Trovate il mio intervento a pagina 17, sulla pagina aperta alle opinioni.
Contiene un appello a tornare ad ancorarsi ai principi, ai fondamentali, alle basi di una sana competizione politica in piccoli collegi. Non abbandoniamo l'esperienza delle primarie istituzionalizzate e, nel disegno delle circoscrizioni, occorre separare Livorno da Piombino, Pisa da Pontedera, Empoli e il Mugello da Firenze.
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A distanza di qualche settimana dalla pubblicazione sul Tirreno, offriamo qui il testo integrale di questo nostro intervento (NdA, 4/9/2014):
Lo stento elettorale toscano
di
Mauro Vaiani*
Nel
consiglio regionale toscano è stato finalmente depositato un testo
di riforma delle legge elettorale toscana. E' il frutto di quattro
lunghi anni di lotte intestine, che non sono ancora terminate, e di
solenni promesse di fare presto, mentre in realtà siamo già molto
oltre il tempo massimo. Nessuna comunità civile, secondo le norme
europee (Commissione di Venezia, 2003; Corte Europea dei Diritti
dell'Uomo, 2012), dovrebbe votare a settembre 2014 la legge
elettorale che si userà a marzo 2015.
Perché
i legislatori toscani sono così in ritardo? Perché i partiti, a
cominciare dal più grande e più responsabile, il PD, sono ancora
così divisi e non certo su questioni di dettaglio?
A
parere di chi scrive, questa novella dello stento è il risultato di
aver ignorato la tradizione secolare dei collegi uninominali; di aver
disprezzato, con arroganza e presunzione, decenni di studi sui
disastri delle preferenze; di aver vigliaccamente abbandonato un
decennio di originale spirito riformatore toscano, quello che ha
portato la nostra regione – prima in Italia e non solo – a
sperimentare le primarie istituzionalizzate.
Non
solo i leader di questa legislatura si sono mostrati gracili sui
principi e deboli sulla materia, ma hanno anche rivelato una
drammatica “dipendenza” della politica toscana dall'andamento
delle lotte di successione e di potere che si sono scatenate – non
solo fra i politici, ma anche fra i tecnocrati e i burocrati – ai
vertici della repubblica. Non si è più capaci di muover foglia, a
Firenze, che Roma (o Bruxelles) non voglia.
A
questo punto, sia chiaro, non ci auguriamo certo un nulla di fatto.
Se i collegi – anche le circoscrizioni di Pisa e di Livorno, non
solo quella di Firenze - saranno ulteriormente rimpiccioliti, il voto
facilitato ai candidati si avvicinerà molto al rapporto diretto fra
elettori ed eletti che è uno dei principali meriti del sistema
uninominale. Le soglie di accesso devono restare alte, per far
entrare in consiglio regionale delle squadre, non dei capi-fazione
solitari. E le primarie istituzionalizzate devono restare, perché
leader e candidati vanno scelti prima delle elezioni, non durante.
Questo se davvero si vuole un processo democratico salutare e non una
lotta fratricida e clientelare, come quella che ha distrutto la vita
pubblica in Lombardia, Lazio, Sicilia: quella combattuta a suon di
milioni di euro, fra oscuri signori delle preferenze, invece che fra
progetti politici.
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