Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso

domenica 4 febbraio 2018

Contro il terrore, i nostri valori di Toscana



Ieri, verso la fine di una giornata dolorosa, ho scritto questo post su Facebook, che riproduco qui. Contro il terrore, in particolare contro le ingiustizie strutturali e le violenze di questa modernità globalista, io scelgo la Toscana, i nostri valori di Toscana. Grazie a tutti di seguirmi nel mio impegno politico.


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Una società più libera, più giusta, più a misura di persona umana, non ci metterebbe al riparo dal male, ma di certo produrrebbe molti meno di quelli che il grande Hans Magnus Enzensberger ha chiamato "Schreckens Männer", uomini terribili, spietati, sprecati.
Essi si presentano ammantati delle loro ideologie folli, ma sono solo "perdenti radicalizzati". Sono per lo più dei criminali solitari, ma qualche volta si presentano anche in gruppi, piccole sette incattivite.
Gli imprenditori politici dell'odio hanno delle responsabilità? Sì, ma questo non deve diventare un alibi per nessuno.
Non sentitevi troppo facilmente sollevati quando potete facilmente etichettare i perdenti radicalizzati come "islamisti", oppure "sovranisti", oppure "luddisti anti-capitalisti", oppure "suprematisti bianchi", oppure "razzisti", oppure "stalinisti", oppure "fascisti".
Di individui radicalizzati e spostati, disconnessi dai valori comuni, pronti a esplodere, la nostra modernità efficientista, individualista, industrialista, colonialista, militarista, ne produce di continuo.
Per interrompere la produzione in serie di questi "perdenti radicali", bisogna cambiare questa società autoritaria e ingiusta.
Ciò di cui abbiamo bisogno sono borghi e borgate vivibili, luoghi belli in cui crescere, case abitabili da intere famiglie non monolocali, giardini e orti per tutti, scuole pubbliche efficienti e accoglienti, teatri e palestre accessibili a chiunque, cibo sano, cure dignitose, edifici e luoghi pubblici che commuovano per la loro bellezza, circoli e bar popolari ed economici, opportunità per tutti di poter svolgere un lavoro socialmente utile, regole comuni semplici e comprensibili ma fatte rispettare severamente, decise insieme da forti democrazie locali, in cui ogni persona senta di poter fare la differenza, di essere importante.
Non basta la condanna moralistica da parte di chi ce l'ha fatta contro chi è stato prima escluso e poi è esploso.
Credo che ogni comunità locale e territoriale debba tornare padrona del proprio territorio e del proprio destino, realizzando con le proprie forze un suo originale progetto politico di giustizia sociale e sostenibilità ambientale.
In parecchi si presentano come salvatori del pianeta Terra, dell'Europa, dell'Italia. Ci chiedono di poter concentrare ulteriormente potere e ricchezze e noi dovremmo lasciarli fare, nella sciocca convinzione che coloro che ci comandano da lontano possano davvero avere a cuore noi che siamo in basso.
La politica locale non va più di moda, perché comporta più doveri che diritti, più severità che bontà, più impegno personale che esonero da ogni responsabilità, ma che alternative avremmo?
Io credo nella politica della nostra Toscana.
Io credo nelle nostre comunità locali, che devono riprendersi il controllo di tutto, per realizzare davvero quello che don Lorenzo Milani chiamava il "sortirne insieme", per il bene di tutti e delle generazioni future.
Autogoverno come corresponsabilità, per fermare l'odio e per non lasciare nessuno indietro.



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