Fra due giorni, il 12 marzo, ricordiamo la marcia del sale, forse la più importante manifestazione nonviolenta promossa dal Mahatma Gandhi, a partire dal 12 marzo 1930.
Non posso dimenticare che uno dei miei primi impegni pubblici significativi, e indipendenti dai partiti, Veraforza, fu avviato proprio il 12 marzo, nel 1987, insieme agli amici Giovanni Bonaiuti, Massimo Lastrucci e Alessandro Myckaniuk, nella nostra città natale, Prato.
Ho sempre fatto parte di una corrente, spesso carsica, altre volte visibile e persino vistosa, di operatori di pace. Non di pacifici.
In vista di questo 12 marzo 2024, conscio delle responsabilità che ho rispetto al civismo e all'autonomismo toscano, essendo il garante di OraToscana, oltre che come vicepresidente e segretario di Autonomie e Ambiente, vorrei lasciare un umile e sommesso messaggio di appoggio a quello che il vescovo di Roma, papa Francesco, ha chiamato il coraggio di negoziare.
Proprio perché si è combattuto e si è resistito, si può e si deve avere il coraggio del cessate-il-fuoco. Dopo una tregua tutto sarà possibile. Se si continua a combattere demonizzando e disumanizzando i propri avversari, si potrebbe mettere in pericolo proprio ciò in cui si crede e che vale la pena difendere.
Non c'è causa politica o geopolitica che non si possa promuovere con metodi nonviolenti, con veraforza, attraverso un coraggioso satyagraha.
Questo vale per l'Ucraina, per la Federazione Russa, per Israele dopo il brutale pogrom di Hamas, per molti altri paesi di cui i media "mainstream" (MSM) non si occupano, per esempio per il piccolo Artsakh, stretto fra i nazionalismi azero e armeno, il cui popolo è stato pressoché interamente costretto all'esilio.
Il fatto che siamo pieni di enti, agenzie, organizzazioni internazionali, che spesso pontificano, pretendono, parteggiano, soprattutto spendono... E che nessuna di esse si metta veramente in gioco per la pace, fa ribollire il sangue.
Non si impegna per il cessate-il-fuoco l'Unione Europea.
Non possiamo più contare neppure sulla neutralità della Confederazione Elvetica, la nostra cara Svizzera.
Non si compromette la UNRWA (anzi, si è compromessa, avendo molti suoi membri abbracciato il terrore).
Non si vede ombra dell'ONU in Sudan.
Non c'è più il Consiglio d'Europa nel Caucaso.
Non abbiamo notizie di un intervento incisivo di UNHCR per porre fine alla tratta di esseri umani fra il Sahel e il Mediterraneo.
Decine di migliaia di funzionari internazionali vivono in una bolla di lusso e privilegio e non ci sono mai quando ne hai bisogno, perché il loro compito è sempre un altro... Così non si può e non si deve andare avanti.
Mentre tutti scappano dalle loro responsabilità, noi dei territori dobbiamo restare e salire sui tetti delle case per gridare che negoziare è possibile, che il compromesso è sempre possibile, che non c'è bisogno di distruggere intere province, interi popoli, l'intero pianeta.
Rimettiamo qui il collegamento alla saggia presa di posizione di Autonomie e Ambiente, che vale per la crisi europea russo-ucraina, ma che può essere adottata anche in altri drammatici conflitti.
Una posizione maturata in tempi non sospetti e che non invecchia, perché è fondata su forti princìpi e perché, come dicevamo da ragazzi con Veraforza, citando Emmanuel_Mounier, la realtà è la nostra guida interiore. È sempre la guida interiore di chi ama e promuove il bene del suo territorio e quindi di tutti i territori.
Mauro Vaiani
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