Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso
martedì 31 marzo 2015
Legalizziamola ora
Dopo trent'anni di solitudine anti-proibizionista, dopo vent'anni di impegno civico-liberale per la legalizzazione e il controllo dei consumi di droga, dopo che negli Stati Uniti e persino alle Nazioni Unite si stanno finalmente svegliando, anche in questa repubblica si sta aprendo una finestra di ragionevolezza. Grazie al nuovo intergruppo parlamentare promosso da Benedetto Della Vedova, si torna a parlare di totale legalizzazione della produzione, diffusione e uso della cannabis e dei suoi derivati.
Sperabilmente, non si discuterà solo di depenalizzazione dell'uso domestico di comuni stupefacenti come hashish e marijuana, ma di una più ampia libertà di produrre, importare, diffondere nuovi prodotti e nuovi farmaci.
Le conseguenze benefiche sarebbero enormi: diffusione di nuove terapie del dolore e cure compassionevoli, più economiche e più sostenibili; un uso ricreativo più responsabile e più controllabile; si potrebbero spostare enormi risorse umane di polizia sul controllo di reati più gravi; le mafie riceverebbero un colpo mortale; la giustizia conoscerebbe un enorme decongestionamento.
Si tratterebbe della singola più importante riforma strutturale nel paese, fra le tante che aspettiamo da decenni e fra le poche che sono possibili entro gli angusti limiti economici e politici della XVII legislatura del parlamento italiano (2013-2018). L'unica, ci pare, che non costerebbe nulla ai cittadini, ma porterebbe solo vantaggi.
Se accadesse, sarebbe senz'altro uno più importanti frutti del rinnovamento e rimescolamento di energie provocato dal ciclone Matteo Renzi.
Sarebbe paragonabile al gigantesco effetto anti-depressivo, di emancipazione dal lavoro nero e dalla marginalità sociale, di ripristino di una minima moralità pubblica, che ebbe la fine del proibizionismo in America, decretata nel 1933 dal presidente Franklin Delano Roosevelt.
Sarebbe un grande passaggio, una vera Pasqua nella politica italiana, nei rapporti fra cittadini e stato.
Avanti, allora, non esitate.
lunedì 30 marzo 2015
Ora toscana
Nella notte fra sabato e domenica, siamo tornati nella cosiddetta ora legale. A molti, a noi pare evidente: questa è l'ora giusta per noi, per i tempi e i ritmi della vita contemporanea.
Questo dovrebbe essere il fuso orario tutto l'anno, sempre. Almeno per la Toscana!
Purtroppo, in assenza di un pensiero e di una pratica veramente indipendenti, a ottobre saremo costretti a lasciarla.
Intanto, comunque, viviamocela!
Buona Pasqua, buona primavera, buona stagione a tutti.
venerdì 27 marzo 2015
Contro il gattopardo digitale
Siamo ormai alla vigilia della partenza, il 31 marzo, della fatturazione elettronica obbligatoria verso le pubbliche amministrazioni. Pur con molti limiti, pur con un eccesso di centralizzazione, si tratta di una importante scadenza, una possibile fonte di trasparenza, una opportunità di semplificazione, a cui il Comune di Firenze, dove lavoro, ha cercato di far fronte con zelo.
Purtroppo, fra norme scritte male che continuano ad affastellarsi e riorganizzazioni sempre rinviate, fra il neocentralismo romano e la resistenza di ceti burocratici il cui potere è incontrollato e i cui stipendi sono fuori mercato, le cose non stanno andando affatto bene, in questo campo. La nostra pubblica amministrazione continua a essere, mediamente - molto meno a Bolzano, molto di più a Roma - il principale ostacolo alla creazione di valore e alla moltiplicazione di opportunità nei territori italiani integrati nell'Eurozona.
Ad oggi l'indice italiano delle pubbliche amministrazioni, il sito IPA - un buon punto di osservazione sulla cultura digitale media di questo paese, aggiornato direttamente, dal basso, dalla gente che lavora ogni giorno negli enti pubblici - censisce:
Enti accreditati: | 21.836 |
Unità Organizzative: | 71.560 |
Uffici di Protocollo: | 19.096 |
Indirizzi PEC (posta elettronica certificata, quella inventata in Italia, concepita apposta per poter conservare intatta la paranoica fuga nazionale da ogni responsabilità): | 95.576 |
Servizi di Fatturazione Elettronica: | 46.898 |
Qualsiasi persona che ha una minima conoscenza dell'organizzazione dei poteri e dei servizi pubblici, capisce che così non possiamo andare avanti. Non solo gli enti sono troppi, ma essi non sono nemmeno organizzati con la necessaria snellezza e trasparenza. I cambiamenti necessari sono enormi e devono cominciare dal basso. Le iniziative dall'alto sono, per loro natura, discontinue e contraddittorie. Non potendo letteralmente conoscere la complessità della realtà che ci si propone di regolare, si rivelano spesso fallaci.
A parere di chi scrive, il più grande fallimento dell'informatizzazione della pubblica amministrazione italiana sta nel fatto che stia cercando di digitalizzarsi senza cambiare.
Anche se dematerializzato, siamo sempre al gattopardo.
sabato 21 marzo 2015
La guerra agli alberi
Qualche scatto fatto da chi scrive, a fine inverno, lungo il Bisenzio.
Anche le nostre autorità locali, quelle che governano gli argini lungo il nostro fiume, fra Prato e Campi, hanno ceduto alla tentazione di fare guerra agli alberi. Precisiamo che questi scatti sono stati fatti prima dell'uragano del 5 marzo scorso.
Crediamo nella primavera, nella rigenerazione, nel miglioramento, sia chiaro.
Non attacchiamo e non denunciamo nessuno, ma per il futuro vogliamo qualcosa di più: la bellezza come vero e principale indice di buongoverno.
Per questo denunciamo gli errori della capitozzatura degli alberi, della spoliazione degli argini, dell'abbandono dei sentieri e delle piste ciclo-pedonali, dell'assenza di un servizio di raccolta rifiuti. Compresi i tronchi abbandonati dalle ditte che hanno vinto gli appalti al ribasso indetti dai comuni.
Gli argini del nostro Bisenzio hanno bisogno di giardinieri e custodi, non di interventi spot, che somigliano più al passaggio di una guerra che alla manutenzione del verde pubblico.
venerdì 20 marzo 2015
L'eterno ritorno della consorteria
Tutte le concentrazioni di potere sono sbagliate e pericolose, con le loro corti e le loro caste, ma in Italia abbiamo davvero esagerato.
Un po' è stata la conformazione geopolitica della nostra povera repubblica e un po' hanno aiutato l'artificialità e l'astrattezza della costruzione unitaria.
In definitiva, proprio grazie alla grandezza, alla lunghezza, alla eterogeneità del paese, siamo riusciti a creare un centro burocratico totalmente separato dalla realtà che pure dovrebbe governare.
Uno degli aspetti più incredibili e più scandalosi dell'ultimo grande scandalo esploso, quello che ha coinvolto Stefano Perotti, Ercole Incalza, Maurizio Lupi, infatti, è che tanti potenti come loro non solo spingevano senza alcun rimorso il paese verso la realizzazione di grandi opere inutili, ma, ancora peggio, si arricchivano anche quando le grandi opere stesse non venivano per nulla realizzate, o realizzate male, o in ritardo, o con costi lievitati.
Restando, nel frattempo, sempre impuniti e sempre in sella.
Inevitabilmente, la centrale in cui sono annidate le persone che guidano questa vorace bestia del centralismo italiano è a Roma.
Non stupisce, però, che così tanti di loro abbiano una villa in Toscana. E' sempre accaduto con tutte le grandi «consorterie» che hanno tiranneggiato la penisola italiana.
Noi riconosciamo al presidente e nostro conterraneo toscano Matteo Renzi di essere un parvenu relativamente estraneo a questa storia di centralismo corrotto e corruttore; di essere indipendente dai poteri forti e dalle caste; di essere distinto e distante da corpi intermedi degenerati e da agenzie di intermediazione ormai invecchiate e parassitarie.
E' persino relativamente libero dal condizionamento di ambienti pesantemente compromessi con il centralismo italiano, come quelli di «comunione e sistemazione», o le cooperative rosse.
Renzi, però, come ogni persona straordinariamente in gamba, ora che è al potere, rischia di cadere nella tentazione di poterlo maneggiare.
E' difficile resistere alla superbia di pensare che, ora che è cambiato chi la guida, la macchina finalmente girerà nel verso giusto e che quindi non sia più necessario smontarla.
Ti auguro di avere l'intelligenza e l'umiltà di non caderci, caro Matteo.
Sei bravo, devi provarci.
Un forte abbraccio e tanti auguri.
giovedì 19 marzo 2015
Lunga vita alla libera Tunisia
Per onorare le vittime di Tunisi di ieri, rimando alle parole e alle immagini trasmesse su Facebook dal nostro amico e concittadino pratese e toscano, Giacomo Fiaschi.
La Tunisia è già stata colpita in passato dal terrorismo e, purtroppo, proprio perché sta crescendo come società aperta e libera, lo sarà ancora.
Il terrorismo è fra noi, perché rispecchia la nostra modernità, come ci ricordano le analisi, purtroppo ancora poco conosciute, di Audrey K. Cronin, Oliver Roy, Hans Magnus Enzensberger (alcune delle quali da noi riprese più volte in questo blog).
Alcune migliaia di giovani tunisini - esattamente come tanti loro coetanei europei - si sarebbero arruolati con l'ISIS o in altri nuclei terroristi. Nel breve termine, non c'è rimedio sociale a questa disastrosa deriva individuale. Nel medio e lungo termine, invece, qualcosa si può fare, per porre fine alla cultura dell'esonero da ogni responsabilità, alle ingiustizie sociali, alle disparità economiche più sfacciate, all'autoritarismo, alla corruzione - mali in cui le società moderne allevano giovani disoccupati e frustrati, insieme incredibilmente fragili e insopportabilmente violenti.
Intanto prendiamo le distanze, come hanno fatto meritoriamente tanti, fra cui Fabio Chiusi e la sempre lucida e puntuta Flavia Perina, dalla narrativa tanto sinistra quanto cialtrona e ignorante che purtroppo domina i media italiani, che ingigantisce e deforma tutti i fatti, in cerca di sensazionalismo, e sempre pronta a portare acqua al mulino dei guerrafondai di turno.
mercoledì 18 marzo 2015
Bibi's Pyrrhic Victory
We bet Netanyahu’s electoral success, after a campaign of fear, will soon reveal a Phyrric victory.
Benjamin Netanyahu reneged the principle of full self-government for West Bank and Gaza, mining Israel's international reputation.
He promised further settlements, against domestic and international rule of law.
He showed a sinister, racial hate against Israeli Arab minority.
He adopted a hypocrite, warmongering anti-Iran rhetoric, he is the first to disbelieve.
In the end, however, he will not be able to rule Israel without listening the people's most profound social and spiritual needs, and without the cooperation of Israel's neighbors - Lebanon, Egypt, the Palestinian Authority, Jordan, and even Syria, and beyond.
Bibi will soon collide with the Kulanu Party, whose leader Moshe Kahlon ran a campaign based on economic justice issues. Or he will again be out of touch with the Israeli secular middle class, mostly represented by Yair Lapid, the Yesh Atid leader.
In the end, Likud earned 30 out of the Knesset's 120 seats, and a coalition government with all the - greedy and quarrelsome - nationalist, religious, ultra-Orthodox Jewish parties, counts only 57 votes.
They depend on the centrist Kulanu Party.
A right-handed coalition will be, once again, a reckless, but fragile jumble.
domenica 15 marzo 2015
The first Islamist state hits again
The first Islamist state, founded by British colonialism and sponsored by American money, has allowed another tragedy.
The Islamist extremism shows, once more, its cruel, modern nature.
May the victims rest in peace.
May the peoples of Balochistan, Punjab, Sindh, Pakhtunkhwa, Gilgit, Baltistan, Hunza, Nagar, Kashmir, Bajaur, Mohmand, Khyber, Orakzai, Kurram, South and North Waziristan, find a way out.
Only a grass-roots, bottom-up, nonviolent revolution, returning to the teachings and the witness of Bacha Khan (in the picture), may put an end to statism, corruption, and state-created Islamist violence, in Pakistan.
martedì 10 marzo 2015
47 traditori
Da destra: Mitch McConnell, Tom Cotton (promotore della lettera), Ted Cruz |
Gli Stati Uniti d'America sono sconvolti dalle ripercussioni di una avventata lettera che 47 senatori americani hanno scritto ai leader iraniani, nel tentativo di minare l'autorità politica e costituzionale del presidente Obama, e i possibili accordi sull'uso pacifico del nucleare da parte dell'Iran.
Per coloro che se la sentono di approfondire, suggeriamo di partire da questo commento dell'Huffington o dal sito Bloomberg. Il documento è davvero problematico, persino per un pubblico come quello italiano, che è abituato a ogni tipo di castronerie politiche e analfabetismo istituzionale.
I 47 firmatari sono stati definiti, da alcuni media americani e da una folla sterminata di attivisti su Twitter come i #47traitors, ma anche come i #47monkeys. Ecco l'elenco:
Senator Ben Sasse, R-NE
Senator Bill Cassidy, R-LA
Senator Charles Grassley, R-IA
Senator Cory Gardner, R-CO
Senator Dan Sullivan, R-AK
Senator David Perdue, R-GA
Senator David Vitter, R-LA
Senator Dean Heller, R-NV
Senator Deb Fischer, R-NE
Senator James Inhofe, R-OK
Senator James Lankford, R-OK
Senator Jeff Sessions, R-AL
Senator Jerry Moran, R-KS
Senator Jim Risch, R-ID
Senator John A. Barrasso, R-WY
Senator John Boozman, R-AR
Senator John Cornyn, R-TX
Senator John Hoeven, R-ND
Senator John McCain, R-AZ
Senator John Thune, R-SD
Senator Johnny Isakson, R-GA
Senator Joni Ernst, R-IA
Senator Kelly Ayotte, R-NH
Senator Lindsey Graham, R-SC
Senator Marco Rubio, R-FL
Senator Mark Kirk, R-IL
Senator Michael Crapo, R-ID
Senator Michael Enzi, R-WY
Senator Mike Lee, R-UT
Senator Mike Rounds, R-SD
Senator Mitch McConnell, R-KY
Senator Orrin Hatch, R-UT
Senator Pat Roberts, R-KS
Senator Pat Toomey, R-PA
Senator Rand Paul, R-KY
Senator Richard Burr, R-NC
Senator Richard Shelby, R-AL
Senator Rob Portman, R-OH
Senator Roger Wicker, R-MS
Senator Ron Johnson, R-WI
Senator Roy Blunt, R-MO
Senator Shelley Moore Capito, R-WV
Senator Steve Daines, R-MT
Senator Ted Cruz, R-TX
Senator Thom Tillis, R-NC
Senator Tim Scott, R-SC
Senator Tom Cotton, R-AR
Dispiace leggere nella lista i nomi di politici liberal-conservatori esperti e credibili su molti temi, come quelli di John McCain e Rand Paul.
Pochissimi i senatori repubblicani che si sono sottratti a questa corsa verso l'autodistruzione politica:
Senator Bob Corker, R-TN
Senator Dan Coats, R-IN
Senator Jeff Flake, R-AZ
Senator Lamar Alexander, R-TN
Senator Lisa Murkowski, R-AK
Senator Susan Collins, R-ME
Senator Thad Cochran, R-MS
La fonte di questa lista è la CNN.
Qualche giorno fa era stato scritto con semplicità ed efficacia da Ryan Cooper: quella di agitare il fantasma dell'Iran è pura ipocrisia politica. I cosiddetti falchi sono i primi a non credere alla loro retorica guerrafondaia. Rappresentano - ma piuttosto male, ci pare - elite politiche che prosperano sullo sfruttamento elettorale della paura, sugli interessi del complesso militare-industriale, sull'odio pregiudiziale - e forse non privo di connotati razzisti - contro Obama, il primo presidente nero della storia americana.
L'America è un paese complesso, un groviglio inestricabile di cose molto buone e molto cattive - nei nostri studi la abbiamo definita il Napoleone delle nazioni, grande liberatore di individui, ma anche schiavizzatore di interi popoli. E' anche un paese dove le carriere - anche quelle politiche - vengono troncate per errori molto più piccoli di questa lettera all'Iran. Come ha scritto, con necessaria crudezza, Fred Kaplan su Slate, questa brutta lettera ci ha rivelato chi, nel senato americano, non è adatto a guidare gli Stati Uniti, figuriamoci il loro impero mondiale.
Per aderire alle proteste contro questi sconsiderati, si può partire da Win Without War.
lunedì 9 marzo 2015
Perdite e guadagni
Ciò che le comunità spendono di sola manutenzione del debito può metterle in ginocchio.
Le perdite delle comunità indebitate, però, si trasformano in colossali guadagni per le elite finanziarie mondiali.
Un approfondimento di Mario Seminerio su alcuni costi intrinseci al mantenimento del debito pubblico italiano, può servire per cominciare a capire quanto è complessa la situazione.
Gli immensi guadagni individuali dei singoli professionisti della finanza, non scordiamolo, sono guadagni liquidi, in valuta forte, difficilissimi da tassare. Sono del tutto leciti, sia chiaro, ma le comunità che si impoveriscono, devono trovare urgentemente un modo di invertire decisamente la rotta - non in odio ai pochi ricchi e fortunati, ma per senso di responsabilità verso i tanti poveri e nei confronti delle generazioni future.
Il problema non è dei finanzieri, è nostro, come comunità politiche. Dobbiamo ridurre drasticamente le nostre perdite comunitarie.
Ecco perché è importante avere conti in ordine, per non produrre altro debito pubblico aggiuntivo a quello già colossale esistente.
Ecco perché è vitale diminuire gli interessi su tutti i debiti, sia pubblici che privati, anche su quelli contratti in passato, per dare una mano a tutti, non solo alle banche, alle grandi imprese, o al Parma...
Ecco perché sarebbe stato importante che il quantitative easing in versione Draghi, fosse stato maggiormente ispirato alle tesi innovative di Mark Blyth ed Eric Lonergan, di cui abbiamo già parlato qui su Diverso Toscana.
Ecco perché sarebbe ancora importante varare strumenti infruttiferi - come l'infruttino da noi proposto nel giugno del 2014 - che creino liquidità e, allo stesso tempo, congelino il debito pubblico storico.
Ecco perché crediamo che sia necessaria una nuova stagione di lotta sociale e politica per una autentica uguaglianza di opportunità, in ciascuno dei nostri territori, nelle nostre economie e democrazie locali, senza alcun bisogno di uscire dall'Euro, tanto meno dall'Europa.
lunedì 2 marzo 2015
Sergio Simoni, riposa in pace
Il mio amico Sergio Simoni, classe 1961, di Paperino, nel comune di Prato, è tornato oggi nel seno della Provvidenza. Il prossimo 6 settembre avrebbe compiuto 54 anni.
Dopo un brutto incidente in montagna, tanti anni fa, era rimasto paralizzato. L'energia e l'amore che ha saputo irradiare durante gli anni della sua forzata immobilità sono scolpiti per sempre nel ricordo di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo.
Gli amici del Guado di Milano, del Kairos della Toscana, delle varie reti di amicizia cristiana e di accoglienza delle persone omosessuali, di cui lui è stato parte viva e attiva fino agli ultimi giorni, si stanno organizzando per scrivere e far conoscere qualcosa di più su questa bella persona.
Sergio è stato tanta parte della mia vita, come amico e come antico compagno di lotte civiche e civili, nel mondo radicale, nei movimenti dei primi anni Novanta, nella vita cristiana, nella lotta per la dignità e l'uguaglianza di tutti e in particolare delle persone queer e lgbt*.
Ho preso una delle sue mail che ho conservato e la propongo qui, per dare un'idea dello spessore e della spiritualità della persona. Poteva parlare a buon diritto di questi temi delicati e drammatici, perché dal coma ci era passato e ne era uscito una volta e, in un certo senso, era pronto per quando gli sarebbe potuto accadere di nuovo - come poi infatti è stato nelle ore che lo hanno rapidamente condotto alla fine.
--- Sab 7/2/09, Sergio Simoni <> ha scritto:
Oggetto: Eluana.
Data: Sabato 7 febbraio 2009, 15:15
Il caso di Eluana sembra proprio non finire mai e oltre al Vaticano anche il governo fa di tutto per ostacolare il passaggio da una non vita a un trapasso il più sereno possibile.
Solo i neurologi insieme alla famiglia dovrebbero parlare per chi è in quello stato drammatico da anni.
Solo loro possono decidere per chi non ha più voce e vegeta in quel sonno che chiede solamente la pace.
Il resto sono tutte persone che vivono solo di dottrina, ma non hanno vissuto questa realtà (il Papa), o i politici di governo che strumentalizzano la vicenda per farsi accreditare come veri difensori dei valori di un potere forte (il Vaticano).
Un caso così dovrebbe stare nel silenzio più assoluto.
* * *
Ciao Sergio, sei un grande. Sono sicuro che ora sei con Gesù e con Maria, nella luce che tutto vivifica e conduce a compimento.
domenica 1 marzo 2015
The Islamic Meteor
Western and Arab authoritarian warmongers are imposing the narrative of the Islamic State as an enduring, geopolitical danger, while it is a much smaller, brutal, bloody meteor, eventually self-destroying. Take note of this prophetic article by Mustapha Hamoui in the near future...
Quattro crepe nelle riforme Borghi-Verdini
Le riforme annunciate da Matteo Renzi potrebbero essere l'occasione per fare finalmente ciò che è maturo da decenni.
Non si pretende certo che la XVII legislatura risolva problemi storici della repubblica, come il suo ritornante, insensato, pericoloso centralismo, o l'incapacità strutturale di separare i poteri del governo da quelli del parlamento.
Però nelle bozze sin qui note della riforma costituzionale e del cosiddetto Italicum, ci sono dei problemi e sono molto seri.
Ascoltandosi, ascoltando tutti, includendo e non chiudendo, si dovrebbero correggere, cercando un serio compromesso.
Provo a elencare quelli che mi sembrano i più pericolosi.
Due riguardano la modifica della Costituzione:
- 1) comunque la si rigiri, una camera di 630 membri è semplicemente troppo grande rispetto a un senato di 100 membri; va rimpicciolita, senza se e senza ma, altrimenti le sedute comuni diventeranno sceneggiate, invece che momenti di riequilibrio istituzionale;
- 2) se si vuole questo tipo di senato federale vagamente all'americana, si deve essere certi che i senatori eletti in secondo grado, lo siano veramente, con scrutinio segreto, non nominati.
Altri due problemi, altrettanto gravi, sono nell'Italicum:
- 3) la maggior parte dei deputati devono essere certi di poter essere eletti nei loro collegi, anche in liste locali indipendenti; nella lotteria del collegio unico nazionale, dovrebbero essere gestiti solo i resti e l'eventuale premio maggioranza;
- 4) tutti i candidati devono poter correre ad armi pari, senza capilista bloccati; se proprio non si vogliono istituzionalizzare le primarie, almeno si adotti per tutti la preferenza facilitata recentemente istuita in Toscana.
Invito talune persone - specie toscane - che hanno lavorato insieme al presidente Renzi su queste materie, a una maggiore umiltà, invece di vagheggiare già il prossimo referendum, immaginandoselo come una passeggiata plebiscitaria.
Scusate la chiusura brusca e temerariamente drastica: se non si saldano queste quattro crepe - e qualche altra minore - salteranno le riforme, oppure, più avanti, salterà questa nostra povera repubblica.
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