Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso

sabato 28 giugno 2025

Il manifesto del civismo libero e autonomo de L'Altra Toscana


 

Nell'accogliente contesto dell'Hotel Florence Metropole, a Firenze, si sono riuniti stamane, 28 giugno 2025, ottanta amministratori locali e attivisti de "L'Altra Toscana", per la presentazione del proprio manifesto. Lo pubblichiamo integralmente, per fare apprezzare la freschezza e la novità del linguaggio del documento, elaborato da questa innovativa rete toscana di coordinamento dei civismi e di altre realtà politiche autonome, libere, locali.

Il manifesto è stato presentato da Giovanni Bellosi (Scandicci Civica), Claudio Lucii (Vivi Poggibonsi), Mauro Vaiani (Ora Toscana - Civici di Prato per le autonomie), Renzo Luchi (Cittadini per Fiesole), Francesco Carbini (Liste Civiche Sangiovannesi).

A inizio lavori hanno portato un saluto Serena Bavuso, assessora a Lamporecchio (che ha sostituito la sindaca civica Anna Trassi, all'ultimo momento impossibilitata); David Saisi (sindaco civico di Gallicano), Alessandro Polcri (sindaco civico di Anghiari e presidente della provincia di Arezzo). 

Il dibattito è stato coordinato da Anna Ravoni (già sindaca di Fiesole) e Federico D'Anniballe (Cambiamo Ponsacco).

Ha concluso, con un appassionante intervento, il sindaco di Viareggio, Giorgio del Ghingaro, garante e coordinatore della rete L'Altra Toscana.

Approfondimenti e ulteriori notizie saranno presto diffuse. Nel frattempo ecco qui il testo integrale del manifesto.

 


 

MANIFESTO POLITICO DEL CIVISMO IN TOSCANA
promosso da L’Altra Toscana
 

Il tempo del protagonismo 

1. Una nuova grammatica per una nuova Toscana
La Toscana del 2025 chiede un linguaggio politico nuovo. I modelli del passato, basati su appartenenze rigide e su un potere distante dai territori, hanno esaurito la loro spinta propulsiva. In questo vuoto si afferma una nuova pratica: il civismo.
Un civismo autentico, radicato, autonomo. Non un’ideologia, ma un metodo. Non una bandiera, ma un progetto collettivo. Una politica che nasce dal basso, dalla concretezza delle esperienze locali, e che torna ai cittadini con risultati visibili e verificabili.

2. Il civismo è partecipazione che governa
Il civismo non è un’eccezione, ma un’alternativa reale. Amministra bene dove è messo alla prova. Parla con onestà. Decide con responsabilità.
In Toscana esistono esempi chiari di civismo amministrativo efficace, capace di affrontare crisi profonde e generare rinascita. L’Altra Toscana nasce da queste esperienze: non come somma di liste, ma come espressione matura di una volontà popolare che chiede serietà, competenza e visione.


3. Il tempo del protagonismo: dalla Toscana che subisce alla Toscana che propone
Una regione intera si risveglia. Non più spettatrice dei giochi politici decisi altrove, ma protagonista del proprio destino. Città medie, aree interne, borghi, periferie urbane: in tutta la Toscana cresce la consapevolezza che è tempo di agire insieme.
L’Altra Toscana è la casa di questo nuovo protagonismo: una rete di cittadini, amministratori, esperienze civiche che non si rassegnano alla marginalità e costruiscono, ogni giorno, la Toscana possibile.


4. Il civismo come infrastruttura democratica
Lontano dalla retorica e dai professionismi della politica, il civismo si struttura. Costruisce reti, promuove formazione, attiva intelligenze collettive.
E’ il tempo di mettere a comune le buone pratiche locali per costruire un progetto regionale forte, autonomo, credibile. Il civismo toscano oggi è pronto per questa sfida: non come testimonianza, ma come proposta di governo.


5. Le priorità di una Toscana civica
• Sanità pubblica e territoriale: più accessibilità, meno attese. Cura e prevenzione come diritti fondamentali.
• Territorio e rigenerazione: investimenti pubblici in progetti partecipati, nei centri storici e nelle aree marginali.
• Beni comuni: acqua, suolo, paesaggio e cultura da riconoscere e gestire con responsabilità condivisa.
• Lavoro dignitoso e impresa diffusa: promuovere il lavoro vero, sostenere chi innova e chi tiene viva l’economia locale.
• Innovazione tecnologica sostenibile come mezzo per supportare iniziative giovanili, protezione dell’ambiente e accelerazione dell’apparato burocratico
• Trasporto pubblico: da migliorare e rendere concretamente fruibile in tutto il territorio regionale.
• Tutela diffusa: la Toscana quale unicum non replicabile, con le sue eccellenze in tutto il suo territorio, che meritano pari dignità di salvaguardia, senza disparità di attenzione tra le diverse parti del territorio regionale.
• Partecipazione aperta e confronto costante: un’amministrazione sempre frutto di confronto con la cittadinanza, pronta a recepire istanze ed idee.
• Sicurezza sociale: più presenza, servizi diffusi, comunità forti e coese.
• Scuola, cultura, giovani: formazione civica, spazi pubblici, educazione alla partecipazione democratica.


6. Un metodo prima ancora che un programma
L’Altra Toscana non nasce per replicare ciò che non funziona, ma per offrire un metodo nuovo: trasparente, condiviso, aperto. Le decisioni devono essere comprensibili e partecipate. La politica non è proprietà di pochi, ma spazio di corresponsabilità.
Il civismo non promette miracoli, ma si impegna a rendere ogni scelta leggibile, ogni risorsa tracciabile, ogni risultato misurabile.


Conclusione – L’Altra Toscana è già cominciata
L’Altra Toscana non è un’idea astratta. È ciò che già esiste nei territori che funzionano. È ciò che si vede ogni volta che una comunità sceglie di rimboccarsi le maniche. È ciò che accade quando l’ascolto, la competenza e il rispetto diventano pratica politica.
Ci uniamo con modalità confederali che rispettano e anzi promuovono le nostre autonomie e diversità, lasciando emergere proposte comuni, competenze ed energie, una nuova generazione di leader locali.
Il nostro obiettivo non è cambiare casacche, ma aprire spazi nuovi. Ricostruire fiducia. Unire ciò che è disperso.
Restituire alla politica il senso dell’utilità. E ai cittadini, il gusto di esserci.

 

* * * 

Nella foto uno sguardo d'insieme sugli 80 partecipanti all'evento 

Per maggiori informazioni un primo contatto: laltratoscana@gmail.com

 

 

 


 

domenica 15 giugno 2025

Vent'anni di grida "al lupo iraniano"

 


Seguo la resistenza iraniana da oltre vent'anni. Questo non fa di me un "esperto" di cose iraniane, ma forse mi dà il diritto di farmi delle domande e, visto che non trovo risposte sui media occidentali, anche quello di avere dei dubbi.

Secondo l'AIPAC, la potente lobby israeliana in America, già all'inizio del secolo era necessario fermare l'Iran dalla sua corsa verso il nucleare. La loro conferenza annuale del 2006 era già intitolata, con grande enfasi, con un senso di urgenza, "Now It's Time to stop Iran". A quei tempi quella e altre istituzioni godevano di una certa credibilità, anche ai miei occhi di intellettuale e attivista di provincia.

La risposta di persone come me, allora, a questo urgente appello, fu di sostenere in ogni modo i dissidenti iraniani che, con metodi nonviolenti e con grande sacrificio personale, si impegnavano per un Iran diverso. 

Abbiamo sostenuto i giovani iraniani esuli nella loro resistenza contro l'estremismo e il populismo di Ahmadinejad (che era stato rieletto presidente dell'Iran nel 2009 in una votazione fortemente contestata).

Ricordo con orgoglio di aver assistito Alessandro Antichi (allora capo dell'opposizione di centrodestra nel Parlamento toscano), Severino Saccardi (uno dei più colti e sensibili esponenti della maggioranza di centrosinistra), il giornalista Stefano Marcelli, nel loro impegno perché la Regione Toscana si esponesse, come istituzione, per la liberazione del dissidente Akbar Ganji. Liberazione che in effetti ci fu, tanto che nel 2006 il Parlamento toscano poté ospitarlo e consegnargli la massima onorificenza.

Come ci furono anche altri momenti importanti, come la visita di Shirin Ebadi, premio nobel per la pace, a Firenze nel 2009, quando tenne una lectio magistralis parlando sotto l'ombra del David - simbolo universale di libertà repubblicana - alla Galleria dell'Accademia.

Negli Stati Uniti d'America e in Israele, però, non si sono mai rassegnati i guerrafondai che volevano fare all'Iran ciò che era stato fatto alla Somalia, all'Afghanistan, all'Iraq, alla Libia, alla Siria. Non posso dimenticare i vergognosi 47 traditori, alcuni dei quali sono ancora in circolazione e vogliono tuttora condizionare la politica estera e militare USA anche al tempo di questa imprevedibile seconda presidenza Trump.

Nemmeno le persone ragionevoli, però, si sono mai rassegnate. Ci sono stati momenti di grande speranza, come la gioia popolare che esplose in Iran nel 2015, al momento della firma degli accordi per un nucleare esclusivamente civile. Il movimento popolare Donna Vita Libertà, l'ultimo di una lunga serie, è più vivo che mai.

Dopo vent'anni di grida "al lupo iraniano", quel regime di preti corrotti e di "guardiani della rivoluzione" miliardari e crudeli è sempre più odiato, sempre più debole, sempre più vicino all'inevitabile crollo.

Che in questa sua fase terminale abbia consumato le ultime risorse di cui disponeva per riprendere il programma di costruzione di bombe atomiche con le quali minacciare di distruzione Israele, Curdi, Beluci (Baluci), Azeri, rivali Arabi, posso ancora crederlo.

Che l'allarme recentemente lanciato dalla AIEA contro l'Iran fosse documentato, lo accetto.

Che il governo cinico e guerrafondaio di Netanyahu avesse pronti da anni piani per minare infrastrutture militari e nucleari iraniane, in modo tale da ritardarne per un altro decennio lo sviluppo tecnologico, lo dò per scontato.

Che in Iran esistano vasti strati popolari più o meno dichiaratamente felici che dall'estero siano arrivati colpi feroci e duri contro l'establishment, ne sono sicuro. 

Che mezzo mondo, più o meno apertamente, approvi il raid di Netanyahu, come lezione impartita a una potenza rivale sempre più in crisi (e quindi sempre più pericolosa), lo registro con il necessario realismo.

Che questa sia però una strada per la liberazione dei popoli dell'Iran, per la sicurezza a lungo termine di Israele e dei suoi vicini, oltre che per l'emancipazione dei Palestinesi dalla condizione disumana in cui sono stati precipitati (prima di tutto dai loro capi), no, questo proprio non riesco a crederlo.

Alziamo la voce e protestiamo contro questa ennesima esplosione di violenza che serve solo, come tutte le altre, a tenere al potere i capi pro tempore dei regimi coinvolti.

Grazie al nuovo vescovo di Roma, papa Leone XIV, di non aver fatto mancare, in proposito, un appello alla ragionevolezza

Dividersi in tifosi, di Israele, dell'Occidente, tanto meno degli orrendi preti al potere in Iran, è oggi più pericoloso e fuorviante che mai.

La realtà, ieri come oggi, come sempre, deve essere la guida interiore del realismo cristiano, quindi umano, quindi necessario in questo mondo in cui ci stiamo autodistruggendo.

Un altro regime change al seguito di bombe occidentali? No, grazie.


Mauro Vaiani (Ph.D. in Geopolitics)

 

domenica 1 giugno 2025

Avremmo voluto un altro referendum

 

 

Mai farò propaganda astensionista. Sarebbe contro le mie radici e un'offesa ai miei antenati che hanno così tanto sofferto, prima di ottenere il diritto di voto.

Nemmeno però voglio nascondere i miei dubbi su questa tornata referendaria dei prossimi 8-9 giugno 2025.

Nei quesiti sottoposti al voto popolare, non c'è nemmeno l'ombra di quella sapienza referendaria di Marco Pannella e dei suoi studiosi radicali. Loro seppero, su questioni grandi e piccole, portare al successo iniziative referendarie che cambiavano da subito, in meglio, la vita di vasti strati popolari di questa nostra composita Repubblica.

Stavolta non c'è nemmeno un vero e proprio messaggio simbolico e unificante, così come fu il referendum per l'acqua pubblica del 2011. Si sapeva che le conseguenze normative erano modeste e fragili - e infatti sono state tradite dal centrosinistra e dal centrodestra - ma era una battaglia trasversale e mobilitante. Per questo raggiunse il quorum, scuotendo una popolazione già allora profondamente stanca degli attuali partiti e dei loro due poli.

Purtroppo i quattro quesiti proposti (imposti?) da Landini e dalla sua CGIL sono giuridicamente scivolosi. Il diritto del lavoro è ormai troppo complesso. Le esigenze degli anziani (la maggioranza) e dei giovani (la minoranza) avrebbero avuto bisogno di qualche mese di lavoro in una commissione di semplificazione e delegificazione, a livello sia europeo, che repubblicano, per trovare margini di miglioramento.

Mi rendo conto che il messaggio parrebbe nobile: invertiamo la rotta che ci ha condotto alla mercificazione del lavoro. Peccato che questa riduzione del lavoro umano a merce che deve circolare e sottostare alle condizioni di mercato è largamente imposta dalle attuali normative europee. Cambiare l'ideologia della libera circolazione di persone, merci, capitali, servizi in Europa è ben altra cosa che contestare, con una generazione di ritardo, il "Job Act" di Renzi. 

Rendiamoci conto che un messaggio così radicale come quello contro il "mercato" non può incarnarsi in questi quattro referendum, che toccano così marginalmente il diritto del lavoro. Peraltro, nell'ipotesi remota che questi quattro referendum raggiungano il quorum, le conseguenze strettamente legislative saranno molto scivolose e non mancherebbero effetti boomerang per la libertà e la dignità dei lavoratori e, cosa non meno importante, dei creatori di posti di lavoro.

Quanto al referendum sulla cittadinanza, so per esperienza personale e professionale - ho lavorato anche per i servizi demografici di un ente locale - che non potrà cancellare le storture burocratiche, le lungaggini, le sofferenze, le discriminazioni, le vere e proprie ingiustizie che subiscono tanti immigrati in Italia.

Ceteris paribus, se non si ferma la metastasi legislativa, se non si pone rimedio all'accidia dei servizi sociali locali, se non si esce dal paralizzante centralismo autoritario, si diventerà sì cittadini in meno tempo, ma solo per aggiungersi a una massa di altri cittadini che già soffrono la povertà o sono a rischio di esclusione.

Avrei voluto un altro referendum, quello proposto l'anno scorso dal Comitato Besostri, in cui mi impegnai personalmente e a nome della rete Autonomie e Ambiente. 

Quello sarebbe stato un tema davvero decisivo: un attacco al Rosatellum e alle leggi elettorali ingiuste che da decenni ci impediscono di scegliere i nostri rappresentanti. Deputati, senatori, candidati presidenti e sindaci, da ormai trent'anni, non sono più scelti da noi, ma imposti da due elite, rispettivamente alla guida delle due piramidi del centrosinistra e del centrodestra.

Elite sulle quali i cittadini non possono influire. Le piramidi sono troppo alte e da lassù non ci sentono, anche quando gridiamo.

Perché non c'è anche un quesito del Comitato Besostri al voto? Perché ci silenziarono. Ci cancellarono (gli stessi che oggi ci chiamano al voto, peraltro). Ci dissero che disturbavamo la strategia politica di Landini e della Schlein, in alleanza sempre più stretta con i rossoverdi e i post-stellati.

Landini e la Schlein sono in cima alla piramide.

Chiamano alla conta i cittadini.

I cittadini, però, non sono dei "fan" da mobilitare.

Il voto non è una manifestazione di affetto, da "tifosi", per la propria "squadra".

Non solo questo, almeno!

Ha poco senso essere chiamati a votare su questioni e situazioni giuridiche difficili anche per gli esperti e comunque non risolutive.

Piuttosto dobbiamo il riprenderci il potere di scegliere noi persone di fiducia che le questioni difficili le affrontino nel quotidiano di una buona amministrazione.

Per questo, per la rappresentanza, per la ricostruzione di autentiche democrazie locali, territorio per territorio, continuerò a lottare con gli amici del civismo e delle autonomie.

Buona festa della Repubblica!

Mauro Vaiani
(studioso e attivista in Toscana,
garante di OraToscana,
 blogger di Diverso Toscana)

 

Post più popolari degli ultimi 30 giorni

Argomenti solidamente piantati in questa nuvola:

1989 a touch of grace abolizione delle province e delle prefetture Alberto Contri alternativa civico-liberale Altra Toscana ambientalismo anti-imperialismo Anticolonialismo antiglobalismo antimilitarismo Antiproibizionismo Archivio cose toscaniste Archivio di Toscana Libertaria verso Toscana Insieme Archivio Gaymagazine Archivio Vaiani autogoverno della Sardegna autogoverno della Sicilia autogoverno della Toscana autogoverno di tutti dappertutto autonomie ambiente lavoro Autonomie e Ambiente autonomismo basta cicche BijiKurdistan borgate borghi e comuni brigate d'argento Bruno Salvadori bussini Campi Bisenzio Candelora Capitale Carrara chi può creare valore Chivasso cittadinanza attiva civismo come domare la spesa Comitato anti-Rosatellum confederalismo contro contro gli ecomostri contro il bipolarismo contro il centralismo contro il virus del centralismo autoritario contro la dittatura dello status quo coronavirus Corsica Cosmonauta Francesco dalla mailing list di Toscana Insieme Decentralism International decentralismo dialogo autogoverno Disintegration as hope don Domenico Pezzini don Lorenzo Milani Draghistan ecotoscanismo EFA Emma Bonino English Enrico Rossi eradication of poverty Eugenio Giani Eurocritica Europa delle regioni European Free Alliance Fabrizio Valleri Fare Città fare rete Festa della Toscana Fi-Po Link fine del berlusconismo Forum 2043 frazioni Friuli Venezia Giulia garantismo gay alla luce del sole Gaza Giacomo Fiaschi Gianni Pittella Gioiello Orsini Giorgio Del Ghingaro Giovanni Poggiali Giulietto Chiesa Hands off Syria Hawaii Homage to Catalonia Hope after Pakistan Il disastro delle vecchie preferenze in difesa degli alberi In difesa di Israele Inaco Rossi indipendenze innocenza tradita internazionalismo Italia Futura Karl W. Deutsch Kennedy L'Altra Toscana la bellezza come principale indice di buongoverno Lahaina leggi elettorali più giuste Leonard Peltier Libera Europa Libera Firenze Libera Toscana Liberi Fiorentini Liberiamo l'Italia Libertà in Iran libertino liste di proscrizione localismo Lucca 2012 Mario Monti Massimo Carlesi Matteo Renzi Maui Maurizio Sguanci Mauro Vaiani memoria storica meno dipendenza Mezzana Michele Emiliano monete locali Moretuzzo NO a questa tramvia antifiorentina no al podestà d'Italia no al presidenzialismo no al sindaco d'Italia no elettrosmog NoGreenPass Noi stessi NoMES nonviolenza Ora e sempre resistenza ora toscana OraToscana Oscar Giannino pace e lavoro Palestina Patto Autonomie Ambiente Patto per la Toscana Peace Is Possible - War Is Not Inevitable pionieri popolano postcoronavirus Prato Prima di tutto la libertà primarie Primavera araba 2011 quartieri quattrini al popolo Queer Faith radici anarchiche e socialiste referendum Besostri Repubblica delle Autonomie ricostruzione di una moralità pubblica riforma elettorale toscana riformismo ritorno alla Costituzione rivoluzione liberale rivoluzione paesana rivoluzione rionale Romagna SaharaLibre salute pubblica San Carlo San Vincenzo Santa Cecilia Sergio Salvi sessantennio Siena silver brigades Simone Caffaz solidarietà toscana spezzare le catene del debito statuto pubblico dei partiti Stefania Ferretti Stefania Saccardi Svizzera tener desta la speranza territori The Scottish Side of History Too Big To Fail? Torre del Lago Toscana tradizioni e libertà Tunisia Ugo di Toscana uninominale Vannino Chiti Vecchiano veraforza Via dall'Afghanistan Vincenzo Simoni vittime yes in my backyard