenti, e non un'iden­tità con forza esclusiva, ma ciò ci spinge, sin da ora, ad affermare la nostra di­versità da altri processi politici quali la rifondazione della sini­stra ed i suoi nuovi par­titi, il processo di composizione dell'area laica, aggre­gazioni su obiettivi parziali e minoritari, tentativi di semplificazione artificiale degli schieramenti politici.

3.4. Esistono, alle nostre spalle, culture politiche che, variamente intersecate col movimento verde, hanno gettato uno sguardo radicale all'origine delle con­traddizioni, delle distruzioni e delle ingiusti­zie del nostro tempo.

3.5. Dobbiamo essere in grado, come il movimento ha già fatto sui temi dell'ac­qua, dei rifiuti e dell'energia, di puntare all'ori­gine dei problemi, accettando la sfida di lavorare con chiunque per attivare cambiamenti, assumendoci tutte le responsabilità che si presentano, sia di governo che di opposizione.

3.6. Da ciò deriva, comunque, il rifiuto di omologarsi all'esi­stente, la presa di distanza da riformismi di corto re­spiro e dalle prospettive di alternanze poli­tiche che la­scino immutato il sistema consolidato di sfruttamento del pianeta e di autosfruttamento dell'uomo.

4. La necessità di pluralità e parzialità

4.1. Le liste verdi - proprio per la loro stessa origine da un am­bito multicultu­rale dove è stata elaborata la centra­lità della que­stione ambientale, dalla realtà delle asso­ciazioni ambientaliste che si sono sempre percepite come una moltepli­cità capace di una conti­nua iniziativa comune, dal distacco di persone e gruppi dai partiti tradizionali - rappresentano una realtà di organizzazione per defini­zione non assoggetabile ad un unico centro di potere, riduci­bile ad un'unica forma organizzativa.

4.2. La nostra conflittualità interna, provocata dal pro­gressivo tentativo di ri­durci a "partito unico nazionale", ha prodotto la perdita della capacità dei verdi di inventare politica.

4.3. Sarebbe grave sottovalutare che, proprio quando il mo­vimento verde è stato paralizzato dalla discussione sulla fusione e sulla riorganizzazione, ha subito la sua prima battuta d'arresto, in oc­casione del voto dei referendum.

4.4. Nella misura in cui ci contagia una cultura del "partito unico" omogeneiz­zante ed onnicomprensivo, saremmo condannati al distacco dalla nostra matrice non­violenta, dalla passione per l'intesa sulle cose, dalla capacità di convivere in una rete verde multiforme.

4.5. E'necessario, quindi, che i verdi continuino ad evol­versi organizzativamente secondo un proprio autonomo per­corso ed all'in­terno di contesti federativi ade­guati alla complessità ed alla mol­teplicità dell'esistente.

4.6. Questo processo di superamento della pretesa di co­struire "il contenitore unico" dei verdi potrebbe trovare una soluzione adeguata in una struttura federa­tiva più artico­lata di quella attuale, od an­che confederale, a tutti i li­velli dove se ne verifichino la neces­sità e le condizioni.

4.7. A questo riguardo, ci appare decisivo che i diversi soggetti verdi si orga­nizzino autonomamente e sovranamente e che il loro in­gresso in una struttura fede­rativa comune debba essere successivo al reciproco riconoscimento della condivi­sione di un progetto di lavoro e di regole di convi­venza chiare, certe e non elu­dibili.

4.8. Deve configurarsi la possibilità di instaurare rap­porti chiari, con l'azze­ramento delle incertezze del re­cente passato (tentativi di costituzione di un terzo sog­getto verde, di smantellamento della Federazione e scis­sione dal “sole che ride”, trattative contemporanee con altri soggetti politici).

5. Autori di un fare

5.1. Per l'affermazione delle tendenze e dello spirito compresi in questo docu­mento, proponiamo un'azione comune per rilanciare la possibilità di un pluralismo ideale e po­litico all'interno della Federazione e delle prospettive a lungo ter­mine per l'arcipelago verde.

5.2. Non siamo interessati, invece, ad acquisire spazi di manovra fini a se stessi o a garantire gli eventuali esclusi dalle ormai pubbliche contrattazioni e suddivi­sioni.

5.3. Invitiamo le liste unitarie, arcobaleno, “sole che ride”, verdi civiche e gli altri soggetti interessati a farsi protagonisti di una rifondazione "diffusa" dei verdi, che sfoci nella moltiplicazione dei gruppi di lavoro, nel radica­mento nei quartieri e nei paesi, nell'apertura a tutti i cittadini.

5.4. Proponiamo un impegno, in tutte le istanze decisionali dei verdi, per promuo­vere la massima riduzione dell'uti­lizzo centraliz­zato del potere da parte degli organismi na­zionali e regionali, con­testualmente con la maggiore diffe­renziazione possibile tra eletti ed organi politici.

5.5. Chiediamo la cessazione di ogni chiusura preventiva, contesta­zione politica, controllo feudale, attentato alla sovranità ed all'autonomia nei confronti delle liste verdi locali.

5.6. Richiediamo che le assemblee previste dalle delibere di indi­rizzo di Trani siano convocate nel modo più traspa­rente e control­lato possibile e siano riunite con una rap­presentanza certa.

5.7. Ci impegniamo a porre in calendario appuntamenti nazio­nali auto­convocati di rilancio dell'iniziativa politica di tutti i verdi, sia sui temi della caccia, dei pesticidi, dell'inquinamento atmo­sferico, sia sui temi del rinnova­mento delle istituzioni, delle leggi elettorali, parallela­mente allo sviluppo di rapporti, che ri­teniamo fondamen­tali, con le for­mazioni politiche autonomiste e federali­ste.

5.8. Nessuna struttura federale o confederale dei verdi po­trebbe in­fatti soprav­vivere senza elaborare proposte per il deperimento dello stato centralista.

5.9. Proponiamo alle liste verdi, federate e non, ai gruppi ed ai singoli che condividono la presente analisi di portare avanti con forza queste proposte e quelle che collettivamente riterremo neces­sario elaborare in questo delicato momento dell'opzione verde in Italia, in vista di una rinnovata federazione o confedera­zione.

5.10. Diamo appuntamento ad un prossimo momento di appro­fondimento dei contenuti di questa proposta, col fine di farne la base per un manifesto politico e programmatico della nostra tendenza verde e fe­deralista.


Primi firmatari:


Maurizio BEKAR (m. Comitato di Garanzia Federazione LL.VV.)

Luciano BENINI (LV Muggia, V.Presidente MIR)

Cesarino CAMATTA (G.d.C. L.V. Treviso)

Federico CLAVARI (G.d.C. L.V. Roma)

Giuseppe CRUSCO (Consigliere Provinciale Como)

Nazzareno DARIOL (G.d.C. L.V. Padova)

Francesco DELOGU (Coordinatore Regionale LL.VV. Sardegna)

Roberto MONTANARI (Lista Verdi per Piacenza)

Arturo OSIO (Consigliere Regionale Lazio)

Giorgio RADAELLI (m. Comitato di Garanzia Federazione LL.VV.)

Mauro VAIANI (Coordinatore Regionale Verdi Uniti Toscana)


Roma - Trieste - Prato, 4/8/90


giovedì 12 aprile 1990

Prato 1990 - La lista verde-civica per le frazioni di Prato

 


12 aprile 1990 - programma 

Lista Verde Nonviolenta Alternativa

elezioni comunali e di quartiere del 5-6 maggio 1990 

Comune e quartieri di Prato

 

QUARTIERI, FRAZIONI, PAESI

Vogliamo che all' interno della città siano potenziati e resi più autonomi i quartieri, le frazioni ed i paesi, restituendo a ciascuno la propria fisionomia, le piazze, le scuole, i giardini, i servizi sociali e sanitari. I quartieri possono diventare un punto di incontro tra i cittadini che vogliono salvaguardare il proprio territorio, assumendosene in prima persona la responsabilità.

 

UNA NUOVA AMMINISTRAZIONE

Per costruire una nuova e più trasparente amministrazione, pensiamo di dover dare un posto privilegiato all' informazione dei cittadini su delibere, dati, atti e documenti della vita comunale e di quartiere in una banca dati accessibile in tempo reale. Crediamo nell' istituzione del referendum comunale e nella riforma degli enti locali per realizzare la massima autonomia delle comunità. Siamo favorevoli all' istituzione della nuova provincia di Prato, purché essa diventi uno strumento di coordinamento tra liberi municipi e assicuri il buon governo delle acque e del territorio della Valbisenzio.

 

CONVIVIALITA' E SOLIDARIETA'

Col recupero di una vita comunitaria a livello di quartieri, di paesi e di frazioni, occorre facilitare: lo sviluppo di centri sociali decentrati ed autogestiti, soprattutto per i giovani; la realizzazione di forme di edilizia agevolata per anziani e giovani coppie; la diffusione di case famiglia per forme di solidarietà e mutua assistenza; il recupero di forme di festa, incontro, celebrazione comunitaria.

 

AMBIENTE E' SALUTE

E' necessario uno sviluppo della prevenzione delle malattie, degli incidenti e degli altri fattori di rischio: igiene del lavoro, prevenzione degli infortuni, educazione sanitaria nelle scuole e nelle famiglie, campagne di educazione alimentare.

Occorre privilegiare i piccoli presidi sanitari decentrati e l' assistenza domiciliare per abbattere i tempi di ricovero e l' ospedalizzazione forzata che è essa stessa fonte di malattie. 

 

PORTARE IL BOSCO IN CITTA'

Risulta dalle statistiche che a Prato ci sia un numero abbastanza alto di metri quadrati di verde per abitante. Peccato che nel calcolo siano considerate anche le aiuole spartitraffico e i parcheggi a foratoni tra i quali crescono stentati fili d' erba. Per una città ben equilibrata è importante sia il verde intorno che dentro la città e, soprattutto, la sua qualità. Al giardino urbano artificiale, costoso da realizzare e da mantenere, preferiamo aree verdi con vegetazione tipica della nostra regione, lasciata crescere spontaneamente, oltretutto più adatte per gli animali che vivono in città.

 

GLI ALTRI ANIMALI

La civiltà di una città si misura anche dal rispetto per gli animali che la abitano, domestici e non. E' necessario uno sforzo culturale prima che finanziario per superare l' attuale rapporto "usa e getta" fra l' uomo e gli altri animali, che è alla base del grave problema del randagismo e di tutte le forme di sfruttamento e crudeltà verso gli animali. Proponiamo un efficiente servizio veterinario di quartiere, canili comunali, campagne di sensibilizzazione per il rispetto verso gli animali, aree apposite dove portarli a passeggio senza guinzaglio. In tutto il territorio del Comune di Prato devono essere vietati l' attività venatoria, la vivisezione e la sperimentazione sugli animali, il commercio di animali esotici, l' uso di animali negli spettacoli.

 

RIAPPROPRIAMOCI DEI NOSTRI RIFIUTI

Ogni giorno centinaia di tonnellate di materie prime vanno ad essere occultate in discariche o vengono incenerite, e creano nel nostro comprensorio una vera e propria emergenza che ci obbliga ad "esportare" i nostri rifiuti con un costo economico elevatissimo. Siamo da anni ad inseguire l' emergenza rifiuti perché non abbiamo mai pensato che si può risolvere il problema alla radice, abolendo il concetto stesso di "rifiuto".

Dobbiamo liberarci dall' USA E GETTA che fa lievitare continuamente la massa dei rifiuti ed ottenere ordinanze che vietino la distribuzione e la vendita di merci ed alimenti confenzionati con imballaggi non riciclabili (come tetrabrick, polistirolo, bottiglie di plastica). Uno sforzo comune dell' amministrazione, degli imprenditori e dei consumatori deve portare ai cambiamenti tecnologici necessari perché l' industria possa limitare la produzione di rifiuti.

Si potrà realizzare una riduzione della tassa sui rifiuti per i cittadini che li raccolgono separatamente o ne producano meno. Dovranno essere moltiplicati in ogni strada i contenitori per la raccolta differenziata, oppure creati dei centri di raccolta che comprino dalla gente i rifiuti differenziati.

Siamo contrari alla mentalità che vede in pochi e grandi impianti di incenerimento e smaltimento la soluzione di tutto il problema rifiuti. E' in ogni caso quanto di più antiecologico, antieconomico ed immorale continuare, come stiamo facendo adesso, ad esportare i nostri rifiuti. Dobbiamo metterci nell' ottica che i rifiuti sono nostri e che quindi dobbiamo riappropriarcene e smaltirli "chiudendo il cerchio" nel nostro territorio comunale.

 

NON SPRECARE L' ULTIMA ACQUA

Tutto ciò che vive sorge dall' acqua. L' acqua non è più un bene illimitato, né gratuito. Di conseguenza dobbiamo impe­gnarci assolutamente contro lo spreco di questo bene, agendo anche qui alla "fonte" del problema.

Perché non rifornire le industrie con acqua non potabilizzata, proveniente so­prattutto da "cicli chiusi" di depurazione? Perché non sostenere l' adozione delle nuove chimiche tessili largamente meno in­quinanti e meno esigenti in consumi idrici? Di certo devono essere chiusi i pozzi abusivi.

Il risparmio idrico, a tutti i livelli, è un' esigenza irrinunciabile. Visto che lungo il percorso degli acquedotti va sprecata un terzo circa dell' acqua captata, propo­niamo una serie di interventi tecnologici che abbattano tali perdite. Deve, anzi, essere costruita una rete idrica alternativa di "acqua buona" da bere, da distribuire attraverso fontanelle pubbli­che disposte strategicamente nei quar­tieri. Dobbiamo infine rinaturalizzare i corsi d' acqua del nostro comprensorio, decemen­tificandoli, riportando alla luce quelli intubati, riqualificando la rete di acque superficiali.

 

TRA LE MURA IL VERDE

Tutta la città deve essere riorganiz­zata per consentire una migliore qualità della vita, specialmente alle fasce so­ciali più deboli. Oggi una vita urbana emarginante, la follia da traffico e da fretta, l' assenza di spazi pedonali e ci­clabili, di aree verdi, di luoghi di in­contro e di socializzazione di uso pub­blico, miete vittime in primo luogo fra i bambini, i giovani e gli anziani.

E' necessario che ogni frazione, borgo e quartiere di Prato siano liberati da strade anguste e pericolose, che l' ec­cesso di traffico ha ridotto a piste di attraversamento da una polo all' altro della città. Ciascuna porzione di città deve avere la propria piazza, che sia an­che isola pedonale e verde, libera dal traffico, vivibile umanamente.

Nel centro storico deve essere allar­gata l' area pedonale e si deve evitare l' espulsione dei residenti e delle attività artigianali. Tutta l' area di interesse storico e artistico della città deve es­sere liberata dalle auto e dai parcheggi, salvaguardando le esi­genze dei residenti. Nel quadro di un generale rafforzamento dei mercati rionali, occorre restituire a a P.za Mercatale l' antica funzione di centro della vendita ambulante del com­prensorio pratese, sottraendola all' at­tuale degradante funzione di parcheggio.

 

MUOVERSI INSIEME

I rioni e i paesi di Prato devono es­sere uniti da corridoi pedonali e cicla­bili e da direttrici efficienti e fre­quenti di trasporto pubblico. Potremo sopprimere i corridoi di ingresso alla parte centrale della città per i mezzi privati e di iniziare ad elettrificare tali corridoi per renderli disponibili al trasporto su tramvia per i tratti più im­portanti.

 

RECUPERO DEL PATRIMONIO EDILIZIO

Il recupero del patrimonio edilizio esistente e il blocco delle proposte spe­culative sono un cardine per la nostra fu­tura azione amministrativa. Prato, da "città fabbrica", non deve divenire città di uffici e centri commerciali.

Occorre limitare la politica dei macro­lotti, battendo la dimensione affaristica dei nuovi insediamenti. Essi vanno rica­librati alla reale domanda di sviluppo in­dustriale, senza porre ipoteche sulle ul­time aree libere della piana. Chiediamo che le zone liberate da eventuali trasfe­rimenti industriali siano definitivamente assegnate a verde agricolo o a verde di uso collettivo.


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Nota del redattore di questo blog (24/11/2020)

Trent'anni dopo, rendiamo disponibile integralmente questo documento della antica Lista Verde Nonviolenta Alternativa, attiva a Prato in Toscana all'inizio degli anni novanta. E' la prima lista verde-civica in cui ha militato il titolare di questo blog, Mauro Vaiani, insieme a Fioravante Scognamiglio, Mauro Bernocchi, Athos Macaluso, Fulvio Batacchi, tra gli altri. Sin da allora, trent'anni fa, era iniziato un impegno per una vita più a dimensione di persona umana in Toscana, ripartendo dalle frazioni, dai paesini, da borghi e borgate, da quartieri e rioni. Un tema antico, particolarmente visibile a Prato, per la millenaria resilienza delle sue frazioni, pievi, propositure, parrocchie. Erano anni fecondi per il "Sole che ride", popolato da suggestioni cristiane e ghandiane, connesso con i movimenti civici e civili che si erano resi protagonisti del 1989, il tempo di Alex Langer e di Giannozzo Pucci, ma era anche il tempo in cui i partiti popolari toscani e italiani di quel tempo erano impegnati, da anni, nel decentramento. Il localismo di allora non era nostalgia tanto meno provincialismo, ma un grembo dove maturava, in connessione con i movimenti antitotalitari e anticolonialisti di tutto il mondo, una aspirazione a un autogoverno effettivo, libero e responsabile, di tutti dappertutto, a Est come a Ovest, nel Sud come nel Nord del mondo.


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